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Voto: 6/10 Titolo originale: Scary Stories to Tell in the Dark , uscita: 08-08-2019. Budget: $25,000,000. Regista: André Øvredal.

Scary Stories to Tell in the Dark | La recensione del film horror di André Øvredal (produce G. del Toro)

20/10/2019 recensione film di Sabrina Crivelli

Il regista norvegese porta sul grande schermo i racconti del terrore di Alvin Schwartz, preservandone - forse eccessivamente - la destinazione 'teen'

scary stories to tell in the dark film 2019

Approcciando Scary Stories to Tell in the Dark è necessario fare una premessa fondamentale, determinante per il giudizio e le aspettative che ciascuno spettatore dovrebbe sviluppare a riguardo: si tratta di un prodotto destinato a un pubblico in età scolare, meglio se nella fascia prepuberale, visto che già sopra i 14 anni potrebbe risultare fin troppo ingenuo, troppo infantile. D’altra parte, bisogna ricordarlo, il film, prodotto dal Guillermo del Toro e diretto dal norvegese André Øvredal, è tratto dall’omonima saga letteraria young adult (scritta da Alvin Schwartz e pubblicata tra il 1981 e il 1991) ed è indubbiamente stato pensato per i medesimi destinatari.

SCARY STORIES TO TELL IN THE DARK poster itaScary Stories to Tell in the Dark è ambientato indietro nel passato (giusto per variare un po’ siamo nel 1968 e non nei ‘soliti’ anni ’80 …), in America. Nella quieta provincia rurale, a Mill Valley, non si percepisce il vento di cambiamento che in quegli anni stava soffiando su tutti gli Stati Uniti. Tuttavia, anche il luogo più tranquillo può celare inquietanti pregressi; ad esempio, una vecchia e spettrale magione, quella della ricca famiglia Bellows, ovviamente abitata da uno spettro maligno che terrorizza e uccide i ragazzini.

E quale occasione migliore per un contatto ravvicinato con un’entità sanguinaria durante la notte di Halloween? Così, almeno, la pensano un gruppo di amici di lunga data (il solito clan di emarginati in stile ‘Club dei Perdenti’) composto da Stella (Zoe Margaret Colletti), Auggie (Gabriel Rush) e Chuck (Austin Zajur).

Difatti, dopo essere riusciti a sfuggire in modo rocambolesco al bullo del paese, Tommy (Austin Abrams) e ai suoi sgherri, di cui avevano poco prima suscitato le ire, si imbattono in un forestiero, Ramón (Michael Garza), e insieme a lui decidono di visitare la nefanda villa ai margini della città in cui viveva la reclusa Sarah Bellows, ultimogenita della celebre dinastia che possedeva il fiorente cartificio locale. La leggenda vuole che, nottetempo, il suo fantasma racconti ai giovani e sprovveduti avventori delle agghiaccianti storie del terrore, che però d’improvviso divengono concreta realtà da incubo.

L’escamotage narrativo in Scary Stories to Tell in the Dark, un funesto volume (su cui compaiono magicamente delle parole trascritte col sangue, che però non rimangono ‘relegate’ alle sue pagine …), è piuttosto convenzionale, ma non per questo non dovrebbe funzionare. In fondo, d’altra parte, il principio di un meccanismo unificante costituito da un narratore è già stato usato copiosamente, si pensi a Creepshow del 1983 o a molte altre antologie horror viste negli anni. Il film di André Øvredal, tuttavia, non è composto da diversi episodi, anche se in più passaggi ne trasmette la sensazione.

Uno dei problemi principali è difatti che, una volta legati l’uno all’altro, i momenti di puro ‘terrore’ che riguardano la vittima del caso e le dinamiche e le psicologie dei personaggi sono affrontati con scarsissima profondità. La verità è che, a parte un vago fil rouge che segue principalmente Sara, assistiamo alla successione di quadretti solo latamente orrorifici, e poco altro. D’altra parte, questo adattamento per il grande schermo cerca di unificare alcuni dei veri racconti contenuti nella raccolta originaria di Alvin Schwartz, che non prevedeva certo una narrazione di ampio respiro.

scary stories to tell in the dark ovredal film 2019Come detto, Scary Stories to Tell in the Dark è un film destinato a un pubblico di adolescenti, ma ciò non implica per forza che per questo debba essere qualcosa di superficiale o debba banalizzare le tematiche pregnanti e fondamentali toccate (si pensi al bullismo, la xenofobia o i maltrattamenti), che sulla carta avrebbero potuto rendere la storia assai più articolata e densa di sfumature.

Ancor di più visto che dietro alla produzione – e soprattutto dietro alla sceneggiatura (scritta insieme a Daniel Hageman e Kevin Hageman) c’è Guillermo del Toro, colui che ha firmato non solo il sottovalutato La Spina del Diavolo (2001), ma anche l’ugualmente cupo ed estremamente poetico Il labirinto del Fauno (2006), oltre che vincere nel 2018 qualche Oscar per La Forma dell’Acqua (la recensione).

Non si può dire che la sua mano si noti in qualche modo qui. D’altro canto, non si nota nemmeno troppo quella del regista André Øvredal, scandinavo prima operativo nel sottobosco indie horror con titoli più che valevoli come Troll Hunter (2010) o il più recente Autopsy (2016, la nostra recensione). Anche lui, fagocitato da una produzione commerciale hollywoodiana ‘pro teen’, sembra aver smarrito quella fosca artigianalità che ne aveva contraddistinto le precedenti regie e l’inquietante storytelling.

La nota più dolente, quando si lavora a un film horror classificato PG-13 è evidente che il livello di violenza, le problematiche trattate, perfino il linguaggio, devono essere ‘ipercontrollati’. Non c’è nulla che possa anche in minima parte risultare terrificante o sconvolgere le giovanissime menti. Si potrebbe allora facilmente includere Scary Stories to Tell in The Dark all’interno di quella filmografia del terrore blanda pensata appositamente per ragazzini che comprende titoli come Il Mistero della Casa del Tempo (la nostra recensione, 2108) di Eli Roth o Piccoli brividi (Goosebumps, 2015) di Rob Letterman. Purtroppo, l’opera di André Øvredal Dark non possiede nemmeno quel brio che i suddetti possono vantare. Il grosso problema è che si è voluto giocare molto sul sicuro, privando però di un qualsiasi slancio l’intrigante premessa.

SCARY STORIES TO TELL IN THE DARK ovredal filmIn ultimo, a ulteriore conferma di quanto già scritto, nemmeno i mostri che prendono vita sullo schermo risultano particolarmente memorabili, se non sulla carta o nei brevi spezzoni dei trailer. Sebbene almeno uno sia impersonato da un nostro beniamino, il veterano di RECMamaCrimson Peak e IT, lo spagnolo Javier Botet (la nostra intervista esclusiva), il quale di certo sa come muoversi in maniera agghiacciante e credibile sotto orrende creature sovrannaturali, la resa finale, nel contesto summenzionato, non lascia particolarmente scioccati.

Forse, l’unica apparizione orrorifica un po’ riuscita è quella della ‘Donna Pallida’, che risulta abbastanza inquietante quando si materializza in una struttura psichiatrica illuminata da luci rosse intermittenti (vedre la foto). Ça va sans dire, non sono mai inquadrate uccisioni, immagini cruente o ‘scomode’ o altri dettagli raccapriccianti.

In definitiva, vale allora la pena investire un paio d’ore della propria serata per vedere Scary Stories to Tell in the Dark? Indubbiamente, bisogna sempre verificare di persona; inoltre, la regia, la fotografia, perfino la sceneggiatura, anche se non particolarmente ispirate, non sono del tutto deprecabili. Di sicuro, però, se avete superato il quindicesimo anno d’età (e siamo stati generosi) e con una qualche frequentazione della cinematografia del terrore alle spalle, il nuovo fanta-horror prodotto da Guillermo del Toro potrebbe non risultare adatto ai vostri palati.

In attesa di vederlo nei nostri cinema il 24 ottobre, di seguito trovate il trailer italiano: