Voto: 6/10 Titolo originale: 서복 , uscita: 12-04-2021. Regista: Lee Yong-ju.
Seobok | La recensione del film sci-fi coreano di Lee Yong-joo (FEFF 23)
27/06/2021 recensione film The Clone - Chiave per l'immortalità di Marco Tedesco
Gong Yoo e Park Bo-gum sono la strana coppia di protagonisti di un fanta-thriller ambizioso, che sceglie la via della filosofia spicciola per le masse all'approfondimento concreto delle tematiche trattate
Come prodotto della manipolazione genetica e della clonazione delle cellule staminali, Seo-bok (Park Bo-gum) ha sviluppato poteri telecinetici fenomenali e, cosa forse più importante, si dice che sia in grado di vivere per sempre se continueranno a iniettargli un siero appositamente studiato e a non subire gravi danni fisici. Avendo vissuto tutta la sua vita fino ad ora all’interno dei confini di un laboratorio di ricerca altamente segreto, la sua esistenza ‘mondana’ consiste in test quotidiani che comportano un sacco di punture e stimoli.
Con l’umanità di fronte a un cambiamento del paradigma della vita di proporzioni inimmaginabili qualora tale ricerca sulla longevità dovesse rivelarsi fruttuosa, Seo-bok si ritrova suo malgrado nel mezzo di una guerra tra coloro che credono che lui sia il salvatore della razza umana e coloro che lo vedono, invece, come un distruttore .
Nel frattempo, un agente segreto in pensione, Gi-hon (Gong Yoo), viene ricattato per portare a termine un’ultima missione dal suo ex datore di lavoro che conserva informazioni compromettenti su di lui. Gi-hon ha il compito di scortare e proteggere il prezioso clone umano, alias Seo-bok, mentre viene spostato in un luogo più sicuro a causa delle pericolose e crescenti pressioni sia a livello nazionale che dall’estero. Ma un assalto a sorpresa al loro convoglio durante il transito mette Gi-hon e Seo-bok in condizioni di rischio incommensurabili mentre si ritrovano a lottare per la sopravvivenza contro coloro che desiderano indirizzare il corso del futuro a loro favore. Il passato inquietante di Gi-hon e il futuro spaventoso di Seo-bok si scontrano, mentre i due diventano alleati al punto di svolta dell’umanità.
Sulla carta, Seobok – ultima offerta in fatto di fantascienza impegnata dalla Corea del Sud -sembrerebbe molto intrigante e pieno di potenziale. E sebbene Space Sweepers, finito nel catalogo di Netflix a inizio anno (la recensione), sia solo parzialmente riuscito ad accendere l’immaginazione nel modo in cui solo le grandi storie sci-fi sanno fare, dopo aver però stabilito il nuovo punto di riferimento per gli effetti visivi all’interno dell’industria del paese asiatico, i concetti alla base della storia diretta dal regista Lee Yong-joo (tornato dietro alla mdp a quasi 10 anni da Geonchukhakgaeron) sembravano più che promettenti.
Aggiungete alla ricetta due star multi-generazionali e mega-popolari del calibro di Gong Yoo (Train to Busan) e Park Bo-gum (Coin Locker Girl), e anche coi timori per il coronavirus che hanno inevitabilmente influito sul numero di spettatori nei cinema, Seobok era prontissimo a registrare grande interesse indipendentemente dal possibile impatto duraturo sul genere nel suo insieme.
Sfortunatamente, Seobok cade vittima di tutta una serie di squilibri tecnici, narrativi e di tono che riducono significativamente il suo impatto. C’è un’aria di artificiosità nel design generale della produzione del film, dove gli ambienti sono troppo puliti e sembrano costruiti di recente. Ci sono le tipiche sale di controllo e i centri di comando con scienziati e dipendenti che fissano vuotamente gli schermi mentre picchiano roboticamente sulle loro tastiere, e sequenze d’azione da manuale che hanno una resa poco autentica.
Insomma, il risultato ha le carte in regola per garantire un intrattenimento piacevole e ben confezionato, il che va bene, a meno non si stia cercando di condurre gli spettatori verso nuovi spazi, sia fisicamente che psicologicamente, che sappiano stimolare l’immaginazione o provocare disagio attraverso l’introduzione creativa e credibile di nuove visioni del mondo e di possibilità, come tende solitamente a fare la grande fantascienza.
Per chi ha una qualche familiarità col cinema coreano, Seobok ricorda molto la produzione ‘vuota’ di The Negotiation (2018). Gli effetti speciali, che hanno lo scopo di ispirare soggezione per la forza distruttiva che Seo-bok è in grado di scatenare quando viene provocato, lasciano molto a desiderare. L’azione si presenta in brevi, rapide raffiche di effetti digitali che nelle scene chiave spesso assomigliano ai mondi generati al computer di un videogioco. Seo-bok usa le sue abilità telecinetiche con parsimonia per fare buchi attraverso i muri, creare crateri giganti nel terreno e impilare rocce come farebbe un Magneto prepuberale in una storia delle origini degli X-Men.
Un lungo tratto (circa 40 minuti, sui 114 complessivi) che arriva dopo alcune sparatorie poco brillanti e inseguimenti in auto che vedono sia Gi-hon che Seo-bok, a turno, versare lacrime mentre rivelano le loro paure e rimpianti. Il primo, in particolare, si sofferma specificamente sul suo passato, mentre l’altro mette in dubbio il proprio futuro. Vengono discusse le idee tipiche del che cosa significhi l’immortalità per l’anima nel caso della morte o della vita eterna.
Dal momento che Seo-bok ha vissuto in una sorta di prigionia per tutta la vita, si comporta molto come un bambino nel corpo di un uomo, il che ci può stare. Pensate a un incrocio tra Undici di Stranger Things (o ad Akira, o alla Anya Taylor-Joy di Morgan …) e il personaggio di A Werewolf Boy del 2012 (giusto per rimanere in Corea del Sud). Seo-bok chiede molte volte il “perché” di qualcosa mentre riflette sul significato della vita e della morte, esattamente come fa un bambino. “Cosa succede dopo la morte?”. Ad un certo punto, Seo-bok, che non ha mai sperimentato il sonno, chiede a Gi-hon se addormentarsi è simile alla morte.
Tuttavia, le riflessioni filosofiche non sono in alcun modo profonde e non vanno oltre i semplici esperimenti mentali che si potrebbero incontrare in un corso di introduzione alla filosofia.
Come tanti film del suo genere, Seobok vuole tenere per mano il pubblico in quasi ogni fase della storia. Non lasciando nulla all’immaginazione o al mistero, i personaggi comunicano prevalentemente in modi che spiegano il mondo in cui si muovono o fanno progredire la storia solo in qualche modo significativo. C’è solo una scena memorabile, in cui i due protagonisti siedono faccia a faccia e parlano come potrebbero fare i veri uomini nella loro situazione: quando Gi-hon prepara noodles istantanei per Seo-bok nel suo nascondiglio. Lo stupore di Gi-hon per la capacità di Seo-bok di ingollare una ciotola dopo l’altra, o per non aver mai usato le bacchette prima, è finalmente un momento di sviluppo del personaggio vero e divertente. È un peccato che questo approccio naturalistico allo sviluppo dei personaggi non duri molto più a lungo di questo piccolo intermezzo di quella che – alla fine – potrebbe essere pure stata una mera scena di product placement.
Le performance in Seobok sono adeguate, ma non memorabili in modi che restino impressi o meritevoli di revisioni. Gong Yoo offre una prestazione intrigante, che sarebbe stata perfetta se il materiale originale a sua disposizione non fosse stato esilissimo. Il film di Lee Yong-joo semplicemente non può reggere il peso emotivo impresso dall’attore. Lo stesso si potrebbe dire della prova sommessa e introspettiva di Park Bo-gum, che fa sembrare che entrambi i protagonisti si stiano preoccupando davvero troppo di qualcosa che è invece così filosoficamente leggero e progettato specificamente per l’intrattenimento del pubblico dei Multiplex.
Di seguito il trailer internazionale di Seobok, che attualmente non ha ancora una data di uscita fuori dai confini della Corea del Sud:
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