Voto: 6.5/10 Titolo originale: シン・仮面ライダー , uscita: 17-03-2023. Regista: Hideaki Anno.
Shin Kamen (o Masked) Rider, la recensione del film live action diretto da Hideaki Anno
25/07/2023 recensione film Shin Masked Rider di Marco Tedesco
Il regista riesce nel non semplice compito di omaggiare e aggiornare amorevolmente la storica serie tokusatsu
Shin Kamen Rider (o Shin Masked Rider, all’americana) trascina il pubblico direttamente in mezzo all’azione con un emozionante inseguimento in macchina mentre il protagonista sfreccia tra i tornanti sulla sua moto intanto che gli agenti SHOCKER lo inseguono. Poi, i pugni dell’eroe iniziano a volare a destra e a manca mentre colpisce a morte i suoi nemici, che esplodono in una sanguinolenta nebbia cremisi.
Kamen Rider, alias Takeshi Hongo (Sosuke Ikematsu), si guarda allora le mani, ricoperte di budella e di viscere, e si chiede: “Per cosa sto uccidendo?”. E questa domanda finisce per essere la tesi alla base del reboot cinematografico scritto e diretto da Hideaki Anno della versione seriale del 1971 dell’amato franchise giapponese.
Come probabilmente saprete, si tratta della terza parte di riavvii ‘Shin’ dopo Shin Godzilla del 2016 (la recensione) e Shin Ultraman (2022). Di queste proprietà riconducibili al genere tokusatsu, Kamen Rider è sempre stato il più astratto e sperimentale, con cattivi surreali e uno stile di regia più ‘artistico’.
La serie del 1971, in particolare, era fortemente intrisa di logiche da incubo con strane digressioni, alcune delle quali sono state implementate a causa del budget limitato. Di conseguenza, si tratta della sere più difficile da tradurre nel formato cinematografico poiché si basa su molti concetti complessi e sulle atmosfere piuttosto che su una sceneggiatura coerente vera e propria.
La prima metà del film soffre un po’ di mancanza di coesione, e molte parti di collegamento sono assenti. I fan della serie originale saranno in grado di colmare queste lacune, ma coloro che non hanno familiarità con essa rimarranno probabilmente perplessi (sempre ammesso che vogliano avvicinarsi a un prodotto simile).
Alcuni cambiamenti di tono non sembrano organici, e Shin Kamen Rider non riesce a decidere se vuole essere totalmente campy o invece preso sul serio.
Gran parte del primo atto è dedicato a un rapido eccesso di spiegazioni e alla propensione di Hideaki Anno per i tecnicismi. La situazione di Hongo viene rapidamente messa da parte e lui viene mandato a combattere gli SHOCKER assieme alla sua partner emotivamente fredda Ruriko Midorikawa (Minami Hamabe).
Mano a mano che si avanza, il protagonista si ritrova sempre più malinconico e dilaniato dal senso di colpa, a disagio con il suo corpo di cyborg e per i danni che può infliggere agli altri. Indossa quindi riluttante l’elmo e l’armatura, costretto in una guerra che non ha iniziato, e Sosuke Ikematsu fa un eccellente lavoro nel rappresentare sullo schermo questo profondo dolore.
Hideaki Anno non è certo estraneo all’esplorazione di temi come l’isolamento e la solitudine e la storia di Shin Kamen Rider risplende quando si concentra su questi concetti. Più avanti nel film, quando Hayato Ichimonji (Tasuku Emoto), un secondo Rider, entra in scena, al pubblico viene mostrato cosa potrebbe succedere quando un individuo ‘equilibrato’ abbraccia i suoi poteri invece che temerli.
Questi due Rider opposti sono in realtà due facce della stessa medaglia, che fanno rispettare la giustizia in modi diversi. È affascinante che il regista abbia preso qualcosa che è davvero accaduto nella vita reale fuori dallo show (un attore di Kamen Rider rimasto ferito, coi produttori che hanno introdotto un attore sostitutivo a metà del percorso) e l’abbia reso letterale nel film.
Shin Kamen Rider ha successo come puro omaggio, poiché è ricchissimo di citazioni per i fan di lunga data. Gli effetti sonori e la colonna sonora jazz sono perfettamente emulati, e le scene di combattimento sono coreografate proprio come nella serie originale, con riprese a mano traballanti, zoom rapidi e inquadrature dal basso di persone che compiono salti mortali.
Alcune sequenze d’azione utilizzano tecniche moderne che si avvicinano allo stile degli anime dei giorni nostri, e anche se non si amalgamano con i combattimenti classici, sono comunque eccitanti da guardare.
Il film trova comunque il suo equilibrio nell’atto finale, analizzando le motivazioni dei personaggi e l’intero concetto di Kamen Rider. Lo riduce al combattimento disperato dei guerrieri mascherati fino alla morte, non solo per loro stessi ma per tutta l’umanità.
Dal punto di vista estetico, Shin Kamen Rider è fantastico, e le tute dei Rider sono state modernizzate e aggiornate con gusto. Il miglioramento più significativo riguarda forse i mostri, coi designer che hanno fatto del loro meglio per il trucco e i costumi, e il risultato è notevole.
Alcuni degli effetti in CGI sono un po’ scadenti, ma questo è sempre stata la cifra anche delle iterazioni più recenti della serie, ed è parte integrante del suo fascino.
Dei tre film ‘Shin’, Shin Kamen Rider è il meno focalizzato, ma intrattiene comunque, e commuove. I fan probabilmente lo apprezzeranno di più degli spettatori occasionali, e alla fine risulta una piacevole interpretazione moderna della storia, nonostante alcuni problemi tecnici di sceneggiatura e di ritmo.
Di seguito trovate il trailer internazionale di Shin Kamen Rider, da noi arrivato dritto su Prime Video il 21 luglio:
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