Voto: 6/10 Titolo originale: 제8일의 밤 , uscita: 02-07-2021. Regista: Kim Tae-hyoung.
The 8th Night | La recensione del film horror buddista di Kim Tae-hyung (su Netflix)
02/07/2021 recensione film The 8th night di William Maga
Il regista - e sceneggiatore - coreano porta in scena un'opera che parla di dolore e di sofferenza, avvolgendoli in una storia dai connotati soprannaturali
La sofferenza fa parte del vivere; ogni creatura su questo pianeta è in grado di soffrire e, in molte culture, ognuna ha le proprie storie e miti su come è nato il travaglio umano. O almeno una spiegazione sul perché esista. Nel thriller soprannaturale dello sceneggiatore e regista Kim Tae-hyung, The 8th Night (제8일의 밤), distribuito in esclusiva su Netflix, vediamo queste idee esaminate attraverso una lente buddista, dove il concetto di destino, di karma e di eternità si intrecciano con il percorso di ogni personaggio.
L’orrore del film è di natura soprannaturale, con vittime possedute e con l’archetipica storia dello sconfiggere il Male prima che questo sprofondi il mondo nell’oscurità perpetua. Tuttavia, la capacità di saper catturare la storia della lotta universale per superare la sofferenza umana, assieme all’arco del personaggio di Park Jin-su che tocca le Quattro Nobili Verità, daranno agli spettatori molto su cui riflettere al di là dei superficiali elementi horror.
The 8th Night titilla il suo pubblico con la leggenda di due creature demoniache attorno alle quali ruota la trama. Quasi 2000 anni fa, questi due esseri hanno tormentato brutalmente l’umanità, ed è stato grazie all’intervento di Buddha che l’umanità è riuscita a salvarsi. Ma vennero poste delle condizioni. Questi esseri furono rinchiusi e portati in luoghi lontanissimi e inospitali. Tuttavia, l’essere rosso (immaginato sotto forma di un occhio) potrebbe ricongiungersi con la sua controparte qualora venissero soddisfatti determinati termini.
Attraverso la possessione di sette uomini deboli nell’arco di altrettanti giorni, e sposando ulteriori obblighi, questi potrebbe quindi riuscire a portare nuovamente dolore e sofferenza sia ai vivi che ai morti. Inutile dire che quando la vicenda salta in avanti al 2019, alla vigilia di una ‘luna di sangue’, i sotterfugi per riuscirci sono pienamente in corso. Il tempo diventa veramente essenziale, e coloro che hanno una parte da svolgere lo faranno a causa delle loro azioni e del karma che si portano dietro.
La sceneggiatura scritta da Kim Tae-hyung è incredibilmente premurosa nella sua esplorazione dell’illuminazione spirituale e nell’approfondimento degli insegnamenti buddisti per quanto riguarda il dolore e la sofferenza. Mentre al pubblico viene fornita una ‘guida’ di base all’inizio di The 8th Night, i dettagli fini che il filmmaker tesse nello script per aggiungere strati strutturali e garantire spessore ai protagonisti sono affascinanti.
Funziona bene anche nell’intento prefissato di mantenere il pubblico sulle spine e dubbioso, ma non inutilmente. La scrittura intelligente aiuta infatti ad elevare la storia al di là di un tipico scenario “sventiamo la minaccia prima che sia troppo tardi”.
Mentre i temi primari di The 8th Night risplendono, sono le prove del cast a massimizzare lo sviluppo su carta dei personaggi. Il Lee Sung-min di Park Jin-su indossa il suo travaglio come un sudario; il suo unico scopo è quello di impedire ai demoni di riunirsi e di causare un dolore inimmaginabile e a lungo covato. Parallelamente viaggia però il sacrificio, che è qualcosa che l’uomo è disposto a sopportare ed è qualcosa che cerca di insegnare al giovane monaco Chung-seok (Nam Da-reum).
La gestione di Chung-seok fa da contrasto a Jin-su: ragazzo innocente contro adulto stanco del mondo. L’Ae-ran di Kim Yoo-jung è un enigma, ma così deve essere. Utilizzando le emozioni nei suoi occhi, l’attrice non ha bisogno di parole per esprimere il tumulto interiore.
Ora, soffermiamoci sugli aspetti horror e soprannaturali di The 8th Night, più specificamente gli effetti speciali (make-up e digitali). Gli individui posseduti sono ritratti in modo inquietante, e questo è in gran parte dovuto a una combinazione di regia, scelta di inquadrature e di performance degli attori interessati.
E il trucco prostetico contribuisce ad amplificare le componenti più macabre e d’effetto. Lo stesso si può dire per gli effetti visivi ‘puri’ – comunque poco invadenti – impiegati soprattutto per evidenziare la presenza dell’occhio rosso nelle vittime possedute e nello scontro conclusivo. Sostanzialmente, un esempio di basso budget che non sfocia in una resa poverissima sullo schermo.
In definitiva, The 8th Night è fondamentalmente tragico. Trasmettendo tutta la sofferenza al suo interno, si arriva alla fine delle sue 2 ore stremati. Parte di ciò si deve alla sceneggiatura intelligente di Kim Tae-hyung, che accompagna lo spettatore attraverso colpi di scena ma allo stesso tempo tenendolo al passo mentre la storia si sviluppa. Poi c’è lo sviluppo di personaggi. Nessuno dei protagonisti – o dei comprimari – è del tutto prevedibile nei comportamenti, ma di buona parte della riuscita complessiva va dato merito al cast ispirato, determinante nel far pendere l’ago della bilancia verso la piena sufficienza.
Di seguito trovate il trailer internazionale (con sottotitoli inglesi) di The 8th Night, nel catalogo di Netflix dal 2 luglio:
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