The Nix | La recensione del film di Nicolai G.H. Johansen
16/06/2019 recensione film di Alessio Di Rocco
Il regista danese firma un sorprendente mediometraggio fanta-horror presentato in concorso al Fantafestival 2019
I Nix (o Näcken), secondo la mitologia dei popoli Germanici, sono spiriti d’acqua mutaforme, che adescano le loro vittime (maschili e femminili) suonando una musica celestiale.
In The Nix (Nøcken, 2018) mediometraggio di 30’ del danese Nicolai G.H. Johansen un Nix si insedia in una palude poco distante da un piccolo villaggio di contadini, dove vivono una coppia di sposi, Karl (Henrik Vestergaard) e Dagmar (Maria Erwolter, vista anche in Pusher II di Nicolas Winding Refn). Logorati per la perdita del proprio figlio, i due cercano di reagire come possono: lei si rifugia nella religione, lui tra le braccia della giovane dirimpettaia, Elena (Emilie Kruse). Dagmar, resa ancora più vulnerabile dal tradimento del consorte, diventa una vittima perfetta per il Nix, che l’attira verso la palude suonando la sua melodia. La donna viene aggredita, ma miracolosamente riesce a reagire e fuggire, ritornando in villaggio solo con ferite alle gambe.
Ferite che presto si infettano e la donna non sembra rispondere a nessuna cura. Karl capisce che il destino della moglie è segnato e si rivolge al Pope, il quale accetta di praticare un esorcismo ma prima chiede rassicurazioni all’uomo: affinché il rito possa funzionare, in quella casa devono essere stati rispettati i sacramenti. Il peccato apre la porta al demonio e una volta che la porta è aperta, non c’è àncora di salvezza. Karl non confessa i suoi tradimenti e l’esorcismo non ha effetto. Abbandonato anche dal sacerdote, all’uomo non resta altro che incontrare il Nix, stringendo con esso un patto…
L’entità del titolo non è mai mostrata apertamente: in The Nix possiamo vedere solo i suoi occhi luminosi spiare le vittime da sotto l’acqua stagnante della palude o le sue mani artigliate. E nel faccia a faccia con il protagonista, il regista omaggia apertamente il pittore norvegese Theodor Severin Kittelsen, che ne aveva tentato una raffigurazione nel 1914, con Nøkken. Inquietanti e al contempo affascinanti, gli spiriti minori posti a protezione del Nix, qui rappresentati come esseri (apparentemente) umani, che si muovono come serpenti e hanno i volti coperti da maschere fatte di bastoncini di legno. Da brividi.
Al di là dell’impatto visivo, decisamente sorprendente se consideriamo che Nicolai G.H. Johansen frequenta ancora la scuola di cinema (la Super 8, che ha finanziato) il mediometraggio ha una solida compattezza narrativa e non ha paura di rovesciare i cliché: dove altro s’è visto un sacerdote arrendersi davanti a un demone e fuggire? Per non parlare dei simboli e dei monili religiosi, privi di qualsiasi effetto salvifico e dell’assenza di lieto fine. Cose impensabile negli horror mainstream che ci vengono propinati oggigiorno, addomesticati e tutti uguali.
Fotografato in un accattivante bianco e nero, The Nix è stato filmato all’interno del Middelaldercentret, il museo sperimentale vivente ubicato a pochi km dalla cittadina di Nykøbing Falster, in Danimarca, e nell’area forestale di Hreskoven.
Attualmente è in concorso al Fantafestival di Roma nella sezione cortometraggi (è stato proiettato in anteprima italiana domenica 16 giugno presso il Nuovo Cinema Aquila di Roma).
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