Voto: 6/10 Titolo originale: The Sound , uscita: 29-09-2017. Regista: Jenna Mattison.
The Sound (2017): la recensione del film horror di Jenna Mattison
02/10/2017 recensione film The Sound di William Maga
Rose McGowan è la dignitosa protagonista di un'opera che getta all'aria le discrete premesse per adagiarsi a rimirare l'infinita e innocua oscurità di un tunnel abbandonato
The Sound segna l’esordio come regista dell’attrice Jenna Mattison (Il desiderio più grande), che ha anche scritto una sceneggiatura su scala ridotta per testare le sue abilità dietro alla macchina da presa. Eccettuate le sequenze introduttive infatti, il film è girato per la gran parte in ambienti bui e immersi in una luce azzurrastra, con i tradizionali dialoghi che lasciano il posto a post su Twitter che popuppano direttamente sullo schermo. Ci troviamo davanti a una storia di fantasmi che prova a staccarsi dalla luculliana tradizione inserendo elementi 3.0, ma il ritmo e la suspense finiscono per latitare.
È un lavoro assai statico, intenzionalmente sia chiaro (un po’ per il budget evidentemente scarno), che però costringe la Mattison ad arrovellarsi per mantenere interessante il guardare la protagonista mentre sta fondamentalmente seduta a gambe incrociate sul pavimento, agitando le dita sul cellulare o sul computer portatile. Non si tratta di uno sforzo completamente inefficace, ma questo tentativo di percorrere vie diverse per trasmettere brividi non funziona, specialmente quando ci sono 90 minuti da riempire.
Vivendo la vita in modo scettico, Kelly (una Rose McGowan che sta lentamente riemergendo dall’esilio a cui Hollywood l’ha tacitamente condannata per le sue posizioni apertamente anti sessiste) ha raggiunto la fama come debunker professionista autodidatta, riempiendo il suo blog con storie di fantasmi, mentre si sposta di città in città per decodificare la realtà dietro alle numerose leggende metropolitane che le vengono sottoposte.
Prendendosi una pausa dalla relazione con il suo ragazzo Ethan (Richard Gunn), Kelly viene risucchiata nel lavoro quando le giunge la voce che un tunnel abbandonato della metropolitana di Toronto sarebbe abitato da un poltergeist.
Volando allora in Canada prevedendo di trovare rapidamente una spiegazione realistica agli strani avvenimenti, Kelly si ritrova invece sprofondata nelle viscere della “stazione dei fantasmi”, documentando in tempo reale la sua esperienza sui social media.
Utilizzando le onde sonore dell’ambiente per spiegare l’inspiegabile, Kelly rimane sconcertata da quel luogo, raggiunta presto dal detective Richards (Michael Eklund), anch’egli in cerca di risposte e imbattendosi nel misterioso Clinton (un Christopher Lloyd che sta vivendo gli anni della pensione saltando da un horror all’altro), un anziano inserviente della stazione.
Come intuibile, i suoni svolgono un ruolo di primo piano nella storia della Mattison, con Kelly che utilizza le sue conoscenze della onde sonore per aiutare a demolire il paranormale. L’apertura della pellicola illustra la sua visita in una casa coloniale, dove un padre preoccupato per il figlio sarebbe entrato in contatto con forze oscure. La sicurezza di Kelly è il suo biglietto da visita, approcciando il caso a colpi di hashtag (ben poco degni di un professionista del settore …), che alla fine si risolve coi rumori di un vicino impianto per la lavorazione del grano, sgombrando il campo così da ogni timore di una visita spettrale di qualche tipo.
The Sound potrebbe ricordare più il pilot di una serie televisiva, mentre guardiamo Kelly che si attrezza per vagliare gli indizi, mantenendo sempre il contatto con il suo pubblico adorante attraverso il suo blog e la pagina Twitter (il motivo per cui c’è sempre campo a metri di profondità è più o meno spiegato), dove i suoi sforzi sono assecondati da altri, che attirano l’attenzione che lei brama rilanciando nuove avventure. Tuttavia, questa sua vita di spostamenti continui influenza negativamente il rapporto della protagonista con Ethan, un personaggio che la Mattison utilizza per dare sentimento al film, creando un partner preoccupato, per mantenere The Sound emotivamente e spazialmente aperto, mentre segue Kelly nei cupi meandri della stazione di Toronto, dove si aspetta di sfatare rapidamente un altro mito urbano.
La Mattison cerca di mantenere Kelly – praticamente sola in scena per la maggior parte del minutaggio – un personaggio sufficientemente complesso e così ci viene presentata come una blogger di grande successo, che ha anche grandi problemi legati alla maternità con cui fare i conti e che è perseguitata dai terribili ricordi di un ospedale psichiatrico, i cui dettagli vengono svelati – mica troppo chiaramente – poco alla volta.
Kelly è inoltre armata soltanto di conoscenze, usando la sua esperienza pregressa con le onde sonore per smascherare le vere forze trainanti dietro a eventi all’apparenza spaventosi.
The Sound si svolge quasi esclusivamente nelle aree più profonde della metropolitana, dove entra in contatto con strane allucinazioni/visioni, tra cui un’infestazione di falene e profonde crepe nei muri, senza contare Clinton, che appare e scompare nel nulla ogni volta, mantenendo l’eroina sulle spine mentre si avventura più in profondità nell’ignoto.
Raccontato così sembrerebbe quanto meno interessante, ma la sceneggiatura ben presto comincia a brancolare come Kelly nel buio e lì si ferma, spendendo l’ora successiva a preparare il terreno per brividi che non arrivano mai, con la regista che confonde la stasi per suspense e affidando il compito di creare la giusta atmosfera a un sound design ben poco multiforme e a una gara di sguardi ravvicinati tra la McGowan, comunque dignitosa col materiale che le viene dato, e l’immobile oscurità.
In definitiva, The Sound si sforza di risultare interessante mentre la protagonista lentamente, molto lentamente, scopre cosa sta succedendo nei tunnel della Lower Bay, apprendendo i segreti – pochissimo inventivi in definitiva – legati alla sua posizione e alla sua storia. Kelly cade anche in una sorta trance a un certo punto, sfocando la realtà intorno a lei mentre arriva a darle man forte l’altrettanto scettico detective Richards, con i due che lavorano insieme per trovare le risposte che cercano.
A dare un minimo di ossigeno narrativo è solo Ethan, che inizia la sua epopea per cercare Kelly – con un volo last second … – quando i di lei messaggi online diventano sempre più preoccupanti, ma la sua corsa (letterale) contro il tempo non aggiunge molto a un film che è soddisfatto di specchiarsi nelle tenebre, a studiare le abilità di digitazione del suo personaggio principale.
Non è ben chiaro il perché la Mattison abbia pensato che la prolungata osservazione di schermi luminosi avrebbe potuto risultare spaventoso o inquietante, fatto sta che vi si è impegnata a fondo, prosciugando The Sound dei brividi e di un esame ben più robusto del paranormale da un punto di vista scientificamente insolito che sarebbe stato lecito aspettarsi viste le premesse.
Di seguito il trailer:
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