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Voto: 6/10 Titolo originale: Upgrade , uscita: 31-05-2018. Budget: $5,000,000. Regista: Leigh Whannell.

Upgrade: la recensione del film di Leigh Whannell con Logan Marshall-Green

29/04/2020 recensione film di William Maga

L'attore è al centro di un revenge movie fantascientifico prodotto dalla Blumhouse che pesca a piene mani da innumerevoli classici e punta sull'azione violenta e su un insolito fatalismo

Logan Marshall-Green in Upgrade (2018) film

Cosa succede quando la Blumhouse invita uno degli sceneggiatori di punta della sua scuderia, Leigh Whannell (saga di Saw, saga di Insidious con anche regia del terzo capitolo, L’inizio), a guardare Black Mirror, Il Corvo, Il Giustiziere della NotteRoboCop e Matrix per trovare la giusta ispirazione per un film revenge / action / sci-fi che dovrà non soltanto sceneggiare, ma anche girare con soli 5 milioni di dollari? Esce fuori Upgrade, chimera generata dall’unione delle suddette (e molte altre) influenze rimasticate, digerite in qualche modo e risputate fuori per un risultato solo parzialmente soddisfacente.

In un futuro più o meno prossimo, una coppia resta coinvolta in un terribile e inspiegabile incidente automobilistico. Vengono quindi raggiunti da alcuni malviventi mascherati guidati da tale Fisk (Benedict HardieHacksaw Ridge) e Asha (Melanie Vallejo, Power Rangers Mystic Force) viene uccisa a sangue freddo  davanti agli occhi di suo marito, Grey (Logan Marshall-Green, Prometheus), alias ‘l’uomo che al primo impatto viene ancora scambiato da quasi tutti per Tom Hardy’.

Upgrade.jpgL’uomo viene invece risparmiato, ma resta paraplegico. Essendo lui un tipo autosufficiente e che amava lavorare con le sue mani, l’assistenza di un qualche tipo di robot domestico è gli risulta oltremodo pesante e, considerando che le indagini per trovare i colpevoli sono praticamente ferme, la depressione comincia ad attanagliarlo.

In suo soccorso arriva allora il geniaccio e suo ex datore di lavoro Eron Keen (Harrison Gilbertson), che si offre di impiantargli un chip sperimentale e segretissimo nella colonna vertebrale, per consentire alla I.A. che contiene di ripristinare ‘miracolosamente’ le sue funzioni motorie, implementandole grandemente. Grey si riprende in maniera sorprendente e decide di andare personalmente a cercare i colpevoli, spinto da STEM, il sistema informatico dell’Intelligenza Artificiale, che comincia a parlare nella sua mente per assisterlo nel non facile compito. Nel frattempo però un’agente di polizia, Cortez (Betty Gabriel, Westworld), indaga sulle morti violente che dilagano in giro per la città e sospetta che dietro a tutto ci sia l’apparentemente disabile Grey.

Come anticipato in apertura, guardando Upgrade – che prima di essere prodotto è stato in giro a Hollywood per ben 8 anni) – è impossibile che non sovvengano anche lampi di L’uomo da sei milioni di dollari o L’invasione degli ultracorpi. La seconda prova registica di Leigh Whannell è profondamente indebitata con pellicole e serie TV di genere sci-fi e body horror disseminati nell’arco di 60 anni di cinema. Troviamo anche le illuminazioni al neon che han fatto la fortuna di Nicolas Winding Refn e le strizzate d’occhio al Wuxia, il che spinge quindi naturalmente a chiedersi se ci sia qualcosa di vagamente originale nel film. In effetti, se le dinamiche ‘di vendetta’ sono senza dubbio già state viste innumerevoli volte sul grande e sul piccolo schermo, tutti gli ingredienti vengono rimescolati per servire un piatto dal taglio in qualche modo aggiornato.

Il regista immerge Upgrade all’interno del boom tecnologico attuale o molto prossimo (droni che consegnano pacchi, automobili che si guidano da sole, arti robotici, riconoscimento facciale ecc.) e piuttosto che mostrare robot che conquistano il mondo o esseri umani che diventano in parte macchine, punta su un cinismo e una fatalità pilotati, con la società sostanzialmente condannata nel momento stesso in cui Eron riceve l’inception di creare la sua rivoluzionaria tecnologia. Non si tratta di qualcosa che si è ribellato o un esperimento andato male e sfuggito al controllo, è sempre stato così fin dal principio. Uno spunto che certo ha molto in comune con lo show ideato da Charlie Brooker.

Grey ci viene presentato con un tipo ‘vecchia scuola’, fuori tempo massimo, un meccanico che ama ancora sporcarsi e faticare piuttosto che avvalersi di aiuti esterni cibernetici e artificiali e che pensa ai posti di lavoro che verranno soppressi se tutto verrà automatizzato. E pure l’agente Cortez preferisce usare mangianastri e andare di persona a bussare alle porte piuttosto che affidarsi ad aggeggi volanti con visori notturni e videocamere, utili rimpiazzi per il mantenimento dell’ordine solo fino a quando qualcuno non decide di hackerarli.

Eppure, entrambi i personaggi riconoscono l’onda del futuro che sta per travolgerli. La loro specie si sta estinguendo, sostituita da robot e da persone che si affidano ai robot per ogni loro esigenza.

Da qui l’umiliazione di non poter più avere il controllo del proprio corpo e doversi affidare completamente alle macchine. Quando però entrano in gioco STEM e gli “esseri umani migliorati” – soldati dotati di appendici cibernetiche (come pistole impiantate nelle braccia che sparano dalle mani) al loro ritorno dalla guerra – evidenza di come il ‘miglioramento’ fisico (tipico di tutta la fantascienza, da Nirvana a Ghost in the Shell) sia non solo efficace ma anche inevitabile, il protagonista si abitua ben presto a convivere con il suo nuovo ‘omino del cervello’.

Leigh Whannell prova a dirci, ricordandosi del seminale L’invasione degli ultracorpi, che la nostra società è diventata così dipendente dalle macchine che potrebbe benissimo finire costituita da soli robot, piuttosto che essere semplicemente ‘rimpiazzata’ da essi. Una considerazione che in pochi per ora hanno in effetti affrontato.

Visivamente, il direttore della fotografia Stefan Duscio e il montatore Andy Canny fanno del loro meglio col budget a disposizione, senza attenuare troppo l’impatto della violenza che esplode dalla metà di Upgrade in poi (è R-Rated), ma senza purtroppo nemmeno esaltarla, concentrandosi spesso sul personaggio che commette l’atto piuttosto che sull’atto stesso e lasciando tali sequenze quasi sempre debolmente illuminate, così che il fan del gore non si possa crogiolare troppo nell’exploitation fine a sé stessa. Interessante diventa invero lo stile delle riprese dopo che Logan Marshall-Green si rialza sulle sue gambe per la prima volta grazie a STEM.

Il film utilizza quella che sembra essere una videocamera portatile, coi movimenti dell’attore che appaiono incredibilmente robotici o instabili o tremolanti, e poi si prosegue nei combattimenti corpo a corpo, catturando perfettamente il disorientamento provato da Grey mentre la I.A. prende letteralmente il sopravvento sulla sua funzioni motorie e scatena il suo potenziale da implacabile macchina killer. Sebbene qualche flashback sul rapporto tra Grey e Asha o sul background di Eron Keen avrebbe senza dubbio giovato, la sceneggiatura si preoccupa di inserire qua e là anche dei momenti comici per sdrammatizzare, provando a sviare così le vere intenzioni di STEM.

Ma se i dialoghi pensati per l’I.A. suonano giustamente un po’ rigidi e imbarazzanti, quelli destinati ai personaggi in carne e ossa sono molto meno spiegabili. In parte, ciò potrebbe essere dovuto a un livello recitativo almeno eterogeneo, con Logan Marshall-Green sufficientemente capace di attraversare un vasto spettro di emozioni contrapposto a un cast di quasi comparse, mai in grado di trasmettere realmente quello che provano.

In definitiva, Upgrade soddisferà gli amanti del genere, nonostante gli evidenti problemi con originalità, recitazione e battute. Allora perché in apertura si diceva che è solo parzialmente soddisfacente? Perché ‘esaltarsi’ per un film piccolissimo come questo, che contiene gli ingredienti minimi necessari per non far rimpiangere i 95′ spesi a guardarlo, è purtroppo lo specchio di quella che è la drammatica situazione attuale del cinema di genere – e in particolare dell’action sci-fi -, che imperversava florido invece senza grossi problemi fino agli anni ’90, regalando ai fan B-movies imperfetti come questo in sequenza. Nostalgia? No, memoria storica.

Di seguito trovate il trailer italiano di Upgrade: