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Voto: 4.5/10 Titolo originale: We Summon the Darkness , uscita: 28-08-2020. Regista: Marc Meyers.

L’evocazione: We summon the Darkness | La recensione del film horror con Alexandra Daddario

16/04/2020 recensione film di William Maga

Marc Meyers dirige l'attrice e Johnny Knoxville in una dark comedy ambientata negli anni '80 poverissima di idee e quattrini, che millantava dosi di heavy metal e sangue che in realtà non si può permettere

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Quando un film non funziona, di solito si può guardarne la trama o i dialoghi separandoli dal modo in cui poi sono stati effettivamente portati sullo schermo da regista e attori e intuire dove fosse, almeno sulla carta, la promessa di un qualcosa di allettante. O magari potete trovare un indizio ‘esterno’, pensiamo a una location particolarmente interessante come una spiaggia o una città esotica e misteriosa, che potrebbe spiegare il perché qualcuno a monte abbia potuto trovare intrigante un dato progetto su cui investire dei soldi.

Questa premessa è importante per domandarsi, mentre si guarda L’evocazione: We summon the Darkness di Marc Meyers (How He Fell in Love), cosa abbia spinto chiunque degli individui coinvolti a prendervi parte. Indipendentemente da come lo si voglia ‘vivisezionare’, infatti, non può esserci stata una sola circostanza in cui la sceneggiatura penosamente pedante scritta da Alan Trezza (Burying the Exe la messa in scena al risparmio abbiano potuto lasciar sperare in un risultato diverso da una sonora pernacchia. È il tipico prodotto condannato fin dal giorno zero a floppare (sebbene non ne fosse prevista l’uscita nei cinema), anche se è facile capire come i soldi per portarlo a casa siano arrivati sulla scorta della nostalgia imperante per gli anni ’80 e sulla convinzione che nomi vagamente di richiamo come quelli di Alexandra Daddario (Baywatch), Logan Miller (Escape Room) e Johnny Knoxville (Jackass) avrebbero convinto i fan dell’horror a vederlo in ogni caso.

We Summon the Darkness film poster 2019È il 1988. Un’esplosione di omicidi rituali domina la notizie dei telegiornali mentre il ‘satanic panic’ alimenta la paura in tutti gli Stati Uniti. In Indiana (o meglio in una sua incarnazione canadese …), Alexis e le sue due amiche del cuore (Maddie Hasson e Amy Forsyth) si stanno scatenando a un grande concerto heavy metal all’interno di quella che ha tutta l’aria di essere una paninoteca di un centro commerciale. Lì incontrano i compagni di headbanging Kovacs, Mark e Ivan (Miller, Keean Johnson e Austin Swift). Tre più tre equivale a divertimento doppio, così le ragazze invitano i ragazzi a casa di Alexis per un afterparty.

Senza fare i pignoli col cronometro in mano, le due righe di trama appena descritte occupano grosso modo un terzo del minutaggio (90 minuti complessivi), o almeno così sembra.

Tirando le fila a una velocità tremendamente lenta, We Summon the Darkness – che è stato classificato Rated R – presenta uno dei primi atti più scarsamente stimolati nella storia delle horror comedy (chiunque cerchi momenti ‘pruriginosi’ non inizi nemmeno la visione) e non è un’iperbole. Certo, qualcosa succede, se 20 minuti di conversazioni contano. Ma la trama ristagna a un punto morto mentre il sestetto si diletta troppo a lungo nel classico gioco del Never Have I Ever, raccontando laboriosamente i cambiamenti della formazione dei Metallica come se stessero redigendo una voce dettagliata su Wikipedia, e ripercorrendo la prima esperienza di concerto di ognuno dei personaggi, così altri riferimenti musicali anni ’80 possono essere inutilmente menzionati per contestualizzare meglio.

Un film apparentemente imbevuto di ‘cultura heavy metal’ lascerebbe poi intendere che tale genere suonasse in modo prominente nell’arco di tutto We Summon the Darkness, se non che i produttori si sono garantiti i diritti di solo una (già …) canzone metal (suonata dai Mercyful Fate) per la loro colonna sonora composta da ben tre pezzi (per dire, una è una cover di Heaven Is a Place on Earth, perché il budget non poteva permettersi l’originale di Belinda Carlisle …). Il punto è: se hai in mano un quantitativo di dollari che ti consente di accaparrarti pochissime tracce, peraltro tra le più economiche disponibili sul mercato, perché ti sei messo in testa di girare un film horror pubblicizzato come ‘pesantemente pregno di heavy metal’?

Come se non bastasse, il commento musicale di We Summon the Darkness si prende lunghe ‘pause toilette’ e senza la musica a contribuire a smuovere un po’ le cose, questi estesi periodi di silenzio lasciano le prime scene con nient’altro che dialoghi insignificanti a stimolare (?) il coinvolgimento del pubblico. A meno che non siate particolarmente ringalluzziti nel vedere sei attori seduti attorno a un fuoco che fanno conversazione casuale, difficilmente troverete quindi qualcosa di avvincente a cui aggrapparvi per proseguire nella visione.

we summon the darkness filmSebbene le ragazze si presentino come frequentatrici abituali di feste, il ‘colpo di scena’ si rivela assolutamente prevedibile, con loro che fanno in realtà parte di una congregazione cristiana tesa a mettere in scena il ‘massacro satanico’ di cui tutti parlano. E i tre sventurati ragazzi sono naturalmente le prossime vittime. Difficile essere tacciati di spoiler, visto che il trailer non solo anticipa ampiamente la svolta, ma è anche l’unica cosa che succede in We Summon the Darkness.

Si è parlato poco fa di horror ‘comedy’, ma bisogna ammettere che di momenti genuinamente divertenti non ce ne sono, a meno che non siate tra coloro che sghignazzano per ogni “fuck you!” usato come intercalare o di altre amenità del genere, come la scena in cui uno dei ragazzi dice di aver bisogno di un assorbente, perché sapete, sta sanguinando …

Una volta che l’azione ingrana misericordiosamente la marcia, l’idea di We Summon the Darkness è di cavalcare la giostra comica attraverso l’arrivo di ospiti non invitati alla porta della casa, che arrivano inaspettatamente a scombussolare i piani e creare momenti imprevedibili. Invece, una dopo l’altra, le apparizioni della matrigna di Alexis e di uno sceriffo ficcanaso finiscono semplicemente per essere delle minime distrazione cartoonesche intrise di violenza non troppo ispirata. Quindi l’improbabile pastore televisivo interpretato da Johnny Knoxville compare in scena, permettendo al film di regalarci un altro ‘shock’ telefonato perché è davvero convinto che non lo inquadreremo immediatamente come uno dei cattivi …

we summon the darkness film Johnny KnoxvilleIn passato, sia Alexandra Daddario che Logan Miller si sono dimostrati all’altezza di ruoli più leggeri e simpatici, eppure vengono sperperati da una sceneggiatura disperatamente alla ricerca di un impulso creativo. Una gag ricorrente in cui una donna deve continuamente fare pipì costituisce il punto forte di una delle caratterizzazioni. E, a parte una ragazza alla quale la coscienza regala un inaspettato ripensamento, i giocatori su entrambi i lati della scacchiera sono completamente intercambiabili tra loro.

Sinceramente è difficile capire dove possa risiedere l’intrattenimento di We Summon the Darkness. Nelle strizzate d’occhio all’heavy metal senza praticamente alcuna canzone a supporto? Negli scherzi imbarazzanti e poco simpatici? Nella modesta dose di sangue che schizza in giro durante pochi attimi di caos? O nell’avvenente aspetto delle giovani protagoniste, spesso e volentieri inquadrate dalla telecamera di una macchina fotografica di Marc Meyers all’altezza dei jeans attillati?

Insomma, una sostanziale perdita di tempo, emblema di come qualche nome e una bozza di idea possano portare un produttore a investire dei soldi in progetti vuoti e usa e getta invece che a scommettere su qualcosa di più azzardato.

Di seguito il trailer internazionale di L’evocazione: We summon the Darkness, uscito direttamente in VOD il 10 aprile: