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Voto: 6/10 Titolo originale: Xtremo , uscita: 04-06-2021. Regista: Daniel Benmayor.

Xtremo | La recensione del film action spagnolo di Daniel Benmayor (su Netflix)

30/06/2021 recensione film di Francesco Chello

Teo García è il protagonista di un solido esponente del genere, che si rifà a modelli americani oltre a sfruttare una storia semplice e derivativa per trovare un’efficacia fatta da azione, sparatorie e tante botte

Teo García in Xtremo (2021) film

Il bello di una library come quella di Netflix è che puoi scovare qualche piacevole sorpresa da titoli che fino a poco prima non conoscevi. È quello che, ad esempio, mi è successo con Xtremo (Xtreme), film spagnolo disponibile in piattaforma (in esclusiva) a partire dal 4 giugno scorso. Premesso che potrei anche essermi distratto, ma non mi sembra che questo film abbia goduto di chissà quale battage pubblicitario. Per fortuna ci ha pensato il ‘Signor Netflix’ in persona a farmelo conoscere, con i suoi suggerimenti, ritenendo potesse piacermi. E non si sbagliava. Aaaah, come mi conosce il Signor Netflix!

Xtremo è un solido e divertente action marziale insospettabilmente spagnolo. Laddove l’insospettabilmente non si riferisce al fatto che gli spagnoli non possano maneggiare certe cose, anzi, quanto piuttosto ai crismi di una certa messinscena che riportano al cinema (ed i mezzi) a stelle e strisce. Come del resto fa notare anche l’anziano boss che rimprovera il figlio per una carneficina dicendogli che non si trovano in America. Un’impostazione semplice e volutamente derivativa su cui poggiare un meccanismo dannatamente efficace. Un film d’azione in cui sono presenti più botte che dialoghi, la dose di violenza è senz’altro generosa ed il ritmo costante al punto da non far sentire una durata di circa 110 minuti.

xtremo film netflix 2021 posterC’è una certa influenza di John Wick, non necessariamente per portata o risultato – che vengono consapevolmente calibrati sulle reali possibilità a disposizione, ma per taglio, per mood. Come il setting prevalentemente notturno, l’estetica al neon, l’organigramma criminale. E naturalmente la piacevole tendenza a risolvere le questioni a calci e pugni, senza disdegnare armi da taglio, da fuoco e finanche oggetti improvvisati, rimanendo quasi sempre nel contesto del corpo a corpo persino quando si spara.

C’è pure una vaga reminiscenza de Il Gladiatore, evidentemente non tanto per l’aspetto più puramente cinematografico (film e generi troppo distanti tra loro), quanto per uno spirito da voler omaggiare; a partire dal nome del protagonista, Maximo, che sembra richiamare casualmente quello del personaggio che fu di Russel Crowe, quando di casuale c’è poco in quello che di fatto ha tutta l’aria dell’omaggio che viene certificato da una battuta di uno sgherro – “il nome era lo stesso di quel film sui gladiatori.

No, non Spartaco, quell’altro, quello figo” – ma, ancor di più, da alcuni elementi di profilazione praticamente identici: entrambi vengono visti come figli adottivi dal loro superiore che vorrebbe fargli ereditare la propria carica, scalzando un figlio di sangue non adatto al ruolo; figlio di sangue che, a sua volta, non accetta la scelta del padre arrivando ad ucciderlo, facendo lo stesso con la famiglia del nostro eroe che sfugge ad una morte quasi certa e si ripresenta tempo dopo per riscuotere la propria vendetta.

Ma l’ispirazione va anche oltre, indietro per la precisione, se è vero che Xtremo sembra guardare ad un certo cinema d’azione tipico del periodo a cavallo tra gli anni ’80 ed i ’90. La trama è elementare, il modello è quello peculiare del più classico dei revenge movie. Una spirale di vendetta, in cui ogni personaggio tenta di vendicarsi di qualcosa alimentando un meccanismo di violenza che cresce in maniera esponenziale. Uno vs tutti, un uomo solo contro un intero clan criminale. Un killer della mala che vuole uscire dal giro, un tradimento, un attentato quasi mortale, una sopravvivenza miracolosa, un figlio da vendicare. Lo stesso villain rispecchia gli standard, un sanguinario rampollo malavitoso che cerca di scalare posizioni passando sopra chiunque tenti di fermarlo, padre compreso.

Storia semplice che si concede con discrezione pure l’accenno emotivo, l’elaborazione di un lutto ma anche il lutto come punto d’incontro tra soggetti diametralmente opposti che in comune hanno la sofferenza. L’atmosfera è cupa. Non ci sono cani o maiali da vendicare ma figli, genitori, fratelli. In un film in cui muoiono ragazzini (addirittura due), donne, anziani, in cui una capoclan di mezza età viene presa a cazzotti e scaraventata su un tavolo da gioco.

film Xtremo (2021)L’anima di Xtremo è Teo García. È lui che firma il soggetto e la storia (che diventa sceneggiatura tra le mani di Ivan Ledesma), già al centro di un corto quasi omonimo che lo stesso García aveva diretto quindici anni prima (Extremo, del 2006). Ma, soprattutto, è lui a ricoprire il delicato compito di coordinare e supervisionare combattimenti e sequenze d’azione per poi passare davanti alla macchina da presa ed interpretare con credibilità il ruolo di Maximo, il protagonista, figura fondamentale per un prodotto di questo tipo. Il 49enne spagnolo ha un ricco background di arti marziali che comprende tai chi, ninjutsu, taekwondo, karate sankudokai, naginatajutsu e kenjukabo.

Fisico tirato, volto che magari non buca lo schermo ma ha l’aria adeguatamente vissuta, il lato attoriale regge con sufficienza lo scopo anche perché a fare (e bene) il suo dovere ci pensa il versante marziale; dall’insieme di discipline viene fuori uno stile efficace, brutale, pulito, non particolarmente acrobatico (anche se qualche calcio volante lo tira) ma che trova la sua incisività in un’esecuzione rapida, potente e coordinata. Inutile anche sottolineare che Maximo è il fulcro di un film impostato in modo da enfatizzarne la figura.

Classico character capace di azioni sopra la media, quasi invulnerabile ma non fumettoso – viene ferito in un paio di occasioni, oltre a saperle prendere da un avversario che rispetta e che dovrà battere d’astuzia, viene tratteggiato anche attraverso le azioni dei personaggi circostanti – emblematico il tizio che per paura lascia la rissa dopo averlo riconosciuto. L’azione, quindi, viene quasi sempre strutturata intorno a lui.

Xtremo mette a segno svariate macro sequenze di rilievo, in particolar modo lunghi corpo a corpo (spesso multipli, 1 vs numero indefinito), ma anche sparatorie, duelli di spada. Penso al lungo conflitto a fuoco iniziale che setta subito quello che sarà il canovaccio, oppure l’attentato in cui Maximo vende cara la pelle (arrivando a difendersi addirittura con un chiodo estratto dal muro) prima di capitolare, e ancora la scazzottata coi russi che diventa l’occasione per Maximo di intraprendere, quasi casualmente (ed in maniera un po’ facilona), un’amicizia col giovane Leo che diventa un modo per esorcizzare i propri demoni ma anche ulteriore linfa della sua missione di vendetta.

film Xtremo (2021) netflixL’ultimo lungometraggio del regista Daniel Benmayor risaliva al 2015, anno di Tracers, realizzato negli States; qui ci starebbe il paragone con la sua opera precedente ma mi toccherebbe mentirvi, quel film non l’ho visto, le mie resistenze su Taylor Lautner mi hanno fatto desistere per il momento. Benmayor non è certo uno Stahelski o un Leitch, riesce comunque a fare un lavoro diligente, adeguato alla situazione, infonde ritmo e valorizza il materiale a disposizione; cerca la variazione sul tema, imbastendo le sequenze in maniera differente a seconda del contesto, trovando il modo per concedere i momenti cool al suo protagonista.

Come nel caso della scena dell’officina, una delle migliori, che inizia con Maximo che spegne la luce con una sparachiodi che utilizzerà più avanti insieme agli oggetti più disparati (tra cui un cacciavite ed una sega elettrica, vi lascio immaginare in che modo) oltre ad una valanga di calci e cazzotti. Non mancano interessanti soluzioni visive, anche in questo caso faccio prima ad aiutarmi con gli esempi citandovi il round in discoteca dove si gioca molto su luci ed ombre, sul fumo, sulle silhouette.

Azzeccato anche il cast di contorno. A partire da Óscar Janeada nel ruolo di Lucero, il cattivo principale che l’attore aveva già interpretato nel sopracitato cortometraggio, anche lui costruito su cliché che Janeada è bravo a domare, utilizzandoli a proprio vantaggio; sadico e sanguinario, subdolamente vigliacco all’occorrenza, mescola cultura iberica ad elementi tipici della Yakuza (dai tatuaggi alle tradizioni, pronunciando anche svariati dialoghi in lingua giapponese), lo showdown finale a colpi di katana è il degno final round della scalata di rivalsa di Maximo.

Alberto Jo Lee è il suo braccio destro giapponese, dai valori vecchia scuola come onore e rispetto, in combattimento (rigorosamente a mani nude) sarà l’osso più duro per Maximo; lo scagnozzo più violento è invece affidato a Sergio Peris-Mencheta, che con Janeada aveva già recitato in Rambo: Last Blood, Finito (‘Lo smilzo’ nella versione italiana) inserisce un risvolto personale nella tentata uccisione di Maximo (che costa la vita al figlio), ripetendosi con gli affetti del giovane Leo, interpretato da uno spigliato Óscar Casas, che sbarca il lunario con lo spaccio nel tentativo di mantenere la famiglia.

Insomma, Xtremo conserva con fierezza il suo cuore europeo che batte all’interno di un modello americano. La voglia di rifarsi a quel modello di riferimento non deve essere vista come semplice emulazione, ma piuttosto finisce per diventare merito ( di un prodotto che va premiato anche per la sua provenienza), evidenziandone ambizione nell’esecuzione che compensa la semplicità di una storia che se ne frega di cercare l’originalità ma anzi utilizza i cliché per costruire e rafforzare la propria efficacia. Un film quindi sincero, coerente con le proprie intenzioni, costruito sulle botte elargite da un protagonista che viene alimentato a tacche di un bodycount senza dubbio copioso.

Di seguito trovate il trailer internazionale di Xtremo: