Titolo originale: American Gods , uscita: 30-04-2017. Stagioni: 4.
20 cose da sapere sulla serie American Gods di Bryan Fuller e Michael Green
18/04/2017 news di Sabrina Crivelli
Il romanzo fantasy di Neil Gaiman arriva in TV, siete preparati?
Gli dèi muoiono. E quando muoiono davvero nessuno li piange o li ricorda.
American Gods, adattamento in veste seriale ad opera di Bryan Fuller e Michael Green del romanzo fantasy firmato da Neil Gaiman pubblicato nel 2001, debutterà su Starz il prossimo 30 aprile.
Prodotto per il piccolo schermo in cui a quanto pare non mancheranno sangue e violenza, la serie è incentrata su “una faida tra dei vecchi e nuovi: gli dei tradizionali della mitologia di tutto il mondo che stanno costantemente perdendo fedeli a scapito di un pantheon di dei parvenu che riflettono il moderno amore della società verso i soldi, la tecnologia, i media, le celebrità e la droga“. Protagonista della vicenda è Shadow Moon, incarnato da Ricky Whittle, “un ex detenuto che diventa guardia del corpo e socio di viaggio di Mr. Wednesday (Ian McShane), un truffatore che in realtà è uno degli dei più anziani”. I due iniziano insieme un tour per gli Stati Uniti, “una missione per raccogliere le forze in preparazione della battaglia contro le nuove divinità”.
In attesa di poter vedere i primi 8 episodi, abbiamo indagato su alcuni punti fondamentali dello show rivelati dall’autore, dagli showrunner, dal regista David Slade e dai protagonisti, tra cui troveremo anche Pablo Schreiber (Mad Sweeney), Yetide Badaki (Bilquis), Peter Stormare (Czernobog) e Bruce Langley (Technical Boy). Scoprite quindi le 20 cose da sapere su American Gods:
1) Gaiman ha affermato che l’idea che ha dato vita al romanzo risale ad un Comic-Con, manifestazione di cui l’autore è assiduo frequentatore sin dal 1989. Ha anche raccontato che il primo capitolo è stato stilato nel 1999, durante un viaggio in treno lungo tre giorni da Chicago per raggiungere proprio San Diego.
2) La complessa sfida rappresentata dall’adattare un materiale “così grande e massiccio da non poter nemmeno essere approcciato” è stata affrontata da Slade frammentandolo “in piccoli appunti su post-it”. Il regista ha poi aggiunto che funzionerà dacché “grazie a Michael [Green] e Bryan [Fuller] ci si può completamente sbizzarrire e diventare cinematici”. Fuller ha specificato inoltre: “E’ divenuto fan fiction in un modo meraviglioso. Siamo stati rispettosi del modello, ma avevamo anche il compito di trasportarlo in televisione”. Infine ha giocato un ruolo fondamentale un contatto diretto con la fonte, con Green che ha sottolineato quanto Gaiman sia stato provvidenziale: “Se eri bloccato, avevi la possibilità di inviare una e-mail all’autore per un consiglio”.
3) Gaiman ha raccontato che uno degli aspetti in cui si è sentito più coinvolto è stato il casting e, quando il progetto ha iniziato ad essere vagliato da Starz, dichiarò: “L’unica cosa su cui sono stato intransigente era di mantenere le connotazioni razziale dei personaggi stessi”. Ha poi elogiato il fatto che “non vi è stata alcuna recalcitrazione” da parte della rete.
4) Ci sono peraltro diverse interessanti storie relative alle audizioni. Gaiman ha detto: “Abbiamo messo il povero Ricky sotto torchio, non so quanti provino abbia dovuto affrontare”. Il numero è poi stato specificato da Whittle: “Sedici“. C’è anche chi ha avuto vita decisamente più facile d’altra parte. “Con Ian,” secondo Gaiman, “è stato semplice quanto ricevere una telefonata da Bryan in cui chiedeva: ‘Che ne dici di Ian McShane?’ ”. Dalla sua quest’ultimo era però piuttosto incerto: “Non avevo nessuna intenzione di tornare a lavorare a qualsiasi forma di produzione televisiva, ma poi ho letto [il copione di] questa”.
5) McShane ha descritto Mr. Wednesday come “un truffatore di poca importanza, ma elegante”. Per il suo Technical Boy Langley ha invece asserito che non lo ritiene né un villain, né un eroe, aggiungendo poi che “non gli frega nulla di nulla. Tutti sono cosmicamente irrilevanti”. Kristin Chenoweth infine ha delineato in modo perfettamente calzante il suo personaggio con queste testuali parole: “Easter è molto, molto arrabbiata che Gesù si sia preso la sua festività”.
6) Al quesito se sia necessario leggere il libro per comprendere lo spettacolo TV, Green ha replicato: “Se non l’avete mai [letto], dovreste farlo”, ma Fuller ha promesso: “Ci prenderemo cura di voi se non l’avete ancora fatto”. Inoltre a parere di Gaiman: “Se avete letto il libro, siete sicuramente avanti, ma abbiamo in serbo delle sorprese per voi. Abbiamo novità che vi stupiranno. E sarà possibile trascorrere molto più tempo con molti più personaggi” nel corso della prima stagione.
7) Gaiman ha confidato anche che la serie è un’occasione così che una parte di narrazione – che non è stata inserita nel libro – possa finalmente vedere la luce, dicendo: “Quando ho consegnato il manoscritto originale mi hanno fatto tagliare 10-15.000 parole”. Ci sono poi numerose idee che non hanno mai nemmeno raggiunto la fase di stesura della bozza, ossia delle sezioni addirittura solo immaginate e mai messe su carta, come ad esempio “4.000 anni di retroscena su Mad Sweeney”. Questi materiali avrebbero potuti però essere ereditati da Fuller e Green. L’autore aveva altresì pensato a delle sottotrame che non sono poi mai state inserite nel suo libro, tra cui “Una storia ambientata in un campo di reclusione dei giapponesi negli Stati Uniti durante la Seconda Guerra Mondiale, che avrebbe potuto essere la storia di Kitsune”. Quest’ultima forse sarà concretizzata da Fuller, oppure in un altro romanzo; la seconda opzione è sempre più probabile stando allo scrittore.
8) Lo show, secondo Brown, si riserva l’opportunità di “integrare problematiche attuali”, tra cui “la questione del controllo delle armi, i diritti delle donne, il modo in cui i social media ci separano, [e] le sperequazioni razziali”.
9) Per ciò che concerne le sezioni del libro che presentano storie collaterali, come ad esempio i capitoli incentrati sull’arrivo in America, Fuller ha tranquillizzato i loro estimatori assicurando: “Abbiamo la possibilità di utilizzarle come base per storie più estese”. E niente paura: “Come regola generale”, Gaiman ha ribadito , “se l’avete amato nel libro, probabilmente lo ritroverete anche sullo schermo“.
10) Tra gli attori, la Badaki ha rivendicato forse la maggiore familiarità con il romanzo. Ha rivelato infatti: “Come fan, ho letto il libro quando è uscito”, aggiungendo che si rispecchiava con le vicende narrate poiché “è una storia di immigrazione in America. Facebook mi ha appena ricordato che sono diventata un cittadina soltanto tre anni fa. Ehi, tre anni per passare da cittadina americana a divinità americana!“.
11) Slade, che ha all’attivo Hard Candy, 30 giorni di buio e The Twilight Saga: Eclipse ha diretto il primo episodio ed è stato scelto grazie alla sua amicizia con Fuller. I due hanno infatti lavorato insieme su Hannibal sin dall’inizio, a cui Slade aveva preso parte sia come produttore esecutivo che dietro la macchina da presa per alcuni episodi, tra i quali il pilot peraltro.
12) American Gods avrebbe dovuto in origine essere una produzione HBO. Nel 2011, poco prima del debutto di Il Trono di Spade, l’emittente aveva infatti iniziato a sviluppare AG in forma seriale, inizialmente per la Playtone (fondata da Tom Hanks), ma ci sono stati problemi tra le due società. Così dopo 3 anni di infruttuosi tentativi di sviluppare lo show, la rete finalmente ha abbandonato il progetto, per fortuna non detenendone a oltranza i diritti. A riguardo l’ex presidente della programmazione Michael Lombardo ha spiegato: “Non siamo riusciti a ottenere una sceneggiatura buona come avremmo avuto bisogno che fosse. Ritengo sapessimo che cimentarci con questo libro sarebbe stata una sfida; ogni buon romanzo è una sfida da adattare e [lo è il] conseguire la qualità necessaria in TV … Abbiamo provato tre diversi sceneggiatori, ci abbiamo investito un sacco di energie. Alcune cose semplicemente non accadono”.
13) Parlando di sceneggiatura, chi meglio potrebbe adattare un romanzo così complesso dell’autore stesso? Gaiman è stato dunque ampiamente coinvolto nella realizzazione dello show. Non solo, ha stilato direttamente gli script di svariati episodi della prima stagione. Dei rimanenti si sono invece occupati Fuller e Green stessi. D’altra parte, Gaiman ha già una certa pratica in termini di sceneggiature: oltre ad un paio di cortometraggi e a La leggenda di Beowulf (2007) di Robert Zemeckis, co-scritto insieme a Roger Avery, ha lavorato all’adattamento in mini-serie del suo Nessun dove, ad un episodi di Babylon 5 e ad alcuni di Doctor Who.
14) Non solo. L’autore ha influito in maniera incisiva sul risultato finale. Ad esempio è stato sul set durante le riprese del primo episodio, e, parlando con Fuller di come – in una scena – Shadow avrebbe agito al di fuori del suo personaggio, lo ha convinto a cambiare prontamente il copione per rimediare.
15) Sono anche inclusi nella trama alcuni elementi di I ragazzi di Anansi, che condivide con American Gods un personaggio, Mr. Nancy, e l’universo dove la vicenda si svolge. Pubblicato cinque anni dopo AG, Anansi Boys non rappresenta però un seguito del romanzo del 2001, anzi è in realtà stato concepito qualche anno prima. Se la questione può in parte confondere, Gaiman ha più o meno chiarito la questione dicendo che “per me è ambientato nello stesso mondo di American Gods. Diversi attenti lettori mi hanno però fatto notare che AG sarebbe collocato anche nello stesso universo di Stardust e queste due storie non paiono avere molto in comune …”.
16) Inoltre, per ciò che riguarda I ragazzi di Anansi, non rappresenta solo la fonte per una piccola parte delle fonti utilizzate nella serie di Fuller e Green, ma con ogni probabilità riceverà presto un adattamento tutto suo, attualmente in via di sviluppo ad opera della BBC.
17) Le sequenze all’interno della House on the Rock sono state girate nel celebre quanto strano edificio realmente esistente con il medesimo nome. Difatti se molti sono i posti singolari incontrati da Shadow nel corso della sua road trip americana, tra questi la “Casa sulla Roccia” rappresenta forse uno dei più stravaganti; attrazione turistica situata in Wisconsin, essa può fornire ai visitatori ogni tipo di stranezza architettonica e di raccapricciante soprammobile possibile. Si può facilmente ben comprendere come uno scrittore dedito al fantastico possa essere stato affascinato da un simile luogo!
18) L’originalità della House on the Rock risale già alla sua costruzione: intorno agli anni 20 l’aspirante architetto Alex Jordan Jr. intraprese un lungo viaggio per mostrare i piani per un edificio che aveva progettato al suo idolo, Frank Lloyd Wright. Questo li guardò e non ne fu particolarmente entusiasta, anzi, dopo averli visionati commentò che “non lo avrebbe assunto nemmeno per progettare un pollaio”. Umiliato e furioso, sulla via del ritorno, Jordan Jr. s’imbattè in una grande roccia, che sporgeva fuori dalla boscaglia, decidendo di edificare proprio lì la sua stramba magione, a dispetto di ciò che Wright aveva asserito. Nel corso del tempo, cominciò poi ad aggiungere ingressi e costruire nuove ale, come stanze piene di macchine automatiche musicali e il più grande carosello al coperto del mondo.
19) Non è tutto narrato, come nell’originale cartaceo, dal punto di vista di Shadow, ma le prospettive sono molteplici. In un episodio troveremo ad esempio quella di Laura Moon (Emily Browning), sua moglie. Inoltre i singoli episodi sono ognuno incentrato sulle peripezie di un diverso personaggio, piuttosto che continuare a saltare dall’uno all’altro.
20) Non ci sono solo protagonisti maschili, come nell’originale libresco. Fuller infatti ha voluto replicare la prassi già usata in precedenza in due delle sue quattro serie TV, Wonderfalls e Dead Like Me, che erano appunto incentrate su figure femminili. Nel suo più recente Hannibal, adattamento dai famosi romanzi di Thomas Harris, lo showrunner ha altresì cambiato tre personaggi in origine maschili in altrettanti femminili, volendo dare alle donne maggiore spazio nel serial. Ugualmente per il tribolato Star Trek: Discovery (da cui sappiamo si è poi dovuto tirare indietro per i troppi impegni in agenda) ha voluto che la protagonista fosse una donna. Se, secondo le colorite parole di Fuller, “il romanzo è perlopiù un salsicciodromo” che segue le peripezie di “due ragazzi durante una road trip“, nella resa per il piccolo schermo, però, essendoci alcuni “personaggi femminili così fantastici” si è deciso di “dar loro maggior spazio, lasciando fuori alcuni accordi narrativi per includerli”. Ad esempio, Bilquis – che nella pagine cartacee ha uno spazio piuttosto limitato – nello show è “un personaggio pienamente delineato, con un arco che è altrettanto emozionante [come quello di ogni altro]”.
Di seguito intanto potete vedere il viedo dei titoli di testa e 6 featurette sui protagonisti:
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