Voto: 5.5/10 Titolo originale: Avatar the Last Airbender , uscita: 22-02-2024. Stagioni: 2.
Avatar – La leggenda di Aang, stagione 1: la recensione della serie live action (su Netflix)
22/02/2024 recensione serie tv Avatar the Last Airbender di Stella Delmattino
Gordon Cormier e Daniel Dae Kim sono al centro di un adattamento che si impegna a replicare i fasti dell'originale animato, con alterne fortune
Per chi non l’avesse seguita, la serie di Nickelodeon del 2005 Avatar – La leggenda di Aang (Avatar: The Last Airbender) era un’odissea che combinava un intricato worldbuilding, riferimenti meticolosi alle culture asiatiche e native, un umorismo frizzante e una trama drammatica, il tutto animato in un affascinante stile ispirato agli anime giapponesi.
È stata un successo senza precedenti, che ha attirato milioni di giovani spettatori e riscosso un’enorme quantità di apprezzamenti da parte della critica. La serie ha introdotto al pubblico un universo così ricco, completo e pieno di storie, miti e tradizioni che non ha mai avuto bisogno di un seguito.
Ma sappiamo bene ormai che le cose non funzionano così a Hollywood.
Nel 2010 c’è stato il famigerato film live-action L’ultimo dominatore dell’aria di M. Night Shyamalan, meritatamente accolto da un feroce fiume di insulti da parte dei fan. La serie sequel, La leggenda di Korra (The Legend of Korra), era più in linea con l’originale, ma comunque non necessaria.
E lo stesso si può dire adesso per Avatar – La leggenda di Aang di Netflix, ennesimo adattamento live action pagato a peso d’oro che dimostra quanto sia difficile catturare la magia di un prodotto tanto amato.
Come la serie animata originale, anche Avatar – La leggenda di Aang si svolge in un mondo orientaleggiante fittizio composto da quattro nazioni: i Nomadi dell’Aria, la Tribù dell’Acqua, il Regno della Terra e la Nazione del Fuoco. In questo mondo, un gruppo selezionato di persone di ogni nazione sono ‘dominatori’, in grado di manipolare il proprio elemento natale.
Per un secolo la Nazione del Fuoco ha condotto una guerra vincente contro le altre tre, durante la quale è scomparsa l’unica speranza di pace, l’avatar, l’unico padrone assoluto dei quattro elementi. Quando due fratelli della Tribù dell’Acqua, Katara (Kiawentiio) e Sokka (Ian Ousley), scoprono l’avatar prodigo, un dodicenne nomade dell’aria di nome Aang (Gordon Cormier), i tre intraprendono un viaggio per completare l’addestramento di Aang e poter salvare il mondo dalla minaccia della Nazione del Fuoco.
Questo ‘Avatar’ tenta di condensare in 8 episodi diverse linee narrative, molte delle quali erano state distribuite in decine di episodi nel robusto intreccio dell’originale.
Alcune delle ‘economie di scala’ che l’adattamento utilizza per fondere alcune narrazioni – creando nuovi collegamenti e linee guida tra storie originariamente ambientate in luoghi diversi, ad esempio – sono ben realizzate. E grazie al coinvolgimento dei creatori, Michael Dante DiMartino e Bryan Konietzko, ogni sottotrama, anche se spostata o modificata, rimane fedele, se non proprio nei dettagli, assolutamente nello spirito, a quella della sua controparte animata.
La serie è anche piena di Easter Egg accuratamente posizionate rispetto all’originale. Qualcosa di poco conto, come la menzione di sfuggita da parte di un personaggio sullo sfondo dell’incontro dell’Avatar con alcuni ‘pidocchi giganti‘ in un episodio, farà immediatamente capire ai fan le pericolose bestie che il ‘Team dell’Avatar’ ha affrontato nell’episodio 11 della versione di Nickelodeon.
Ma La leggenda di Aang cerca anche di rielaborare così disperatamente le sue storie che spesso il ritmo ne risente; le avventure diventano un po’ troppo contorte e c’è così tanta azione accatastata che è facile perdere di vista la posta in gioco e il senso di urgenza di ogni singola trama.
Per fortuna, come avvenuto recentemente per One Piece (la recensione), un altro adattamento live action targato Netflix, gran parte del casting qui è ispirato. Questo vale soprattutto per i cattivi: Dallas Liu garantisce il perfetto equilibrio tra rabbia e vulnerabilità al nemico di Aang, Zuko, il principe ‘emo’ della Nazione del Fuoco.
Elizabeth Yu, nei panni della perversa sorella di Zuko, Azula, è altrettanto spietata ma più concreta rispetto al personaggio folle del cartone animato, mentre Daniel Dae Kim conferisce l’appropriata gravità da arcimago al padre di Zuko e Azula, lo spietato Signore del Fuoco Ozai. Il Comandante della Nazione del Fuoco Zhao, squallido ed egoista, interpretato da Ken Leung, ruba spesso la scena anche come villain secondario.
Anche l’interpretazione di Ian Ousley nel ruolo di Sokka è genuinamente accattivante; in qualche modo la giovane attrice riesce a catturare esattamente la cadenza, le espressioni facciali e persino i tempi comici del suo equivalente animato.
Il resto del ‘Team dell’Avatar’, invece, non è altrettanto forte. La Katara di Kiawentiio sembra eccessivamente sentimentale e superficiale. Allo stesso modo, l’interpretazione del 14enne Gordon Cormier nei panni di Aang è così scialba, così sforzata nel tentativo di sembrare naturale, che non riesce a dominare lo schermo nel modo in cui il suo personaggio dovrebbe.
Forse il problema principale di questo adattamento è che gran parte dell’umorismo giocoso è andato perso nella ‘traduzione’. Il film del 2005 ricorreva coscientemente a tutti gli strumenti comici tipici degli show animati per bambini: gag visive, battutine, effetti sonori, espressioni bizzarre.
Avatar – La leggenda di Aang non riesce a replicare esattamente lo stesso tipo di comicità dell’originale, ma non riesce nemmeno a capire come costruire un nuovo linguaggio comico che funzioni meglio in questa forma ‘dal vivo’.
Anche l’aspetto artistico lascia molto a desiderare, con sfondi ed effetti visivi in CGI distrattamente goffi e poco realistici. Se a ciò si aggiungiamo acrobazie filmate con un uso eccessivo del rallentatore, si ottiene un prodotto che spesso appare semplicemente ‘finto’ (due eccezioni degne di nota sono i dettagli degli oggetti di scena e l’elegante design dei costumi, opera di Farnaz Khaki-Sadigh).
Si potrebbe ribattere che è destinato anche ai non conoscitori dell’opera originale (come no …), ma in definitiva, Avatar – La leggenda di Aang finisce per essere un po’ come la gran parte degli adattamenti di anime in live action da parte di Netflix: anche nel migliore dei casi, serve solamente a ricordarci che esiste già un Avatar migliore. E ha già salvato il mondo.
Di seguito trovate il trailer finale doppiato in italiano di Avatar – La leggenda di Aang, dal 22 febbraio nel catalogo di Netflix:
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