Titolo originale: BEASTARS , uscita: 10-10-2019. Stagioni: 3.
Beastars (stagione 1) | La recensione della serie animata furry di Netflix
16/03/2020 recensione serie tv BEASTARS di William Maga
Il manga di Paru Itagaki prende vita in 12 episodi intensi e splendidamente animati, che sotto alla superficie da teen drama nascondono un cuore di tenebra che parla di umanità e istinti naturali
Se è vero che parecchi classici di casa Disney, animati o in formato tascabile, o certi cartoon di Hanna & Barbera (ma non dimentichiamo opere seminali come Kimba – Il leone bianco di Osamu Tezuka) hanno iniziato da tempi immemori intere generazioni di bambini a divertenti e teneri mondi furry (ossia popolati di animali antropomorfi, ma vale anche per quelli con umanoidi con caratteristiche animali), è altrettanto interessante notare che i titoli che abbiano fatto ricorso in toto (nel pur splendido BoJack Horseman al fianco degli animali ci sono degli umani) a tale premessa para-fantastica per parlare fuor di mero ‘racconto educativo’ a un pubblico più adulto e maturo sono infinitamente inferiori come numero.
In anni recenti ci hanno provato ad esempio alcuni fumetti, come il noir Blacksad di Juan Díaz Canales e Juanjo Guarnido e il bonelliano I bastardi di Pizzo Falcone, oppure il manga Beastars, popolarissimo e pluripremiato manga shōnen (in corso di pubblicazione in Italia) dell’autrice e illustratrice Paru Itagaki, figlia dell’acclamato mangaka Keisuke Itagaki (Baki the Grappler) e conosciuta per apparire in pubblico con indosso una grande testa di gallina che le nasconde il viso, di cui ora la solita Netflix distribuisce in esclusiva l’adattamento seriale in 2D e CGI in 12 episodi da 23 minuti, ideato a monte dallo studio di animazione CG Orange per Fuji TV.
Sostanzialmente, Beastars ci porta in un universo alternativo dove i predatori, resistendo ai loro impulsi naturali più oscuri, convivono per lo più pacificamente con le abituali prede erbivore, nello specifico all’interno del campus di un liceo giapponese, tra drammi amorosi, scelte di vita complicate e … misteriosi e brutali omicidi.
Al di là della premessa a prima vista teen, Beastars può essere però apprezzato per varie ragioni: se, d’impatto (e vista la provenienza potenzialmente kawaii), i personaggi potrebbero sembrare usciti da un film alla Zootropolis, non si tratta affatto di un tipico cartone animato pomeridiano per famiglie. Immaginate piuttosto il risultato come qualcosa che Paru Itagaki ha mutuato dalla lettura di romanzi come La collina dei conigli, La fattoria degli animali e I cani della peste e di visioni adolescenziali come la serie Tredici o il film Le regole dell’attrazione. E se è facilissimo poi leggerci l’imprescindibile topos de La Bella e la Bestia, fatto salvo che qui i rapporto sessuale sono qualcosa di tangibile e non di platonico, potreste trovarvi sorpresi a vederlo ibridato con le usuali dinamiche tragicamente romantiche e di amicizia / inimicizia viste spessissimo negli ultimi anni in opere che coinvolgono i ‘vampiri teen’ (predatori notturni di giovani fanciulle per eccellenza), da Twilight a True Blood, passando per Buffy – L’Ammazzavampiri. A rimarcare il nesso col famoso conte Dracula, l’autrice sceglie di chiamare Legoshi il suo protagonista, omaggio diretto al grande Bela Lugosi.
La Bestia, in Beastars, è appunto Legoshi, un lupo grigio relativamente timido e dai modi pacati che trascorre il suo tempo parimenti accanto a carnivori che operano sul Mercato Nero ed erbivori, studiando e lavorando come tecnico delle luci nel gruppo di teatro dell’Istituto Cherryton. Belle è invece Haru, una coniglietta nana completamente bianca che frequenta il club di giardinaggio ed è ostracizzata da tutti a causa della sua accesa promiscuità. Le cose si complicano quando il primo comincia a provare dei sentimenti ‘proibiti’ per lei.
Una storia stravista, vero? Insomma. Legoshi fa una certa fatica a venire a patti con la sua natura, ai puri istinti di carnivoro e alle contrastanti emozioni di dolce affetto e feroce attrazione carnale che prova per la coniglietta. Haru, d’altro canto, riesce a trovare una vera connessione con gli altri soltanto attraverso i rapporti sessuali, brevi momenti di fuga da una realtà in cui tutti intorno a lei la trattano esclusivamente con pietà, vedendola come una creatura così piccola, fragile e – presumibilmente – indifesa. I due sono inevitabilmente destinati a superare i personali demoni insieme, spesso in modi sorprendenti, ma la strada per la felicità – la vita è così d’altronde … – sarà lastricata di altrettanto prevedibili difficoltà, con la loro relazione messa costantemente alla prova dalle insidie più disparate.
Nell’equazione di inserisce l’aristocratico cervo rosso Louis, studente integerrimo che guida la compagnia teatrale della scuola e desideroso di ottenere il grado di Beastar, sinonimo di grande talento e enorme popolarità e stima. Orgoglioso e sicuro di se, non si cura troppo della sua natura di erbivoro, provando a tener testa ai carnivori senza troppa riverenza. È un individuo tipicamente manipolativo, ma capace di mostrare gentilezza e ammirazione (specialmente verso Legoshi). È un po’ il Taylor Lautner – o l’Alexander Skarsgård, o il James Marsters – della situazione, invaghendosi a sua volta di Haru e diventando così il problematico terzo vertice del triangolo amoroso.
Non bastasse, ci si mette la giovane lupacchiotta grigia Juno a complicare ulteriormente la situazione, innamorandosi a prima vista di Legoshi dopo che lui la salva da alcuni bulli e immaginandosi un futuro al suo fianco in cui riusciranno definitivamente a sancire la pace tra le due inconciliabili ‘razze’.
Tuttavia, questa patina romance young adult viene adombrata dal marciume che attraversa la vita del campus e la metropoli stessa; un certo numero di spaventosi ‘incidenti’ (leggi morti con sbranamento …) sta terrorizzando e tenendo sull’attenti gli erbivori, coi carnivori prontamente sulla difensiva e i vertici della scuola e i leader politici a cercar in qualche modo di mantenere la pace. C’è un’angoscia di fondo che serpeggia in Beasters, poiché lo spettatore non riesce ad anticipare quando o dove la primitiva violenza sia destinata a colpire. Purtroppo, l’unico aspetto che potrebbe lasciare deluso o frustrato qualcuno (o molti …) è che, alla fine, il mistero che circonda la brutale morte dell’alpaca Tem che apre la stagione non viene risolto. Almeno per ora. Vengono suggerite alcune piste circa l’identità dall’autore, ma nessuna soluzione.
D’altra parte, Beastars si preoccupa Beastars di affrontare attivamente quei problemi che questi animali molto simili agli umani potrebbero dover affrontare: individui di razze diverse possono accoppiarsi? Come ci si può assicurare che le creature più grandi non calpestino le più piccole? Ci sarà da qualche parte un luogo segreto in cui si vende carne ai carnivori? La serie mette sul piatto l’agognato tema della natura contro l’educazione, del puro istinto contro il pensiero e l’autocontrollo razionali. Riflette sul sentire comune, sui tabù e sulle regole che rendono civile una comunità, non importa quanto difficile sia resistere agli impulsi, sulla necessità di rimanere ‘umani’ per non sconfinare nella barbarie e nel caos.
Queste sono le vere tematiche di cui parlano Paru Itagaki e la sceneggiatrice Nanami Higuchi al cuore di Beasters, spesso gestite in modo tanto maturo e imprevedibile che si dimentica di ridere durante i non pochi momenti più leggeri e allegri della serie.
In definitiva, i 12 episodi della prima stagione di Beastars sono una bella mazzata per quelli che si aspettassero la solita serie giapponese strappalacrime per bambine – o comunque un pubblico femminile – con animaletti pucciosi e dinamiche prevedibili e rassicuranti; e sono anche qualcosa che probabilmente setterà un nuovo standard per un certo tipo di animazione (notevole il lavoro svolto qui dal colorista Satoshi Hashimoto e dal character designer Nao Ooute), attirando ancora più critiche per quelle produzioni (sempre più numerose) che per velocizzare i tempi si affidano a una CGI 3D che spesso rasenta l’indecenza.
Per chi se lo chiedesse, la stagione 2 di Beastars è già entrata in produzione in Giappone, anche se è ancora da confermare quando verrà ultimata e messa a disposizione da Netflix, quindi la risposta a domande del tipo cos’è successo a Louis, se Legoshi e gli altri indagheranno mai sulla morte di Tem, con chi stava parlando Legoshi nella 1×12 e cos’abbia a che fare quel vassoio di medicinali vuoto con quella misteriosa figura rimarranno per un po’ confinate solo nelle discussioni degli spettatori sui social media.
p.s. il doppiaggio italiano è modesto, ma molto peggio fanno i sottotitoli, approssimativi e fuorvianti a dir poco …
Di seguito il trailer internazionale di Beastars, nel catalogo di Netflix dal 13 marzo:
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