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Voto: 6.5/10 Titolo originale: ?? , uscita: 19-11-2021. Stagioni: 2.

Hellbound (stagione 1): la recensione dei 6 episodi della serie coreana (su Netflix)

20/11/2021 recensione serie tv di William Maga

Yeon Sang-ho (Train to Busan) adatta per il piccolo schermo il popolare webtoon fanta-horror Choi Kyu-seok, mettendo sul piatto innumerevoli spunti di riflessione importanti, ma senza capitalizzarli al meglio delle potenzialità

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La ‘febbre sudcoreana’ sembra non essere ancora pronta ad esaurirsi su Netflix e, visto il clamoroso successo mondiale di Squid Game (la recensione e il nostro approfondimento), è assai probabile che qualsiasi prodotto seriale realizzato da quelle parti attirerà facilmente l’attenzione di una buona fetta di abbonati. Ebbene, Hellbound, la serie in 6 episodi da 5o minuti diretta da Yeon Sang-ho (Train to Busan, Peninsula) e co-creata da Choi Kyu-seok (che è anche l’autore del webtoon su cui è basata), appartiene a un genere diverso da Squid Game: sangue e violenza non mancano certo, ma ci stiamo muovendo più in territori fanta-horror.

La premessa di questa storia è particolarmente intrigante ed è probabile che, al netto di alcuni problemi nello sviluppo narrativo e di una CGI non proprio eccelsa (va bene, proprio misera), riuscirà a catturare molti spettatori, anche quelli che solitamente disdegnano questo genere di prodotto.

La vicenda ruota attorno alle indagini che la polizia conduce contro un gruppo religioso, chiamato ‘La Nuova Verità’ e guidato da un giovane di nome Jeong Jin-soo (Yoo Ah-in), che la comunità chiama ‘Il Presidente’ e che, tuttavia, cela un preoccupante segreto. A guidare le operazioni c’è Jin Kyeong-hoon (Yang Ik-june), un uomo ancora emotivamente sconvolto dal brutale omicidio di sua moglie molti anni prima e nel mezzo di una relazione difficile con la figlia adolescente, Hee-jeong (Lee Re). che si è segretamente unita alla setta.

hellbound serie netflix 2021 posterQuando il detective Jin inizia a scavare nel caso, incontra il Presidente, che si dedica a diffondere il ‘vangelo degli angeli’ e ad incoraggiare i cittadini a pentirsi dei propri peccati. C’è poi Min Hye-jin (Kim Hyun-joo), un avvocato che viene assunto per rappresentare i cosiddetti ‘peccatori’ presi di mira dagli ‘angeli vendicatori’, su cui si scatena l’ira di un’altra organizzazione, la “Punta di Freccia”, una setta che in nome di Dio compie una vera persecuzione e atti di scioccanti violenza contro chiunque tenti di fermare gli ‘angeli’ o ne metta in dubbio l’origine.

Questa setta è infatti fomentata da un individuo eccitato e pazzo che si mostra attraverso dirette online, in cui viene condannato il tentativo di fermare i ‘castighi divini’, considerati la conseguenza naturale dei peccati commessi nella vita terrena nonché un biglietto di sola andata per l’inferno, diffondendo così ulteriormente la convinzione che tutto questo sia la volontà del Signore.

Hellbound, già dal prologo, si presenta come una serie che riempie lo spettatore di aspettative, ruotando attorno a misteriose entità soprannaturali, considerate appunto degli ‘angeli’, che arrivano sulla Terra per trascinare all’Inferno alcuni umani ‘predestinati’. O almeno così è quello che molti credono. Accade infatti che molte persone in diverse parti del mondo, tra cui Seoul, inizino a ricevere un’inquietante profezia proveniente da un’entità sconosciuta, che annuncia entro quanto tempo avverrà la loro morte. Arrivato il fatidico giorno, la Terra comincia a tremare e dal nulla compaiono questi strani mostri neri fumanti che con violenza e terribile imperturbabilità picchiano a morte e poi polverizzano il povero malcapitato di turno, per poi svanire nuovamente nel nulla.

Una premessa tanto sconcertante quanto elettrizzante e cruenta quella di Hellbound, che nel corso degli episodi tende però a diventare quasi un crime drama più tradizionale.

Con il progredire della storia, sembra esserci infatti sempre più interesse a risolvere quei problemi derivanti dalla bizzarra e terribile situazione piuttosto che indagare a fondo su questi esseri ultraterreni o aiutare quelle persone che stanno per essere brutalmente uccise da loro. In Hellbound non manca certo la volontà di esplorare certi argomenti considerati unanimemente delicati e spinosi, tra cui la religione ‘a scopo di lucro’, l’appetito del popolo per la violenza cieca e l’ascesa del puritanesimo isterico. Purtroppo, tutto si fa un bel po’ confuso e ridondante, non lasciando spazio a svolte concrete e/o spiazzanti nella vicenda, tranne che per il finale, che suggerisce chiaramente una seconda (inevitabile?) stagione.

hellbound serie netflix 2021Hellbound è quindi una serie intrigante, ma imprecisa. Saranno probabilmente i fan dei polizieschi procedurali con un tocco di soprannaturale ad apprezzarla maggiormente, mentre coloro che si aspettavano – aiutati in questo dai trailer – qualcosa di più prettamente orrorifico o anche di profondo potrebbero rimanerne delusi.

D’altro canto, gli appassionati abituali dei k-drama avranno un altro titolo da aggiungere alla lista dei prodotti da recuperare al più presto, mentre i ‘nuovi fedeli’ ispirati dalla grande risonanza di Squid Game avranno modo di affacciarsi su un altro tipo di narrazione.

Detto questo, Hellbound solleva domande dalle quali ne nascono molte altre, volte a fornire spunti di riflessione: cosa accadrebbe se il ‘divino’ entrasse improvvisamente a far parte della nostra vita e come ci comporteremmo in quanto esseri umani sapendo che c’è davvero qualcuno che esamina le nostre azioni e che è pronto a punirci nel modo più terribile? E a questo punto, qual è il vero valore del libero arbitrio, che dovrebbe l’elemento cardine che ci caratterizza proprio come esseri umani?

Come accennato, durante la visione di Hellbound si gettano sul tavolo sette ed estremismi (e di come certe religioni siano completamente orientate al profitto e allo sfruttamento dei propri seguaci), senso di moralità e mercificazione del dolore, e – ad esempio – sequenze come quella del video in diretta organizzato come punizione che non possono che colpire lo spettatore.

hellbound serie netflix 2021La scelta (lodevole) di toccare i suddetti molteplici temi si scontra tuttavia con un minutaggio complessivamente limitato perché possano essere esplorati adeguatamente. Gli appena sei episodi di Hellbound – peraltro divisi in due segmenti da tre, ambientati a distanza di tempo – non sono affatto sufficienti per affrontare nel migliore dei modi molti dei discorsi che via via si aprono, e così il senso di insoddisfazione è inevitabile.

Anche la caratterizzazione dei personaggi – alcuni dei quali compaiono solo nella prima parte della serie – avrebbe meritato uno spazio diverso, anche se bisogna ammettere che alcuni dei protagonisti – in particolare Yoo Ah-in, Kim Hyun-joo e l’appassionato Kim Hyun-joo – colpiscono per l’intensità delle relative interpretazioni.

Inoltre, come anticipato in apertura, la CGI impiegata per dar vita sia alle creature mostruose che ai cosiddetti “angeli” è tutt’altro impeccabile, e da una serie dal budget consistente – come risulta evidente dal resto della messa in scena – sarebbe stato lecito aspettarsi un’attenzione ben differente.

In definitiva, il giudizio complessivo su Hellbound resta tutto considerato positivo, più per le idee di fondo che per l’effettiva realizzazione. L’augurio è allora quello che gli autori facciano tesoro dei pregi e dei difetti e correggano il tiro per la seconda stagione, perché a quel punto potremmo veramente trovarci tra le mani un prodotto di altissimo profilo.

Di seguito trovate il final trailer internazionale (con sottotitoli italiani) di Hellbound, nel catalogo di Netflix dal 19 novembre: