Voto: 7.5/10 Titolo originale: ?? , uscita: 25-01-2019. Regista: Kim Seong-hun. Stagioni: 2.
Kingdom (stagione 2) | Recensione della serie horror coreana con Bae Doo-na (su Netflix)
15/03/2020 recensione serie tv ?? di Sabrina Crivelli
I nuovi episodi consolidano i punti di forza dello show originale, tra spettacolari sequenze di battaglia con infetti famelici, intrighi di palazzo sempre più complessi e tradimenti imprevedibili
È ormai trascorso un anno da quando è stata con successo messa a catalogo da Netflix la prima stagione di Kingdom (Kingdeom, la nostra recensione), e finalmente abbiamo potuto vedere come alcuni dei passaggi salienti della trama là iniziati sono ora stati sviluppati. I 6 nuovi episodi della serie coreana horror tratta dal webcomic The Kingdom of the Gods curato da Kim Eun-hee e disegnato da Yang Kyung ci rigettano subito nel cuore degli eventi, tra intrighi di palazzo, assassinii tra consanguinei e, soprattutto, famelici infetti.
Gli interrogativi lasciati aperti dalla season 1 sono portati avanti con maestria, e non è tutto. Sul finale è lanciato un intrigante cliffhanger che ci lascia ancora una volta col fiato sospeso in attesa della terza stagione, ma come? Anche in questa seconda stagione di Kingdom rimangono aperti interrogativi sul futuro del regno? Non è esattamente così, e tuttavia resta ancora molto da svelare …
Procediamo però con ordine. [Moderati SPOILER] La stagione 1 di Kingdom si era conclusa in un momento di estrema suspense. Ritroviamo difatti il principe ereditario in fuga, Lee Chang (Ju Ji-hoon), e il suo fido servitore, Mu-yeong (Kim Sang-ho), a Sangju, assediati da un’orda di zombie. La cittadina è stata fortificata, ma la minaccia è addirittura superiore a quanto si aspettassero. Queste sono ovviamente le ottime premesse per inscenare una serie di scontri spettacolari con l’orda di famelici ‘invasori’ che ormai di umano hanno ben poco.
Le ricostruzioni degli ambienti in stile Joseon e il numero cospicuo di comparse ci regala scene epiche memorabili (l’episodio 2×01 apre la nuova season con un assalto davvero ad effetto). Non stupisce quindi che – secondo le voci circolate – il già non piccolo budget di 1.78 milioni di dollari destinato alla realizzazione di ciascuno episodio sia stato sforato, e ne è stato indubbiamente fatto buon uso.
Inoltre, un ruolo fondamentale è giocato dalla regia di Kim Seong-hun (The tunnel), dietro alla mdp solo per la 2×01 (dopo il ‘monopolio’ nella stagione 1) e del subentrante Park In-je (The Mayor), che ne onora adeguatamente il lavoro nei restanti cinque episodi (si concede addirittura dei virtuosismi stilistici, come l’attacco degli infetti ‘all’incontrario’, ispirato forse a quello di Resident Evil: Retribution). Lo stesso vale per il season finale che, come a voler chiudere il cerchio in maniera simmetrica, è incentrato su un’altra battaglia altrettanto notevole che vede tuttavia come scenario primario Hanyang, la città imperiale dove risiede la regina Cho (Kim Hye-jun) e in cui – presumibilmente – si consumerà la resa dei conti.
Kingdom è un felice alternarsi ritmatissimo di fughe, combattimenti all’ultimo sangue e sacrifici estremi, dove nobiltà ed eroismo dominano e gli ‘zombie’ rappresentano un perfetto motore per lo sviluppo dell’azione e della narrazione, il tutto immerso nei picareschi scenari della Corea medievale. Tuttavia, abbiamo imparato che dietro a questa facciata action / horror c’è molto di più. Come per la prima stagione, questi mostruosi predatori non sono l’unico elemento utilizzato per costruire la suspense e probabilmente nemmeno il principale punto di forza della serie Netflix.
Invero, i non morti sono solo un ingrediente singolare aggiunto a un dramma in costume perfettamente confezionato. Sono la ragnatela di tranelli, sotterfugi e oscuri giochi di potere ad essere forse il suo pregio maggiore e ciò che avvince maggiormente. Kingdom è – anche – un racconto torbidamente politico (come ha detto lo sceneggiatore Kim Eun-hee, “questa è un’era in cui non possiamo separare la storia dalla politica del periodo”). L’equilibrio tra le sue due anime non viene meno di certo nella seconda stagione, anzi, cresce ulteriormente, un po’ grazie alla maggiore spettacolarità (come detto sopra) nel mettere in scena il lato orrorifico e zombie della vicenda, ma soprattutto perché ognuna delle molteplici sottotrame lasciate in sospeso trova qui un ulteriore sviluppo, una maggiore complessità, per poi infine risolversi appieno.
Ogni tessera del complesso mosaico di storie parallele porta a un unico epicentro, a una sola meta precisa. Può darsi che l’intreccio di Kingdom in alcuni suoi aspetti sia in parte prevedibile, eppure s’incastrano perfettamente i singoli tasselli e le azioni e reazioni dei i protagonisti e delle forze che rivaleggiano nelle fazioni opposte: da una parte le macchinazioni della la regina Cho e di suo padre, l’ambiziosissimo ministro Jo Hak-joo (Ryu Seung-ryong), dall’altra i tentativi del principe Lee Chang e dei suoi alleati di sventare i loro piani e rivelare al popolo la verità.
Ovviamente, una buona dose di volta faccia e tradimenti improvvisi danno un tocco di pepe in più. Riuscirà quindi il principe Lee Chang a riconquistare finalmente il trono che gli spetta e mettere fine alla tremenda epidemia? La dottoressa Seo-bi (Bae Doo-na) scoprirà l’origine del male e poi una cura? Fino all’ultimo episodio, Kim Eun-hee (che ha scritto da solo la sceneggiatura anche della seconda stagione di Kingdom) non dà modo allo spettatore di saperlo e, anche dopo aver scoperto il destino del regno, veniamo lasciati con una conclusione ancora una volta sospesa. Le nuove incognite? La ‘pianta della resurrezione’ e i suoi ‘scopritori’, che costituiscono il mistero intorno a cui ruoterà la stagione 3.
Di seguito il il trailer internazionale (con sottotitoli italiani) della seconda stagione di Kingdom, disponibile dal 13 marzo nel catalogo Netflix:
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