Voto: 8/10 Titolo originale: Masters of the Universe: Revelation , uscita: 23-07-2021. Stagioni: 1.
Masters of the Universe: Revelation – Part 2 (ep. 6-10), la recensione della serie animata Netflix
24/11/2021 recensione serie tv Masters of the Universe: Revelation di Francesco Chello
La seconda parte ripaga ampiamente le attese con la battaglia tra He-Man e Skeletor (e rispettive fazioni) che entra nel vivo tra azione, pathos e magia, abbinando abilmente forma e contenuto. Un revival che si conferma operazione riuscita, per il modo in cui rilegge la mitologia originale senza stravolgerla
Dal 23 novembre, Netflix ha reso disponibile la seconda parte di Masters of the Universe: Revelation, la serie animata creata da Kevin Smith, revival dedicato a quei Dominatori dell’Universo che hanno contraddistinto l’infanzia di quelli della mia generazione. Cinque nuove episodi che per comodità numereremo da 6 a 10 (così come fatto anche da IMDB), nonostante in piattaforma siano stati caricati con una nuova numerazione da 1 a 5 in riferimento alla seconda parte di stagione trattata come segmento a sé.
Pignolerie a parte, la cosa fondamentale è che la release totale sia avvenuta. Finalmente. Perché se il progetto a suo tempo aveva generato hype, la prima parte (la recensione) aveva avuto il grande merito di alimentarlo ulteriormente. Per dire, alla mia età io non ho resistito e di primo mattino mi sono sparato un episodio (Il sesto/primo, insomma fate voi) quando ero già in giro per lavoro. Provando rinnovata emozione sui titoli di testa, nonostante fossero gli stessi identici della volta scorsa. Ed è stato peggio, perché la curiosità anziché placarsi è salita alle stelle.
A ‘sto punto vi spoilero subito il mio giudizio finale, adesso che posso valutare l’opera nella sua interezza. Una bomba. Senza giri di parole. Revelation è una serie che ripaga attesa ed aspettative con un prodotto che non solo conferma quanto di buono aveva già fatto vedere, ma espande i concetti in una seconda parte di stagione che unisce epica e narrativa, battaglia e riflessioni, in una storia assolutamente emozionante ed avvincente.
Prima di entrare nel dettaglio, vorrei approfittare per lasciarmi andare a un paio di precisazioni su alcune cose lette/sentite da luglio ad oggi. Privilegio del poter scrivere due recensioni sulla stessa serie in due volte distanziate tra loro. Che non vuole essere un intervento gne gne gne per contraddire opinioni differenti. E ci mancherebbe. Come sapete, da queste parti non sopprimiamo il contradditorio ma anzi lo incoraggiamo, il problema non è certo avere diverse idee o vedute. Piuttosto, mi riferisco nello specifico ad alcuni attacchi ricevuti da Masters of the Universe: Revelation, senza cognizione di causa (nel migliore dei casi), se non mossi da pregiudizio e intolleranza (nel peggiore).
In particolare, i riferimenti al presunto spirito LGBTQ banalmente dovuti al look o l’incisività del ruolo di Teela. Perché, che ci crediate o no, c’è ancora qualcuno che trova inconcepibile che il personaggio femminile di turno non si presenti in gonnella e capelli raccolti, passando il suo tempo in cucina a preparare biscotti per eroi rigorosamente maschi – e possibilmente bianchi, visto che il conservatore doc non ha preso di buon grado nemmeno alcuni swap etnici. Ed a proposito di eroe, vogliamo parlare del polverone alzato da quelli che ‘c’è troppo poco He-Man’?
Che non sono stati sfiorati dal dubbio che forse non è un caso che la serie sia stata intitolata proprio Masters of the Universe togliendo il protagonista dal titolo come invece avveniva nella serie originale. Non che serva puntualizzarlo ancora, ma lo farò comunque, questa nuova storia è di tipo corale e pone uno dei suoi focus proprio sul concetto del ‘noi’ – e tra poco ci arriviamo. Poi, che alcuni personaggi (femminili, in barba ai suddetti haters) abbiano un peso determinante all’interno della vicenda è un qualcosa che trova una sua assoluta naturalezza e coerenza nell’economia del racconto.
Ma veniamo a noi, che tanto certe cose le diranno comunque e ora anche di più (prevedo bile). Stavolta voglio partire dal punto di vista narrativo/contenutistico. Se i primi cinque episodi avevano sapientemente costruito una struttura di interesse attraverso un clima di minaccia/pericolo, una missione itinerante, tasselli da incastrare di volta in volta, nuove (improbabili) alleanze ed un paio di colpi di scena piazzati al punto giusto, questa nuova tornata di puntate ci porta direttamente nel vivo dell’eterno conflitto tra bene e male.
La seconda parte di Masters of the Universe: Revelation ruota intorno al concetto del potere, nelle sue diverse sfumature e attraverso le prospettive dei possessori che si succedono. La responsabilità del potere, ma anche il rischio di subirne il fascino al punto da farsi corrompere, lasciandogli il sopravvento. Skeletor lo brama per piegarlo al proprio interesse divenuto ormai ossessione, la conquista e il dominio sono solo apparenza dietro cui si nasconde il desiderio assillante di sconfiggere una volta e per sempre He-Man, massima rappresentazione della concezione di nemesi.
Bramosia di potere, quindi, che porta a smarrire lucidità e perdere di vista le priorità, trasformandosi nella debolezza di un fianco che viene inavvertitamente mostrato ai propri nemici. Poi c’è Evil-Lyn, che il potere lo fa diventare presto delirio di onnipotenza, dimenticare e tradire la propria identità, accecata da una rabbia e un rancore che, attraverso interessanti flashback (in cui Skeletor indossa i simboli dell’Orda Infernale), accendono la luce su uno scenario inedito che coraggiosamente parla di un passato di abusi e violenze domestiche, altri temi dannatamente (e tristemente) attuali.
Una Evil-Lyn che riesce a raggirare Skeletor in un momento decisamente audace (e per certi versi imbarazzante), che ricorre a chiari riferimenti sessuali (ed uno storico bacio), perché la morale è che anche ad Eternia vige quella famosa unità di misura pilifera capace di rendere più di un carro di buoi. Ma se parliamo di potere arriviamo inevitabilmente a parlare di He-Man, colui che del potere ha capito il vero significato.
Non è un caso che la sua presenza in Masters of the Universe: Revelation sia cadenzata a differenza del suo alter ego, quel principe Adam che gode di un minutaggio maggiore e che attraverso questa sfida (ed il ritorno dalla morte) acquisirà maggiore maturità e consapevolezza. Dualismo che assume un significato metaforico nel momento in cui Adam si trasforma senza l’ausilio della spada, in una versione primordiale e animalesca He-Man, che ringhia e ruggisce ed è quasi fuori controllo, monito di un potere che in qualche modo va controllato. Il campione che ha accesso a tutto il potere dell’Universo e potrebbe ricorrervi a proprio piacimento ma decide saggiamente di utilizzarlo solo se necessario e, soprattutto, solo per aiutare gli altri.
In quell’ottica a cui accennavo prima, col noi che prevale sull’io (un po’ come accadeva nel recente remake young oriented dal titolo He-Man and the Masters of the Universe), l’importanza del senso della comunità, la sacralità di una famiglia che non deve essere necessariamente di sangue ma può allargarsi in base al proprio sentimento. Il potere dell’amicizia che deriva dal tenersi strette le persone a cui teniamo.
Famiglia che scricchiola e che rientra (sotto molteplici aspetti) tra i temi trattati, vedi riappacificazione tra Adam e Randor che si rende conto di aver preteso le cose sbagliate dal figlio (errore comune a molti genitori) perdendo di vista i motivi per cui poterne essere fiero; Randor che per lo stesso motivo vive anche una crisi coniugale con Marlena.
I personaggi principali di Masters of the Universe: Revelation vivono quindi un percorso evolutivo sia dal punto di vista emotivo che della caratterizzazione. Ci viene mostrato il passato di Sorceress (anche lei con i muscoli, con buona pace dei maschilisti), la sua scelta tanto doverosa quanto dolorosa di abbandonare la famiglia per la causa di Grayskull. La sofferenza di Duncan/Man-At-Arms che vive due volte la separazione, la prima quando diventa ragazzo padre, la seconda nella tristezza di un lutto.
Di Evil-Lyn ed il suo passato abbiamo detto, la nuova investitura del potere di Grayskull la trasforma prima nella maga del castello con un look che si presenta come una variante di quello di Sorceress con inserti di pipistrello al posto del falco, e poi in una potentissima versione ipertrofica che incute un mix di fascino e timore. Ruolo importante (e decisivo ai fini del conflitto) è quello ricoperto da Teela, che scopre il suo passato ed un lato di sé stessa che non conosceva, l’illustre parentela e la padronanza delle arti magiche che le aprono le strade del ruolo di nuova sacerdotessa.
Skeletor conferma il look più figo, lo Skelegod è bellissimo con le sue fiamme intorno al collo, viscido e ingannevole stringe alleanze che puntualmente tradisce, vende cara la pelle in battaglia – da segnalare lo scontro con l’He-Man primordiale, che porta devastazione in città manco fossero Superman e Zod nella Metropolis di Man of Steel.
Se abbiamo parlato abbondantemente della sostanza non vuol dire che la forma sia meno importante. Anzi, tutt’altro. Il comparto ludico e d’intrattenimento di Masters of the Universe: Revelation compie egregiamente il proprio dovere. Gli episodi hanno tutti grande ritmo e coinvolgimento, pathos nei punti strategici (inclusa la chiusura di ogni episodio che porta inevitabilmente a volerne ancora). Le battaglie sono concitate, corredate sempre da un impatto emotivo insospettabilmente sostenuto, dall’esaltazione degli scontri alla tristezza per altre morti inattese.
I combattimenti sono accesi, sorprendono alcune punte di violenza (e di sangue) che fanno anche affidamento sull’escamotage di utilizzare nemici sacrificabili come creature mostruose e morti viventi che possono essere bellamente sventrati e fatti a pezzi. Poi non so se sia l’esaltazione dovuta agli occhidellammore ma mi è sembrato di cogliere addirittura dei miglioramenti dal punto di vista delle animazioni, più fluide e dinamiche, adeguate allo scopo, mentre del tratto di disegno avevo già detto e mi limito a confermare il gradimento per un design che incarna a dovere le caratteristiche di ogni personaggio, creatura o paesaggio.
L’impressione è che dietro l’operazione ci sia uno studio notevole della mitologia originale dei MOTU. Ogni piccolo dettaglio in Masters of the Universe: Revelation non viene mai lasciato al caso, ma pesca puntualmente nell’immaginario del franchise. La volta scorsa mi ero divertito a provare a cogliere ed elencare (alla rinfusa) tutta una serie di elementi, proviamo a rifare lo stesso giochino: insieme ai personaggi che ho già nominato qualche riga più su, compaiono Cringer/Battle Cat, Panthor, Zoar, Andra, Ram Man, Fisto e Clamp Champ, Beast Man (ed una nuova e accattivante evoluzione bestiale), Spikor, Webstor, Clawful, Goatman e persino Blade e Pigboy che comparivano nel film del 1987.
Moss Man, Vikor, Wundar e King Grayskull da Preternia. Il perfido Scareglow da Subternia (che si scontrerà nuovamente con un redivivo Orko) col suo esercito di Shadow Beasts. Stratos ed il popolo degli Avion, Buzz Off ed i suoi Andreenids. Orlax of Primeria, creatura che compare nel fumetto prequel edito da Dark Horse Comics. E ancora il Talon Fighter e Point Dread, le Montagne Mistiche, il Wind Raider, la Sky Sled, Stridor, le Manticore, le architetture degli interni e rifiniture come tappeti o specchi, finanche le armi delle guardie reali si rifanno (per assortimento e colorazione beige) alla dotazione dell’ambitissimo playset del Castello di Grayskull lanciato da Mattel negli anni ’80.
Insomma, se non si fosse capito, promuovo questo revival a pieni voti. Per il modo in cui approccia con profondo rispetto a fan e mitologia. Una rilettura che cerca di rimpolpare un’importante mitologia senza avere la presunzione di stravolgerla. Ma col coraggio di proporre, un po’ come aveva fatto la DC nella bella serie a fumetti iniziata nel 2012 (con cui condivide alcuni punti), una storia assolutamente nuova, senza cadere nella pigra tentazione di rifare ciò che era stato già fatto. Una dichiarazione d’amore.
In primis da parte di Kevin Smith, a cui va dato il merito di averci creduto e di essercisi immerso in Masters of the Universe: Revelation col giusto compromesso tra fan e storyteller. Ma anche delle numerose persone coinvolte (e scelte in buona parte da Smith stesso), dagli autori ai registi, dai disegnatori ai doppiatori che approfitto per snocciolare nuovamente: il cast vocale comprende nomi come Mark Hamill, Kevin Conroy, Lena Headey, Chris Wood, Liam Cunningham, Sarah Michelle Gellar, Alicia Silverstone, Denis Haysbert, Tony Todd, Justin Long, Harley Quinn Smith, Jason Mewes, Alan Oppenheimer.
Un grazie a tutti loro per aver saputo cogliere lo spirito di questo universo narrativo. E pure a Netflix, a cui va dato atto di aver creduto (e messo i soldi) in un franchise storico e prestigioso come quello dei Masters of the Universe, ma commercialmente rischioso. A questo punto l’augurio è che la serie raccolga quanto meriti e che questo sia solo l’inizio di una nuova grande era per He-Man e i Dominatori dell’Universo. Anche perché Revelation si conclude con un momento cliffhanger che apre le porte a roba (che non vi svelo) che vedrei prima di subito.
Di seguito trovate il full trailer internazionale di Masters of the Universe: Revelation Part 2, nel catalogo Netflix dal 23 novembre:
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