Voto: 7/10 Titolo originale: Midnight Mass , uscita: 24-09-2021. Stagioni: 1.
Midnight Mass (serie Netflix): la recensione dei 7 episodi targati Mike Flanagan
24/09/2021 recensione serie tv Midnight Mass di Marco Tedesco
Il filmmaker torna sulle scene con un'opera personalissima e dal cast in stato di grazia, meno orrorifica delle precedenti, che riflette sul profondo significato della fede e sui relativi estremi
Diritte o più frastagliate, le traiettorie dell’horror soprannaturale hanno sempre mirato facilmente verso la religione. Meditazioni fantastiche e strazianti su Bene e Male, vita e morte, giusto e sbagliato, il genere ha a lungo posto allo spettatore le medesime domande tradizionalmente associate alla teologia. Le scritture cristiane in particolare – con il loro Dio iracondo dell’Antico Testamento e le Sue piaghe e fuochi purificatori – si prestano profondamente al terrificante, innaturale e inquietante, fornendo il foraggio perfetto per l’orrore moderno da cui molti sceneggiatori si abbeverano.
Cresciuto come cattolico e avendo servito come chierichetto in gioventù, Mike Flanagan assapora l’elemento umano all’interno della sua opera – basta dare un’occhiata alla sua filmografia per trovare un cuore pulsante sotto tutti gli spaventi superficiali – ma la serie Midnight Mass segna la sua prima, vera esplorazione della religione e del terrore. E anche dopo Il Gioco di Gerald (la recensione), Hill House (la recensione), Doctor Sleep (la recensione) e The Haunting of Bly Manor (la recensione), quello appena finito nel catalogo di Netflix si presenta come il suo lavoro più intenso e completo.
Evidente frutto di una passione dalla lunga gestazione e anticipato addirittura da alcuni Easter Egg celato nel film Hush (2016), lao show in 7 episodi da oltre un’ora ciascuno, estrapola i sentimenti di Mike Flanagan per la fede, scavando nel fango della moralità e della mortalità, e in come la religione può essere armata e deformata in fanatismo e dall’estremismo.
Hill House. Bly Manor. L’Overlook Hotel. Le location nei progetti di Mike Flanagan sono sempre state cruciali per le sue narrazioni quanto i personaggi al loro interno. E Midnight Mass non è diversa. Sviluppandosi nella cupa e isolata città di Crockett Island, o “The Crock Pot”, la serie dipinge la sua ambientazione principale come un luogo triste e disperato. Decimato economicamente da una fuoriuscita di petrolio e accessibile solo in barca o in traghetto, il minuscolo villaggio di pescatori cade facilmente sotto l’influenza del carismatico ed enigmatico Padre Paul (Hamish Linklater, autore di una straordinaria prova).
Sostituendo il fragile, anziano e malato monsignor Pruitt – che è tornato sulla terraferma per cure mediche (o forse no …) – Padre Paul porta sull’isola sermoni infuocati, letture appassionate e un orecchio compassionevole. Quasi tutta Crockett Island viene rinvigorita dal nuovo prete, ma quando i veri miracoli iniziano a germogliare, St. Patrick’s diventa la meraviglia di tutto il villaggio.
Midnight Mass presenta un cast profondo e tentacolare, ma a quasi tutti viene concesso il tempo di brillare. La serie – che per lo più si lascia fantasmi e maledizioni alle spalle – potrebbe non essere la più spaventosa in senso stretto girata da Mike Flanagan, ma i monologhi toccanti e la profondità offerta a ciascuno dei suoi molti protagonisti non sono secondi a nessuno; quando il sangue inizia a scorrere e i corpi iniziano ad accumularsi, i vostri cuori si spezzeranno.
Lo show installa una porta girevole di personaggi completamente tratteggiati da diversi livelli di fede. Riley Flynn (Zach Gilford in una performance tormentata nell’anima) è il figliol prodigo di Crockett Island, un ex chierichetto che torna a casa sua dopo che un incidente devastante lo ha spedito in prigione per quattro anni. Pieno di sensi di colpa e avendo abbandonato Dio, Riley si ribella contro i suoi devoti genitori (Henry Thomas e Kristin Lehman), ma il suo particolare tipo di infedeltà attira l’attenzione del misterioso padre Paul.
Un altro outsider di “The Crock Pot” è lo sceriffo Hassan (un incredibile Rahul Kohli), un vedovo che si dà il caso che sia l’unico musulmano della cittadina, il cui figlio (Rahul Abburi) prova una fiorente curiosità verso il cristianesimo. Quando iniziano i miracoli, sono proprio Riley e lo sceriffo Hassan ad essere messi più duramente alla prova: se questi miracoli sono veramente opera di Dio – il Signore cristiano o Allah – allora dov’erano quando Riley si addormentò al volante? Dov’erano quando la moglie dello sceriffo venne colpita dal cancro?
Il resto degli abitanti di Crockett Island è altrettanto approfondito, una vera impresa in sé e per sé, considerando il numero di episodi relativamente breve della serie. C’è Erin Greene (la vera moglie di Mike Flanagan Kate Siegel), una dolce insegnante che condivide una tenera storia con Riley; Sarah Gunning (Annabeth Gish), la dottoressa e custode dell’isola la cui madre malata riceve un miracolo; e l’ubriacone Joe Collie (Robert Longstreet), che condivide un tragico passato con Leeza Scarborough (Annarah Cymone), costretta sulla sedia a rotelle. Padre Paul estende i suoi tentacoli su tutte queste vite, testimonianza per Hamish Linklater che il suo prete ribelle non sia malevolo.
Paul vuole fare il bene, compiere l’opera del Signore, ma è un terribile equivoco quando crede che la sua magnifica potenza venga dall’alto, quando in realtà la sua fonte è un male insondabile, primordiale. Semmai, il vero antagonista della narrazione si presenta sotto forma di Bev Keene (Samantha Sloyan), leader de facto di Crockett Island. Una cristiana fanatica che esercita il potere di Dio nei peggiori modi possibili, non c’è un solo versetto nella Bibbia che lei non possa piegare alla sua volontà.
In un’intervista per Vanity Fair, Mike Flanagan ha parlato in questi termine del suo personaggio, destinato a essere amato e odiato: “Quando prendi un certo tipo di persona e metti Dio dalla sua parte dentro la sua testa, se la armi in quel modo, le cose che sarà in grado di fare riusciranno a sorprendere perfino loro stessi.”
In un momento storico in cui i fatti concreti sono trattati come immateriali, i cittadini e i seguaci sono fuorviati dall’egoismo e le teorie del complotto dominano le onde radio e le frequenze televisive, Midnight Mass appare particolarmente risonante. La narrativa di Mike Flanagan si spinge fino a una linea pericolosa, ma rimane straordinariamente premurosa; nel 2021 è facile demonizzare la fede e il cristianesimo devoto attraverso polemiche e invettive urlate, ma la serie Netflix non condiscende mai; esplorando sia il potere riparatore e curativo della fede che le pericolose frange della religione con uguale abilità, è un’opera completamente formata.
E, naturalmente, coloro che la cominciano sicuri di trovarci una buona dose di orrore e sangue li troveranno, ma – esattamente come la maggior parte dei progetti precedenti di Mike Flanagan – sono i momenti più tranquilli e umani a spiccare.
Sulla carta, questi lunghi, tipici, monologhi suonano come un particolare tipo di terribile melassa, ma nelle mani di artisti di talento come Kate Siegel, Zach Gilford e Rahul Kohli, sono alcune delle scene televisive più commoventi nella memoria recente: Erin e Riley si fanno poetici sulla vita dopo la morte in elucubrazioni strappalacrime, lo sceriffo Hassan ricorda il suo trauma post-11 settembre in qualità di agente musulmano nella polizia di New York; non c’è una singola performance che non sia straziante o vissuta.
In definitiva, Midnight Mass è una storia semplice. Parla dei raggi di speranza che brillano attraverso la distruzione e la desolazione di una piccola città, un incendio generato da atti di fede grossolanamente mal riposti. Incorniciato dalla sua educazione cristiana, Mike Flanagan issa una corda tesa in equilibrio tra densissimi esami della fede e un sottogenere dell’horror tradizionale.
Potrebbe non raggiungere le vette di terrore dei suoi Haunting of … o di Doctor Sleep, ma questi sette episodi sono la più completa – e di impatto – delle sue creazioni. Costruita come un incubo strisciante che esplode in atti di violenza con note di grazia, di speranza e ottimismo, è un prodotto che quasi sicuramente rimarrà con lo spettatore molto tempo dopo il sorgere del sole.
Di seguito – sulle note di Somewhere only we know dei Keane – trovate il full trailer internazionale di Midnight Mass, nel catalogo di Netflix dal 24 settembre:
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