Voto: 6/10 Titolo originale: Night Stalker: The Hunt for a Serial Killer , uscita: 13-01-2021. Stagioni: 1.
Night Stalker: caccia a un serial killer (docuserie Netflix) | La recensione dei 4 episodi
13/01/2021 recensione serie tv Night Stalker: The Hunt for a Serial Killer di William Maga
I detective Gil Carrillo e Frank Salerno ripercorrono la storia di Ricardo 'Richard' Ramirez, guidandoci attraverso le testimonianze di chi visse quel periodo di terrore
Probabilmente in pochi in Italia si ricorderanno di quando un assassino ribattezzato dalla stampa americana ‘Night Stalker’ (‘Predatore della notte’) cominciò a terrorizzare le strade di Los Angeles, in California, verso la metà degli anni ’80. Invece, anche nelle zone più periferiche della San Fernando Valley, apparentemente ‘sicure’ perché lontane dalla frenetica vita notturna di Hollywood e dai pericoli di Downtown, gli incubi di molti ragazzini vennero per lungo tempo invasi dalla figura di un ‘uomo nero’ molto reale, Ricardo ‘Richard’ Ramirez.
Eppure, almeno negli Stati Uniti, tutti quanti sembrano sapere qualcosa sul ‘Night Stalker’, un personaggio incredibile e da alcuni ritenuto un adoratore del Diavolo che col tempo ha consolidato la sua ‘leggenda’ nell’ecosistema della cultura pop a stelle e strisce. Ma ci sono una miriade di dettagli sul regno del terrore instaurato da Richard Ramirez che sono decisamente molti meno noti al grande pubblico e con la nuova docuserie di Netflix in 4 parti dal titolo Night Stalker: caccia a un serial killer (Night Stalker: The Hunt for a Serial Killer) una nuova prospettiva sul mostro ora non solo racconta la storia dei detective della omicidi che hanno lavorato instancabilmente per catturarlo, ma onora anche le vite delle sue numerose vittime.
Fin dall’inizio, ci viene offerta un’idea ambivalente del vasto panorama di Los Angeles, che è da un lato descritto come stereotipato rispetto a come gli stranieri percepiscono solitamente la città (un paradiso assolato pieno di celebrità e di opportunità) mentre dall’altro vengono fatti emergere gli elementi più oscuri che ne hanno permeato la vita notturna e le vite delle varie comunità sottorappresentate nelle metropoli. Questa è la nostra introduzione alla storia e due detective della omicidi – il nuovo arrivato Gil Carrillo e il rispettato ufficiale che ha catturato lo ‘Strangolatore di Hillside’, Frank Salerno – sono le nostre guide.
Questo team-up porta con sé una dinamica inaspettata alla serie che, a volte, sembra più un avvincente dramma poliziesco che un ‘normale’ documentario. Anche se ogni episodio fa precipitare con stile lo spettatore più in profondità nella cavalcata degli orrori messa in piedi dall’allora ancora sconosciuto assalitore – i cui crimini spaziarono dallo stupro all’omicidio fino alle molestie sui bambini, con le sue vittime che variavano ampiamente per età, classe, sesso e razza – il ricorso ai ricordi di prima mano di Gil Carrillo e Frank Salerno sul loro lavoro di polizia aggiunge un inaspettato elemento whodunit alla formula. Anche se – naturalmente – sappiamo già come si concluderà la folle corsa criminale di Richard Ramirez, il viaggio che Night Stalker: caccia a un serial killer ci porta ad affrontare nelle sue 4 ore fino a quel momento conclusivo è avvincente.
Coi due investigatori al comando della narrazione, la serie ribalta il copione sulle aspettative formali che spesso ritroviamo nel genere true crime. Invece di dare al maniaco ‘potere cinematografico’ (non vediamo mai filmati di repertorio di Richard Ramirez fino all’episodio finale), la docuserie si concentra sulle vite che lui distrusse e sull’insondabile paura che scatenò nello Stato della California, avvalendosi di interviste dirette con i familiari delle vittime, ai membri della stampa che seguirono in TV e sui giornali la lunga scia di omicidi selvaggiamente erratici e alla sopravvissuta Anastasia Hronas, che aveva solo sei anni quando Richard Ramirez la rapì da casa sua per sottoporla a ore di abusi .
È sempre interessante guardare programmi che descrivono il modo in cui operano le forze dell’ordine. Anche se qui non siamo davanti a qualcosa come Mindhunter, Night Stalker: caccia a un serial killer fa un buon lavoro nel dissezionare i metodi usati da Gil Carrillo e Frank Salerno per dare la caccia al mostro. Sono proprio questi i dettagli che aggiungono ulteriore colore alla storia, rendendo vivide le immagini di un club per soli ragazzi guidati dall’ego e maldisposti all’idea di dover condividere prove e informazioni per aiutare nel caso. E poi, naturalmente, c’è il ruolo dei media che, alla ricerca di nuovi dettagli scabrosi sulla vicenda, oltrepassarono sovente i propri limiti comunicando informazioni – come l’impronta di scarpe di marca Avia lasciata su molte scene di omicidi – al grande pubblico.
Come spesso accade per molti serial killer ormai divenuti ‘popolari’ nell’immaginario collettivo, la gente solitamente si concentra esclusivamente sull’assassino stesso, ma guardare Gil Carrillo e Frank Salerno rivelare come questo difficile lavoro abbia influenzato la vita delle loro famiglie aggiunge un aspetto empatico che non solo porta lo spettatore a rispettare ulteriormente questi uomini, ma ci spinge a guardarli come i veri eroi di questa terribile storia.
Ma non dovremmo in ogni caso sottovalutare la comunità che alla fine sconfisse Richard Ramirez. La storia della sua cattura, che è documentata nella docuserie, è ai limiti del leggendario. E il modo in cui Night Stalker: caccia a un serial killer segue il percorso verso la sua fuga percepito dall’assassino, che iniziò prima con i mezzi pubblici e poi a piedi in modo molto precario per le strade di L.A., è inaspettatamente thrilling. Non penso sia un grande SPOILER riferire come il leggere di alcuni cittadini che lo misero all’angolo, col criminale che si prese anche una sbarra di metallo in testa, colpisca come delizioso esempio di giustizia karmica.
Viviamo in una società che tende a mitizzare i serial killer, esaminando le loro storie delle origino mentre riattraversiamo la loro folle strada verso la violenza. È qualcosa che è stato fatto ad esempio in modo esaustivo con personaggi del calibro di Charles Manson e Ted Bundy. Ma è il ‘meno sensazionalistico’ ricordo delle vittime che, il più delle volte, finisce per fare breccia oltre lo schermo.
Questo tipo di disconnessione consente a creatori di serie hollywoodiani come Ryan Murphy di inserire una versione da sexy ragazzaccio di Richard Ramirez in alcune stagioni di American Horror Story, fornendone una prospettiva patinata basata sulla sua fama di boogeyman. Quanto velocemente ci dimentichiamo che, solo pochi decenni fa, l’uomo con ‘l’odore di una capra’ e ‘la bocca piena di denti marci’ tenne in scacco una città soffocata da ondate di caldo, arrampicandosi nelle finestre di persone ignare in tutta la regione del Southland, distruggendo una grande quantità di vite nel processo.
In definitiva, Night Stalker: caccia a un serial killer è una docuserie true crime che non si limita a mostrarci rievocazioni stilizzate degli atti atroci di un famigerato assassino. In appena quattro episodi fa luce sui pericoli che possono nascondersi nelle ombre di una grande metropoli. È una visione che alza il sipario su un sistema americano di giustizia penale imperfetto, dando spazio agli instancabili lavoratori che stanno dietro le quinte mentre tentano di mantenere l’ordine civile quando di fronte hanno un male indicibile.
Sebbene sia considerabile come un’esperienza stimolante, Night Stalker: caccia a un serial killer è un duro promemoria che mentre dei numeri su uno schermo possono mancare di reale umanità, esistere dietro al mero conteggio delle morti causate da un maniaco rappresenta una vera raccolta di storie, cha parlano sia di tragedia che di trionfo, desiderose di essere rispettate e ricordate.
Di seguito il trailer internazionale di Night Stalker: caccia a un serial killer, nel catalogo di Netflix dal 13 gennaio:
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