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Voto: 9/10 Titolo originale: ??????????? , uscita: 04-10-1995. Stagioni: 1.

Riflessione: Neon Genesis Evangelion, il verbo di Anno si fa nuova religione

22/01/2025 recensione serie tv di Marco Tedesco

Dopo 30 anni, una serie animata che resta tremendamente attuale

Neon Genesis Evangelion (1995) serie shinji

Il fandom è una religione che prospera uccidendo i propri dèi. In Neon Genesis Evangelion c’è una battuta che suggerisce che l’autodistruzione sia il punto finale naturale dell’evoluzione. La serie televisiva e cinematografica giapponese evoca periodicamente il deicidio con immagini giudeo-cristiane esotiche, come lance che uccidono divinità e figure inchiodate a croci. Tuttavia, è nota per la frase: “Il destino della distruzione è anche la gioia della rinascita“.

Evangelion è un franchise che si è evoluto fino al punto dell’autodistruzione, solo per rinascere, o essere ricostruito, numerose volte. La sua ultima rinascita è stata qualche tempo fa su Netflix.

La possibilità di vedere comodamente una delle più grandi opere anime di tutti i tempi dovrebbe essere motivo di celebrazione per i fan anche se, a causa di intricati problemi di licenza, la situazione di Evangelion ricorda quella di Star Wars, dove la trilogia cinematografica originale e ‘non alterata’ non è comodamente disponibile nei formati home video. Anche qui, la versione attualmente disponibile per il consumo di massa è diversa da quella che i fan hanno sperimentato per la prima volta, con voci ridoppiate, nuovi sottotitoli, relazioni censurate e musiche mancanti.

La reazione sui social media è stata tipicamente aspra, tanto da inserirsi quasi perfettamente nel ciclo metaforico del deicidio di Evangelion, dove le lamentele soffocano le discussioni sui meriti duraturi di questa epopea animata. Ciò che conta è però che la serie sta cavalcando un’ondata di rinnovato interesse e, trovando un nuovo pubblico, è pronta per essere (ri)discussa, in particolare in relazione a temi come disfunzioni personali, isolamento sociale e l’intersezione tra cultura del fandom e narrazione.

Neon Genesis Evangelion (1995) serie posterLa Bibbia di Evangelion: la nuova versione riveduta di Netflix

In Neon Genesis Evangelion, il destino del mondo riposa sulle spalle di un esile mecha pilotato da un quattordicenne. Se solo Shinji Ikari riuscisse a rimettere in ordine la propria vita, potrebbe davvero essere un eroe. Invece, è un disastro pieno di autocommiserazione, spesso ritratto mentre abbassa la testa per la vergogna e che probabilmente sembrerà, a nuovi spettatori (o anche a quelli di vecchia data), un protagonista patetico. Ma in realtà è proprio questo il punto.

La lotta del creatore Hideaki Anno contro la depressione plasma profondamente il personaggio di Shinji, così come le paure della fine del mondo alimentano Evangelion, una serie facilmente binge-watchabile con episodi da 23 minuti, che ha iniziato la sua messa in onda sulla televisione giapponese nel lontano 1995, pochi mesi dopo un devastante terremoto che colpì la città di Kobe e un attacco con gas sarin nella metropolitana di Tokyo da parte di una setta apocalittica.

Detto questo, il malcontento per cambiamenti apparentemente non necessari è ampiamente comprensibile. Testi come Evangelion diventano sacri come una bibbia per alcuni fan, il che va bene finché non ci si ferma a pensare che la vera Bibbia è stata tradotta e ritradotta, interpretata e reinterpretata all’infinito.

Qual è la traduzione “corretta” (se mai ne esiste una)? Solo un letteralista o un fondamentalista si fisserebbe sui dettagli di un libro di parabole fino al punto di perdere di vista il significato delle parabole stesse.

Evangelion è una parabola su un essere umano disfunzionale e sui suoi tentativi maldestri di partecipare alla vita, che alla fine portano a una crescita personale. Shinji Ikari è nato per pilotare un Eva… solo che non lo sa subito. Non appena arriva al quartier generale della Nerv nei primi episodi, si trova a dover scendere in campo senza alcuna esperienza.

A quel punto, a malapena riesce a camminare nel suo Eva. Inizialmente ci viene fatto credere che il suo primo incontro sia stato disastroso, poiché si passa dalla scena di un Angelo che lo colpisce sul campo di battaglia al suo risveglio sotto il “soffitto sconosciuto” di una stanza d’ospedale sbiancata.

Il colpo di scena arriva quando c’è un flashback più avanti, rivelando che ha vinto la battaglia ed è una sorta di talento naturale nel pilotare l’Eva: capace di attraversare campi di forza luminosi, o A.T. Field, e smantellare il suo avversario angelico. Se solo questo potesse curare la solitudine…

Shinji Ikari, l’uomo solo

Shinji brama approvazione e, quando non ne riceve abbastanza, i suoi sforzi lo lasciano vuoto, intrappolato in una routine meccanica che lo porta a sparare con una pistola ripetendo roboticamente le parole: “Centrare il bersaglio, premere il grilletto”. Nel suo nuovo appartamento con Misato, si sdraia sul letto, rivivendo nella mente i momenti delle interazioni avute durante la giornata. Non riesce nemmeno a disfarsi degli scatoloni nella sua stanza. Passa gran parte del tempo isolato dal mondo, con le orecchie coperte dalle cuffie, ascoltando musica e riproducendo in loop le tracce 25 e 26 del suo Walkman, come se Anno avesse già intuito che un giorno sarebbe tornato su quei numeri di episodio con Evangelion.

Neon Genesis Evangelion (1995) serie reiShinji scappa dalla Nerv, tentando di abbandonare tutto, solo per tornare e affrontare lo stesso dilemma del porcospino: più si avvicina agli altri, più si fa male. È un ragazzo silenzioso alle cene, e ci viene detto che non sa come comportarsi con le persone. Ha una rete crescente di conoscenti, ma è “il tipo di persona che non riesce a fare amicizia facilmente”. A scuola, viene picchiato dal suo personale Flash Thompson, Suzuhara, che passa dal bullizzarlo a diventare il suo più fervente sostenitore, per poi finire come sua vittima inconsapevole in uno scontro ‘Eva-contro-Eva’.

Come suo padre distaccato e la sua compagna pilota Rei, Shinji è semplicemente “goffo nel vivere“. Partecipa a un “addestramento in sincronia” con Asuka, ma è perennemente fuori sintonia con lei e con il mondo che lo circonda. L’unica costante è il suo sforzo di compiacere il padre e le persone in generale. Tuttavia, come nota il suo nuovo amico (forse il suo primo vero amico …) Kaworu verso la fine della serie, Shinji si spinge agli estremi per evitare di entrare in contatto con qualcuno. Se evita gli altri, non potrà mai essere tradito.

Non rendendosi conto che “le persone non possono scegliere una serie di eventi piacevoli per comporre la propria vita“, Shinji ha (ancora una volta, ci viene detto) trascorso tutta la sua esistenza ignorando o evitando tutto ciò che non gli piace. In questo senso, forse è fatto della stessa stoffa del resto della popolazione di Tokyo-3.

Fuyutsuki, che funge da vicecomandante di Gendo Ikari, descrive la città come “un paradiso che abbiamo costruito per isolarci dal terrore della morte e soddisfare i nostri desideri carnali“. È una città di codardi, dice, “un rifugio per coloro che fuggono da un mondo esterno pieno di nemici”.

Con il progredire della serie e il crescere della fiducia di Shinji come pilota, essere dentro l’Eva, affrontare gli Angeli — lottare contro questi dèi — diventa il modo in cui giustifica la propria esistenza. Non è così diverso dalla vita di un otaku, giapponese, o di altra nazionalità, che cerca appagamento nel proprio fandom, seduto sul bordo del marciapiede con una sedia pieghevole per applaudire e criticare la sfilata di giganti della cultura pop, anno dopo anno. Forse anche Shinji è lì lungo il percorso della parata: “seduto, aspettando che qualcuno gli porti una felicità fasulla”.

Shinji non è l’unico a vivere per impressionare il padre che lo ha abbandonato. Quando Misato parla di suo padre, lo descrive come: “Un uomo che viveva nei suoi sogni. Un uomo assorbito dalla sua ricerca. Un uomo senza spina dorsale che non poteva sopportare la realtà”. Poi realizza che lei e suo padre sono esattamente come Shinji e suo padre.

Gendo Ikari non ha mai prestato attenzione alla sua famiglia, lasciando suo figlio senza madre a lottare per riempire il vuoto nel cuore dove avrebbe dovuto esserci l’amore di un genitore. Asuka punzecchia Shinji su questo, chiedendogli se stare nella plug entry del suo Eva lo fa sentire come se fosse tornato nel grembo materno. All’esterno, un cavo ombelicale collega l’unità a una fonte di energia, mentre all’interno, detto plug entry è riempito di LCL, un liquido respirabile che avvolge Shinji come un fluido amniotico.

I fan si nutrono di una dieta costante di cultura pop; Shinji si nutre di una successione di battaglie contro gli Angeli. Una di queste battaglie termina con il suo Eva che impazzisce e divora l’Angelo che ha sconfitto. Shinji aveva già imparato a riattivare miracolosamente l’unità Eva dopo che questa si era staccata dal suo cavo ombelicale e la sua riserva di energia di cinque minuti si era esaurita… ma quando divora l’Angelo, ne assorbe anche il motore, ottenendo una nuova fonte di energia illimitata. Per la prima volta, lui e la sua giovane unità sono veramente autosufficienti.

Il fan che gridò “Io” nel cuore del mondo

La capacità di Shinji di stare in piedi da solo richiama alla mente un discorso di Ritsuko nella Dummy Plug Plant, poco prima che distrugga il serbatoio pieno di cloni fluttuanti di Rei. È un discorso fondamentale per comprendere Neon Genesis Evangelion come una sorta di manifesto di empowerment geek, in cui il fan evolve da spettatore passivo a partecipante esistenzialista, fino a diventare un potenziale creatore. Non possediamo questa opera, ma siamo liberi di attribuirle significati e usarla come ispirazione per le nostre creazioni:

Neon Genesis Evangelion (1995) serie adam“L’umanità si imbatté in Dio. Pieni di gioia, abbiamo cercato di possederlo. E così, siamo stati puniti. È successo 15 anni fa. Il Dio che ci aveva tanto entusiasmato è scomparso. Indomiti, abbiamo poi cercato di resuscitare Dio. Quello era Adam. Abbiamo creato esseri umani da Adam a immagine di Dio. Quelli sono gli EVA. … Gli EVA sono intrinsecamente privi di anima, quindi gliene infondiamo una. Sono assemblati con materiali recuperati.”

Evangelion è pieno di discorsi pseudo-religiosi, ma letti in chiave eufemistica, sostituendo “Dio” con “arte”, l’intero discorso può essere visto come una descrizione delle persone che cercano di riconquistare la magia dell’arte che una volta le aveva emozionate. Come fan, rivendichiamo storie che inevitabilmente si concludono e ci lasciano alla ricerca della prossima fonte di ispirazione. Forse alcuni fan, come Anno, rispondono assemblando impressioni recuperate nelle proprie costruzioni artistiche.

Non è un caso, forse, che “Eva” sia un’abbreviazione di Evangelion, il titolo stesso di questa storia. Da un lato, le battaglie contro gli Angeli possono essere viste come Anno — l’otaku, o fan ossessivo, diventato artista — che affronta le sue stesse influenze, i giganti creativi e filosofici che lo hanno preceduto. Per dare vita a quest’opera, tuttavia, deve infonderle un’anima, ed è qui che entrano in gioco i fan di Evangelion.

Sotto tutto questo, c’è la strana figura a sette occhi di Lilith, che pende da una croce rossa nel sottosuolo e sembra attirare gli Angeli sulla Terra. Lilith funziona come il monomito prigioniero in questa storia sulle storie e su come ci relazioniamo a esse.

Il fandom non è certo una novità, ma l’ascesa di Internet nel XXI secolo lo ha mobilitato come mai prima, dandogli un’influenza più proprietaria e dominante, se non addirittura di controllo, sui media che consuma. Da questo punto di vista, Evangelion sembra essere stato anni avanti rispetto ai suoi tempi.

Questa è una serie che ha letteralmente rifatto il proprio finale dopo che i fan si erano dichiarati insoddisfatti del primo (è successo qualcosa di simile – con oltre un milione di firme raccolte – per Il Trono di Spade).

Neon Genesis Evangelion, come ITdS, indulge in una buona dose di scopofilia, soffermandosi inquadratura dopo inquadratura sull’anatomia femminile cartoonesca, elevando personaggi come Misato e Rei a oggetti di desiderio dai capelli viola o blu per Shinji e per lo spettatore.

Fin dall’inizio, l’intera situazione del vivere con Misato trasforma la vivace ventinovenne in una madre surrogata che diventa un focus del desiderio edipico per Shinji e per gli altri adolescenti ormonali della sua scuola.

Tutto questo fa parte del fan service (tenendo presente che questo termine aveva originariamente una connotazione più sessuale, applicata a opere come Neon Genesis Evangelion, che inizialmente puntava a soddisfare una base di otaku prevalentemente maschile in Giappone). Quando non gioca con l’eccitazione, lo show utilizza gag visive ironiche e altri tipi di umorismo licenzioso. Gli episodi termivanano con le parole: “Sintonizzatevi la prossima volta per molti altri momenti di fan service!”

Per quanto gratuiti, Neon Genesis Evangelion utilizza questi stereotipi come elementi distintivi del genere. La serie è tanto un’estensione della tradizione anime quanto un’estensione del suo creatore.

Dopo aver consegnato il finale originale, televisivo e in piccolo formato di Evangelion, Anno ricevette minacce di morte; alcune di queste sono mostrate sullo schermo in The End of Evangelion. Minacce del genere sono diventate un altro triste sottoprodotto della cultura dei fan nel nuovo millennio pieno di franchise, poiché gli spettatori che cercano qualcuno da incolpare per la loro delusione si scagliano online contro registi e showrunner. Questo è il lato oscuro del fandom, in cui il fan rabbioso diventa veramente selvaggio e si trasforma nella “Bestia che gridò ‘Io’ nel cuore del mondo”.

L’intrattenimento come oppio dei popoli

Chiaramente, Shinji Ikari incarna il profilo di un certo tipo di fan introspettivo. Le sue avventure nell’Eva sono il suo sostituto per socializzare e creare connessioni significative con le persone. Nel finale originale della serie Evangelion, gli episodi 25 e 26, ci perdiamo nella mente di Shinji e degli altri personaggi mentre il Progetto per il Perfezionamento dell’Uomo minaccia di causare la perdita dell’individualità, fondendo tutte le anime umane in un’unica entità collettiva e super-evoluta.

Questi personaggi sono sempre stati separati dai propri Absolute Terror Fields, muri interiori che rappresentano “la luce del cuore”. Ma ora quei muri crollano, e la serie si addentra nel proprio ombelico, con ogni personaggio che scruta a fondo il proprio vero sé mentre le voci degli altri iniziano a invadere la loro mente.

Neon Genesis Evangelion (1995) serie misato tetteTra le parole lampeggianti e le astrazioni visive, emergono frammenti di profonda intuizione. Le voci dicono a Shinji: “Hai desiderato un mondo chiuso, confortevole per te e solo per te. Per proteggere il tuo cuore fragile. Per proteggere il tuo piacere.” Ma “le persone non possono vivere in un regno chiuso.”

Shinji è costretto a esaminare come abbia usato l’Eva come mezzo per fuggire dalla realtà. Spesso parliamo di “seguaci cult” nell’intrattenimento, ma quella vecchia parafrasi marxiana, “La religione è l’oppio dei popoli,” assume un nuovo significato se pensiamo al fandom come a una religione nascente—una per coloro che non ne hanno una, come Anno, che si identifica come un agnostico.

Il problema, per Anno, si sviluppa quando l’intrattenimento diventa una dipendenza, un modo per auto-medicarsi. Se eliminiamo il flusso continuo di anime o film sui supereroi, cosa rimane a un fan? È abbastanza? “Non hai un’identità al di fuori dell’essere un pilota, vero?” una delle voci chiede a Shinji. Un’altra aggiunge: “Se dipendi da lui, l’Eva definirà chi sei. La tua identità sarà interamente basata sull’Eva.”

Sarebbe facile vedere tutto questo come un ripudio del fandom, come se Anno stesse in qualche modo rimproverando il suo pubblico per aver amato questa cosa che lui ha messo al mondo. Tuttavia, stava affrontando i propri problemi con Neon Genesis Evangelion, usando la serie come una forma di terapia personale, forse cercando di superare la sua stessa “visione del mondo miope” da escapista e guarire un “cuore che percepiva la realtà come brutta e dolorosa.”

È importante ricordare che anche in The End of Evangelion, Shinji sceglie di mantenere la propria individualità, insieme a tutta la gioia e il dolore che essa comporta. Non riceve lo stesso giro di congratulazioni del finale originale per la TV, ma solo perché la popolazione mondiale è stata ridotta a una zuppa primordiale, lasciando lui e Asuka a ricominciare da capo come nuovi Adamo ed Eva, gli ultimi uomo e donna sulla Terra.

Non ci sono più Angeli da combattere. Ora resta solo il compito di essere umani, trovare un significato in un mondo in cui le vecchie strutture che sostenevano il dovere e il conforto sono crollate.

Il Vangelo del Nuovo Secolo

E se questa interpretazione fosse del tutto fuori strada? Neon Genesis Evangelion è un’opera stratificata in modo complesso, e forse certi significati letti in realtà non esistono. Un articolo su The Artifice rispecchia tuttavia questa visione appena letta. Intitolato “Otaku as Artist: Hideaki Anno and Neon Genesis Evangelion“, sottolinea come Anno “abbia iniziato la sua carriera abbracciando la propria identità di fervente fan degli anime e successivamente abbia costruito l’arco tematico della sua opera principale intorno alla sua relazione in evoluzione con lo stile di vita otaku.”

C’è un’altra citazione che sintetizza perfettamente questa visione di Neon Genesis Evangelion e le lezioni che offre alla nuova religione del fandom del XXI secolo:

Neon Genesis Evangelion (1995) serie eva 01“La storia di Shinji Ikari ha molto in comune con la narrazione generazionale dei Millennials, perché Evangelion essenzialmente traccia la sua lotta in un mondo che minaccia di scartarlo per non servirlo in un modo specifico. Per reclamare il senso di sé, deve prima superare un dilemma psicologico più profondo. Deve smettere di usare la fantasia per sfuggire al mondo reale e, invece, usare la sua immaginazione in modo proattivo, per creare una realtà migliore per sé stesso e per gli altri.”

Alla fne del film The End of Evangelion, sentiamo Asuka dire “Kimochi warui“. Si tratta di un’espressione molto comune in Giappone: la si sente spesso in diverse situazioni in cui le persone sono disgustate, si sentono nauseate o trovano qualcosa inquietante.

È una vecchia discussione da forum, ma quale traduzione è meglio tra “Mi sento male!” o “Che schifo”? Il semplice fatto che ci sia margine per un dibattito e che ogni traduzione porti con sé un significato diverso rende quella battuta la conclusione perfetta, chiudendo la serie con una nota di ambiguità e lasciandola aperta all’interpretazione.

Non c’è un’unica “corretta” interpretazione di Neon Genesis Evangelion, ma con tutto ciò che è stato detto finora, un ultimo punto di riflessione potrebbe essere proprio il titolo di questo capolavoro anime.

Tradotto letteralmente, il titolo giapponese, Shinseiki Evangelion, significa “Il Vangelo del Nuovo Secolo.” Con questa storia, Hideaki Anno ha condiviso il suo vivido testamento della vita sulla Terra, invitando i fan ad andare avanti e condividere il proprio vangelo. Non serve un mecha per farlo.

Di seguito trovate la storica sigla di chiusura: