Home » Cinema » Azione & Avventura » 10 Minutes Gone – 10 minuti per morire: la recensione del film con Willis e Chicklis

Voto: 5/10 Titolo originale: 10 Minutes Gone , uscita: 30-09-2019. Regista: Brian A. Miller.

10 Minutes Gone – 10 minuti per morire: la recensione del film con Willis e Chicklis

23/10/2019 recensione film di Francesco Chello

Brian A. Miller dirige un modesto action thriller direct-to-video, interpretato in modo svogliato dall'ex star di Die Hard e in modo molto solido dal protagonista di The Shield

10 minutes gone film Michael Chiklis

Lo scorso 27 settembre c’è stata la release sotto traccia di 10 Minutes Gone – 10 minuti per morire, l’ultimo film con Bruce Willis. Anzi, meglio essere più specifici, una puntualizzazione ci sta tutta. L’ultimo filmetto Direct-to-Video in cui Bruce Willis compare sulla locandina promettendo un ruolo centrale, mentre in realtà la sua è una piccola partecipazione svogliata, girata in pochi giorni in un ambiente diverso da quello in cui si svolge il resto del film. Una definizione magari un tantino lunga, ma che inquadra meglio questo tipo di ingaggi a cui il nostro Bruce ci sta abituando (purtroppo) da qualche anno a questa parte.

Prima o poi spenderò più di due parole su questa fase di carriera dell’attore 64enne, quella dei ruoli brevi / guadagni facili. Un periodo in cui risulta anche piuttosto prolifico, ma a parte alcune eccezioni da protagonista – apparentemente saltuarie, ma con (furba) cadenza più o meno regolare, in modo da restare comunque agganciato in qualche modo al giro ¬- come il simpatico Once Upon a Time in Venice, il dimenticabile remake di Il Giustiziere della Notte (la recensione) o il maldestro Glass (la recensione), per la maggior parte si tratta di piccoli ruoli perlopiù innocui (probabilmente ben pagati) in produzioni non sempre entusiasmanti (spesso DTV), recitati con la carica e l’entusiasmo di chi ha perso la voglia di vivere.

10 minutes gone film poster willisLa cosa triste è che questa situazione sembra essere diventata la norma. Se, ad esempio, becco Sylvester Stallone in prodotti discutibili come i sequel di Escape Plan o il recente Backtrace, resto inevitabilmente sorpreso, perché mi basta pensare a titoli come i due Creed o l’ultimo Rambo per vedere un interprete ancora affamato e ambizioso che affronta il suo futuro rispettando il suo passato e che probabilmente si è ritrovato suo malgrado in quella roba per qualche vecchio obbligo contrattuale o perché magari doveva un favore un qualcuno.

Col Bruce Willis odierno avviene l’esatto contrario, la notizia è vederlo in un lead role o in un qualcosa di meritevole, mentre la maggior parte delle sue interpretazioni ha lo spessore della carta velina. Poi può anche capitare che da alcune di queste produzioni esca qualcosa sul decente andante (penso a I Predoni o Precious Cargo), ma ti fa incazzare che non sia per merito suo, il suo contributo resta lo stesso, semmai è grazie ad altri che le cose funzionano.

Mi viene in mente proprio Sylvester Stallone, che durante la pre-produzione del terzo I Mercenari attaccò duramente Bruce Willis, amico oltre che collega, apostrofandolo come ‘avido e pigro’ (che il famoso tweet definiva come la formula certa per il fallimento di una carriera) in seguito al naufragare delle trattative che avrebbero dovuto riproporre il suo terzo cammeo nella saga.

E sinceramente è proprio quella l’idea che mi sono fatto del Willis recente, un interprete che il declino sembra quasi averlo cercato appunto per pigrizia, come se la voglia di recitare e di mettersi in gioco si fosse realmente e improvvisamente spenta (ma non quella di guadagnare), iniziando non solo ad accettare, ma forse proprio andarsi a cercare, un certo tipo di ingaggi quando la sua carriera non lo richiedeva ancora, facendola finire in territori vicini a quelli profetizzati da Sly col suo tweet.

Il bello è che io, da vecchio fan, pur essendo consapevole di questa situazione continuo a vedere (e comprare) questi titoli in base alla presenza di Bruce Willis, nonostante sappia che lo intercetterò giusto di striscio ritrovandomelo magari pure scazzato come uno scolaro alla sesta ora di lezione.

Presenza che è uno dei motivi, appunto, che mi hanno spinto a recuperare 10 Minutes Gone. Un altro è Michael Chicklis che, a dirla tutta, sul campo diventa il primo motivo di interesse per il film in questione. A prescindere dal risultato finale, questo credo sia il suo primo ruolo da protagonista in un film d’azione dal post The Shield, una serie che ho amato tremendamente e che, senza cadere in facili entusiasmi, definirei come una delle più belle di sempre.

Fatto sta che The Shield avrebbe dovuto, a mio parere, spalancare delle opportunità di un certo peso che Chicklis meritava e che forse non ha ancora avuto. E che, chiariamolo subito, 10 Minutes Gone di certo non può rappresentare, decisamente distante dalla portata dei progetti a cui auspicavo così come nemmeno lontanamente paragonabile alla potenza e la qualità di The Shield, ed è già tanto che siano nella stessa frase.

10 minutes gone film bruce willisMa mi faceva quanto meno piacere rivederlo protagonista in un ruolo d’azione, in un film che senza il suo carisma avrebbe avuto ben poche cose da dire. Michael è motivato, approccia il ruolo con serietà e professionalità a differenza dell’illustre collega di cui abbiamo parlato abbondantemente in apertura e su cui torneremo tra poco.

Ho sempre apprezzato quel suo risultare credibile in un ruolo cazzuto nonostante quell’aspetto da uomo comune che, per assurdo, lo rende più attendibile di altri interpreti col physique du role; la costituzione robusta con una silhouette non impeccabile, ma non eccessivamente malandata, il tono basso della voce, lo sguardo deciso, un tipo tosto che vive la strada e con cui è meglio non mettersi a discutere – in sostanza, l’opposto di quando a 30 anni interpretava il Commissario Scali dimostrandone 50. La storia di 10 Minutes Gone è praticamente costruita sul suo personaggio, ignara vittima di un raggiro, che per ottenere la sua vendetta deve ricostruire la vicenda tassello per tassello. Lasciandosi morti e gente che si fa male lungo il suo cammino.

Il film, quindi, ha dalla sua la figura del protagonista che per quanto compia un percorso piuttosto semplice risulta godibile da affiancare, oltre ad un minimo di intrigo (banale ma funzionale) ed un ritmo non indiavolato ma quanto meno costante, con pochi momenti morti ed una discreta dose di sparatorie che riempiono buchi lasciati da un’azione non particolarmente elaborata. Una manciata di ingredienti che riescono a rendere scorrevole una visione non priva di difetti.

La storia si perde in più di un passaggio approssimativo, la parte heist iniziale non si sforza minimamente di essere interessante per una rapina in banca che sembra uscita da un vecchio film, disarmante nella sua semplicità – rapinatori armati/allarme/fuga, nient’altro. Così come non c’è un vero e proprio background dei protagonisti e delle relazioni che intercorrono tra loro, mentre il colpo di scena è tanto intuibile quanto non perfettamente plausibile.

La regia del zoppicante Brian A. Miller è nella media di queste produzioni, qualche momento indovinato, non manca di sbavature. Enfatizza l’aspetto drammatico della vendetta, si focalizza sui gunplay nonostante coreografie d’azione non brillantissime. Ad ogni modo, credo sia il migliore dei cinque che ho visto tra i film da lui diretti (ovvero il sopracitato – e brutto – Backtrace, oltre ai quattro con Bruce Willis in formato comparsa di lusso presunto), il che mi sembra già qualcosa.

A proposito di Willis, dicevo, la sua è una interpretazione in perfetta linea col mio discorso iniziale; secondo nome sui credits (perché concedergli la guest star era pure troppo), traspare evidente tutta la sua non voglia, l’atteggiamento di chi ha fretta di andarsene altrove, zero trasporto in ogni battuta. Quasi tutto il suo breve screentime si svolge in un’unica location (al chiuso) differente dagli altri attori, in cui si limita a parlare al telefono (succede spesso in questi ruoli, è un escamotage quasi obbligato se vuoi farlo interagire con gli altri protagonisti), con un solo illusorio sussulto in cui uccide compiaciuto uno dei suoi.

Solamente alla fine, qualcuno deve averlo convinto a cambiare set e raggiungere il personaggio di Michael Chiklis in una scena in cui sembra che i due abbiano addirittura girato in due momenti diversi finché non si scambiano una borsa nella stessa inquadratura.

10 minutes gone film 2019Nel cast anche un imbolsito Texas Battle oltre a due habitué di questo tipo di produzioni (non a caso entrambi presenti nel solito Backtrace) come Tyler Jon Olson, che esce di scena quasi subito, e una Lydia Hull che già normalmente riesce ad essere poco credibile in qualsiasi ruolo le venga affidato e che qui si supera portando sullo schermo una killer inspiegabilmente temuta, con trucco e parrucco sempre fastidiosamente impeccabile e un portamento da Terminatrix dei poveri, quando poi è palese che non sa nemmeno mantenere correttamente un’arma da fuoco.

Il ralenti sulla camminata con esplosione alle spalle e il colpo sparato senza guardare la vittima con presuntuosa nonchalance, sfiorano il ridicolo involontario.

In definitiva, 10 Minutes Gone si dimostra un filmetto d’azione senz’altro non impeccabile ma in qualche modo vedibile, considerando (e tenendo bene a mente) anche i parametri di categoria. Merito, soprattutto, di un Michael Chiklis gagliardo e affidabile e del buon numero di sgherri abbattuti che si lascia sulla propria strada. Mi pare di capire che negli States il film abbia goduto di una limited release in sala, restando comunque un prodotto chiaramente concepito per il mercato DTV, che sia streaming o home video.

Nel Regno Unito, ad esempio, sarà disponibile online dal 14 ottobre, ancora nessuna notizia per quanto riguarda il mercato italiano, ma non è difficile credere che prima o dopo possa giungere anche da noi, non fosse altro per la presenza di Bruce Willis, sempre lui. Questi film bene o male arrivano tutti e col suo faccione in bella vista sulla locandina, a prescindere dal suo reale apporto. Ed io sarò lì, puntuale nel mio paradosso, pronto ad inveire contro Bruce per le sue scelte di carriera mentre acquisto il blu-ray da inserire in collezione.

Di seguito il trailer internazionale di 10 Minutes Gone: