Home » Cinema » Azione & Avventura » 1917 | Recensione del film di guerra Sam Mendes che ci porta sul fronte (in piano sequenza)

Voto: 7/10 Titolo originale: 1917 , uscita: 25-12-2019. Budget: $100,000,000. Regista: Sam Mendes.

1917 | Recensione del film di guerra Sam Mendes che ci porta sul fronte (in piano sequenza)

26/01/2020 recensione film di William Maga

Dean-Charles Chapman e George MacKay sono i protagonisti di un prodigio della tecnica registica, capace di riscrivere le regole di un genere consolidatissimo come quello dei 'war movie'

1917 film sam mendes

Negli ultimi anni è capitato spesso di sentir dire che registi come Gaspar Noé, Nicolas Winding Refn o il nostro Paolo Sorrentino – giusto per dirne tre – girassero opere colme di virtuosismi della macchina da presa fini a se stessi, un mero espediente insomma per mettere in mostra la loro grande tecnica visiva e di costruzione delle inquadrature e così sviare l’attenzione dalle trame, che spesso sarebbero invece mancate di sostanza e di capacità di creare davvero qualcosa che andasse al di là delle splendide – e fredde – immagini. Ammesso che sia vero, dove starebbe il problema? Il compito di un regista non è forse (anche) quello di strabiliare lo spettatore con intuizioni imprevedibili e che lo facciano uscire di testa per capite come possano esser state concepite?

1917 film posterIn ogni caso, da oggi in questa ristretta cerchia di ‘eletti’ entrerà probabilmente di diritto anche il premio Oscar Sam Mendes (American Beauty), che assieme al direttore della fotografia Roger Deakins (Academy Award anche per lui, per Blade Runner 2049) ha messo in piedi il war movie che non ti aspetti, ovvero 1917, estenuante – in senso buono – esercizio tecnico di 2 ore di durata, in cui i due hanno meticolosamente orchestrato un’avventura videoludica ‘a più livelli da superare’ da 90 milioni di dollari, ambientata sui devastati campi di battaglia della Francia della Prima Guerra Mondiale, un’odissea che si svolge nell’arco di sole 24 ore senza tregua, con centinaia di comparse, esplosioni e macerie, filmata come fosse un unico piano sequenza praticamente ininterrotto.

Il film è in sostanza il risultato di un’incredibile e mastodontica impresa di pianificazione (ben 6 mesi di prove), perizia logistica e inganni digitali (la featurette sul ‘making of’ di 1917 sarà senz’altro l’extra più atteso dell’edizione home video del film), nonché una delle esperienze più elettrizzanti – o snervanti – degli ultimi anni in sala.

1917 racconta l’esile storia dei soldati britannici Blake (Dean-Charles Chapman) e Schofield (George MacKay), incaricati della pericolosissima missione di consegnare, a piedi, un messaggio di cruciale importanza oltre la ‘terra di nessuno’, per informare un numeroso battaglione – dove milita il fratello maggiore di Blake – di fermarsi prima di finire in una sanguinosa trappola imbastita dai tedeschi. Centinaia di persone verranno infatti uccise, se i due ragazzi non arriveranno a destinazione prima dell’alba; quindi la telecamera di Sam Mendes sceglie di avvicinarsi il più possibile ai due protagonisti mentre si fanno strada attraverso una varietà di ambienti ostili e scenari nefasti.

La trama di 1917 è praticamente tutta qui. Il resto è un correre, schivare pallottole e nascondersi da ammirare sbalorditi per la quantità di riprese ‘impossibili’ e senza soluzione di continuità messe sul tavolo da Sam Mendes e Roger Deakins. Per menzionare giusto qualche ‘livello di gioco’ particolarmente esaltante, va ricordato l’aereo tedesco che dopo un combattimento in volo precipita dal cielo e si schianta a pochi metri da Blake e Schofield, il salto tra le cascate con annessa discesa in un fiume in piena e il fuoco di un cecchino che spara tra i ruderi di un villaggio francese illuminato solo dalle fiamme. È certamente uno spettacolo strabiliante, che tuttavia finisce per soverchiare qualsiasi parvenza di dramma umano – che pure viene adeguatamente inserito -, aspetto solitamente preponderante in questo genere cinematografico.

Il modo in cui la telecamera si sposta alle spalle e intorno ai due protagonisti li fa costantemente sembrare degli avatar in un videogioco sulla Prima Guerra Mondiale che lo spettatore osserva mentre qualcun altro (Sam Mendes) guida le loro azioni. Va altresì detto che lo stile adottato dal 54enne Sam Mendes ci risparmia anche la solita retorica e spiazza proprio per questo suo apparente ‘fregarsene’ dei canoni, arrivando ad utilizzare attori del calibro di Colin Firth, Benedict Cumberbatch, Mark Strong e Richard Madden a mo’ di semplici comparse.

1917 film sam mendes guerraCerto, se lo guardate con la convinzione di trovarci una versione romanzata dello straordinario documentario dell’anno scorso They Shall Not Grow Old, per il quale Peter Jackson ha restaurato, colorato e creato strazianti piste sonore dai filmati della Prima Guerra Mondiale dall’archivio dell’Imperial War Museum, 1917 non può che uscirne sconfitto; quantomeno se il criterio di discrimine è la veridicità con cui un film è capace di replicare quel tipo di documento storico. Sam Mendes, pur non risparmiando squarci di orrore (vediamo cadaveri putrefatti e mangiati dai topi, feriti senza arti ecc.) si può dire che non abbia voluto andarci troppo pesante con gli aspetti potenzialmente più sconvolgenti.

In ogni caso, come i più attenti sapranno bene, il ricorso a fenomenali piani sequenza per larghe porzioni di un film non è propriamente una novità di per sé. Alfred Hitchcock lo fece già nel 1948 con Nodo alla gola, mentre Birdman è riuscito addirittura ad aggiudicarsi un Oscar qualche anno fa appoggiandosi in parte a tale tecnica (e scontentando non poche persone). La responsabilità di aver sdoganato nei blockbuster hollywoodiani questo ‘vezzo’ va comunque fatta probabilmente risalire a I figli degli uomini del regista Alfonso Cuarón e del direttore della fotografia Emmanuel Lubezki del 2006, un capolavoro pionieristico che ha mostrato la ‘miracolosa’ arte delle interlacciature invisibili tra riprese separate in movimenti fluidi per mostrare sequenze di battaglia mozzafiato. Da allora abbiamo così assistito a una sorta di gara del “mio piano sequenza è più lungo del tuo”, dallo straordinario Dunkirk (la recensione) a Espiazione di Joe Wright, passando per Revenant – Redivivo.

Sam Mendes stesso aveva già fatto le prove generali per il grande salto con la sequenza di pre-credits del non memorabile Spectre del 2015, mentre d’altro canto probabilmente vale la pena sottolineare che registi come Martin Scorsese, Steven Spielberg e Paul Thomas Anderson, celebrati in passato per l’abilità in riprese coreografiche con la Steadicam, si siano ampiamente allontanati da tali virtuosismi ora che sembrano molto più facili da realizzare e sono diventati una sorta di ‘moda’ (Scorsese in primis ha fatto addirittura una sorta di maliziosa parodia di se stesso con la traballante apertura del recente The Irishman).

Come detto, con un solo taglio palesemente evidente quando un personaggio viene colpito e cade incosciente – un modo per Sam Mendes e Roger Deakins di ‘fregare’ il tempo e saltare in avanti di alcune ore – qualcuno potrebbe vedere nell’assenza di montaggio (unica categoria in cui 1917 non è candidato agli Oscar 2020) un grosso problema, perché, sebbene il regista cerchi di tenere sempre altissima l’attenzione, chi non fosse avvezzo ai videogiochi di guerra ‘open world’ potrebbe non accettare gli inevitabili tempi dilatati di un’azione in tempo reale che prevede per forza di cose passaggi che normalmente verrebbero tagliati.

1917 film sam mendes 2020Senza contare che la decisione di mantenere la videocamera legata alle sole prospettive di Blake e Schofield in ogni momento nega i vantaggi di riprese più ampie, oltre che l’intimità dei primi piani. Ma che importa, in fondo, quando in quelle trincee e in quel fango ci sentiamo immersi col batticuore anche noi che guardiamo comodamente seduti su una poltrona?

Alla luce di ciò, non può quindi non sorprendere – in positivo, almeno per chi scrive – la vittoria dei due Golden Globe più ambiti (Miglior film drammatico e Regia) e la candidatura a ben 11 Academy Awards per questa insolita rielaborazione di un genere che dall’alba dei tempi è stato portato al cinema secondo canoni ben precisi, senza ‘colpi di testa autoriali’ che facessero ombra agli aspetti più drammatici della vicenda umana trattata.

Insomma, è difficile passare le due ore di 1917 ragionando troppo sulle dolorose implicazioni dell’incarico suicida di Blake o Schofield, o ancora meno sugli orrori e i sacrifici di chi ha fatto davvero la guerra raccontati dal nonno scrittore Alfred Mendes al regista. Il film è stato millimetricamente – e consapevolmente – progettato per costringere gli spettatori a pensare a ogni nuovo livello “Come diavolo avete fatto a girare in questo modo??”. Missione ampiamente compiuta.

In attesa di vederlo nei nostri cinema dal 23 gennaio, di seguito trovate il trailer finale di 1917 in versione italiana: