A due anni dal primo capitolo, il regista britannico scompiglia le aspettative girando un divertente sequel dalle dinamiche tipiche di uno slasher, che si prende poco sul serio e non molla la presa fino alla fine
Se nel 2017, con 47 metri (la recensione), Johannes Roberts aveva provato a riportare il creature film a baso costo all’epoca di massimo splendore degli anni ’70, in cui alcuni affabili protagonisti venivano messi loro malgrado di fronte ad avversità impossibili e spesso non riuscivano tutti a sopravvivere alle mostruosità varie ed eventuali fuoriuscite di volta in volta dagli abissi marini, il suo sequel, 47 Metri – Uncaged (47 Meters Down : Uncaged, precedentemente noto come 48 Meters Down) si ispira abbastanza apertamente agli anni ’80 e in particolare ai titoli della New World Pictures di Roger Corman. Tale influenza si può vedere sia nel make-up del cast – quasi completamente composto da ragazze adolescenti – e nella ‘trasformazione’ degli squali da neutrali figure in acque aperta a mutanti vissuti per decenni in isolamento in qualche caverna sotterranea più simili al Jason Voorhees di Venerdì 13 che al Bruce meccanico del film di Steven Spielberg per come eliminano i personaggi uno dopo l’altro.
Anche la colonna sonora offre degli indizi in tal senso, visto che in più punti emergono canzoni di gruppi come gli Aztec Camera e i Roxette. In ogni caso, la seconda avventura di Johannes Roberts nel pericoloso mondo degli squali (nel mentre ha diretto lo slasher The Strangers 2) è piuttosto diversa da come ce la si sarebbe potuta aspettare, dato il primo film e l’assoluta serietà degli intenti del regista inglese. Eppure, non si tratta tanto di un cambiamento in peggio, quanto di un cambiamento di tono, e il film si rivela molto divertente, a condizione che lo si accetti per quel che vuole essere (e, preferibilmente, lo si veda sul grande schermo).
Comunque, una volta giunte nella sezione principale dell’antica città, le ragazze scoprono che un qualche tipo di forma acquatica mutante ha trovato il modo di affermarsi da quelle parti e, grazie, a un jumpscare indotto da un pesce cieco e trasparente urlante (già …) e al conseguente crollo della grotta, nella confusione che ne segue il quartetto rimane inevitabilmente intrappolato a molti metri di profondità. Niente di grave no? In fondo, dovranno solo nuotare un po’ e badare al livello di ossigeno, e probabilmente saranno in grado di trovare il loro papà che lavora con i suoi due assistenti (Davi Santos e Khylin Rhambo) in pochissimo tempo. E invece no, perché è tempo di far entrare in scena dei giganteschi squali albini mutanti! Ebbene, le ragazze si ritrovano bloccate laggiù con un grande bianco senza occhi ma dall’acutissima ecolocalizzazione che si è adattato perfettamente a quelle condizioni estreme ed insolite. Quindi, è assai probabile che presto il sangue comincerà a macchiare di rosso quelle acque, poiché le protagoniste dovranno sia respingere gli attacchi improvvisi dell’animale tra uno stretto corridoio marino e l’altro, ma anche tornare in superficie prima che la riserva d’aria finisca.
Tutto sommato, quella offerta da 47 Metri – Uncaged è un’ambientazione abbastanza solida per un film di genere, anche se potreste averla già vista declinata in altre forme (in particolare, Neil Marshall, il regista di The Descent – Discesa nelle tenebre (la recensione) potrebbe aver qualcosa da dire in proposito, nonostante il suo horror del 2005 sia stato apertamente citato da Johannes Roberts come fonte di ispirazione primaria) e, per la maggior parte, costituisce un buon seguito. Magari non concreto come il recente Crawl – Intrappolati di Alexandre Aja (la recensione), visto che quello poteva contare su un R-Rated che in operazioni del genere aiuta senz’altro. Tecnicamente, il lungometraggio di Johannes Roberts è molto più valido del predecessore: la sincronizzazione dei suoni si adatta meglio alle voci delle attrici e ai loro movimenti e, a differenza del primo capitolo, non sembra di essere di fronte a immagini associate in post-produzione. Gli interni della città azteca sommersa (ci sono pure le catacombe piene di teschi) sono poi opportunamente inquietanti, con statue di pietra erose dal tempo che riescono sempre a distrarre l’occhio dagli spaventi che stanno per sorprenderci altrove.
Ora, il cast non è certo eccezionale (Matthew Modine d’altronde non è semplice da rimpiazzare), ma fanno del loro meglio con il materiale a disposizione, in quelle che è facile immaginare come circostanze di riprese incredibilmente difficili in un set sottomarino. Anche la trama non è certo niente di particolarmente inventivo come detto, ma proprio tale familiarità – e soprattutto gli squali killer mutanti! – lo rendono una visione divertente, con gli ultimi 15 minuti da manuale della legge di Murphy assolutamente allucinanti in tal senso, tra incredibili rallenty e colpi di scena a raffica. Approcciarsi a 47 Metri – Uncaged con l’idea di empatizzare, o addirittura immedesimarsi, coi personaggi (alla maniera di Open Water, per citare un esempio classico) è quindi fuori discussione.
In definitiva, questo approccio si rivelerà probabilmente alienante per coloro che erano rimasti turbati dal finale di 47 Metri, dato che Johannes Roberts qui abbraccia senza remore l’assurdità della premessa e confuta parte dell’oscurità che aveva definito la precedente fatica, ma è innegabile che, preso nel modo giusto, 47 Metri – Uncaged sia un piccolo film di exploitation riuscito.
Di seguito trovate il trailer italiano: