Voto: 7/10 Titolo originale: ผีใช้ได้ค่ะ , uscita: 27-08-2025. Regista: Ratchapoom Boonbunchachoke.
A Useful Ghost: la recensione della commedia soprannaturale con l’aspirapolvere posseduto
22/10/2025 recensione film ผีใช้ได้ค่ะ di William Maga
Dalla Thailandia un'opera sorprendente e profondo che trasforma l’assurdo in poesia

A Useful Ghost di Ratchapoom Boonbunchachoke è la sorpresa più audace del cinema thailandese recente: una favola nera che passa dalla farsa al melodramma politico senza perdere coerenza emotiva. La premessa – una donna morta che torna come spirito dentro un aspirapolvere per restare accanto al marito – potrebbe sembrare un colpo di teatro bizzarro; in realtà diventa la chiave per parlare di lutto, lavoro invisibile, memoria collettiva e desideri che la famiglia e la società pretendono di spazzare sotto il tappeto.
Il film costruisce un mondo in cui la reincarnazione negli elettrodomestici non è un’eccezione ma una possibilità riconosciuta: ciò che spiazza i vivi non è il miracolo, bensì l’intralcio che esso porta all’ordine economico e all’immagine di rispettabilità.
La trama si apre con polvere nell’aria e un aspirapolvere che “tossisce”: presagi concreti di una catena industriale malata. March dirige una fabbrica di aspirapolvere; Nat, moglie e madre, muore per l’esposizione alle particelle sottili prodotte proprio lì. Poco dopo, il suo spirito torna e abita una macchina, rientra in casa, ricuce con dolcezza e ironia il legame con il marito e, soprattutto, si mette a fare ciò per cui l’hanno sempre ritenuta “utile”: ripulire. Ma non più il pavimento; adesso tenta di bonificare la fabbrica, scacciare altri spiriti di operai morti, proteggere il figlio. L’idea del “fantasma utile” è la lama che taglia l’intero racconto: per essere accettata dalla famiglia di March, conservatrice e attenta all’onore, Nat deve mettere la sua seconda vita al servizio dell’impresa, del decoro, della rimozione del dolore altrui.
Qui A Useful Ghost innesta il proprio cuore politico. L’aldilà non consola: è un piano parallelo dove i morti lavorano ancora, ingaggiati a cancellare memorie scomode. Quando la richiesta di “utilità” si sposta dalla fabbrica alla sfera pubblica – con la pretesa di purgare i sogni dei vivi da ricordi di violenze e soprusi – la fiaba vira verso il cupo. La memoria, suggerisce il film, non è un lusso privato ma un bene comune; se la si elettroshocka, non scompaiono i fantasmi, scompare la coscienza. La polvere che apre il film è allora metafora trasparente: inquina i polmoni, intasa gli ingranaggi, ottunde la storia.
Sul piano emotivo il film funziona perché non riduce mai i personaggi a simboli. March è un vedovo confuso, diviso fra amore e conformismo; la sua famiglia giudica il ritorno di Nat meno per la forma “inaccettabile” dell’unione che per la minaccia che essa porta all’ordine gerarchico. Nat è scritta e interpretata come creatura doppia: macchina che scivola elegante e donna che conserva pudore, desiderio, dignità. La sua scelta di collaborare coi vivi per “esorcizzare” altri spiriti non viene assolta né condannata: è il compromesso disperato di chi, in fondo alla scala sociale (morta e per giunta oggettificata), cerca uno spiraglio di inclusione. La tenerezza intima tra i coniugi convive con una comicità asciutta; il film può farti sorridere di una scena d’amore fra umano e aspirapolvere e, pochi minuti dopo, stringerti lo stomaco mostrando come la richiesta di normalità diventi violenza istituzionale.
Dal punto di vista formale, A Useful Ghost miscela realismo domestico e soprannaturale con una precisione rara. La regia impone da subito regole chiare al proprio mondo e poi le usa per far emergere i conflitti umani: camere fisse che osservano, movimenti che accompagnano la “presenza” di Nat senza mai ridicolizzarla, luci fredde negli spazi del potere, toni caldi nelle zone della memoria affettiva. La fotografia lavora sul contrasto fra polveri sospese e superfici lucide di fabbrica; il suono è diegetico e materico (ronzii, aspirazioni, sussurri) fino a diventare partitura della rimozione. L’oggetto-aspirapolvere non è gimmick: grazie a design e recitazione “fisica” diventa corpo scenico, un Propp moderno che attraversa la casa e scandisce lo stato d’animo dei personaggi.
Il film brilla anche nella costruzione a scatole cinesi del racconto: un narratore ci introduce alle storie di fabbrica, amori clandestini e lutti non elaborati, componendo un mosaico in cui ogni aneddoto dialoga con l’altro. È una struttura che serve due scopi: da un lato allarga il campo dal dramma familiare al paesaggio sociale (i morti del lavoro non sono incidenti, sono sistema), dall’altro sedimenta il tema della memoria come atto collettivo. I fantasmi esistono finché qualcuno li ricorda; quando il ricordo viene strappato, il fantasma svanisce e con lui la possibilità di giustizia. Da qui una parte finale che spinge il tono verso l’allegoria della rivolta: il comico cede il passo al tragico senza mai rompere il patto con lo spettatore.
Sul versante simbolico, A Useful Ghost intreccia con naturalezza tradizione spirituale e modernità industriale. L’aldilà non è un oltremondo etereo, è un magazzino di memorie e desideri; l’aspirapolvere non espelle soltanto polvere ma anche senso di colpa. Persino la dimensione affettiva, con la presenza di amori omosessuali trattati con schiettezza e tenerezza, dialoga con il centro politico: chi ama fuori norma viene marchiato come “inutile” e perciò sacrificabile. Il film risponde che la vera utilità sta nel prendersi cura, nel ricordare, nel proteggere i vivi e i morti dalla cancellazione.
La chiave di lettura sta tutta nell’ambivalenza del titolo. Essere “utili” per essere tollerati significa accettare di pulire le tracce del dolore altrui. Ma l’ultimo movimento suggerisce un’altra via: trasformare l’utilità in resistenza, rifiutare la funzione di strumento e restituire ai vivi i loro ricordi, anche quando fanno male. Non è una soluzione consolatoria; è un invito a scegliere da che parte stare quando la polvere torna a posarsi.
Perché vederlo, dunque? Perché A Useful Ghost è insieme satira sociale, racconto d’amore, film di fantasmi e pamphlet sulla memoria. Perché osa unire scena d’amore con un elettrodomestico e meditazione sul lavoro che uccide, risate liberatorie e pugni allo stomaco, senza mai perdere l’orientamento. E perché dimostra che il fantastico, quando è davvero tale, non fugge dal reale: lo illumina. In tempi in cui la cultura tende a lucidare le superfici, qui c’è un cinema che preferisce sollevare la polvere e costringerci a guardarla.
In attesa di capire quando lo vedremo da queste parti, di seguito trovate il trailer internazionale di A Useful Ghost:
© Riproduzione riservata