Titolo originale: Antebellum , uscita: 02-09-2020. Budget: $15,000,000. Regista: Christopher Renz.
Antebellum: la recensione del film horror sociale diretto da Bush & Renz
18/09/2020 recensione film Antebellum di Marco Tedesco
Janelle Monáe e Jena Malone sono le protagoniste dell'esordio dei due registi, un'opera che vorrebbe essere socialmente impegnata, ma si rivela un pasticcio, in cui lo stile soverchia l'importante sostanza
Chi la conosce, sa che Janelle Monáe è considerata da molti come un’artista innovativa e all’avanguardia, capace di sovvertire le aspettative del pubblico, oltre che di emozionare con la sua voce. Dato il suo stile musicale incredibilmente ‘teatrale’, era solo una questione di tempo prima che facesse il salto sul grande schermo e nel 2016 ha subito sfondato, recitando non in uno, ma in due candidati al Miglior film, Il diritto di contare e Moonlight. Da allora, ha fluttuato dentro – e intorno – a ruoli secondari in film come Benvenuti a Marwen (la recensione) e Harriet, giungendo infine al primo ruolo da protagonista nientemeno che in un ‘horror sociale’, Antebellum, prodotto dal team già dietro al fortunatissimo Scappa – Get Out e Noi. Sulla carta, un successo assicurato.
Invece no.
Ambientato nel sud degli Stati Uniti dell’epoca della schiavitù (da cui il titolo), Eden (Monáe) è una schiavo tranquilla, ma comunque maltrattata, nella piantagione del crudele Capitano Jasper (Jack Huston) e di sua moglie, Elizabeth (Jena Malone). Soffrendo per mano dei crudeli schiavisti, lei e un altro schiavo, Eli (Tongayi Chirisa), progettano quindi una grande fuga verso la libertà.
Nel frattempo, ai giorni nostri, la scrittrice Veronica Henley (sempre la Monáe, in un duplice ruolo) è un’autrice di successo di romanzi sulle ingiustizie sociali ed economiche dei neri in America.
Durante una convention a New Orleans, Veronica inizia però a mettere in discussione la sua sanità mentale, scoprendo che il velo tra il suo mondo e quello di Eden si sta strappando a un livello pericoloso. Presto inizia a rendersi conto che i legami tra lei e le storie di Eden sono più stretti di quanto avrebbe potuto immaginare.
Partendo da quanto di buono c’è in Antebellum, che pure è presente e stride enormemente con quanto invece non funziona affatto. Janelle Monáe è brava, ma la sua performance non spicca quanto quella della collega Kiersey Clemons nei panni di Julia, una nuova schiava della piantagione alle prese con una gravidanza indesiderata, o di Gabourey Sidibe nei panni di Dawn, un’esuberante amica di Veronica che lei incontra a New Orleans.
Queste prove funzionano bene semplicemente perché sono molto più interessanti dei gusci vuoti archetipici che riempiono il resto del film, pur rimanendo anche loro nient’altro che altri semplici cliché portati in scena con un po’ più di cuore.
Antebellum, registicamente parlando, è anche un’esperienza estetica molto piacevole da guardare, dal campo lungo di apertura che descrive dettagliatamente le operazioni che si svolgono nella piantagione, che spaziano dal pittoresco all’orribile, allo schema di luci meravigliosamente cupo, alla favolosa colonna sonora composta da Nate Wonder e Roman Gianarthur. Si tratta di un film che trarrebbe sicuro vantaggio dalla visione in un cinema. Ma non basta.
Prima di tutto, sfatiamo un mito che potrebbe essere stato alimentato dalla campagna di marketing del film: Antebellum non è stato prodotto da Jordan Peele. Il regista di Scappa – Get Out e Noi e la QC Entertainment, che ha poi effettivamente prodotto Antebellum, avevano collaborato soltanto sui due horror del 2017 e 2019.
Ciò che manca all’opera d’esordio di Gerard Bush e Christopher Renz rispetto ai suddetti film è una visione intelligente della natura della narrazione e una mano sottile nel manipolarla per sovvertire le aspettative dello spettatore. Mentre Antebellum è un film misterioso che ha la sua giusta dose di colpi di scena, non c’è un momento che non sembri ovvio e ‘calcato’ al punto da sfiorare spesso il camp (e non in senso divertente).
Nello specifico, Antebellum è uno dei film più crudeli degli ultimi tempi. Si può discutere sulla necessità di titoli che descrivano la dolorosa storia della schiavitù negli USA, ma anche qualcosa di così diretto come 12 Anni Schiavo possedeva momenti di sottigliezza in grado di garantire una certa dose di umanità ai suoi personaggi principali, rendendo così la violenza indicibile molto più dissonante.
Antebellum, al contrario, non si prende il tempo necessario per costruire quel tipo di fiducia con il pubblico, optando per sottoporlo ad atrocità vuote e inutili che semplicemente rafforzano la pervasività della violenza razzista nei media come una norma. Per quanto ignoranti molti americani razzisti vorrebbero ritenere di essere sulla natura stessa del razzismo, quasi tutti conoscono l’orribile violenza verificatasi in quel preciso periodo storico, e riproporre detta violenza per farne un film dell’orrore non fa bene a nessuno. Rimuove semplicemente il trauma che molti neri americani provano ancora oggi senza alcuna sostanza o sottotesto.
Certo, il sottotesto di Antebellum è mettere in luce come la macchia del peccato originale dell’America abbia viaggiato nel tempo e non abbia mai lasciato la cultura americana, ma tutto è espresso in modo così superficiale e goffo che non c’è un solo momento in cui qualcuna delle orribili violenze abbia un vero peso. Sono tutte vuote dimostrazioni di crudeltà per amore della crudeltà.
Per aggiungere la beffa al danno, i dialoghi di Antebellum sono pessimi. Sforzandosi di essere assolutamente sul pezzo con gli slang del 2020 e di essere il più trendy possibile, il risultato è così inorganico da arrivare a lambire il ridicolo in diversi punti (evidentemente, l’ascolto in lingua originale è fondamentale). La sensazione è quella di sentir parlare un adulto bianco che prova a essere ‘cool’ mentre interagisce con l’amico nero del proprio figlio. Semplicemente non funziona.
Era facile prevedere che dopo il successo di Scappa – Get Out e Noi qualcuno avrebbe provato a ‘far cassa’ con un altro progetto horror ‘socialmente consapevole’, e il malcapitato è purtroppo Antebellum, un concentrato di disumanità gratuita, una sceneggiatura orribilmente goffa e un ritmo bizzarro. Un film in cui lo stile vince ampiamente sulla sostanza, e la crudeltà sull’umanità, un elemento quest’ultimo di cui Antebellum avrebbe avuto disperatamente bisogno per avere successo.
Il full trailer internazionale di Antebellum, la cui uscita italiana non è ancora stata annunciata:
© Riproduzione riservata