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Voto: 5/10 Titolo originale: A Haunting in Venice , uscita: 13-09-2023. Budget: $60,000,000. Regista: Kenneth Branagh.

Assassinio a Venezia: la recensione del film lagunare di Kenneth Branagh

14/09/2023 recensione film di Sabrina Crivelli

Il regista riprende i panni di Hercule Poirot in una terza indagine che adatta malamente il romanzo di Agatha Christie, provando senza successo a virare verso territori horror che non sa maneggiare, poco aiutato da un cast sottotono

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Dopo averci condotto tra i lussuosi vagoni dell’Orient Express e sulle rive soleggiate del Nilo, Kenneth Branagh sceglie ora un fascinoso quanto cupo antico palazzo veneziano per Assassinio a Venezia (A Haunting in Venice). Tuttavia, l’attore e regista britannico spreca in gran parte la potenziale atmosfera di tale location cercando di virare verso il registro horror, ma finendo per confezionare un film modesto, capace solo di offrire qualche mite jump scare, diversi dettagli incoerenti e una recitazione generalmente poco convincente.

Se infatti Assassinio sull’Orient Express del 2017 (la recensione) primeggia nel trittico per il perfetto connubio tra ambientazioni accattivanti, tensione e performance notevoli del suo cast di star, e Assassinio sul Nilo (la recensione) risentiva in parte dell’estetica eccessiva e un po’ kitsch nella ricostruzione in CGI del lussuoso battello SS Karnak, ogni aspetto di questo terzo adattamento per il cinema dedicato al detective Hercule Poirot (interpretato sempre da Kenneth Branagh) sembra sottotono, mentre svela a un ritmo fin troppo blando i segreti di personaggi piuttosto noiosi e solo abbozzati in uno sviluppo poco coinvolgente, e prevedibile.

ASSASSINIO A VENEZIA film 2023 posterQuando si parla di una sceneggiatura non originale, come quella di Assassinio a Venezia, spesso le carenze narrative sono da imputare all’originale letterario, in questo caso il romanzo tardo di Agatha Christie Poirot e la strage degli innocenti (Hallowe’en Party, 1969).

Eppure, già a un primo veloce sguardo l’opera della scrittrice poco ha in comune con lo script ad opera di Michael Green (già dietro ai precedenti due capitoli). Non solo la narrazione si sposta da un villaggio inglese a Venezia, ma ne vengono stravolti i protagonisti e gli eventi, cosicché gli sparuti dettagli estrapolati dal contesto primo e privati di un coerente incastro narrativo perdono inevitabilmente di senso e di spessore.

Assassinio a Venezia è incentrato, come di consueto, su un’indagine per omicidio di Hercule Poirot. Dopo aver risolto un numero indefinito di casi, il detective si è ormai ritirato e conduce un’esistenza solitaria nella città lagunare, rifiutando ogni caso che gli viene offerto da uno stuolo di pressanti fan delle sue impareggiabili doti, allontanati malamente da Vitale, sua guardia del corpo ed ex poliziotto (Riccardo Scamarcio).

Quando però Ariadne Oliver (Tina Fey), vecchia amica e scrittrice di successo, lo invita a una seduta spiritica in un fatiscente palazzo d’epoca nella notte di Halloween tenuta dalla famosa medium Miss Reynolds (Michelle Yeoh), Poirot decide di partecipare.

Tuttavia, una volta giunti nella spettrale magione di Rowena Drake (Kelly Reilly), un famosa cantante lirica che ha recentemente perso la giovane figlia in un tragico incidente, le tetre leggende che circondano l’abitazione sembrano prendere vita in una successione di eventi sinistri e di morti inspiegabili. Sarà dunque la vendetta dei giovani orfanelli morti in terribili circostanze tra quelle mura, o solo la messa in scena di un astuto assassino per coprire le proprie tracce?

Probabilmente per correggere il tiro dopo il flop al botteghino di Assassinio sul Nilo (che ha incassato appena 137 milioni di dollari a livello globale a fronte di un budget di 90 milioni), Kenneth Branagh intraprende con Assassinio a Venezia una strada completamente diversa, scegliendo uno stile più minimale.

Qui, il tradizionale impianto narrativo del whodunit è infatti combinato con suggestioni e note più smaccatamente orrorifiche. Una fotografia crepuscolare, fondata su giochi di luci soffuse e zone d’ombra, abbraccia una location chiusa da Kammerspiel, intima quanto claustrofobica, in cui Hercule Poirot e i suoi comprimari sono forzosamente rinchiusi fino alla soluzione del mistero.

Un pupazzetto, un telefono nascosto, una mela, una tazza da the e altri oggetti chiave scandiscono lo spazio quali indizi disseminati per le stanze umidamente affrescate e decadenti. L’occhio della mdp li cattura da prospettive e angolazioni innaturali, dal basso in alto in primo piano, o con un taglio smaccatamente obliquo che rievoca vagamente la maniera espressionista dei Wiene e Murnau, ma anche le impeccabili geografie hitchcockiane, senza serbarne però la coerenza semantica. Il netto chiaroscurismo pare andare nella medesima direzione, ma con risultati ben diversi.

assassinio a venezia film 2023 sedutaNon più funzionali alla complessa fenomenologia dei moti psicologici individuali e collettivi, gli stilemi horror e gli scenari goticheggianti si svuotano così in Assassinio a Venezia del loro potere evocativo per divenire vacui corollari a una storia senza slanci. Il tutto ruota intorno all’escamotage trito della seduta spiritica, esacerbato al massimo dalla haunted mansion.

Ciò reca con sé il repertorio rodato di scricchiolii, porte e finestre che si aprono a improvvise folate di vento, sussurri inquietanti, nenie e ombre sfuggenti. Ne contesta ripetutamente l’evanescenza lo stesso Hercule Poirot, incarnazione delle infinite potenzialità del pensiero logico e razionale, e commento intrinseco quanto involontario a certe trovate fantasmagoriche più atte alla casa stregata di un Luna Park che a un adattamento di un giallo di Agatha Christie.

Il tutto è poi aggravato dalle caratterizzazioni e interpretazioni svogliate dei protagonisti di Assassinio a Venezia. Kenneth Branagh prosegue ormai meccanicamente nei panni di un Hercule Poirot somesso e – all’apparenza – un po’ depresso per l’auto-inflitta pensione anticipata. Il suo braccio destro, Vitale, è incarnato da un involontariamente vignettistico Riccardo Scamarcio. Altrettanto poco credibile è Michelle Yeoh nei panni di una ex-infermiera di guerra inglese e stereotipata sedicente spiritista. Infine, il potenziale drammatico della madre sopraffatta dal dolore e dello humor caustico della scrittrice sagace sono sprecati in battute senza estro, un materiale con cui e solitamente brave Kelly Reilly e Tina Fey posso far poco.

Nel complesso, perciò, nonostante alcune premesse promettenti, Assassinio a Venezia diviene meramente l’ennesima esotica tappa di trasposizioni hollywoodiane sempre più liberamente tratte dalla sconfinata bibliografia di Agatha Christie, che finisce soltanto per segnarne il progressivo impoverimento nel concetto e nella resa.

Di seguito trovate il full trailer italiano di Assassinio a Venezia, nei nostri cinema dal 14 settembre: