Voto: 6/10 Titolo originale: Backtrace , uscita: 14-12-2018. Regista: Brian A. Miller.
Backtrace | La recensione del film con Sylvester Stallone
16/12/2018 recensione film Backtrace di William Maga
La star di Rocky e Matthew Modine sono i professionali protagonisti di un heist movie low budget insensatamente ambizioso, coacervo di cliché e povertà tecnica
Sebbene non faccia parte della insospettabilmente cospicua serie di svogliatissimi straight-to-video con Bruce Willis usciti con regolarità negli ultimi anni, Backtrace si inserisce pienamente in questo solco: è infatti diretto dal regista esperto di VOD Brian A. Miller (Vice, The Prince, Reprisal), parla di una rapina andata molto male, può contare su una cinquantina di produttori associati, è stato girato in Georgia, uno dei grandi stati americani (insieme a Louisiana e Ohio) noto per le generose agevolazioni fiscali per le produzioni di film e soprattutto vanta la presenza – come special guest – di Sylvester Stallone.
La star di Rocky ha chiaramente qui preso il posto del suo socio al Planet Hollywood, probabilmente lavorando per 4-5 giorni al massimo sul set, con la maggior parte delle scene che lo riguardano che lo vedono incatenato alla sua scrivania al distretto di polizia, mentre scruta un muro pieno di cartine e foto segnaletiche per quello che sembra essere l’unico caso al quale ha lavorato negli ultimi sette anni. E’ stato proprio sette anni prima che Donovan MacDonald (Matthew Modine) e due complici hanno rubato 20 milioni di dollari da una banca di Savannah, cercando poi di tenersi più del 50% pattuito coi loro soci misteriosi e offrendo loro solo 5 milioni. Ne era seguita una sparatoria, in cui i due complici erano rimasti uccisi e MacDonald era finito in coma con una pallottola in testa. Sette anni dopo, oggi, l’uomo si sveglia in ospedale con un caso debilitante di amnesia retrograda, incapace di ricordare qualsiasi cosa e incline a emicranie e incubi. Il detective Sykes (Stallone) ha monitorato il caso per tutto questo tempo, ma gli viene ripetutamente detto dal medico che ha in cura MacDonald (Lydia Hull) che la sua mente è perfettamente vuota.
Tuttavia, sepolto da qualche parte tra i ricordi di MacDonald c’è il luogo in cui sono stati nascosti i 15 milioni di dollari. Entra allora in gioco Lucas (Ryan Guzman), che lavora nell’unità psicologica ed è incaricato di una valutazione volontaria di 72 ore. Sembra sapere tutto su MacDonald, ed è in combutta con l’irascibile guardia Farren (Tyler Jon Olson) e l’infermiera Erin (Meadow Williams) per ‘forzare’ la memoria dello smemorato e usare un farmaco sperimentale su di lui per cercare tra i suoi ricordi e, si spera, scoprire la location dei soldi. Nel frattempo, Sykes deve fare i conti anche con l’agente dell’FBI Franks (Christopher McDonald) che tenta di prendere in mano il caso (i federali non hanno giurisdizione sulle rapine in banca forse?), cui segue l’inevitabilmente ridicolo colpo di scena nel terzo atto assortito con doppi giochi incrociati.
Sareste sorpresi dallo scoprire che Backtrace offre una sparatoria finale all’interno di una fabbrica abbandonata? O che almeno un personaggio principale non è chi dice di essere? O che, a un certo punto, un ironico Franks dice a Sykes e al suo capitano (Joe Gelchion) che “mi aspetto piena collaborazione dal vostro dipartimento?”. L’angolazione leggermente sci-fi del siero sperimentale iniettato nella spina dorsale di MacDonald, che gli consente di “vedere” i suoi ricordi che prendono vita, potrebbe essere stata presa a prestito dallo sceneggiatore Mike Maples da un’idea appallottolata trovata nel cestino delle cartacce dell’ufficio di Christopher Nolan, ma le sue ambizioni quasi nobili finiscono qui (dimenticate – è la parola migliore – sia Memento che In Trance).
Per quanto riguarda Brian A. Miller, questo lavoro riesce in qualche modo a essere migliore delle non alte aspettative, ma non è certo un buon motivo per festeggiare. La sorpresa più grande è che Matthew Modine è essenzialmente la star. Interpreta il personaggio più avvincente del mazzo e può contare sul minutaggio più alto sullo schermo, e – da professionista navigato – ci investe molto più di quanto realmente sarebbe necessario per un un prodotto usa e getta del venerdì sera. Nonostante l’altisonanza inspiegabile datagli sul poster (addirittura la prima posizione), Ryan Guzman è invece rigorosamente relegato tra gli attori non protagonisti di seconda fascia, al pari di Williams e Olson.
Con Creed II ancora nei cinema (americani …), Sylvester Stallone si ritrova così invischiato nel purgatorio del VOD / DTV pochi mesi dopo aver partecipato all’esecrabile Escape Plan 2 – Ritorno all’Inferno (la recensione), già pronto peraltro a infierire nel terzo capitolo, girato back-to-back. In ogni caso, Sly perlomeno gestisce il suo cammeo esteso volto a ottenere finanziamenti con un ragionevole grado di professionalità e usuale carisma. E questo è ampiamente ben al di sopra di quanto il regista Brian A. Miller avrebbe ottenuto dall’ennesimo progetto con l’amico Bruce Willis, che si sarebbe limitato a una manciata di primi piani intensi ‘molto americani’ girati in un giorno e all’uso di una controfigura poco convincente a riempire il resto del copione al posto suo.
In definitiva, Backtrace – forse galvanizzato dalle star presenti – tenta un approccio un po’ più audace del solito per un heist movie convenzionalissimo e intriso di luoghi comuni, ridicolezze e machismo spiccio, fallendo proprio nel voler tentare di essere insensatamente qualcosa di serio senza avere né il budget né le competenze tecniche né lo script adeguati a supporto.
Di seguito il trailer originale di Backtrace:
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