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Bill Pope sui sequel di Matrix: “Vi spiego perché fu una tortura girarli, colpa di Stanley Kubrick”

16/07/2020 news di Redazione Il Cineocchio

Il direttore della fotografia della trilogia dei Wachowski ha parlato senza giri di parole dei problemi sul set e di come il risultato si sia visto chiaramente sul grande schermo

matrix reloaded keanu 2003

Se Matrix del 1999 rientra senza grossi problemi tra i film più importanti degli ultimi 30 anni, capace di resistere egregiamente alla prova del tempo e del tempo, lo stesso non si può dire dei suoi contestati sequel, Matrix Reloaded e Matrix Revolutions del 2003. Dello stesso parere è anche Bill Bope, il rivoluzionario direttore della fotografia della trilogia, che in un recente podcast ha parlato a ruota libera di cosa andò storto cole secondo e terzo film diretti sempre dagli allora fratelli Wachowski.

Senza troppi giri di parole, Bill Pope ha esordito dicendo:

Matrix Revolutions (2003)Tutto ciò che di buono ci fu nella prima esperienza con Matrix non fu altrettanto buono nelle successive. Non avevamo più libertà. La gente ci stava osservando. C’era molta pressione. Nel in fondo al mio cuore, quelli non mi piacevano. Pensavo che avremmo dovuto andare in un’altra direzione. C’erano molti attriti e molti problemi personali, e si sono poi visti sullo schermo a essere onesti. Non furono tra i momenti migliori della mia carriera, né per quella di nessun altro. I Wachowski avevano letto questo dannato libro di Stanley Kubrick che diceva: “Gli attori non si esibiscono in performance naturali fino a quando non li logori”. Quindi facciamo 90 riprese di una scena! Voglio dissotterrare Stanley Kubrick e ucciderlo!

Parole piuttosto pesanti quelle del 68enne, che ha lavorato anche in Spider-Man 2, Men in Black 3 e Alita – Angelo della battaglia e che, viste le premesse, difficilmente lavorerà in futuro con registi come David Fincher, famoso nell’ambiente per la sua estrema pignoleria e la volontà di ripetere scene all’infinito.

In ogni caso, Bill Pope ha poi teorizzato che i problemi dei due sequel di Matrix potrebbero essere derivati ​​dal loro serratissimo programma di riprese back-to-back, alludendo a qualcosa di simile per la deludente trilogia di Peter Jackson di Lo Hobbit:

Fu una specie di tortura … Accade qualcosa quando ti infili in riprese così lunghe, 276 giorni … si finisce per intorpidire la mente e l’anima, e poi intorpidisce anche il film. Pensate a Lo Hobbit, dove [hanno girato contemporaneamente] il primo, il secondo e il terzo capitolo, e come risultato ne sono usciti film anestetizzanti. Nei libri non si percepisce, perché lo apri e poi lo richiudi dopo un po’. Nella ripresa di un solo film risulta invece troppo lungo. C’è un limite a ciò che puoi inserire.

Alla fine, però,  Bill Pope ha comunque trovato qualcosa di positivo nell’esperienza di Matrix:

Li ho trasferiti tutti e tre in 4K per scopi di archiviazione presso la Warner Bros., e ho scritto ai Wachowski e a Keanu [Reeves] e Carrie-Anne [Moss ] che abbiamo fatto un buon lavoro, che dovremmo esserne orgogliosi.

In attesa di aggiornamenti su Matrix 4, attualmente in lavorazione, di seguito trovate il lungo dietro le quinte di Matrix Reloaded:

Fonte: IW