Voto: 6/10 Titolo originale: Blue My Mind , uscita: 02-10-2017. Regista: Lisa Brühlmann.
Blue My Mind | La recensione del coming-of-age dark di Lisa Brühlmann
18/09/2019 recensione film Blue My Mind - Il segreto dei miei anni di William Maga
L'attrice svizzera esordisce dietro alla mdp mescolando non banalmente e con piglio sicuro fantasy e ribellione adolescenziale
Molti film di genere fantasy e fanta-horror trattano di mostruosi cambiamenti come allegoria della pubertà femminile. Pensate a film come Ginger Snaps (2000), Jennifer’s Body (2009) e il più recente Raw – Una cruda verità del 2016 (la nostra recensione) ed appare subito chiaro come il risveglio sessuale di una giovane donna possa trasformarsi in qualcosa di letteralmente mostruoso. Ultima in ordine di tempo a cimentarsi con l’argomento è il dramma fantasy svizzero Blue My Mind – Il segreto dei miei anni, arrivato nei nostri cinema in ritardo di oltre un anno sul resto del mondo, diretto dall’attrice diventata regista Lisa Bruhlmann, qui all’esordio dietro alla mdp.
Crescendo, le ragazze iniziano a capire che, come società, noi tendiamo a ‘sessualizzare’ le donne, alle quali viene fatto intendere di essere importanti soltanto quanto lo sono i loro corpi. Blue my mind si pone questa domanda: e se un’adolescente potesse diventare qualcos’altro oltre che una semplice ‘persone adulte’? Esplorando temi come il bisogno di appartenenza e la disillusione adolescenziale, il film segue la quindicenne Mia (Luna Wedler), che si ritrova suo malgrado in una nuova scuola e vuole assolutamente integrarsi con il gruppo delle ragazze più cool, che fumano, rubano nei grandi magazzini e compiono ogni altro tipico atto di ribellione incosciente di quell’età (droghe comprese). Tutti gli adolescenti si sentono come se fossero strani e diversi rispetto ai loro coetanei, ma Mia comincia ad avvertire un cambiamento nel suo corpo davvero inusuale e spaventoso, che va oltre la sfera dei primi turbamenti sessuali e l’arrivo del primo ciclo mestruale. Ha voglia di mangiare pesce crudo (compresi i pesciolini rossi che nuotano nell’acquario casalingo), le dita dei suoi piedi stanno mutando conformazione e compaiono contusioni inspiegabili sulle sue gambe.
Se Blue My Mind può effettivamente contare su un buon numero di momenti tipici da body horror genuinamente disturbanti, alla fine resta un film incentrato sulla dura realtà dell’adolescenza e sul tentativo di venirne a patti e superarla. Come molti titoli europei, mette in scena un ritratto fresco e realistico dell’esperienza adolescenziale, distaccandosi da opere statunitensi come lo ‘scandaloso’ Thirteen – 13 Anni del 2003 e il brutale Kids del 1995, che, sebbene simili negli intenti, non riuscivano a trascendere una certa esagerata fiacchezza hollywoodiana di fondo. Blue My Mind mostra tutta la vulnerabilità e l’immaturità di questi ragazzini ritratti sullo schermo, risultando spesso difficile e impegnativo da reggere. Ma questo è il suo obiettivo, non spaventare. Il ritmo è ben scandito, aiutato da effetti pratici raccapriccianti e sinistramente affabulanti a sufficienza da tenere lo spettatore agganciato agli aspetti potenzialmente soprannaturali della vicenda, ma lasciando anche spazio alle emozioni di personaggi coi quali potersi relazionare con facilità e farlo così preoccupare abbastanza del lato più drammatico.
In termini di recitazione, Blue My Mind esce dall’idea tutta americana di scritturare attori più vicini ai 30 anni che ai 20 per interpretare personaggi di meno di 18. Il cast, che comprende anche la co-protagonista Zoë Pastelle Holthuizen (Gianna), è sì giovane, ma molto capace, e rende assai semplice vederle come poco più che bambine allo sbando alle prese con situazioni che non sanno controllare. E Luna Wedler non è solo eterea da guardare, ma anche brillantemente emozionale.
Due parole poi vanno spese sulla fotografia di Blue My Mind, che riflette i diversi stati d’animo della protagonista, con grande predominanza – naturalmente – del blu. Dalle pareti del suo appartamento ai luoghi in cui va a divertirsi con i compagni, questo colore e le sue sfumature dominano. I movimenti di macchina della regista sono inoltre attentissimi, con lunghe riprese e sequenze sognanti che donano al film l’aspetto di una fiaba (dark) moderna. Da notare che – non casualmente – il film si apre e termina con i suoni meditativi delle onde che si infrangono, un sound design che aggiunge ulteriore ‘magia’ all’insieme, enfatizzando il tema dell’acqua mentre sentiamo sgocciolii e fruscii liquidi in movimento, costante presentimento di quello che succederà a Mia.
In definitiva, tenendo conto del fatto che si tratta di un’opera prima, che gli attori coinvolti e gli aspetti tecnici sono impeccabili, che la colonna sonora è azzeccata, che il finale è toccante (forse addirittura straziante per alcuni), che – al di là della forma ‘di genere’ scelta – il messaggio che dà può ispirare molte ragazzine e che le trasformazioni fisiche soddisferanno facilmente il palato degli estimatori dell’horror più esigenti, si può dire che Lisa Bruhlmann si sia guadagnata di diritto un gettone di credito che ci auguriamo non venga subito sperperato con qualcosa di più ‘commerciale’.
Di seguito il trailer italiano di Blue My Mind – Il segreto dei miei anni:
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