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Voto: 7/10 Titolo originale: チェンソーマン レゼ篇 , uscita: 19-09-2025. Regista: Tatsuya Yoshihara.

Chainsaw Man – Il Film: La Storia di Reze, la recensione del sequel diretto da Tatsuya Yoshihara

24/10/2025 recensione film di William Maga

Un anime dall'impatto visivo e sentimentale imponente, che mescola brutalità, tenerezza e disperata umanità

Chainsaw Man Il film La storia di Reze (2025)

Chainsaw Man – Il Film: La Storia di Reze è il raro film tratto da una serie anime che, invece di limitarsi a ingrandire la formula, la scardina dall’interno. Ambientato dopo i dodici episodi iniziali, riprende Denji nel suo quotidiano da cacciatore di demoni: vive alla giornata, letteralmente nutrito dal sistema che lo sfrutta, affezionato a Pochita che ormai batte nel suo petto, attratto dall’enigmatica Makima e affiancato da comprimari che entrano ed escono di scena come in un sogno febbrile.

L’innesco narrativo è semplice: un acquazzone, un riparo improvvisato, l’incontro con Reze, barista sorridente che parla a Denji come se fosse la prima persona a vederlo davvero. Da quel momento il film rallenta, si concentra su appuntamenti impacciati, ingressi notturni a scuola, tuffi in piscina che diventano sospensioni emotive. Poi, quando il sentimento si cristallizza, la violenza esplode: l’Arcobaleno di sangue e schegge che Chainsaw Man promette si abbatte sullo spettatore in un’ora finale che è vortice, ritmo martellante, fuoco e acciaio.

Il pregio maggiore del lungometraggio animato diretto da Tatsuya Yoshihara per lo Studio MAPPA è la capacità di tenere insieme due anime apparentemente inconciliabili: la farsa erotica di Denji, che sogna cibo, un futon caldo e l’attenzione di una ragazza, e la tragedia di un ragazzo cresciuto senza istruzione né amore, intrappolato in una macchina pubblica che monetizza la paura. La regia porta in sala il respiro del grande schermo senza perdere l’intimità: inquadrature a distanza ravvicinata per i dialoghi al bancone, aria che vibra quando il sole sfonda le nuvole sul volto di Reze, corpi che si muovono con un’attenzione al dettaglio quasi documentaria.

Quando Denji aziona la cordicella sul petto, l’estetica cambia passo: gli sfondi si dilatano, l’animazione alterna linee pulite e distorsioni percettive, la città diventa un campo visivo da attraversare alla ricerca di un punto rosso in un mare di scintille. Non è solo spettacolo: l’azione resta leggibile, ancorata a ciò che accade ai personaggi, alla posta in gioco del loro legame.

Sul piano tematico il film lavora per sottrazione. Denji è il topo di campagna trascinato in città: sicurezza modesta e solitudine da una parte, pericolo e relazioni dall’altra. Makima incarna l’ordine che nutre e controlla, Reze la deviazione dolce che apre la possibilità di scegliere. Non è un caso che il racconto insista sulla scuola mai frequentata, sull’alfabeto delle emozioni che a Denji manca: il suo desiderio non è un capriccio, è l’istinto di un adolescente che cerca il primo linguaggio affettivo possibile.

E proprio quando quel linguaggio sembra affiorare, la trama svela il rovescio: i demoni non sono solo mostri, sono paure collettive organizzate, e la politica del terrore sa travestirsi da promessa d’amore. L’innamoramento allora diventa la trappola perfetta, e “Reze Arc” è il racconto di come un sentimento sincero possa essere usato come chiave per aprire la cassaforte più protetta: il cuore di Denji.

Chainsaw Man - Il Film La Storia di Reze 2025L’equilibrio tra romanzo di formazione e ballata sanguinaria ha un costo, e il film lo paga scegliendo di non fare da introduzione ai neofiti. La mitologia è data per sottintesa: i contratti con i demoni, il ruolo della Pubblica Sicurezza, l’aura di Makima, il peso del Devil del Fucile come terrore assoluto.

Chi arriva senza bagaglio potrà restare spaesato, soprattutto quando i comprimari scompaiono o si riducono a comparse funzionali. È però una scelta coerente con l’obiettivo: non riassumere, ma approfondire. La serialità avrebbe il tempo per far crescere tutti; il cinema, qui, decide di investire sulla precisione di un sentimento, e sullo stordimento fisico dell’azione.

Dal punto di vista visivo, l’opera affina quanto di meglio si è visto nella prima stagione. La palette è più luminosa, gli sfondi urbani mantengono verosimiglianza e profondità, i caratteri hanno micro-movimenti che raccontano stati d’animo prima ancora delle parole: pieghe delle camicie che si distendono, sopracciglia che tremano, sguardi che si perdono e si ritrovano.

Le sequenze di combattimento sono una lezione di montaggio e ampiezza: rallentamenti strategici, cambi di saturazione, momenti congelati come tavole di copertina, ma senza mai sacrificare la chiarezza. La musica sostiene il respiro, alternando temi intimisti a scosse ritmiche che accompagnano la trasformazione di Denji, non come effetto, ma come necessità narrativa.

La dinamica Denji-Reze è il motore che permette a tutto questo di funzionare. Lui è un ragazzo che confonde il desiderio con la salvezza; lei è al tempo stesso rifugio e minaccia, sorriso e detonatore. La loro relazione ha la freschezza di una prima volta e la malinconia di chi, per vivere, deve mentire anche a sé stesso. Quando il film sposta il baricentro dall’idillio all’assalto, lo fa senza tradire quell’intimità: ogni colpo, ogni esplosione, ogni salto tra i tetti ha il peso di una scelta emotiva, non solo l’euforia del dispendio spettacolare. È qui che “Reze Arc” supera la prova del passaggio al cinema: dimostra che la motosega non è solo un’arma, è un simbolo di scissione. Denji si lacera per diventare utile agli altri, e il prezzo è la perdita momentanea di ciò che lo rende umano. L’amore, in questo contesto, non cura: svela.

Non tutto è perfetto. Il film sfiora e non risolve alcuni percorsi dei personaggi secondari, e il suo rifiuto di spiegare può essere letto come superbia. Ma è una coerenza poetica: Chainsaw Man non vuole rassicurare né completare, vuole lasciare addosso una domanda. Meglio una vita semplice, sicura, silenziosa, o un’esistenza pericolosa ma piena di incontri? Denji non ha ancora gli strumenti per rispondere. Il pubblico sì, e per questo l’opera funziona come specchio: ti costringe a misurare i tuoi desideri contro le tue paure.

In termini di efficacia cinematografica, Chainsaw Man – Il Film: La Storia di Reze è una tappa necessaria. Porta in sala la densità emotiva della serie, affina il disegno dei personaggi, scommette sul tempo quieto e lo ripaga con un terzo atto che è pura energia. È un film che chiede fiducia, e la merita. Per chi cerca la classica scorpacciata di combattimenti dall’inizio alla fine, forse l’attesa sembrerà lunga; per chi vuole capire perché Denji continua a tirare quella cordicella, l’attimo in cui lo fa – e cosa perde o salva ogni volta – vale il biglietto. In questo senso, il titolo mantiene la promessa: sì, c’è un uomo fatto di motoseghe. Ma sotto i denti d’acciaio pulsa un cuore che, nonostante tutto, prova a imparare come si ama.

Di seguito trovate il trailer doppiato in italiano di Chainsaw Man – Il Film: La Storia di Reze, nei nostri cinema il 23 ottobre:

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