Voto: 5/10 Titolo originale: Domino , uscita: 31-05-2019. Budget: $7,800,000. Regista: Brian De Palma.
Domino (2019): la recensione del film – rinnegato – di Brian De Palma
14/07/2019 recensione film Domino di William Maga
Nikolaj Coster-Waldau, Guy Pearce e Carice van Houten sono i malamente sfruttati protagonisti di un action thriller pieno di problemi
Spesso in rete la gente si chiede come mai registi del calibro di John Carpenter, Joe Dante, John Landis o Francis Ford Coppola non dirigano più un film da anni, loro che hanno dato così tanto al cinema e che potenzialmente potrebbero dare ancora molto. Ebbene, vedendo Domino, l’ultima fatica del 78enne Brian De Palma (uno che ha in curriculum opere come Scarface e Carrie – Lo Sguardo di Satana, tra gli altri), suo primo lungometraggio sette anni dopo il modestissimo Passion del 2012, non si può che amaramente riconsiderare le considerazioni / speranze da appassionati di cui sopra.
Fondamentalmente, abbiamo questo poliziotto danese, Christian Toft (Nikolaj Coster-Waldau), la cui negligenza spedisce il suo partner Lars Hansen (Søren Malling) in ospedale con una ferita al collo che gli sarà letale mentre sono nel bel mezzo del tentativo di arresto di quello che risulta essere un rifugiato libico, Ezra Tarzi (Eriq Ebouaney), che sta dando la caccia a un capo dell’ISIS che ha ucciso suo padre.
Prima che Christian possa stendere un rapporto però, la CIA (aka Guy Pearce) mette le mani sul rifugiato, facendolo sparire nella notte, prima di rimetterlo in libertà perché uccida esattamente lo stesso tizio stava inseguendo inizialmente. Ora però, l’uomo sa che la CIA ‘tratterrà’ la sua famiglia fino a quando il suo lavoro non sarà compiuto. Nel frattempo, Christian è ancora sulle tracce del rifugiato per vendicare il collega, e ha con sé un’altra poliziotta (Carice van Houten), anch’essa con la sua fetta di interessi sul tavolo.
In un film lungo soli 89 minuti (82 se togliamo i titoli di coda) che è già un bel po’ complicato, pochissimo tempo è dedicato alle psicologie dei protagonisti, quindi gli spazi vuoti vengono riempiti con espedienti di routine (come un album fotografico …). La principale preoccupazione di Domino sembra essere il modo in cui una ideologia venga trasformata in un’arma, in questo caso dall’ISIS e dalla CIA, e come la guerra al terrorismo abbia solo accresciuto le tensioni e portato ad ancora più morti.
E a parte una brevissima deviazione che collega l’attività terroristica e la propaganda ai videogiochi, il resto del materiale uscito dalla pigra penna dello sceneggiatore norvegese Petter Skavlan (Kon-Tiki) è ordinario e vecchio di almeno un decennio, con Brian De Palma che può cavare ben poco sangue da quella rapa.
Costato 8 milioni di dollari e classificato R-Rated (per ‘strong violence, some language and brief nudity’), a quanto emerso nei mesi scorsi sembra che Brian De Palma sia arrivato a rinnegare Domino, lavandosene le mani del risultato finale, e sottolineando come il set sia stato altamente stressante e che la busta paga sia stata a lungo ritardata per gran parte della troupe. L’altra voce diffusa nei circoli cinefili è che il film sia stato severamente modificato in fase di montaggio e addirittura che un’ora intera sia stata tagliata.
Potrebbe anche essere vero, e una versione più lunga potrebbe risultare in qualche modo interessante, ma qui sono troppe le cose che non funzionano e che non potrebbero mai essere sistemate. Le introduzioni dei diversi personaggi sono maldestre, tanto da rendono spesso difficile capire chi siano alcuni individui e come siano connessi l’uno con l’altro e, in ogni caso, lo script non mostra mai alcun interesse nello sviluppo delle relazioni.
Dovremmo credere che Christian e Lars siano amici intimi, ma tutto ciò che vediamo sono loro due che prendono un caffè e cenano a casa del secondo. Allo stesso modo, Alex rivela a un certo punto una connessione personale con Lars, che dovrebbe essere significativa, ma che piuttosto viene lanciata buttata semplicemente lì per far sembrare che la donna sia almeno bidimensionale (a essere onesti, nessuno dei personaggi riesce a esserlo).
La storia in sé è anche peggio, con addirittura momenti ai limiti del comico involontario da quanto sono WTF??. Domino suona come qualcosa che non è in grado di decidere se annoiare o confondere lo spettatore. Saltando in modo erratico da un punto a malapena spiegato della trama al successivo, drena la vicenda di ogni minima tensione che potrebbe aver generato.
Un action thriller incentrato sul terrorismo dovrebbe essere costruito in modo serrato, con ogni nuova sequenza che concorre ad aggiungere suspense. Come detto sopra, qui sembra proprio che siano stati strappati giganteschi frammenti di narrazione, portando alla semi-incoerenza e a una netta mancanza di energia. Qualunque sia la causa, Domino si muove lentamente, senza mai tirare le somme in un modo che sia anche solo lontanamente logico.
Tuttavia, Brian De Palma riesce a infilare un paio dei suoi tocchi distintivi che l’han reso celebre. Abbiamo un’inquadratura in Split Diopter Shot mentre Ezra si prepara ad attaccare Lars, una sequenza in split screen che coinvolge un terrorista e un movimento della mdp in slow-motion durante il crescendo di un atto terroristico in un’arena affollata.
Purtroppo, proprio poiché la storia è così mal costruita, questi tocchi da maestro emergono dallo sfondo come semplici momenti “De Palma che fa De Palma” piuttosto che come virtuosismi utili effettivamente a esaltare quanto si vede sullo schermo.
Aspettare così tanto tempo per un nuovo film di Brian De Palma è un delitto. Vederlo e scoprire che si classifica senza grossi problemi nella Top3 dei suoi peggiori lavori è anche peggio.
Il rischio, ora, è che il regista venga ricordato – un po’ come accade ormai regolarmente per il collega e coetaneo Dario Argento – solamente per questi suoi ultimi ‘passi falsi’. Una fine ingrata.
Di seguito il trailer in versione italiana di Domino, nei nostri cinema dall’11 luglio:
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