Voto: 7/10 Titolo originale: Le Daim , uscita: 19-06-2019. Regista: Quentin Dupieux.
Doppia Pelle: la recensione del film di Quentin Dupieux con Jean Dujardin
27/06/2020 recensione film Doppia Pelle di Sabrina Crivelli
Dopo Rubber e Réalité, il regista e musicista francese continua sulla strada del nonsense totale, dirigendo una horror comedy assurda, esilarante e scabrosa, con un protagonista mattatore assoluto
Dopo avervi parlato di Pelican Blood (la nostra recensione) di Katrin Gebbe e di Adoration (la nostra recensione) di Fabrice du Welz, torniamo a concentrarci ora su un altro film presentato a Sitges 52 nel 2019 sempre all’insegna della follia: Doppia Pelle (Le Daim), che dopo aver debuttato al Festival di Cannes in maggio è poi approdato in Spagna, dove abbiamo avuto la possibilità di vederlo. E, dopo un primo momento di spaesamento, non possiamo che dichiararci affascinati e divertiti da un’opera dal concept e dal contenuto tanto stravagante quanto originale.
Certo non si tratta di una sorpresa, visto che alla regia e alla sceneggiatura c’è il francese Quentin Dupieux (anche conosciuto con lo pseudonimo ‘musicale’ di Mr. Oizo), personalità eccentrica e inventiva assolutamente non nuova ai weird movie che combinano un umorismo nero e un po’ scabroso a storie del tutto assurde, così tanto da lasciare lo spettatore un po’ confuso, ma in fondo deliziato. Basti pensare ai precedenti Rubber (2010), i cui uno pneumatico con poteri paranormali e uno spiccato impulso omicida prendeva vita nel mezzo del deserto californiano, oppure a Réalité (2014), su un regista alle prese con la realizzazione della propria pellicola in circostanze sempre più surreali. Con Doppia Pelle certo si prosegue sulla medesima strada, addirittura avendo una non indifferente affinità tematica con Réalité, con cui condivide il fatto che sia incentrato su un peculiare filmmaker e che declini in modo del tutto inusuale un sottotesto metacinematografico.
La black comedy decisamente sopra le righe segue infatti le rocambolesche peripezie di Georges (Jean Dujardin), individuo stravagante ai limiti del farsesco con una sola fissazione: la propria giacca in pelle di daino (da cui il titolo del film). Comprata a caro prezzo di seconda mano (ben 9.000 euro!), con l’omaggio però di una piccola telecamera, il protagonista è convinto il nuovo indumento gli conferisca un ‘look che uccide’! Forte di questa certezza, l’uomo si aggira per un paesino disperso per le Alpi francesi, convinto di poter girare un lungometraggio artistico e diventare famoso. I problemi però non mancano: è stato lasciato dalla moglie che – con ogni probabilità – gli ha bloccato il conto cointestato e non è facile trovare i giusti protagonisti e i fondi per le riprese.
Tuttavia, il protagonista non si lascia vincere dalle difficoltà; in fondo ,con uno stile come il suo come si può resistergli?? Così, per improbabile che possa sembrare, riesce a convincere tutti quanti di quello che sta facendo. Lasciando la propria fede in pegno trova una sistemazione in un albergo locale e riesce perfino a recuperare dei piccoli finanziamenti per continuare le riprese con altrettanto bizzarri escamotage.
Non solo, pur essendo palesemente dissociato e mitomane, riesce ad accattivarsi una montatrice in erba, Denise (Adèle Haenel), la barista del luogo che per qualche incomprensibile motivo ha fiducia smodata in lui e che, nonostante abbia visto la serie di assurdi filmati che lui le dà da montare, continua ad essere persuasa delle doti artistiche di lui e a sostenerlo su più fronti. Nemmeno desta l’attenzione il fatto che sovente parli rivolto alla sua giacca di daino, ne sia letteralmente ossessionato e inizi a manifestare l’intenzione (su ‘suggerimento’ dell’indumento all’apparenza inanimato …) di eliminare tutti i simili di quest’ultimo, così che resti l’unico capo spalla esistente…
Indubbiamente, chi dovesse cercare un qualche senso logico negli eventi che si succedono in Doppia Pelle, lo farebbe invano. Più si avanza col minutaggio e più le situazioni, le azioni e le reazione dei personaggi assumono i contorni del totale controsenso. Sulle suddette – e già di per sé piuttosto inverosimili premesse – si sommano infatti sempre maggiori note di follia, perfettamente in linea con l’alienato protagonista intorno a cui la storia ruota. Il tutto peraltro, per quanto inverosimile, non è mai messo in discussione all’interno della narrazione filmica di Quentin Dupieux, ma si segue costantemente una logica dell’assurdo (con una certa coerenza interna, gli va concesso).
Dunque, nessuno controbatte alle direttive di Georges o al suo operato, mentre gira l’ennesimo ciak nonsense del suo mockumentary, nemmeno quando l’unica azione che viene richiesta agli attori improvvisati è quella di dichiarare in camera di rinunciare – per sempre! – a qualsiasi soprabito o giubbotto posseduto e di lasciarlo nel suo bagagliaio.
Né alcuno si interroga – Denise nella fattispecie – quando gli spezzoni che le arrivano al montaggio contengono immagini non solo strane, ma pure alquanto inquietanti e sanguinarie (sarà tutta finzione?); al contrario è entusiasta della vena omicida da serial killer che potrebbe dare al futuro documentario maggiore appeal. Allo stesso modo, non c’è alcun sentore di preoccupazione da parte degli abitanti del piccolo centro abitato per più di una circostanza sinistra che si verifica.
Tutto è d’altra parte costantemente giocato sull’ambiguità tra realtà e finzione cinematografica. Il fatto poi che in Doppia Pelle, come in precedenza, latiti in più passaggi e più dettagli ogni pretesa di razionalità è voluto e proficuo, quasi intrinseco allo stile di Quentin Dupieux, che ha fatto nel tempo del futile e dell’implausibile i cardini del suo humor, a tratti allucinato, a tratti scabroso. Non è lo sviluppo di questo insensato racconto di circa 75 minuti di lunghezza che ci deve allora interessare, ma le trovate sempre più fantasiose che sono messe in scena, i dialoghi tanto illogici quanto geniali e, più d’ogni altro aspetto, la performance eccezionale a cui da vita Jean Dujardin. Senza la capacità fuori dal comune dell’attore di incarnare un soggetto così complesso e di concretizzare quanto su carta deve essere sembrato oltre il limite del paradossale, difficilmente il film avrebbe potuto prendere forma e avere – per quanto bizzarro – un suo senso complessivo nell’insensatezza. Il finale poi è un vero tocco da maestro!
In definitiva, Doppia Pelle è un piccolo grande gioiello di riso e di nonsenso, che va preso così com’è, lasciandosi semplicemente traghettare dalla più totale pazzia dell’insieme.
Di seguito il trailer italiano:
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