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Voto: 7/10 Titolo originale: Farewell to the King , uscita: 03-03-1989. Budget: $16,000,000. Regista: John Milius.

Dossier: Addio al Re di John Milius, nel cuore di tenebra di una giungla salgariana

08/02/2023 recensione film di William Maga

Nel 1988 Nick Nolte era il protagonista di un'opera sospesa tra dramma di guerra e avventurosa favola nera

addio al re film nolte

Così, a quasi un decennio di distanza, John Milius, lo sceneggiatore del classico di Francis Ford Coppola, nel 1988 tornava sulle scene con Addio al Re (Farewell to the King), la sua personale versione di Apocalypse Now, realizzando infine un progetto che inseguiva ormai da tre lustri, ridurre il romanzo dello scrittore francese Pierre Schoendoffer che, nell’ambientazione viril-esotica, gli offriva su un piatto i suoi temi preferiti, a cominciare dalla forza dell’individualità, a destra e a sinistra delle guerre.

Regista già al tempo in odore di culto dopo Un mercoledì da leoni (citato qui dall’iniziale mareggiata), John Milius, definito per comodità ‘reazionario’, riprende in Addio al Re il cuore di tenebra del finale di Apocalypse Now, cita appositamente nella sceneggiatura Conrad e Kipling, infila una battuta da ridere (“solo un ex comunista può pensare di diventare re”) e, dopo mesi e mesi di lavorazione, e infinite malattie tropicali, presentava al pubblico, colorato, pessimista e avventuroso, il suo ‘libro della giungla’.

Addioalre.jpgDove un uomo vale l’altro, e tutti, alla fine, valgono come pietre sul fondo del mare. Un racconto a suo modo romantico, epico, e altamente eroico.

John Milius dirige l’orchestra con impeto narrativo, suonando due furibondi e bellissimi attacchi bellici, ma anche giocando con le immagini da cartolina, riprendendo lo stereotipo di guerra (ancora tre uomini che puntano il dito sporco sulle cartine geografiche), divertendosi a canzonare gli inglesi sempre così devoti a un sovrano, qualunque egli sia: l’importante è starsene fuori dalla civiltà organizzata, e mettere il naso fuori dalla Storia.

Il protagonista è Learoyd (Nick Nolte), uno yankee disertore dalle Filippine che si rintana nella giungla del Borneo e, giorno dopo giorno, guadagna potere presso le indigene tribù di cacciatori di teste, tanto da diventarne addirittura il Re.

Ne sconfigge il malvagio capo, organizza uno ‘sciopero del sesso’ per sradicare le faide, sposa – ovviamente – la più bella del reame, e libera il suo vichingo ciuffo biondo e l’occhio azzurro: non si può non portargli rispetto.

Così pensa anche il capitano Fairbourne (Nigel Havers), l’inglese che viene paracadutato colà col suo sergente al fine di organizzare la rivolta locale contro l’invasore giapponese.

I ‘buoni selvaggi’ imparano allora il linguaggio delle armi, mentre il capitano McArthur in persona firma sorridente un trattato che riconosce la libertà – e il potere – di Learoyd.

Ma “L’orrore, l’orrore … “, come diceva Marlon Brando, è in agguato: ecco le cruente guerriglie contro i giapponesi, le teste tagliate, la distruzione del villaggio, la resa in cambio del sale. Arrivati i mediatori australiani, il Re viene sacrificato alla nascente pace mondiale, proprio dopo che aveva giurato a se stesso che non avrebbe più ucciso, e guarda caso, è lo stesso giorno in cui casca la bomba su Hiroshima.

Salvato in extremis da Fairbourne , nel frattempo anch’egli tramortito in guerra e risuscitato dall’amore, il Re potrà però scappare a nuoto per l’ultima volta verso il ‘suo’ Borneo.

addio al re filmAddio al Re è un cinema che sogna al maschile, corteggia Werner Herzog con altro stile, e giura che le grandi utopie sono destinate a scomparire: il peggior nemico è la burocrazia psicologica del potere. John Milius usa le maniere forti, si affida ad un attore carismatico e dal bicipite scolpito come Nick Nolte, che sceglie una bella fissità quasi mistica, mentre il suo alter ego, Nigel Havers riesce a penetrare in qualunque breccia aperta della psicologia dell’inglese obbediente in buona fede agli ordini del più ambiguo James Fox (il colonnello Ferguson).

Ritmato e fiabesco, sempre ai limiti dell’astrazione letteraria salgariana, Addio al Re scrive nel neon che il mondo è violento, brutale. La filosofia anacronistica del sempre ‘inattuale’ John Milius, che aveva scritto la sua storia attraverso immagini fantasiose, si abbina con piacere al senso di avventura e, nonostante qualche lungaggine e inattendibilità probabilmente inevitabili a Hollywood, ci conduce per mano nella giungla colorata, facendoci sentire l’odore del fango e contemplare tramonti da crociera, sorretto dalla plasticità della fotografia.

E alla fine, una certezza: che le guerre si fanno sempre per un tozzo di pane e una manciata di riso in più.

Di seguito trovate il trailer internazionale di Addio al re: