Home » Cinema » Azione & Avventura » Dossier | Arma Letale: come Richard Donner ti gira il ‘buddy cop movie’ per eccellenza

Voto: 8/10 Titolo originale: Lethal Weapon , uscita: 06-03-1987. Budget: $15,000,000. Regista: Richard Donner.

Dossier | Arma Letale: come Richard Donner ti gira il ‘buddy cop movie’ per eccellenza

16/07/2021 recensione film di Francesco Chello

Ricordiamo il grande regista recentemente scomparso attraverso uno dei suoi film più rappresentativi, una pietra miliare del poliziesco d’azione con la coppia d’assi Mel Gibson e Danny Glover

arma letale film 1987 gibson + glover

Lo scorso 5 luglio abbiamo appreso della scomparsa del grande Richard Donner. Il fatto che bazzichiate da queste parti mi induce a pensare che abbiate determinati gusti cinematografici, per cui credo sia quasi superfluo spiegarvi chi fosse. Un regista capace di far entrare nell’immaginario collettivo più titoli della propria filmografia, film che non solo hanno avuto il merito di diventare dei veri e propri classici ma hanno goduto del privilegio di instaurare un forte legame affettivo col proprio pubblico. Specie con quelli della mia generazione.

Penso a Superman, primo grande film sui supereroi, oppure a I Goonies, vero e proprio cult generazionale, o ancora Omen – Il Presagio, horror demoniaco tanto elegante quanto inquietante, per passare alla magia del fantasy di Ladyhawke oppure ad S.O.S. Fantasmi, tra le migliori versioni realizzate di ‘A Christmas Carol’ nonché appuntamento fisso di ogni Natale che si rispetti. Giusto per fare qualche esempio.

Nato nel Bronx nel 1930, Richard Donner si avvicina al mondo del cinema con velleità da attore salvo rendersi conto quasi subito di essere più portato per la regia. Inizia una lunga gavetta televisiva che lo porta sul set di serie famose come Wanted: Dead or Alive, Ai Confini della Realtà (tra cui l’episodio Nightmare at 20,000 feet), Perry Mason, Kojak o Le Strade di San Francisco, per dirne alcune. L’esordio su un lungometraggio avviene nel 1961, con Il Leggendario X-15, non è ancora il Donner che impareremo a conoscere, non solo per una questione di maturità ma in particolare per la natura vincolante di un progetto dallo spirito propagandista che include molti filmati reali dal taglio chiaramente documentaristico che, paradossalmente, risultano meno pesanti dei tanti momenti di raccordo eccessivamente parlati in cui neanche Charles Bronson (presente nel cast) può incidere più di tanto.

Armaletale.jpgLa tv continua ad essere il suo terreno per un altro decennio, abbandonata nel 1976 quando dirige Omen e ripresa solamente tra la fine degli anni ’80 e l’inizio dei ’90 con la regia di tre episodi di Tales from the Crypt, di cui uno (Showdown) incluso anche nel film tv Incubi. Non mancheranno ruoli da produttore, come in occasione di Ragazzi Perduti dell’amico Joel Schumacher (omaggiato sull’insegna di un cinema presente in un frame di Arma Letale, uscito lo stesso anno)

Uno di quei registi che poteva affrontare qualsiasi genere. Dotato di grande visione, senso dell’intrattenimento, uomo di polso che allo stesso tempo abbinava un carattere affabile, profonda umiltà e l’intelligenza di sapersi affidare al lavoro di squadra, instaurando amicizie sincere e durature anche oltre lo schermo con molte delle persone che hanno avuto la fortuna di collaborare con lui – basti pensare al divo Mel Gibson, che con Richard Donner lavorerà sul set di sei film. Tanti pregi che mi offrono il gancio anche per un accenno di vena polemica. Perché uno come Donner non era certo (e per fortuna) un nome di nicchia, ma probabilmente avrebbe meritato ancor più riconoscibilità e riconoscenza di quella che comunque ha ottenuto.

Per dire, non sono tra quelli che considera gli Oscar come metro di giudizio di una carriera, anzi, ma l’Academy avrebbe potuto anche sforzarsi di concedergliene uno alla carriera quando era ancora in vita. Nella seconda metà degli anni ’90 qualche film non ottiene il successo sperato – io ho comunque gradito, prendi Assassins, non si può volergli male – situazione che ha portato, anche per sua scelta, ad un graduale allontanarsi dal business con appena due film negli anni 2000 ed un curriculum chiuso nel 2006 con Solo 2 Ore, validissimo poliziesco d’azione con un Bruce Willis che ancora non aveva perso la voglia di vivere.

Qualche giorno prima, per una strana e malinconica combinazione, stavo rivedendo Maverick, proprio uno di quei film non fortunatissimi di cui accennavo poco fa. Commedia western diretta da Richard Donner nel 1994, sequel (in qualche modo) dell’omonima serie tv da cui riprendeva la presenza di James Garner. Un film non completamente riuscito, ma comunque gradevole proprio per la direzione di Donner capace di dare scorrevolezza alla storia e valorizzare un buon cast evidentemente divertito, a partire dal protagonista Mel Gibson.

Ed è simpatica la presenza di svariati camei di attori che avevano lavorato in precedenza con Donner, da Corey Feldman a Margot Kidder. Ma, soprattutto, è il cameo di Danny Glover a valere da solo una visione; sguardi straniti con Gibson, tema musicale di Arma Letale in sottofondo e la celebre battuta sull’essere troppo vecchi prima di uscire di scena. Una di quelle strizzatine d’occhio per le quali vado matto. Anche perché poi dedicata ad Arma Letale che io adoro. Insomma, nel momento in cui ho deciso di scrivere qualcosa per celebrare Richard Donner, la scelta è stata naturale, obbligata, sentita. Non poteva non ricadere su Lethal Weapon.

arma letale film 1987Un titolo che amo profondamente, ma questa si potrebbe definire una motivazione personale. Per cui, aggiungo qualcosa di oggettivo. Pietra miliare del poliziesco d’azione. Buddy movie per eccellenza. Scoppiettante film natalizio. Può bastare?

Uno di quei film che raggiungono risultati che forse non si erano nemmeno prefissati ma di cui meritano ogni centimetro. Che grazie ad una serie di congiunzioni astrali diventa un instant classic, laddove le congiunzioni astrali vanno lette come virtù dei soggetti coinvolti a più livelli, non come semplice coincidenza fortuita. Un produttore esplosivo come Joel Silver, un autore rampante ed ispirato come Shane Black, una coppia d’assi formata da Mel Gibson e Danny Glover. E la mano di Richard Donner a gestire il tutto, ovviamente.

Arma Letale è un film che gioca sul contrasto. Lo mette in chiaro fin dal prologo, con l’allegria delle note di Jingle Bells Rock che fa da sottofondo a uno straniante suicidio, un volo da un palazzo che offre l’occasione a Richard Donner per mettersi subito in mostra, con una serie di riprese da varie angolazioni, incluso il POV dall’interno della caduta e l’impatto fragoroso su un’auto parcheggiata. Ma la vera contrapposizione su cui fa fondamento il film è l’estrema diversità dei due personaggi protagonisti che in breve tempo diventa carburante di un feeling che rende immediatamente la coppia speciale.

Roger Murtaugh è padre felice di una famiglia numerosa, vive in una bella casa, lotta contro il razzismo (sul frigo campeggia un adesivo contro l’apartheid), poliziotto stimato e benvoluto, si appresta a festeggiare il suo cinquantesimo compleanno arrivando al giro di boa in una condizione complessiva di cui essere grati. Martin Riggs è più giovane ma deve già fare i conti con uno di quei lutti che ti stravolgono la vita, viene presentato nella desolazione di una roulotte in cui vive col cane, quattro pareti in cui farsi schiacciare dal peso di un dolore insopportabile come può essere la morte di una moglie, al punto di essere tentato ardentemente dal suicidio per il quale ha persino preparato una pallottola speciale per non rischiare di sbagliare.

arma letale film 1987 gary buseyNon a caso, le sequenze successive che lo vedono agire sul campo, servono a delineare ulteriormente il profilo psicologico del personaggio; momenti d’azione che, innanzitutto, ci mostrano le skills di Riggs ma hanno lo scopo di sottolineare la sua totale noncuranza della morte, lo sprezzo del pericolo, il modo in cui gioca con la sorte quasi a cercare un epilogo che non ha il coraggio di autoinfliggersi. Lo vediamo prima affrontare i colpi di un cecchino e poi tre spacciatori (tra cui Blackie Dammett, nome d’arte di John Kiedis, il papà di Anthony, leader dei Red Hot Chili Peppers).

La coppia, quindi, è formata da due characters diametralmente opposti persino nell’arma scelta (una Beretta 9mm per Riggs, una Smith 4 pollici per Murtaugh), che dopo un primo incontro particolarmente animato e qualche naturale resistenza iniziale, finiscono facilmente per trovare più di un punto d’incontro per quella che diventa di diritto una delle più belle coppie che il cinema abbia mai avuto. Il passato militare condiviso ma, soprattutto, la genuinità, il senso del dovere, i valori, spingono il poliziotto più anziano a cogliere il buono del collega, ad accoglierlo in casa come un fratello minore, restituendogli quel senso di famiglia che la tragedia sembrava aver spazzato via.

Murtaugh inizialmente appare quasi spaventato da Riggs, arriva a chiedergli se abbia mai incontrato qualcuno senza ammazzarlo col collega che ammette candidamente che uccidere è la cosa che sa fare meglio, quando invece si dimostrerà l’unico in grado di capirlo, di andare oltre la sua scorza di sofferenza.

Insomma, un tratteggio stratificato dei personaggi che non si vede tutti i giorni in un film d’azione – merito di Shane Black, di cui parleremo tra poco – che trova la sua massima concretezza nell’interpretazione perfetta dei due attori scelti per interpretarli. Siamo in un buddy movie, di base i due protagonisti sono alla pari anche se Martin Riggs, diciamo così, è un po’ più protagonista di Roger Murtaugh. Non per niente, è lui l’arma letale che dà il titolo al film. Un ruolo in cui Mel Gibson fornisce un’interpretazione incredibile.

E pensare che, prima dell’attore australiano, la produzione aveva considerato una lista lunghissima di nomi papabili per il ruolo, poi saltati per i motivi più disparati: Christopher Reeve, Kurt Russell, Patrick Swayze, Richard Gere, Kevin Costner, Michael Douglas, Harrison Ford, Michael Nouri, Christopher Lambert, Michael Biehn, Jeff Bridges, Alec Baldwin, Michael Keaton, Robert De Niro, Jeff Goldblum, Charlie Sheen, Nicolas Cage, John Travolta, William Petersen, Al Pacino, Dennis Quaid, Nick Nolte, Don Johnson, Tom Selleck, Sylvester Stallone, Mark Harmon, Richard Dean Anderson, Arnold Schwarzenegger, Mickey Rourke, Nick Berry, William Hurt (la prima scelta di Shane Black), Michael Madsen, Stephen Lang, Rutger Hauer e Bruce Willis (che sarà protagonista di Die Hard, sempre prodotto da Silver, nei panni di un personaggio per il quale era stato considerato lo stesso Gibson).

arma letale film 1987Mel ha 30 anni, ha già diverse cose alle spalle tra cui una trilogia esplosiva come quella di Mad Max (il nostro dossier), crede nel progetto al punto da rifiutare la parte da protagonista in titoli come La Mosca e Gli Intoccabili pur di partecipare ad Arma Letale che lo premia rivelandosi il film che lancerà definitamente la sua carriera da star nel cinema hollywoodiano.

Una performance coi controcazzi (si può dire? Ok, l’ho detto), assolutamente intensa sia dal punto di vista fisico che emotivo, un repertorio completo: muscoli e sfrontatezza nelle scene d’azione, occhi da matto in una maschera di follia tipicamente sua, trasporto nei momenti drammatici, tempi comici nei duetti col collega.

Per dire, Franco Zeffirelli deciderà di offrirgli il ruolo di Amleto dopo aver visto la scena in cui Riggs è sull’orlo del suicidio. Grilletto facile e propensione alle botte – con un apprezzabile predisposizione per la testata in pieno volto che assesta almeno due o tre volte nel corso del film. Quello di Mel Gibson è un approccio al ruolo encomiabile, manifesto di come bisognerebbe considerare il cinema tutto e non solo alcuni generi ritenuti – a torto – elitari. In sostanza, un bel dito medio a quella storia (da snob intellettualoidi) vecchia come il cinema secondo cui l’action dovrebbe essere un genere minore, capace di declassare sia la carriera di chi vi partecipa, sia lo spettatore che ne usufruisce.

Il fatto che Riggs goda di un focus di un certo tipo non vuol dire che Murtaugh sia relegato a semplice spalla. Danny Glover – suggerito dalla casting director Marion Dougherty, che lo aveva apprezzato ne Il Colore Viola, dopo che la produzione aveva proposto il nome di Brian Dennehy – risponde con una prova all’altezza, ha la personalità necessaria per non essere offuscato dall’aura di Mel Gibson, ma anzi prendersi con fierezza la sua quota di scena; per quanto Martin sia una vera e propria macchina da guerra, Roger è uno sbirro d’esperienza che sa il fatto suo, si lancia di petto in un’indagine più grande di lui arrivando a metterci il cuore nel momento in cui viene coinvolta la sua famiglia, tutti momenti che Glover assolve con carisma e credibilità.

Fa sorridere il fatto che, paradossalmente, in un cinema americano che solitamente gli anni tende a toglierli (affidando parti da teenager ad ultratrentenni), Danny Glover debba interpretare un cinquantenne quando in realtà ne aveva dieci di meno. Indovinato anche il main villain, il signor Joshua affidato al volto spigoloso (e butterato? No, dai, sono fossette!) di Gary Busey, a suo agio nei panni del figlio di puttana esaltato che mostra la propria forza tenendo il braccio sulla fiamma di un accendino.

arma letale film 1987 gibsonLa produzione aveva pensato inizialmente a John Saxon, impegnato però con Nightmare 3, e sondato nomi come James Woods, Tommy Lee Jones, Christopher Walken, Scott Glenn, Stephen Lang, Ron Perlman, Steve Railsback e Keith Carradine, salvo poi scegliere Busey anche per il modo in cui era capace di risultare minaccioso di fronte ad un torello come Mel Gibson.

Il cast di Arma Letale comprende, in ruoli più o meno piccoli, una piacevole serie di volti noti ai fan del cinema di genere come Tom Atkins, Al Leong, Ed O’Ross, Sven-Ole Thorsen, mentre Mitchell Ryan è il generale McAllister, ruolo che era stato accostato a gente del calibro di Lee Marvin, Peter Boyle, Robert Duvall, Bruce Dern, James Earl Jones e Richard Jordan.

La scrittura dei personaggi e la componente emotiva, dicevamo, sono alcuni dei meriti della sceneggiatura di un giovanissimo Shane Black (pazzesco pensare che, tra primo draft e riscritture varie, ci abbia lavorato tra i 23 ed i 25 anni) che si apprestava ad esordire nel mondo del cinema. In realtà, il suo primo lavoro era stato Shadow Company (omaggiato in Arma Letale col nome del team di ex soldati delle forze speciali), una sceneggiatura che verrà trasposta solo molti anni dopo (e solo come corto, AWOL nel 2006) ma che in quel momento gli permette di attirare le attenzioni di studios importanti.

A quel punto Shane Black realizza Lethal Weapon, in una prima versione molto più dark, per poi effettuare varie modifiche su richiesta di Joel Silver che permise all’autore di ottenere una piccolissima partecipazione d’attore nel Predator da lui prodotto a cui il buon Shane fece anche da script doctor senza essere accreditato, mentre altre piccole variazioni vennero apportate da Jeffrey Boam (assunto da Donner, non compare nei credits) che tornerà sulla saga in due dei tre capitoli successivi. In pratica, il 1987 si rivelò un anno eccezionale per il 26enne Shane Black, con l’uscita di titoli del calibro di Arma Letale, Predator e Scuola di Mostri – scritto insieme all’amico Frank Dekker, che ne curò anche la regia.

Lo script di Arma Letale presenta subito i tratti distintivi di Shane Black, dal setting natalizio all’intrigo criminale, e ancora protagonisti problematici, amicizia virile, rapimenti, auto che sfondano abitazioni, dialoghi frizzanti con tendenza alla parolaccia – che per qualche ragione ignota, nell’adattamento italiano vengono infarciti da insulti omofobici che in originale non c’erano. E una generosa dose d’azione, naturalmente. Perché parlarvi (legittimamente) di sfaccettature dei personaggi ed intensità emotiva, non significa mettere in secondo piano quella che resta la natura principale del film, ovvero la sua anima orgogliosamente action.

arma letale film 1987 gloverSe è vero che per fare un buon film serve una storia da raccontare è altrettanto vero che è fondamentale trovare qualcuno che quella storia sappia poi raccontarla. Ovvero quello che succede ad Arma Letale, con Richard Donner che valorizza la sceneggiatura di Shane Black, spingendo sull’acceleratore nei tanti momenti chiave, smussandone qualche angolo quando serve. E pensare che il regista newyorkese – che rifiuterà l’offerta della Cannon di dirigere Superman IV – non era stato la prima scelta di Joel Silver che in un primo momento voleva Ridley Scott (bocciato dalla Warner a causa delle tensioni sul set di Blade Runner) ed aveva sondato anche Leonard ‘Spock’ Nimoy, che rifiutò non sentendosi a suo agio col genere.

Richard Donner sa come valorizzare gli uomini, le loro vicende, le emozioni, allo stesso modo in cui riesce ad esaltare l’azione, la concitazione, l’adrenalina. Riprende ogni scena da più angolazioni, sceglie la sequenza giusta nei momenti in cui ne era prevista una differente – ad esempio, tra le scene tagliate troviamo un prologo in cui Riggs veniva presentato attraverso una rissa in un bar, mentre il finale vedeva il duo protagonista dividere tristemente le proprie strade. Il ritmo di Arma Letale è indiavolato, non concede pause, non c’è un solo momento di noia persino nei momenti di raccordo (vedi scena del poligono, per dirne una a caso), un susseguirsi di momenti clou che probabilmente non serve neanche citarvi uno per uno.

Una direzione fluida, dinamica, emozionale, che rende costantemente avvincente ed estremamente scorrevole una durata di 110 minuti che alla fine sembrano pure pochi. Il repertorio action è chiaramente completo: esplosioni di auto e abitazioni, un bel po’ di botte ed una serie generosissima di sparatorie contraddistinte da un rumore fortissimo di colpi esplosi – non è un caso che il film venga nominato agli Oscar per il miglior montaggio sonoro. Un bodycount che conta (nella director’s cut) ben 26 vittime.

Come detto, le sequenze da menzionare sono molteplici, con una menzione obbligatoria per tutta la parte finale, dal rendez-vous in poi la faccenda diventa personale, con lo showdown dal sapore western nel deserto, il sequestro, le torture e la successiva fuga a suon di cazzotti e pallottole, per arrivare sporchi, sudati e stremati alla resa dei conti a mani nude tra Riggs e Joshua – una sequenza che ha richiesto quattro notti di riprese (dal tramonto all’alba) e l’apporto di ben tre consulenti marziali (Cedric Adams, Dennis Newsome e Rorion Gracie), con Richard Donner che per accentuare la rivalità tra Mel Gibson e Gary Busey ogni volta, sul set, diceva ad entrambi che l’altro aveva mangiato l’ultimo waffle disponibile.

arma letale film 1987 donnerLo stunt coordinator Bobby Bass ha messo a disposizione il suo background militare, pianificato e supervisionato la lunga fase di allenamento in pre-produzione di Mel Gibson e Danny Glover: condizione fisica, sollevamento pesi, arti marziali, gestione e sicurezza delle armi oltre ad un affiancamento a veri agenti di polizia. Tra gli stuntmen anche l’esperto Dar Robinson (che istruisce anche Jackie Swanson nel volo iniziale), colui che tra le altre cose aveva controfigurato Steve McQueen nel famoso salto in Papillon, morto in un incidente motociclistico poco dopo la fine della produzione ed alla cui memoria Richard Donner dedicherà il film.

Durante le riprese di Arma Letale, i consulenti tecnici della polizia di Los Angeles e del dipartimento dello sceriffo di Los Angeles hanno collaborato a stretto contatto col regista, il cast e la crew per garantire un senso di autenticità. Il quadro viene completato dalla musica di Michael Kamen, che decise di affidare la chitarra del theme di Riggs a un nome da poco come quello di ‘Mr Slowhand’, Eric Clapton.

Le riprese iniziano il 6 agosto del 1986, la produzione si conclude a novembre dello stesso anno. Arma Letale fa il suo esordio nelle sale statunitensi il 6 marzo 1987, l’inizio di un successo che porta ad un incasso di 120 milioni di dollari in tutto il mondo a fronte di un budget di appena 15 milioni che sullo schermo sembrano molti di più. Inevitabile la nascita di una saga con tre sequel che hanno tutti il pregio e la fortuna di essere diretti ancora da Richard Donner, nel segno di una continuità che non tutti i franchise possono vantare.

Arriveranno anche dei cloni televisivi, prima L.A. Heat, serie tv del 1996 prodotta da Richard Pepin e Joseph Mehri con la loro PM Entertainment, che prende più o meno ispirazione senza mai ammetterlo, e poi l’adattamento ufficiale andato in onda dal 2016 al 2019 che vi confesso di non aver mai avuto il coraggio di vedere per rispetto di Donner, Gibson e Glover.

Da anni ormai si parlava di un quinto capitolo con Richard Donner che si era addirittura detto pronto ad abbandonare la pensione e tornare dietro la macchina da presa nonostante l’età. Ed un po’ dispiace che non ci sia riuscito.

Senza giri di parole, Arma Letale lascia il segno nella storia del cinema d’azione. Insieme a titoli come Commando o Die Hard – Trappola di Cristallo (la recensione) può essere considerato come il simbolo del passaggio dal poliziesco anni ’70 ad un certo tipo di action movie tipico almeno dei due decenni successivi, ma mai passato di moda anche dopo. Tra i cult che ci ha lasciato in eredità il mitico Richard Donner. Uno di quei film che non mi stanco mai di rivedere. Perché in fondo … non sarò mai troppo vecchio per queste stronzate!

Di seguito una scena di Arma Letale: