Dossier: Clint Eastwood racconta il primo incontro con Don Siegel
31/05/2021 news di Redazione Il Cineocchio
Nel 1994 l'attore parlava di come era iniziata la lunga collaborazione col suo 'maestro' nella prefazione della biografia del regista scomparso qualche anno prima
Nel marzo del 1994, il quotidiano L’Unità pubblicava in anteprima – col consenso della casa editrice, la Edizioni Pratiche di Parma (chiusa nel 2004) – la prefazione all’autobiografia A Siegel Film: An Autobiography, scritta da Clint Eastwood in persona. Proprio quello stesso Eastwood che per filmmaker scomparso nel 1991 era stato il miglior allievo, non solo per i titoli girati insieme, ma per quello stile al tempo stesso classico e asciutto che l’Eastwood regista avrebbe negli anni saputo raggiungere, fino a diventare uno dei più importanti cineasti dell’America di fine secolo (e oltre).
Non a caso Gli spietati, vincitore di 4 premi Oscar (la recensione), era dedicato alla memoria di “Sergio e Don”. Clint Eastwood aveva voluto consacrare in quel modo i propri due maestri: il barocco Leone e il neoclassico Siegel, diversissimi per stile e per spirito, ma uguali in una cosa, la capacità di cavar sangue dalle rape, di girare film visualmente ricchi da budget risicati, di trasformare i limiti produttivi in stimoli apistici.
Lui mi ha spinto a dirigere film, io l’ho spinto a recitare … Sono i due aspetti più belli del rapporto di lavoro fra me e Don Siegel. Un rapporto che è cominciato, a dir poco, nel più strano dei modi. Avevo firmato un contratto con la Universal per girare un film intitolato L’uomo dalla cravatta di cuoio. Sarebbe stato il mio secondo film americano, dopo il mio ritorno dalle terre di Spagna.
Lo studio aveva suggerito un regista di nome Alex Segal, che veniva dall’Est e aveva alle spalle un lungo curriculum di film, lavori teatrali e show televisivi. Ma Alex Segal si trovò ad avere una serie di problemi personali che gli impedirono di fare il film, e lo costrinsero a ritirarsi dal progetto.
Allora, lo studio tirò fuori un altro nome: “E se prendessimo Don Siegel?”. Be’, in un business nel quale il nepotismo é sempre di moda, io pensai subito: “Alt, un momento, che relazione c’è fra questi due, quanti Siegel salteranno fuori prima che il film arrivi nei cinema?“. La verità e che non sapevo nulla di Don e che avevo confuso “Siegel” con “Segal” … Ma lo studio fu cosi gentile da proiettarmi un po’ dei suoi lavori prima che io mi mettessi alla ricerca di un altro regista. E guardando i suoi film, mi resi conto che quest’uomo era estremamente sottovalutato; e che, nonostante avesse fatto molti più film di me, venivamo da un background molto simile: entrambi eravamo sopravvissuti con budget ridicoli o, nella migliore delle ipotesi, modesti, senza mai poterci permettere certi lussi e certe spese che oggi sono cosi «normali» nell’industria cinematografica.
Vedendo L’invasione degli ultracorpi (probabilmente, uno dei due o tre migliori b-movies mai fatti), capii che questo era un uomo capace di fare tanto, maledettamente tanto, con molto poco. L’uomo dalla cravatta di cuoio aveva un budget ridotto, ma forse io e lui saremmo riusciti a farlo apparire assai più ricco, a spingerlo verso un look assai più alto. Cosi dissi: “Ok, è fatta: prendiamo Don Siegel“.
A quel punto, c’era solo un inghippo: Don Siegel non conosceva il mio lavoro – non aveva mai visto i film della “trilogia del dollaro”, forse, al massimo, aveva visto qualche puntata di Rawhide. Sicuramente non aveva idea di cosa stessi facendo, io, in quel particolare momento. Quindi a Don toccò vedersi i miei film, e si identificò fortemente nei film di Sergio Leone, che sullo schermo apparivano assai più forti di quanto effettivamente non fossero, dal punto di vista finanziario.
Duellammo fieramente, qua e là, sulla sceneggiatura, e alla fine riuscimmo a superare vari punti di dissenso, e quando arrivò il primo giorno di riprese capii che non stavo lavorando con una persona qualsiasi. Don partì cosi veloce, e con una tale rabbia, da farmi capire che il suo modo di girare non era assolutamente alla cieca: sapeva benissimo cosa voleva. Un vero regista, al suo meglio.
Forse grazie alla sua esperienza di montatore, quando lavorava per Jack L. Warner, arrivava sul set perfettamente preparato e riuscì facilmente a finire il film prima del previsto. E la stessa cosa è successa per tutti i film che abbiamo fatto insieme. Se c’è una cosa che ho imparato da Don Siegel, è la necessità di sapere cosa vuoi girare, e di sapere cosa vedi, quando lo vedi. Ed è una virtù che non ho incontrato molto spesso, in questi anni.
Abbiamo poi fatto Anche gli avvoltoi hanno fame, La notte brava del soldato Jonathan, Ispettore Callaghan, il caso Scorpio è tuo e Fuga da Alcatraz (la recensione). Tutti film con budget modesti, utilizzati nel migliore dei modi. Alcuni divennero delle autentiche svolte per la carriera sia mia, che sua. La notte brava del soldato Jonathan dimostrò che Don poteva dirigere soggetti insoliti e anticonformisti con un tocco estremamente sensibile, e Callaghan dimostrò che sapeva girare film polizieschi meglio di chiunque altro.
Don Siegel era un uomo dalla memoria di ferro. Ricordava perfettamente tutto quello che gli era successo. Penso che il suo umorismo acido e buffo, e i suoi infiniti combattimenti contro la burocrazia degli Studios vi divertiranno moltissimo. Credo che nessun altro cineasta, oggi, abbia tanta saggezza da trasmettere ai giovani registi.
Di seguito trovate il trailer internazionale di L’uomo dalla cravatta di cuoio:
© Riproduzione riservata
Fonte: L'Unità