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Titolo originale: Ghostbusters , uscita: 08-06-1984. Budget: $30,000,000. Regista: Ivan Reitman.

Dossier | Ghostbusters (1984): gli effetti speciali magici e ingenui del classico di Ivan Reitman

20/04/2020 news di Redazione Il Cineocchio

"È incredibile, a volte le cose più semplici e artigianali sono le più efficaci"

ghostbusters stay puft man

Inutile dire che Ghostbusters – Acchiappafantasmi del 1984 sia un classico che ha ampiamente superato la prova del tempo. Dai dialoghi facilmente citabili, alle interpretazioni perfette dell’intero cast (da Ernie Hudson a Bil Murray, passando per Rick Moranis e Annie Potts), fino alla canzone di Ray Parker Jr. (nominata all’Oscar), è un film progettato minuziosamente per durare. Parte di ciò dipendeva anche da come appariva. In un mondo in cui ormai letteralmente qualsiasi cosa può essere immaginata attraverso l’uso del CGI, è facile dimenticare che fino a non molto tempo fa praticamente tutto doveva essere fatto fisicamente o letteralmente disegnato a mano. In effetti, se questo lungometraggio fosse stato realizzato solo pochi anni dopo, probabilmente sarebbe apparso completamente diverso (il trasferimento dagli effetti speciali fisici a quelli generati al computer accadde, con grande sorpresa degli addetti ai lavori, praticamente da un giorno all’altro). Quando pensiamo a film dall’aspetto iconico, vengono subito in mente classici come Star Wars, Jurassic Park e Terminator 2: Il giorno del giudizio. Ma lo stesso Ghostbusters – Acchiappafantasmi fu un’immensa impresa a livello visivo per il genere della commedia d’azione anni ’80. Dunque, come l’hanno realizzato?

Dan Aykroyd, Bill Murray e Harold Ramis in Ghostbusters (1984)Il gruppo

Guidati da Richard Edlund (dopo che fu contattato direttamente dal regista), gli effetti vennero affidati alla Boss Films, che mise insieme per l’occasione una grande squadra, compresi individui che avevano lavorato già a Poltergeist e Il Ritorno dello Jedi. Lo stesso Ivan Reitman mise sul piatto alcune conoscenze specialistiche. Avendo prodotto e diretto uno spettacolo di Broadway chiamato, abbastanza appropriatamente, Murder On Broadway, aveva familiarità con molti dei trucchi visivi sui quali anche Ghostbusters – Acchiappafantasmi si sarebbe presto appoggiato. Tra questi, c’era il ribaltamento a 360 gradi utilizzato nella scena iconica in cui Dana Barrett (interpretata, ovviamente, da Sigourney Weaver), posseduta da un demone sumero, Zuul, fluttua e ruota a un paio di metri da terra. Forse non lo sapete, ma, sorprendentemente, tutto ciò è stato fatto dal vivo, senza effetti ottici. Per iniziare a sollevarsi, l’attrice dovette indossare un calco completo che potesse sopportare il suo peso. Per farla girare, venne agganciata a un braccio d’acciaio che ruotava attorno, che era nascosto nel drappo.

ghostbusters danaLa produzione / Il budget a disposizione

Secondo Richard Edlund, il budget degli effetti per il film fu di circa 5 milioni di dollari, sebbene lievitarono di altri 700.000 prima che la produzione di Ghostbusters – Acchiappafantasmi fu completa. Tuttavia, se la sceneggiatura originale di Dan Aykroyd fosse stata quella poi effettivamente girata, secondo il produttore associato Joe Medjuck, avrebbe mostrato “50 mostri di grandi dimensioni“.

Lo Stay Puft Marshmallow Man, per esempio, avrebbe dovuto originariamente emergere dall’East River e apparire nel film per circa 20 minuti. Tuttavia, tale idea “sarebbe costata 300 milioni nel 1984“. Quindi, non è strano che l’abbiano ridimensionato un po’. Per concludere completamente Ghostbusters – Acchiappafantasmi ci vollero circa dieci mesi, tempi piuttosto rapidi. Il film in se venne girato in 55 giorni e la post-produzione fu molto rapida perché “finimmo le riprese a gennaio / febbraio e il film uscì nei cinema a giugno”. A dirla tutta quindi, in termini di effetti speciali, il più delle volte non ci fu nemmeno il tempo per una seconda ripresa. Richard Edlund ha stimato che “circa il 70-80%” dei composite di Ghostbusters – Acchiappafantasmi sia frutto del primo ciak.

ghostbusters smerdato“Mi ha smerdato …”

Per quelli di voi che hanno avuto la fortuna di crescere giocando con la linea di giocattoli legata a Ghostbusters – Acchiappafantasmi, sicuramente ricorderete che a un certo punto furono messi in commercio anche dei vasetti contenenti il viscido slime di dubbia provenienza. Tuttavia, quello usato effettivamente nel film ha un’origine ben diversa. Usarono infatti il methyl silos, altrimenti noto come ‘amido alimentare cinese‘. Inoltre, il ‘marshmallow fuso’ alla fine del film, in realtà non era vero marshmallow (naturalmente …), ma si trattò di barili e barili di schiuma da barba, una dose considerevole dei quali fu riversata in maniera memorabile sull’avvocato dell’EPA Walter Peck (interpretato da William Atherton), all’improvviso.

Gli effetti pratici

Parte di ciò che ha reso gli effetti speciali di Ghostbusters – Acchiappafantasmi così, beh, efficaci, fu la loro natura artigianale. Il fatto che fossero tangibili aggiunge davvero un livello di consistenza considerevole al risultato sullo schermo. Una delle scene più spaventose del film è senza dubbio quella in cui Dana viene bloccata su una poltrona del suo salotto dalle zampe dei ‘cani infernali’ che sbucano all’improvviso dal tessuto e viene trascinata via oltre la porta. Questa scena venne realizzata in un paio di giorni. In primo luogo, c’era la luce dietro la porta, creando un senso di pericolo imminente, che Ivan Reitman sosteneva sia stata influenzata (o saccheggiata …) da Incontri ravvicinati del terzo tipo di Steven Spielberg. L’effetto ‘distorsivo’ sulla porta, che si piega come se una creatura stesse provando a passare da un altro regno, fu ottenuto attraverso un processo altamente tecnico usando una “porta di gomma“. Ma questo elemento fu in gran parte un diversivo, per distogliere l’attenzione del pubblico dal personaggio, prima che le zampe della bestia squarciassero il divano afferrandola. Ciò fu possibile grazie a impugnature nascoste in una botola sotto la poltrona, indossando lunghi guanti a forma di zampe. Un espediente molto semplice quando si conosce il trucco.

ghostbusters poltronaLa tecnologia

Dan Aykroyd aveva progettato personalmente molte delle attrezzature degli Acchiappafantasmi (assieme a un suo amico motociclista) prima che la sceneggiatura fosse effettivamente scritta, così come il simbolo “niente fantasmi”. Il simbolo dovette comunque essere leggermente ridisegnato, perché, stando almeno alle parole Harold Ramis, “dovevamo rimanere lontani da Casper“. Le ‘neutrino wand’ (alias “il fucile protonico”) avevano una lampadina lampeggiante alla fine, quindi i ragazzi degli effetti speciali avevano qualcosa per capire da dove far partire l’inizio del flusso. I flussi (importante suggerimento per la sicurezza: non incrociarli mai!) furono generati da una miscela di esplosioni che vennero girate fuori scena e poi mescolate con l’animazione classica. L’idea alla base di questo era il concetto di “luce gommante“. Gli zaini protonici di Ghostbusters – Acchiappafantasmi pesavano 30 libbre “a pieno carico” (circa 14 kg), ma ne vennero create alcune versioni diverse. Per gli stunt, vennero usati quelli di gomma, mentre altre non comprendevano le batterie, per quando i protagonisti non usavano i fucili protonici.

ghostbusters slimerI fantasmi

Dal momento che la CGI non era ancora utilizzata nei film, quei fantasmi che apparivano sullo schermo e che non erano pupazzi o marionette dovevano essere necessariamente animati fotogramma per fotogramma. Ciò significa che per un solo secondo di ‘presenza spettrale’ sullo schermo vennero impiegate fino a tre settimane per essere lavorato dai tecnici.

Lo Stay Puft Marshmallow Man

L’Uomo della Pubblicità dei Marshmallow (curiosità: doveva essere alto 112 piedi e mezzo, quasi 35 metri) era sostanzialmente un tizio in costume, ognuno dei quali costò circa 25-30.000 dollari, una somma ragguardevole per il 1984. Eppure, nonostante il costo stravagante, non erano certo particolarmente piacevoli da indossare, anche solo per il fatto che il ragazzo all’interno respirava attraverso un respiratore apposito, dal momento che si diceva che la schiuma stessa fosse tossica da respirare. I modelli in scala usati durante le riprese delle scene di Ghostbusters – Acchiappafantasmi con lo Stay Puft Marshmallow Man non furano però di dimensioni standard. Pertanto, fu abbastanza complesso trovare modellini di automobili della scala appropriata stargli vicino. Alla fine, riuscirono a trovare un particolare tipo di modello di automobile della polizia che sfamò i loro bisogni, ne acquistarono circa un centinaio e li rielaborarono per creare veicoli diversi. Forse ricorderete una scena in cui un’auto (telecomandata) si schianta contro un idrante, col getto d’acqua che schizza in aria. Ma anche questo fu un effetto speciale. L’acqua era in realtà sabbia, perché, secondo Harold Ramis, l’acqua non si miniaturizza.

ghostbusters fantasma bibliotecaLa biblioteca pubblica di New York

Mentre gli edifici esterni filmati in Ghostbusters – Acchiappafantasmi furono inevitabilmente una miscela di luoghi reali, scenografie ed effetti ottici, le prime scene nella Rose Reading Room furono in realtà girate nella vera Biblioteca pubblica di New York. Detto questo, il cast e la troupe dovettero girare molto presto la mattina ed essere fuori entro le 10.00. Tuttavia, le scene nel retro vennero effettivamente girate nella Biblioteca pubblica di Los Angeles. Fu qui che vennero in effetti filmate alcune delle sequenza più memorabili. Ricordate i libri che galleggiano a mezz’aria da uno scaffale all’altro? Ancora una volta, alla base c’è una semplice idea, coi volumi che viaggiano lungo dei fili (per un costo di 250.000 dollari, scherzò Harold Ramis). La scena dello schedario fu invece molto tecnica. Richiese a un gruppo di tecnici di stare dietro a un falso muro e soffiare attraverso alcuni tubi di rame per far roteare le carte. Anche la raccolta dei numerosi fogli sparsi in giro per la stanza alla fine fu effettuata senza l’uso del CGI, con grande dispiacere di tutti i soggetti coinvolti.

ghostbusters palazzo danaL’edificio di Dana

Se il palazzo era reale (si trova al 55 Central Park West), il tetto fu in realtà creato grazie a un effetto ottico e basato su un disegno presente nel volume Rooftops Of New York. Ovviamente, per le scene finali di Ghostbusters – Acchiappafantasmi dovettero costruire un set vero e imponente. Fu costruito a circa tre piani da terra, così che il regista Ivan Reitman potesse riprendere dagli angoli più in basso come da sua intenzione. Questo set fu progettato dal leggendario John Decuir, scenografo che ha ottenuto 11 nomination all’Oscar durante la sua carriera, tra cui tre vittorie (per Il re ed io, Cleopatra e Hello, Dolly!). Una volta che i fantasmi vengono avventatamente liberati per la città, l’ormai posseduta Dana Barrett si ritrova vicina a una finestra che esplode verso la telecamera. Sebbene la scena sia stata (ovviamente) realizzata sul set, Sigourney Weaver si trovò effettivamente lì durante l’esplosione vera e propria. Più tardi, quando gli Acchiappafantasmi arrivano nell’appartamento distrutto, c’è una ripresa aerea dell’edificio. Se guardate da vicino potete vedere che i protagonisti sono effettivamente lì, sovrapposti per dare un po’ di sensazione di movimento all’immagine.

La caserma dei pompieri

L’iconico quartier generale degli Acchiappafantasmi è in realtà costituito da due caserme dei pompieri. L’esterno è infatti l’ormai famosissima caserma dei pompieri di New York (la FDNY Ladder 8, al 14 N Moore St.), mentre gli interni vennero girati a Los Angeles. Per una curiosa coincidenza, entrambi i palazzi furono costruiti nel 1912, il che contribuì a far combaciare ‘naturalmente’ gli esterni con gli interni.

ghostbusters caneIl brutto

Come immaginabile, per un film così visivamente ambizioso con uno schedule (e un budget) così stretto, non tutto resiste benissimo alla prova del tempo. In effetti, alcuni degli effetti ottici usati per animare i cani infernali di Gozer il gozeriano non funzionano poi così bene. A dirla tutta, già 35 anni fa lasciavano qualche dubbio. In effetti, secondo Ivan Reitman, “indussero davvero alcuni critici a chiedersi se fossero stata una scelta stilistica deliberata“. Ma, alla fine, ammise il regista di Ghostbusters – Acchiappafantasmi , “non sembrò che importasse poi davvero”. Abbastanza ironicamente, sono le versioni ‘pupazzo’ delle due creature (più che quelle animate artificialmente) a restituire alcuni delle impressioni migliori. Anche Slimer che gira attorno al lampadario dell’hotel fu tra i momenti che più fecero subito storcere il naso, additato sia come “un effetto davvero orrendo”, sia deriso da una delle squadre degli effetti speciali stessa, che lo descrisse “un’arachide dipinta di verde“.

Se alcuni film invecchiano come il buon vino e alcuni si trasformano invece in aceto, Ghostbusters – Acchiappafantasmi rientra sicuramente nella prima categoria. Non tutti gli effetti speciali impiegati sono perfetti, ma il film regge alla grande ancora dopo 35 anni e il risultato visivo resta un’affascinante fotografia di ciò che può essere realizzato da persone molto sveglie, anche quando non si hanno a disposizione i computer.

Di seguito la scena originale dell’incontro ravvicinato tra Peter Venkman e l’aborto di tubero verde: