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Voto: 7.5/10 Titolo originale: 千と千尋の神隠し , uscita: 20-07-2001. Budget: $19,000,000. Regista: Hayao Miyazaki.

Dossier: La Città Incantata di Hayao Miyazaki, una fiaba di formazione che attacca la modernità

30/06/2022 recensione film di Gioia Majuna

Nel 2001, il regista giapponese firmava un'opera animata sfaccettata e profonda, capace di andare oltre le apparenze di coming-of-age fantastico per ragazzini

la città incantata film 2001

Con la rassegna Un Mondo di Sogni Animati, Lucky Red intende regalare ai fan vecchi e nuovi dello Studio Ghibli la possibilità di (ri)vivere al cinema la meraviglia e la nostalgia di alcuni film animati diretti da Hayao Miyazaki negli anni. Va detto che – nonostante le apparenze – molti spettatori, ingannati dall’apparenza, potrebbero ancora considerare questi classici come ‘semplici’ prodotti per bambini.

E dopotutto, cos’altro si potrebbe pensare guardando sullo schermo una rana parlante, un bebè gigantesco o una squadra di ‘nerini del fumo’ che zompettano qua e là con gli occhietti a palla?

A prima vista, La Città Incantata sembrerebbe la tipica avventura di formazione, ma il lavoro di Hayao Miyazaki non è mai così ‘lampante’. Al contrario, il film premio Oscar del 2001 potrebbe tranquillamente come una critica meticolosa all’occidentalizzazione del Giappone e del capitalismo più in generale, una storia che si spende per il ripristino e il rispetto delle tradizioni piuttosto che per l’inseguimento cieco di uno status sociale o dei beni materiali, come la moderna società impone.

Lacittàincantata.jpgLa Città Incantata si apre con Chihiro, la nostra giovane protagonista di 10 anni, che tiene il broncio sul sedile posteriore di un’auto mentre si trasferisce dalla città alla campagna. La storia prende una piega fantastica non appena la strada li conduce dentro un tunnel insondabile, oltre il quale si trova un pericoloso mondo degli spiriti.

Lì, si materializza l’incubo di ogni bambino: i genitori di Chihiro si trasformano in maiali non appena divorano il cibo degli spiriti. Non ci sono più uomini che si vantano che il denaro sia una panacea (“Non preoccuparti, c’è papà qui. Ha carte di credito e contanti”), ma solamente un porco indifeso che non sa neppure di essere mai stato umano. L’illuminazione della scena si oscura rapidamente, togliendo la sicurezza a entrambi i genitori e la luce del giorno alla vulnerabile piccola.

Privata di mamma e papà in un istante, Chihiro non ha altra scelta che andare da Yubaba, il grande boss del bagno termale degli spiriti, e praticamente implorare di essere assunta mentre è in gioco la vita sua e dei suoi genitori. Le dinamiche di potere tra i due personaggi non è dissimile da quella tra un tipico imprenditore senza scrupoli e un povero lavoratore disperato, un’allusione a uno dei tanti fallimenti morali del capitalismo: il lavoro minorile.

I colori vivaci e gli interni sfarzosi dell’ufficio di Yubaba servono come rappresentazione visiva della corruzione che avviene all’interno. Il dominio dei nuovi ideali capitalistici occidentali sui valori tradizionali giapponesi si rivela anche negli abiti indossati dai personaggi di La Città Incantata: Chihiro e gli altri lavoratori del bagno indossano semplici tasuki e kimono tradizionali, mentre il grande capo, Yubaba, si veste con sfarzosi abiti e gioielli europei.

Chihiro non è l’unica vittima del mondo degli spiriti capitalista e altamente industrializzato. La sala caldaie di Kamaji, un seminterrato scarsamente illuminato e ammuffito che ricorda quelle fabbriche fatiscente di fine ‘800, è interamente alimentata dai susuwatari: esseri umani trasformati in fuliggine che sono ridotti in schiavitù a lavorare per l’eternità. Sovraccarichi di lavoro, maltrattati e sostituibili, i susuwatari non sono altro che la rappresentazione animata dei miseri operai di una fabbrica: il fatiscente altro lato della magnifica medaglia data dal centro termale guidato dal capitalismo abusivo.

Qualsiasi appassionato di automobili potrebbe aver fatto caso che la famiglia di Chihiro guida un’Audi A4 Quattro del 1996, una lussuosa auto d’importazione considerata uno status symbol Giappone. È curioso vedere un marchio realmente esistente, ma la vettura non è solamente un elemento che garantisce quel tipo di iperrealismo per cui la Studio Ghibli è noto: è un importante dispositivo di trama che rivela lo status socio-economico degli Ogino.

La principale svolta traumatica della storia è che la famiglia Ogino viene relegata dall’essere composta da esponenti della ricca classe media a dei ruvidi maiali indifesi, per non parlare dei bambini lavoratori, come metafora della decadenza morale ed economica del Giappone in seguito all’afflusso del capitalismo occidentale.

La città incantataIl mondo degli spiriti è affollato da architetture che ricordano quelle dell’epoca Meiji, combinando stili tradizionali giapponesi e occidentali. Il mondo degli spiriti è infatti ambientato nell’epoca Meiji (1868-1912), il periodo in cui il Giappone uscì dall’isolamento e divenne ricettivo alle influenze occidentali. Questa scelta estetica è in sintonia con altri riferimenti all’industrializzazione emergente, come il rumore del treno che si leva a sproposito da un campo tranquillo e la buia sala caldaie con minuscoli operai.

Attraverso questi elementi architettonici e storici, Hayao Miyazaki illustra con arguzia la svalutazione dell’identità culturale e della moralità del Giappone in favore dell’apparente ‘convenienza’ che si può ottenere con l’occidentalizzazione.

La Città Incantata non è una storia che contrappone il Bene al Male o che implica un cambiamento in meglio. Al contrario, la vicenda è guidata da personaggi multidimensionali che cercano di correggere i propri o altrui errori del passato, non di sconfiggere un cattivo. Si consideri che anche Yubaba ha un lato “buono”: è una madre affettuosa e una donna d’affari appassionata. Hayao Miyazaki una volta ha detto: “Yubaba ci mette tutto il suo impegno per proteggere lo stabilimento termale. Non è una cattiva“.

Proprio come la gentilezza di Chihiro nei confronti di uno sconosciuto evoca conseguenze involontarie e Haku perde la sua identità a causa della distruzione del fiume Kohaku da parte degli esseri umani, nessun personaggio è completamente responsabile dei conflitti che sorgono. Per questo motivo, la risoluzione consiste nel ripristinare ciò che era prima, piuttosto che spingere alla crescita e all’avanzamento.

L’esempio più chiaro è il modo in cui viene raggiunta la risoluzione: Chihiro restituisce l’umanità ai suoi genitori attraverso il lavoro fisico e il sigillo della strega viene restituito a Zeniba per eliminare la maledizione di Haku. Sebbene correggere i fallimenti altrui sia un atto caritatevole, si tratta comunque di un sacrificio da parte di Chihiro. Il tema della restaurazione vale anche per Haku, che riscopre il suo nome e il suo passato con l’aiuto di Chihiro. Nel processo, egli riacquista semplicemente il senso di chi era prima, e questo si rivela sufficiente: ora può liberarsi dal contratto di schiavitù di Yubaba.

la-citta-incantata-%e5%8d%83%e3%81%a8%e5%8d%83%e5%b0%8b%e3%81%ae%e7%a5%9e%e9%9a%a0%e3%81%97-cibo-ghibli-7“Se dimentichi completamente il tuo nome, non troverai mai la strada di casa”, dice all’inizio del film. Il Senza Volto è un esempio più letterale. L’avidità e il materialismo dello stabilimento termale lo trasformano in un mostro, ma nel momento in cui esce ritorna alla sua normale innocuità.

Questo “ritorno alla normalità” in ogni personaggio di La Città Incantata riflette l’importanza di mantenere la propria identità rispetto a fattori esterni come lo status sociale, la ricchezza e i desideri di gola intensificati dal capitalismo.

Alla fine di La Città Incantata, Chihiro e i suoi genitori, ormai ignari del loro viaggio nel mondo degli spiriti, escono dal tunnel. Questa scena è una completa immagine speculare di quando sono entrati nel tunnel. Ogni movimento e parola pronunciata è un ‘replay’ dell’inizio, rafforzando l’idea che nulla è cambiato, almeno esteriormente, dall’inizio del loro viaggio. Per tutto ciò che è accaduto nel mondo degli spiriti, non c’è pentimento per le cose che sono accadute nel mondo degli spiriti; al contrario, la vita ritorna senza vergogna a com’era, i misfatti del passato non vengono riconosciuti.

In tutta l’opera, Hayao Miyazaki ha lasciato dei sassolini luccicanti di allusioni che, una volta colti, non possono più essere cancellati. I film affidano ai loro spettatori – indipendentemente dall’età – una straordinaria responsabilità nell’individuare e mettere insieme questi indizi in uno spietato smascheramento del mondo. Forse, così facendo, lo Studio Ghibli spera di ispirare non solo meraviglia, ma anche consapevolezza e azione nel suo pubblico.

Di seguito trovate il trailer italiano di La Città Incantata, che torna nei nostri cinema dall’1 al 6 luglio:

Fonte: TC