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Dossier | Napoleone di Stanley Kubrick: la storia di un film impossibile

27/09/2019 news di Redazione Il Cineocchio

Ripercorriamo la progettazione maniacale del maestoso progetto che avrebbe portato sul grande schermo la vita del generale francese, pensato dal regista già sul finire degli anni '60 e mai concretizzatosi

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Il kolossal su Napoleone rimane, a tutt’oggi, il grande «film non fatto» di Stanley Kubrick. Un progetto in qualche modo sublimato in Barry Lyndon, un film sul ‘700 su un avventuriero, nato su un’isola (l’Irlanda, non la Corsica), che dà la scalata a un impero (finanziario, non politico) e, dopo la disastrosa sconfitta, finisce in esilio su un’isola (di nuovo l’Irlanda, non Sant’Elena)… Ma prima ancora dell’uscita di 2001: Odissea nello spazio (il nostro dossier) che l’avrebbe reso il regista più famoso, potente e rispettato del mondo, Kubrick cominciò a pensare a un kolossal sull’imperatore.

Una corposa biografia del regista scritta da John Baxter e pubblicata nel 1997 la ricostruiva per la prima volta con dovizia di notizie inedite. Citiamo a man bassa, confidando di incuriosire chiunque non l’abbia ancora letta (in Italia è arrivata nel 2006 per Lindau): «Nel 1967, Stanley Kubrick convocò Andrew Birkin a Borehamwood. “Mi disse, quasi testualmente: ho la MGM ai miei piedi, è il momento buono per fare il film che ho sempre sognato: la vita di Napoleone Bonaparte”».

Andrew Birkin è il fratello della più famosa Jane: allora era giovanissimo, ma aveva già lavorato sul set di 2001: Odissea nello Spazio. In seguito sarebbe divenuto regista egli stesso: il suo film più bello è l’adattamento di un romanzo di Ian McEwan, Il giardino di cemento. «Kubrick sentiva molte affinità con Napoleone. Ad esempio, Malcolm McDowell era molto sorpreso vedendo Kubrick mangiare: un boccone di dolce, poi un pezzo di carne, un altro morso al dolce. “Qual è la differenza? – diceva Kubrick – È tutto cibo, e comunque anche Napoleone mangiava così”.

Napoleone e Stanley Kubrick avevano un’altra abitudine in comune: quella di assalire chiunque incontrassero con un fuoco di sbarramento di domande, senza il minimo interesse per le risposte, ma solo al fine di ridurre l’interlocutore a un’estenuata docilità. In seguito, il regista confessò di avere adottato un’altra tecnica di Napoleone: entrambi tenevano un “elenco mentale” delle persone del proprio staff, e le facevano subdolamente ruotare nel proprio favore. Questo sistema fa sì che i subordinati non si adagino mai, ma siano sempre in competizione per i favori del leader e non trovino mai il tempo di tramare contro di lui».

Kubrick Napoleon locandinaStanley Kubrick contava di iniziare a girare nell’inverno del 1969. Tre mesi di esterni, poi altri quattro in studio. Intendeva usare «un massimo di 40.000 fanti e 10.000 uomini a cavallo per le grandi battaglie, il che significa che dobbiamo trovare un paese disposto ad affittarci l’esercito, perché il costo di 50.000 comparse per un lungo periodo sarebbe impensabile». Sul Napoleone guerriero, aveva idee ben precise: «Le battaglie napoleoniche sono bellissime, come balletti mortali…

Hanno un fascino estetico che può essere apprezzato anche da chi non è un militare… Sono paragonabili a un grande brano musicale, o alla purezza di una formula matematica». Una delle cose più curiose rivelate da John Baxter è che Kubrick contava di girare le scene di massa in Romania, usando l’esercito rumeno, e che un suo assistente – Bob Gaffney – aveva già concluso l’affare con il regime di Nicolae Ceausescu: la Romania avrebbe messo a disposizione un numero di militari persino maggiore di quello richiesto da Stanley Kubrick.

Nel frattempo, spedì Andrew Birkin sulle tracce di Napoleone. «Dovunque lui sia stato, devi andarci anche tu». «Nel maggio del ‘68 – prosegue Baxter -, mentre i moti studenteschi riempivano le strade di Parigi di barricate e di automobili date alle fiamme, Birkin si trovò nella capitale francese con una troupe di due persone e una lettera del ministro della Cultura André Malraux, che li autorizzava ad entrare in tutti i maggiori monumenti nazionali.

Nel frattempo, in giugno, venti studenti di Oxford si misero al lavoro per riassumere tutte le biografie esistenti di Napoleone. A Borehamwood si accumulavano i materiali: libri, oggetti, piani di battaglia, disegni degli esterni e dei set – un totale di 5.000 illustrazioni».

Kubrick visionò anche tutti i film su Napoleone, dal capolavoro muto di Abel Gance (1927), che allora esisteva solo a frammenti, non ancora restaurati, fino a Desirée (1954), con Marlon Brando. Voleva dare del personaggio una una lettura meno eroica, più «fallibile», e soprattutto restituire la complessità burocratica dell’Impero e del comando: «dare al pubblico – diceva – la sensazione di provare com’era, stare vicini a Napoleone». I problemi tecnici sul modo di ricostruire e filmare il XVII secolo, e l’inizio del XVIII, stimolavano Stanley Kubrick quasi quanto la sfida di «inventare» il 2000.

Scritturò numerosi scenografi, tra i quali David Walker, che lavorava normalmente per l’opera e il balletto e che, secondo l’attrice Adrienne Corri (che recitò in Arancia Meccanica), «conosce meglio di chiunque altro i costumi del ‘700, ed è in grado di datare una cuffia o un nastro o un merletto in un quadro, con un’approssimazione di pochi giorni!». Dopo tre mesi estenuanti trascorsi a disegnare schizzi per il film, Walker, racconta la Corri, rinunciò: «Non ne poteva più, mi disse, di fare “disegni pornografici” per Stanley Kubrick. Stanley lo costringeva a disegnare donne in biancheria stile Impero, con le tette di fuori. È ossessionato dalle tette».

kubrick napoleone filmIntanto, alla fine del 1968, Andrew Birkin tornò dal suo viaggio di ricerca in tutta Europa. Scrive Baxter: «Tale era la reputazione di Kubrick, che grazie alla lettera di Malraux anche il sancta sanctorum dell’Hotel des Invalides, contenente i tesori più intimi dell’imperatore (come il suo anello e la sua sedia da campo), gli venne spalancato. Birkin si provò anche l’anello ma non potè portarlo via, mentre il suo assistente si sedette sulla sedia, e la ruppe.

A Versailles, scoprirono la toilette personale di Napoleone, ora un armadio a muro dove si tenevano le scope, e sotto i pavimenti dei suoi appartamenti ritrovarono il bagno interrato di Giuseppina. A Waterloo, prese campioni di terra, perché Kubrick potesse riprodurre accuratamente l’originale. Acquistò anche un facsimile in bronzo della maschera mortuaria di Napoleone, e la regalò a Kubrick per Natale».

Nel frattempo, alla MGM cambiava tutto: l’imprenditore alberghiero Kirk Kerkorian diede la scalata al pacchetto azionario del Leone e ne divenne proprietario nell’agosto del ‘69, con un programma che, sostanzialmente, metteva fine alla storia della Metro come casa di produzione di film. Già alla fine del ‘68, cosciente che la MGM non l’avrebbe più finanziato, Stanley Kubrick licenziò tutta la gente che stava curando le ricerche su Napoleone.

Però, testardamente, il filmmaker portò avanti il progetto, scrivendo una sceneggiatura che consegnò alla MGM nel settembre del ‘69. Aveva anche scelto il protagonista: Jack Nicholson, dopo aver scartato i britannici David Hemmings e Ian Holm. Più tardi, avrebbero lavorato assieme in Shining. I guai della MGM spinsero Stanley Kubrick verso altri progetti e, soprattutto, verso un’altra major: la Warner, con la quale girò (per un budget da film «indipendente») Arancia Meccanica nel 1971.

Proprio durante la lavorazione di quel film, il progetto-Napoleone rispuntò fuori: Kubrick e lo scrittore di A Clockwork Orange, Anthony Burgess, condividevano la passione per Napoleone, e – scrive Baxter – «quando Burgess gli disse che il suo sogno era scrivere un romanzo dalla struttura musicale, ispirata a una sinfonia di Mozart, l’idea di basarsi invece sull’Eroica di Beethoven e di dedicare a Napoleone una simile opera cominciò a concretizzarsi…

Più tardi, Burgess spedì a Kubrick il manoscritto di Napoleon Symphony, strutturato in quattro movimenti. Fedele alla propria lettura revisionista dell’imperatore, il suo Napoleone è un burocrate affetto da dispepsia che si preoccupa più della sua digestione, che delle donne. Dorme pochissimo, lavora venti ore al giorno, prende sempre appunti, al tavolo, all’opera, a letto. Legge voracemente, è colto da rabbie improvvise. “L’ambizione – pensa – è l’unica forza che spinge avanti l’uomo”».

Era una concezione del personaggio che a Stanley Kubrick piaceva molto, ma nel settembre del ‘71 il progetto ricevette un colpo mortale, quando la MGM annunciò che avrebbe ridotto la produzione di film. Il regista non rinunciò mai definitivamente a Napoleone, ma ripiegò su film più facilmente realizzabili. E il film successivo ad Arancia Meccanica fu, come si diceva all’inizio, Barry Lyndon, uscito nei cinema nel 1975.

Ricordiamo che nel 2016, Cary Fukunaga aveva a sorpresa annunciato di esser pronto a portare sulla HBO un qualche tipo di film legato proprio alla sceneggiatura e agli appunti originali di Kubrick, ma il progetto si è perso nel vuoto.

Di seguito il video con la presentazione del volume edito da Taschen:

Fonte: L'Unità