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Titolo originale: Flight of the Navigator , uscita: 30-07-1986. Budget: $9,000,000. Regista: Randal Kleiser.

Riflessione | Navigator di Randal Kleiser: viaggiando nello spaziotempo dei sentimenti

01/07/2020 recensione film di William Maga

Nel 1986 il giovane Joey Cramer era il protagonista di un'avventura sci-fi poco apprezzata al tempo, ma capace di diventare un classico

navigator film 1986 disney

Quasi sicuramente, Navigator (Flight of the Navigator) è stato per moltissimi ragazzini cresciuti in quel periodo uno dei titoli fanta-avventurosi più amati e rivisti in TV attraverso le VHS (e non al cinema …), dato che – sorprendentemente – fu solo un parziale successo commerciale, incassando nemmeno 20 milioni di dollari complessivamente a fronte di un budget di 9. La sua esaltante storia fatta di viaggi nel tempo, viaggi per il mondo e viaggi nello spazio attraverso gli occhi di un coetaneo di 12 anni è innegabilmente divertente ed emozionante e, con il passare degli anni, se lo avete poi rivisto con regolarità, la passione per il film è altrettanto probabilmente cresciuta.

Guardare la vicenda di David (Joey Cramer) e Max (Paul Mall / Gianpaolo Saccarola), una strana coppia catapultata nel bel mezzo di un enorme mistero, oltre quarto di secolo dopo la sua uscita, può infatti solo confermare il fatto che il regista Randal Kleiser (Laguna Blu) abbia realizzato per la Disney nel 1986 uno dei molti ‘classici’ poco apprezzati / capiti all’epoca (vi invitiamo ad approfondire con il nostro speciale dedicato alla ‘fase dark della Disney degli anni ’70 e ’80’). Uno di quelli che sa ancora tenere botta senza problemi anche oggi.

Navigator.jpgCerto, alcuni dettagli balzano immediatamente all’occhio vedendo Navigator nel 2020. La più grande è forse che il protagonista David non sale sull’astronave che campeggia in bella vista sulla locandina fino a metà del film. Dal punto di vista della sceneggiatura, ciò significa però che Michael Burton e Matt MacManus hanno svolto un ottimo lavoro nell’orchestrare un concept intrigante e capace di intrattenere i giovani spettatori per oltre 45 minuti prima che iniziasse il ‘vero’ divertimento.

In secondo luogo, ci sono così tante cose in Navigator che non potrebbero più accadere ora. Abbiamo ragazzini che usano la parola “ritardato“, adulti che puntano pistole contro i più piccoli e bambini che vengono presi con la forza alle loro famiglie. Evidentemente, gli Stati Uniti (e il resto del mondo) erano un po’ meno sensibili a certi argomenti nel 1986, quindi questi ‘incidenti’ – peraltro assolutamente diffusi a Hollywood – non erano tenuti in gran conto o considerati offensivi. Facevano solo parte della storia narrata. Un ‘problema’ postumo per noi. Comunque, col senno di poi, è piuttosto sconvolgente pensare che questo film, qualora fosse rifatto (si era parlato di un reboot alcuni anni fa), sarebbe ancora più tenue e ‘ammorbidito’ di quanto in effetti – nonostante tutto – non sia già.

Come detto, Navigator è invecchiato tutto sommato bene nei suoi quasi 35 anni di età. Ok, i computer appaiono arcaici e i telefoni cellulari estremamente grandi. Inoltre, l’ultimo atto del film avrebbe potuto essere risolto istantaneamente se l’astronave aliena – con intelligenza e tecnologia “superiori” – avesse avuto Google Maps o qualsiasi altro tipo di GPS rudimentale a bordo. A parte questo, però, l’avventura di un adolescente ‘sballottato’ nel tempo e gli aspetti fisici di come il tutto accada, così come le emozioni che lo circondano, risuonano del tutto sinceri.

Restiamo affascinati dal mistero di quello che è successo a David. Sentiamo ancora il suo dolore per lo strano nuovo mondo in cui ritorna. E ci sentiamo ancora bene per il legame fraterno che condivide con Jeff (Matt Adler). Questi elementi – il cuore di Navigator – funzionano ancora. Un ragazzino del giorno d’oggi probabilmente non si crogiolerà nella gloriosa nostalgia per la voce di Max / Trimaxion, nelle battute su Starsky & Hutch, per i riferimenti a MTV o per uno dei primi ruoli cinematografici di Sarah Jessica Parker. Ma i primordiali effetti speciali in CGI – realizzati dalla Omnibus Computer Animation sotto la supervisione di Jeff Kleiser, il fratello del regista – sembrano ancora dannatamente buoni ed è difficile non relazionarsi con un ragazzo che ha paura di parlare con una ragazza. Mentre le creaturine aliene, animate in modo artigianale, sono squisitamente e irresistibilmente adorabili, come quelle di ogni altra pellicola anni ’80.

navigator film 1986Guardando Navigator attraverso occhi moderni, è comunque quasi impossibile non pensare a un sequel. Sarebbe stato così facile realizzarlo a stretto giro. Cosa succede negli otto anni di tempo che trascorrono da quando ‘l’altro David’ incontra il suo io più giovane che sarebbe salito sull’astronave per Phaelon? Un’idea più che comprensibile, no?

Eppure, nel 1986, la Disney non si preoccupava troppo di serializzare ogni nuovo titolo in uscita (a prescindere dal successo al botteghino), che, peraltro, sarebbe spesso diventato – come ampiamente dimostrato – parte dei ricordi più cari del pubblico solo una volta arrivato sul mercato home video. Lo studio era troppo preoccupato di ‘svecchiare’ la divisione animazione al tempo. Una decisione strategica che, in effetti, funzionò abbastanza bene. Tuttavia, nulla ci vieta di sognare ed entrare nel campo dei ‘What if …?’.

Ed è incredibile pensare che, sebbene non sia stato largamente recepito adeguatamente dal grande pubblico nel 1986, trentacinque anni dopo Navigator rappresenti ancora una visione graziosa e spensierata, capace di farci tornare bambini (chiaramente, l’effetto nostalgia sui 30/40enni è fondamentale in tal senso, come per tutto ciò che è uscito negli anni ’80 del resto). Il ragazzino che è in noi non può che scoppiare di eccitazione nel vedere le action figures dei G.I. Joe o dei Transformers che la NASA acquista per David.

Il nostro cuore non può che palpitare forte quando l’astronave si trasforma in un proiettile o stringersi quando il protagonista si rende conto che deve lasciare la versione ‘più vecchia’ della sua famiglia. Tutti quegli elemente che vanno a toccare le corde del sentimento che la Disney sperava avrebbero funzionato nel film hanno assolto al compito, e continuano a farlo. Consenso!

Di seguito una scena clou: