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Voto: 7.5/10 Titolo originale: Return to Oz , uscita: 21-06-1985. Budget: $25,000,000. Regista: Walter Murch.

Recensione story | Nel fantastico mondo di OZ: quando la Disney sfornava cupe fiabe live action

09/08/2019 recensione film di Sabrina Crivelli

Nel 1985 usciva il sequel apocrifo diretto da Walter Murch al classico del 1939, un insuccesso al botteghino che ha saputo guadagnarsi in VHS lo status di cult, regalando bellissimi incubi a una generazione di ragazzini

nel fantastico mondo di oz 1985 film fairuza balk

Coloro che hanno amato Il Mago di OZ (The Wizard of OZ), classico della MGM del 1939 diretto da Victor Fleming, sapranno che Nel fantastico mondo di OZ (Return to OZ) di Walter Murch non è esattamente un sequel tradizionale in linea con il predecessore, anzi, ma sulla copertina dell’edizione inglese del DVD uscita nel 2004 era scritto “If you loved The Wizard of OZ, you’ll love accompanying Dorothy (Fairuza Balk) on this second thrilling adventure” (“Se avete amato Il Mago di OZ, adorerete seguire Dorothy nella sua seconda avvincente avventura). Tuttavia, tale premessa scritta a chiare lettere, se non esattamente una bugia, potrebbe quanto meno risultare fuorviante.

Nel Fantastico Mondo Di Oz (Ritorno a OZ) film posterEsempio perfetto dell’affascinante fase dark della Walt Disney Pictures degli anni ’70 e ’80 (il nostro lungo dossier su questa fase), sarebbe stato più verisimile scrivere qualcosa del tipo: “Se avete amato Mulholland Drive, ma pensate che un film potrebbe funzionare ancora meglio con meno effusioni tra ragazze e più galline parlanti, allora adorerà seguire Dorothy attraverso questa avventura spaventosa e straniante”. Sarebbe stata così una descrizione decisamente più calzante e opportuna.

Come anticipato, la storia di Nel fantastico mondo di OZ – arrivato nei cinema nel 1985 – si discosta parecchio dal film di Victor Fleming degli anni ’30, da più punti di vista. La trama si può descrivere piuttosto come una sintesi tra Il meraviglioso paese di OZ (The Magical Land Of Oz), secondo dei libri di Oz, scritto Lyman Frank Baum e Ozma, regina di OZ (Ozma of OZ, 1907), racconto del medesimo autore che narrava una diversa avventura di Dorothy Gale in un nuovo mondo fantastico, Evlandia, separato da OZ da un deserto.

I cattivi sono altrettanto spaventosi, la piccola eroina ugualmente determinata, ma la narrazione esplora lidi ben più oscuri e meno infantili del capostipite. Anzitutto, non ci sono più canzoni a rallegrare gli spiriti e a conferire un tono più leggero all’insieme; l’assenza dei passaggi musicali, nonché il registro con cui la vicenda è raccontata ne fanno qualcosa di assai più affine all’oscura e stravagante novellistica fantastica baumaniana a cavallo tra il XIX e il XX secolo che non ai giulivi racconti per immagini destinati alle famiglie a cui il cinema hollywoodiano degli anni ’30 ci aveva abituato.

La differenza tra Il Mago di OZ e Nel fantastico mondo di OZ è ben chiara sin dall’apertura, sin dalla via che permette a Dorothy di accedere al mondo immaginifico del titolo. Se nella pellicola che segnò il trionfo del Technicolor era un magico tornado a trasportare la protagonista nella terra incantata, nel sequel non ufficiale non è esattamente la magia a fungere da premessa o da viatico. L’ouverture è assai più fosca: la bambina, dopo il suo ritorno dal viaggio ad OZ, fatica a dormire e continua a fantasticare su mondi irreali. La zia Emma (Piper Laurie), preoccupata, la porta da un medico, il Dott. Worleyche (Nicol Williamson, che incarna anche il Re degli Gnomi) vuole sottoporla niente meno che alla ‘elettroterapia’, ovvero un elettroshock, per curarla!

Insomma, la premessa implica un’ipotetica malattia mentale della piccola, la diagnosi di una forma di dissociazione infantile con tanto di allucinazioni e una cura decisamente invasiva. In poche parole, da una parte le scariche elettriche perfettamente rappresentano la metafora del Male che si nasconde nella modernità, mentre gli avvenimenti fantastici che Dorothy si figura hanno un corrispettivo nel mondo reale. Insomma, non siamo così lontani da un Mulholland Drive in cui l’amore saffico è sostituito da una gallina parlante.

Nel fantastico mondo di OZ - 11Dorothy che ne dici, ti andrebbe di fare un giretto?

Nel fantastico mondo di OZ si apre con una Dorothy di un’età appropriata (incarnata dall’undicenne Fairuza Balk). Sono trascorsi sei mesi da quando il distruttivo tornado ha spazzato il Kansas e il caloroso rientro a casa dall’amorevole famiglia è ormai un ricordo lontano. Zia Emma è già di per sé crucciata da problemi relativi alla sua fattoria. La proprietà è stata in parte devastata dall’evento atmosferico ed è stato necessario chiedere ben due ipoteche alla banca per la ricostruzione prima che l’inverno sopraggiunga. Come se non fosse abbastanza, lo zio Hanry (Matt Clark) ora soffre di depressione, e ha una presunta gamba rotta.

Come se non bastasse, Dorothy non smette di creare ulteriori problemi e preoccupazioni: non solo non riesce a dormire, ma continua a insistere a sostenere l’esistenza di un suo mondo d’invenzione, il Paese di OZ! La zia decide quindi di risolvere la situazione in modo drastico: la sua nefasta apprensione per la protetta la porta ad affidarla alle discutibili cure del Dott. Worleyche. Dunque, se Nel fantastico mondo di OZ prende in effetti spunto più da Il Mago di Oz che dai libri di L. Frank Baum nel raffigurare il viaggio onirico dell’undicenne nel celebre mondo incantato, il modo in cui viene rappresentato è assai più sinistro. Judy Garland avrà pur dovuto affrontare la difficile dipartita dell’amato cagnolino Toto, ma la sventurata Fairuza Balk si ritrova chiusa in un manicomio vittoriano, con la prospettiva non esaltante di essere presto sottoposta a un elettroshock.

Sono i pazienti del dottore … Sono chiusi nelle cantine!

È indubbio: almeno un buon terzo di Nel fantastico mondo di OZ è vero e proprio film horror, almeno così dev’essere sembrato agli occhi del pubblico di bambini a cui era destinato. Anzi, è proprio quando ai molteplici momenti di terrore che fanno saltare sulla sedia i giovani spettatori si alterna la vena comica e scanzonata, che il lungometraggio di Walter Murch si fa meno interessante. Diversamente da fanta-commedie anni ’80 come Ghostbusters – Acchiappafantasmi di Ivan Reitman, in cui una serie di genuini spaventi e lo humour si combinavano perfettamente, qui la componente spaventosa funziona alla grande, ma altrettanto non si può probabilmente dire dei momenti più leggeri, in cui si cerca di stemperare l’angoscia elargita a piene mani. La gallina Bellina, ad esempio, non costituisce un’esilarante spalla comica come dovrebbe.

La protagonista stessa, Fairuza Balk, non è contraddistinta dalla medesima spensieratezza che caratterizzava Judy Garland. La sua performance lungo buona parte delle scene di Nel fantastico mondo di OZ trasmette più un senso di vago terrore e angoscia che di allegria: forse saranno gli occhi spesso sbarrati e spaventati dell’attrice – peraltro all’esordio assoluto sul grande schermo -, oppure la sensazione di tristezza anche quando sorride (e non sorride troppo spesso …), come di infantile rassegnazione, che si percepisce soprattutto nel preambolo iniziale del film, in cui alcuni dei dettagli più cupi sono messi in scena.

In particolare, le sequenze ambientate nell’ospedale sono strane e inquietanti per chi assiste, ora come nel 1985. E sono rese ancora più sinistre e ‘fuori luogo’ dal regista Walter Murch, che prende in prestito dall’immaginario e dalle convenzioni visive horror in più d’un occasione. Una violenta tempesta improvvisamente imperversa fuori dalla finestra. La telecamera zooma sulla porta chiusa della stanza di Dorithy, mentre le luci artificiali del soffitto sfarfallano minacciosamente. Poi l’obbiettivo inquadra la protagonista, la segue mentre è condotta giù da uno squallido corridoio della struttura, fino a una stanza illuminata da un fascio di luce estemporaneo. Fa tutto parte di un consolidato vocabolario del terrore, e funziona maledettamente.

Nel fantastico mondo di OZ - 7Attenti ai Ruotanti!

La vena orrorifica non si esaurisce certo con il passaggio dal mondo reale a quello fantastico. Anzitutto, assistiamo alla più stereotipata versione possibile del viaggio verso una terra immaginaria: Dorothy fluttua dolcemente, una volta addormentata, mentre è avvolta in un vecchio cappotto. Non appena approdata ad OZ, ci sono altrettanti elementi terrificanti. in primo luogo la protagonista si trova proiettata in un luogo desolato e arido, il Deserto della Morte, dal nome che è tutto un programma.

Il fatto che al suo fianco ci sia la gallina Billina – ora capace di parlare – che si trovava nella fattoria nel momento in cui la bambina viene portata nella clinica, costituisce una delle molteplici e inspiegabili peculiarità del copione di Nel fantastico mondo di OZ, ma resta un personaggio essenziale per lo sviluppo della storia, quindi chiuderemo un occhio a riguardo.

Non ci sono più Mastichini festanti ad accogliere Dorothy Gale nella Città di Smeraldo. All’opposto, la ragazzina si ritrova davanti un cumulo di macerie. Non è rimasto nulla dello scenario che ricordava. Del Sentiero dei Mattoni Gialli non restano che alcune dissestate tracce. Tutto è in rovina, un po’ come succedeva nel ritorno a Narnia ai fratelli Pevensie. Una OZ vuota e devastata costituisce lo sfondo perfetto per l’ingresso di una delle invenzioni più raccapriccianti di L. Frank Baum, i Ruotanti.

Questi erano creature da incubo pensate con uno stile latamente cyberpunk, mezze umane e mezze veicolo a due ruote, con degli arti rigidamente distesi poggiati su piccole ruote, che interagivano tra loro sovente con guaiti e versi simili a quelli dei cani. Più di tutto è infatti memorabile lo scricchiolio raggelante e sinistro che si ode al loro avvicinarsi. D’altra parte, non si tratta d’altro che della contropartita nel mondo reale di Dorothy degli inquietanti rumori fatti dal movimento delle ruote della barella su cui la bambina viene trasportata fino alla stanza in cui avrebbe dovuto sottoporsi alla ‘cura’ del Dottor Worleyche.

Nel fantastico mondo di OZ - 5È proprio a questo punto che la natura schizofrenica di Nel fantastico mondo di OZ si fa sentire con più forza. La protagonista è inseguita da un manipolo di Ruotanti, mentre corre a più non posso per una stradina. La scena, senza dubbio ansiogena sulla carta, è tuttavia stranamente accompagnata da una simpatica e scanzonata sinfonia suonata al pianoforte. Se l’effetto era quello di stemperare il lato horror per gli spettatori più giovani, l’obiettivo è comunque stato del tutto mancato. Difatti, la combinazione tra l’accompagnamento sonoro allegro e gli eventi che prendono vita sullo schermo rende l’insieme ancora più straniante e spaventoso.

E non è finita qui. Passano una manciata di minuti da quando Dorothy scampa per un soffio alle grinfie dei suoi inseguitori, che un personaggio se possibile ancora più minaccioso e memorabile si fa avanti. Si tratta della vanitosa Principessa Mombi (Jean Marsh), una strega ossessionata dalla giovinezza e dalla bellezza eterne che colleziona teste di avvenenti ragazze, così da potersi sostituire il capo in base all’umore e all’occasione, come si farebbe con un vestito. Anche in questo caso, le paure della vita reale sono trasposte nella realtà onirica e, guarda caso, la donna assume le sembianze della distaccata infermiera Wilson dell’ospedale psichiatrico.

Anche ad OZ l’attrice dà vita a momenti di puro orrore psicologico; è decisamente agghiacciante il grido “Dorothy Gaaaaaale!” professato da una Jean Marsh acefala, che marca uno dei momenti horror più intensi di Nel fantastico mondo di OZ, che al contempo è tuttavia stemperato dall’intramezzo comico costituito dal risveglio di Jack Testa di Zucca e dal divano alce, Gump, una creatura assemblata con oggetti ritrovati in soffitta a cui Dorothy dona la vita e grazie alla quale lei i suoi amici riescono a fuggire dal palazzo di Mombi.

Non sapete che le uova sono veleno per gli gnomi?

Arrivati a questo punto di Nel fantastico mondo di OZ, Dorothy ha già raccolto intorno a sé un discreto numero di compagni di viaggio, dal tondo robot / orologio parlante Tik-Tok, al redivivo Spaventapasseri, da Jack Testa di Zucca al bizzarro e impagliato Gump. L’introduzione di una serie di nuovi e fantasiosi personaggi in Nel fantastico mondo di OZ toglie peraltro parte della pressione alla convincente Fairuza Balk, soprattutto se si pensa che ha dovuto recitare affiancata praticamente solo da pupazzi per ampie parti del film.

Nel fantastico mondo di OZ - 10Ciò non toglie che, se avete la sensazione di aver già sentito una voce o visto da qualche parte qualcuno di molto somigliante a uno dei protagonisti di Nel fantastico mondo di OZ, non avete del tutto torto. Infatti, sembra proprio che la cinematografia fantastica degli anni ’80 sia parecchio ripetitiva, specie quando si parla di casting e di doppiatori. Ad esempio, le voci originali di Jack e di Billina appartengono niente meno che a Brian Henson (ovvero il figlio del leggendario Jim Henson, il papà dei Muppet) e a Denise Bryer, attiva anche Labyrinth – Dove tutto è possibile.

Inoltre, il L’uomo di Latta è qui interpretato da Deep Roy, che aveva già preso parte l’anno precedente a La storia infinita (The Neverending Story). In ultimo, colei che veste i panni sia dell’infermiera Wilson che della Principessa Mombi da lì a poco avrebbe impersonato un’altra fascinosa villan: la malvagia regina Bavmorda in Willow di Ron Howard (1988).

Tornando al film diretto da Walter Murch, il successivo e ultimo personaggio in cui si imbattono Dorothy e soci è il Re degli Gnomi (la cui voce in è fornita da Nicol Williamson, ossia il Dottor Worley). La creatura fatta di roccia, animata in stop motion (arriverà una nominato all’Oscar per i Migliori effetti speciali) non solo è il mandatario del gruppo di inquietanti lacché palesatisi all’arrivo di Dorothy ad OZ, ma si scopre essere anche il colpevole della devastazione del paese un tempo idilliaco, nonché colui che ha tramutato tutti gli abitanti della Città di Smeraldo in pietra e ha trasformato i reali in preziosi ninnoli per decorare il proprio castello.

Dopo aver cincischiato un po’ in indovinelli, un tocco di sottotesto sub-coloniale che ha a che fare con gli smeraldi, e qualcosa di davvero bizzarro che ha a che fare con delle uova, Dorothy riesce finalmente a sconfiggere il Re degli Gnomi, a recuperare le sue preziose Scarpette di Rubino (di cui lui s’era impossessato) e a restituire il dominio di OZ al suo legittimo sovrano, ossia la principessa Ozma (Emma Ridley), la misteriosa fanciulla che era apparsa a Dorothy e che l’aveva aiutata a scappare dalla clinica psichiatrica. Segue quindi una cerimonia molto simile a quella vista in Star Wars: Episodio IV – Una nuova speranza, con Tik-Tok che ottiene una scintillante messa a nuovo – esattamente come accadeva al ‘collega’ C-3PO – per festeggiare l’avvenimento.

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Una volta finalmente tornata sana e salva a casa in Kansas, tutto sembra essersi aggiustato per i Gales. La nostra eroina continua a vedere la misteriosa adolescente bionda nello specchio, ma – anche su suggerimento della ‘allucinazione’ stessa – ha imparato a tenersi la cosa per se, onde evitare che in un eccesso di apprensione la zia le faccia friggere il cervello per curarla …

Nel frattempo, il pericolo costituito dal Dottor Worley è svanito, o meglio è ‘stato fulminato durante il cortocircuito’ nel singolare blackout durante il quale Dorothy è a quanto pare effettivamente fuggita. In definitiva, Nel fantastico mondo di OZ finisce in modo assai più leggero e positivo di come era iniziato, anche rispetto ai più recenti The Ward – Il Reparto di John Carpenter e Sucker Punch di Zack Snyder, che presentano non pochi elementi in comune col film di Walter Murch.

Non sarà sfuggito ai più che questo sequel apocrifo – flop al botteghino (11 milioni di dollari incassati negli USA a fronte di 25 milioni di budget) – si affianchi ai coevi Labyrinth – Dove tutto è possibile e a La storia infinita quale ennesimo fantasy con protagonista un ragazzino orfano di madre che finisce magicamente in uno strambi mondo incantato popolato di creature più o meno bislacche o pucciose. Certo, in alcuni passaggi è un tantino discontinuo; certo, ha fatto venire gli incubi a una intera generazione di bambini che l’hanno pian piano riscoperto grazie alle VHS; ma forse è proprio per questo che è tanto amato ancora oggi.

Esattamente come Dark Crystal di Jim Henson e Frank Oz (la nostra recensione), Nel fantastico mondo di OZ – rispettando appieno la predilezione per le favole dai toni oscuri della Disney dell’epoca – non si tira indietro nel dare al suo giovane pubblico sani brividi di terrore purissimo, ma proprio per questo gliene siamo grati, anche di più ripensando a quei bei tempi andati che probabilmente mai torneranno in auge.

Di seguito trovate il trailer internazionale:

Fonte: GoD