Voto: 8/10 Titolo originale: Point Break , uscita: 12-07-1991. Budget: $24,000,000. Regista: Kathryn Bigelow.
Dossier: Point Break – Punto di rottura di Kathryn Bigelow, un western bagnato che fa il dito medio al sistema
12/03/2020 recensione film Point Break - Punto di rottura di William Maga
Nel 1991, Keanu Reeves e Patrick Swayze erano i protagonisti di un action incredibilmente influente, caratterizzato da stunt estremi e dalla vena sovversiva
“Se vuoi il massimo, devi essere pronto a pagare il massimo. Deve essere bello morire facendo quello che ami … ” – Bodhi
Se è vero che il 1991 ha visto arrivare nei cinema sia Robin Hood – Principe dei ladri, film che ha fatto perdere la testa a milioni di ragazze, sia Terminator 2 – Il giorno del Giudizio, che invece ha esaltato i maschietti amanti della emozioni forti, Point Break – Punto di rottura di Kathryn Bigelow (reduce da Blue Steel – Bersaglio mortale dell’anno precedente), grazie a un casting incredibilmente intelligente, si apprestava ad accontentare entrambi i sessi.
Piccolo passo indietro. Fu il coproduttore e co-sceneggiatore (con W. Peter Iliff) Rick King a orchestrare la storia, dopo aver letto che Los Angeles era la capitale mondiale delle rapine in banca e mentre, personalmente, stava prendendo lezioni di surf a Malibu. Il primo a interessarsene fu Ridley Scott, pronto a dirigere il film già nel 1986.
In questa timeline alternativa, Matthew Broderick avrebbe interpretato Johnny Utah, Charlie Sheen un ben poco zen Bodhi e il film si sarebbe intitolato Riders on the Storm. I produttori avevano anche considerato Johnny Depp, Val Kilmer, persino Patrick Swayze per il ruolo del giovane agente dell’FBI. In ogni caso, Ridley Scott abbandonò il progetto durante la pre-produzione, lasciando il compito di salvarlo e ripescarlo a Kathryn Bigelow. Tra l’altro, fu proprio la regista a combattere perché Keanu Reeves interpretasse il protagonista del film.
Patrick Swayze era all’apice della carriera, avendo acquisito un seguito costante di fan dell’azione negli anni precedenti, consolidatosi nel 1989 con l’uscita di Vendetta trasversale e del notevole Il duro del Road House (curiosamente, a un certo punto di Point Break – Punto di rottura si parla di “pranzo alla Road House da Patrick”.) Mentre Dirty Dancing e Ghost – Fantasma, come noto, avevano abilmente dimostrato quanto fosse abile anche a spezzare i cuori, oltre che le teste.
Il biondo attore era noto per la sua intensità e impegno profusi in qualsiasi ruolo, possedendo anche il carisma e la capacità di recitazione che lo distinguevano da molti dei suoi coetanei in quel momento. Durante le riprese di Ghost, il regista Jerry Zucker, dovette ad esempio convincere Patrick Swayze che scoppiare in lacrime ricordando suo padre sarebbe stato in realtà troppo intenso e realistico per il film.
In Point Break – Punto di rottura, Patrick Swayze è l’epitome del figo inarrivabile. Nei panni di Bodhi, il leader enigmatico di una banda di surfisti, comanda sulle vite di coloro che lo circondano ed è assolutamente convincente come un uomo capace di far deragliare anche gli esseri umani più severi e più retti, aggiungendo credibilità a ogni aspetto dei conflitti presenti nel film. Inoltre, è anche dannatamente bravo nel menare le mani.
Rivedere Point Break – Punto di rottura e riparlarne oggi non può che suscitare una nota di tristezza per la sua tragica scomparsa, avvenuta nel 2009, ma bisogna essere felici che la sua memoria rimarrà per sempre molto viva grazie ai grandi film di successo a cui ha preso parte in vita.
Accanto a lui c’è un giovanissimo Keanu Reeves dal volto incredibilmente fresco, perfettamente scelto per interpretare un agente F.B.I dal nome particolarmente cinematografico, Johnny Utah. L’attore, all’epoca, era principalmente noto per aver interpretato il classico ‘bravo ragazzo’ sia in Parenti, amici e tanti guai che, ovviamente, nell’avventuroso Bill & Ted’s Excellent Adventure.
Eppure fu Point Break – Punto di rottura a lanciare davvero la sua carriera e a trasformarlo in un eroe del cinema d’azione, in parte semplice arroganza (memore del Mel Gibson di Arma Letale e del Bruce Willis di Die Hard) e in parte fascino pulito.
Quello nel film di Katrhyn Bigelow fu anche il ruolo che lo reso un sex symbol istantaneo, con la sua immagine fermo sotto la pioggia che andò ad adornare ogni rivista e recensione all’epoca, così pure alcune versioni dell poster del film.
Dal canto suo, Keanu Reeves si adegua bene all’azione estrema (che, senza dubbio, lo mise sulla rotta di collisione che lo avrebbe portato a Speed e Matrix), nonostante le continue punzegghiature che la sua recitazione ha ricevuto nel corso degli anni, mentre assapora i momenti più drammatici, recitando in modo convincente la doppia parte di agente dell’FBI “giovane, stupido e avventato” e di surfista sballone, qualsiasi supposta rigidità non inficia minimamente la sua personalità sul grande schermo. La vera delizia nella sua interpretazione come Johnny Utah, tuttavia, va ricercata nei momenti più entusiasti del suo personaggio, quando i frizzanti tratti di Ted ‘Theodore’ Logan iniziano sottilmente a brillare.
Sotto i suoi elementi più radicali, Point Break – Punto di rottura racconta però anche un coming-of-age e una love story, offrendo anche a Lori Petty un ruolo memorabile nei panni dell’atletica Tyler, un ruolo femminile di supporto molto più forte, più corposo e femminile di quanto sia normalmente consentito in un film d’azione così dominato dal machismo.
Certamente Tyler è ancora, fondamentalmente, il superficiale interesse amoroso del film, ma le sue qualità mascoline e il suo dominio sul fascino quasi androgino di Johnny Utah bilanciano la narrazione in un modo insolito, in particolare da un punto di vista estetico.
È un peccato che le successive prove di Lori Petty in Ragazze vincenti e nel bizzarro Tank Girl non le abbiano assicurato una continuazione della scalata a Hollywood, ma non c’è da stupirsi, quando attori ben più convenzionali continuano a fallire.
A proposito di non convenzionale, il leggendario Gary Busey offre qui un’altra grande interpretazione come lo sciroccato partner di Keanu Reeves, Pappas, aggiungendo un po’ di necessario umorismo a Point Break – Punto di rottura, mentre battibecca piacevolmente con John C. McGinley, in piena modalità ‘boss bastardo’. È curioso quante simpatie postume gli abbia portato il ruolo del Dottor Cox. In Point Break – Punto di rottura, è soltanto il tipico superiore in giacca e cravatta, il personaggio che il pubblico deve odiare fin dal primo momento in cui compare. Tuttavia, guardarlo mentre urla contro Keanu Reeves e Gary Busey appare decisamente più comico e divertente da quando lo abbiamo visto nella serie Scrubs.
Anche il frontman dei Red Hot Chili Peppers, Anthony Kiedis, si guadagna i riflettori per un breve e memorabile momento, come pure Tom Sizemore, collaboratore abituale di Kathryn Bigelow, in un cameo non accreditato.
Di gran lunga, tuttavia, la più grande risorsa di Point Break – Punto di rottura è proprio la regista, che mette insieme un cast stellare, la splendida fotografia di Donald Peterman, una colonna sonora martellante di Mark Isham e innumerevoli dialoghi totalmente da mandare a memoria, con alcune delle scene d’azione più meravigliosamente girate e iconiche di tutti i tempi.
Quando a Katrhyn Bigelow nel 2010 le è stato assegnato l’Oscar per The Hurt Locker, in molti non avranno potuto fare a meno di pensare che fosse ora che Hollywood le concedesse quel meritatissimo riconoscimento, soprattutto dopo le lotte per poter realizzare il film. E nonostante abbia dissipato da decenni qualsiasi preconcetto secondo cui le donne non sarebbero capaci quanto gli uomini di dirigere film di qualsiasi genere (recentemente abbia rivisitato Strange Days del 1995), si trova comunque ancora in minoranza assoluta.
Point Break – Punto di rottura ha ridisegnato il concetto di mascolinità, abbandonando un certo tipo di machismo anni ’80, ma ha anche criticato fortemente la politica americana più in generale. Come ex presidenti, i rapinatori di banche indossano le maschere di Reagan, Carter, Nixon e Johnson. Le loro rapine non mancano di umorismo: “Per favore, non dimenticatevi di votare!”, ricorda ‘Reagan’ a tutti durante un colpo.
Katrhyn Bigelow sta dicendo qualcosa agli spettatori americani, e usa in modo intelligente una storia pulp per farlo. Il film e i suoi personaggi sono sospettosi di tutto il sistema. Bodhi ricorda apertamente ai suoi complici: “Noi non ci battiamo per i soldi, noi ci battiamo contro il sistema, quel sistema che uccide lo spirito dell’uomo. Noi siamo l’esempio per quei morti viventi che strisciano sulle autostrade nelle loro infuocate bare di metallo, noi dimostriamo con la nostra opera che lo spirito dell’uomo è ancora vivo.”
Quando riguardiamo oggi Point Break – Punto di rottura, è difficile non pensare all’incredibile influenza che ha avuto su numerosi film successivi, dalla saga di Fast and Furious, che ne ha fondamentalmente ripreso l’intero concept (salvo abbandonarlo a metà strada), agli affettuosi riferimenti di Hot Fuzz, passando per gli inseguimenti a piedi attraverso giardinetti e case visti innumerevoli volte (mentre le cadute nel vuoto con paracadute sono piuttosto rare …).
L’unico ad aver toppato, nella sua volontà di poter anche solo pensare di poter in qualche modo avvicinarsi a un classico, è stato il remake da 105 milioni di dollari diretto da Ericson Core nel 2015, prevedibilmente bocciato dal pubblico.
In definitiva, Point Break – Punto di rottura riguarda l’illuminazione e la trasformazione di Johnny Utah. In un’intervista, Kathryn Bigelow ha spiegato che l’oceano “funge da crogiolo per i personaggi principali attraverso il quale si definiscono, si mettono alla prova e sfidano i propri limiti”. Secondo Bodhi, l’oceano è dove ti perdi e ti ritrovi. La regista una volta si è riferita al film definendolo un “western bagnato”. Se il cowboy è orgoglioso di conquistare nuove frontiere, di domare la natura selvaggia, il surfista è orgoglioso di donarsi ad essa, di diventare un tutt’uno con lei.
Alla fine di Point Break – Punto di rottura, Johnny Utah trova Bodhi su una spiaggia australiana dove si svolge la leggendaria tempesta dei 50 anni: “Due volte ogni secolo l’oceano ci ricorda quanto siamo veramente piccoli”. Johnny ha dato la caccia a Bodhi per tutto questo tempo. È il duello finale tra i due e combattono mentre infuria la tempesta. Johnny si ammanetta a Bodhi mentre arrivano le autorità, ma decide di lasciarlo andare, onorando la richiesta dell’amico/nemico di cavalcare un’ultima onda.
L’agente guarda il suo distintivo, poi lo lancia nell’oceano, una mossa che rispecchia quella di Clint Eastwood in Ispettore Callaghan: il caso Scorpio è tuo!. Poi però, Johnny alza il dito medio in senso figurato verso il brutale machismo di Harry e per le regole, il controllo, la legge e l’ordine. Johnny Utah non è ancora pronto a lasciarsi andare alla tempesta perfatta, ma ha chiuso con il sistema. Perde il suo distintivo e guadagna un’anima.
Di seguito la scena originale in cui troviamo la frase citata in apertura:
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