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Voto: 6.5/10 Titolo originale: Schock , uscita: 12-08-1977. Regista: Mario Bava.

Dossier: Schock, l’ultimo film di Mario Bava (con Daria Nicolodi e John Steiner)

05/08/2022 recensione film di Francesco Chello

Ricordiamo l’attore inglese recentemente scomparso attraverso l’ultimo lungometraggio diretto dal Maestro coi consueti mestiere ed eleganza. Un accattivante horror ad ambientazione contemporanea che attraverso la sua ambiguità gioca abilmente coi punti di riferimento dello spettatore

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In questi giorni abbiamo saputo della scomparsa di John Steiner, avvenuta lo scorso 31 luglio in seguito a un incidente automobilistico in quel di La Quinta, California. Un nome che potrebbe non dire molto ad un neofita – e non ne faccio una questione anagrafica, quanto di interesse nei confronti di un certo cinema del passato.

Ma se siete amanti degli anni d’oro del cinema di genere italiano, non credo di dover ricorrere a particolari presentazioni per un nome (ed un volto) importante e rappresentativo di quell’epoca irripetibile. Inglese trapiantato in Italia, dove costruisce praticamente il novanta per cento del suo curriculum. Nato a Chester nel 1941, inizia in patria come attore teatrale e televisivo.

La svolta improvvisa arriva nel 1967 grazie a Giulio Petroni che lo sceglie per il suo ottimo Tepepa, uno dei migliori esempi di Zapata western. Petroni voleva uno sconosciuto nel ruolo del britannico, aveva già due nomi grossi come Tomas Milian ed Orson Welles e poteva permettersi di inserire un outsider a completamento del terzetto.

Schock mario bava film posterRecatosi a Londra per alcuni provini, il regista scelse Steiner dopo averlo visto in una commedia su imbeccata di un’agenzia, convinto immediatamente alla sua prima entrata in scena. Uno di quegli ingaggi che ti cambiano una carriera. John Steiner abbraccia l’Italia e non la molla per quasi tre decenni. Attore di personalità, per certi versi ribelle e dissacratore. Un caratterista col carisma di un protagonista. Che per fisicità e predisposizione attoriale si è ritrovato spessissimo (che non vuol dire sempre) a interpretare villain, personaggi negativi, ambigui, controversi, finanche repellenti.

Insomma, quelli che ad Oxford definirebbero ‘fetenti di merda’. Venticinque anni nel Belpaese, in cui partecipa a praticamente tutti i filoni (ed evoluzioni) di quel cinema di genere di cui andiamo ancora fieri. Spaghetti western, giallo, poliziottesco, horror, avventura, sci-fi, fantasy, drammatico, commedia, erotico. Finendo per lavorare con una sfilza di registi che include nomi come (in ordine sparso e dimenticando probabilmente qualcuno) Petroni, Argento, Bava, Fulci, Deodato, Valerii, Damiani, Bellocchio, Cosmatos, Guerrieri, Massi, Martino, Margheriti, Castellari, Giordana, Steno, Brass, Verdone.

Una carriera chiusa nel 1991 ad appena 50 anni quando decide di dare una svolta radicale alla sua vita e si traferisce con moglie e figlio a Los Angeles dove diventa un agente immobiliare di successo. Il minimo che potessimo fare era omaggiare la memoria di John Steiner attraverso uno dei suoi film.

Ho pensato di andare su Schock di Mario Bava – anche perché un rewatch di uno dei film diretti dal Maestro ci sta sempre e comunque bene. Se devo essere sincero, nell’ottica di quella tipologia (sopracitata) di personaggi negativi che ha contraddistinto la carriera dell’attore inglese, forse il film di Bava è meno esplicito rispetto a tanti altri potenziali esempi. Ma ho voluto comunque sceglierlo, come indice di versatilità di John Steiner, per l’importanza del titolo, e la soddisfazione per l’interprete britannico di essere riuscito a lavorare anche con un pezzo da novanta come Mario Bava e di averlo fatto sostanzialmente in extremis.

Sì, perché Schock è l’ultimo lungometraggio cinematografico ad essere girato dal regista italiano, che successivamente realizzerà soltanto La Venere d’Ille – mediometraggio da 60 minuti incluso ne I Giochi del Diavolo, miniserie antologica con destinazione televisiva, prima della morte avvenuta nel 1980.

L’idea di Schock nasce all’inizio degli anni ’70, quando Mario Bava chiede a Dardano Sacchetti (e Franco Barbieri, durante la lavorazione di Reazione a Catena) di realizzare una nuova sceneggiatura che fosse in qualche modo incentrata su una casa (nel senso più sinistro del termine).

Schock mario bava film nicolodi dariaLa prima bozza portava un titolo molto diverso, Al 33 di Via Orologio fa sempre Freddo, per uno script che si rifaceva vagamente a The Shadow Guest, un romanzo di Hillary Waugh. Il film però non viene realizzato perché nel frattempo il produttore fallisce, con la sceneggiatura che finisce per essere acquistata da un altro produttore nel 1976.

Lo scoramento per alcuni progetti incompiuti o sfortunati sembrava avesse raffreddato Mario Bava che spinto dal figlio Lamberto decide di ritornare su Schock. Lamberto Bava che, oltre a ricoprire il ruolo di aiuto regista e girare in prima persona alcune scene (autorizzato dal padre, che gli chiede di attenersi ai suoi storyboard), mette mano alla sceneggiatura originale (senza informare Dardano Sacchetti, primo autore del soggetto, che si dirà risentito) insieme ad Alessandro Parenzo (che si firma Paolo Girenti), uno degli autori di quel Cani Arrabbiati del 1974, emblema dei suddetti progetti sfortunati con la sua distribuzione postuma avvenuta vent’anni dopo che lo rende per forza di cose l’ultimo film di Mario Bava ad essere distribuito.

La trama di Schock cammina sul filo sottilissimo che divide (o unisce, a seconda dei casi) horror psicologico, case infestate e ghost story. Mi piacerebbe entrare nello specifico di questa affermazione, ma per farlo dovrei ricorrere all’uso dello spoiler di un riuscito doppio twist finale e sarebbe un peccato rovinare la visione a chi non ha mai visto il film.

Chiaramente ora spunterà qualcuno che con puntualità disarmante ci dirà che dopo 45 anni è superfluo parlare di spoiler. Quel tipo di qualcuno che mi fa salire il crimine, considerando che personalmente credo fermamente nella sacralità dello spoiler, lo ritengo potenzialmente eterno visto che anche negli anni ci sarà sempre qualcuno che potrebbe non aver visto quel determinato prodotto. E mi incazzo quando, da lettore, manca questa forma di rispetto; una cultura che sembra stia scomparendo. Oggigiorno capita di imbattersi in articoli che si lasciano andare a rivelazioni su film che sono addirittura ancora in sala o appena usciti in piattaforma.

Quello che di sicuro posso dire su Schock è che Mario Bava gestisce alla perfezione gli elementi della trama, gioca con lo spettatore instillandogli dubbi su dubbi. Un’atmosfera opprimente che monta la sua tensione un tassello alla volta.

David Colin Jr. in Shock (1977)Si parte dal bambino malefico, quel David Colin Jr. che aveva già partecipato a Chi Sei?, epigono esorcistico italiano firmato da Ovidio G. Assonitis nel 1974. Uno di quei ragazzetti inquietanti che simpaticamente ti fissa e ti ricorda che ti deve uccidere, lascia carinissimi disegni di morte, geloso del nuovo compagno della madre arriva a spiarli con livore mentre fanno l’amore, riservando attenzioni quasi morbose alla genitrice.

Si passa ad incubi e visioni oniriche carichi di immagini evocative come il sangue che esce dalle mura o le mani putrescenti che tentano di trascinare la protagonista verso luoghi oscuri. Voci, oggetti che si muovono. Un assillante carillon che alimenta la psicosi della donna, all’interno di un contesto musicato da uno score goblineggiante firmato da I Libra.

Una serie di elementi che ovviamente Mario Bava utilizza con maestria costruendo un quadro di inquietudine orrorifica e alimentando, al contempo, gli interrogativi dello spettatore sulla natura degli eventi (allucinazioni della protagonista o fenomeni paranormali?) e sui potenziali segreti nascosti nel passato dei personaggi.

Così come sfrutta le potenzialità ambientali di quella casa che aveva fortemente voluto al centro del suo progetto. Per arrivare ad un finalissimo che ai colpi di scena unisce una violenza finalmente anche fisica che non lesina in sangue e dettagli truculenti (con Bava senior che cura in prima persona gli effetti speciali), prima di una chiosa in giardino quasi poetica.

L’horror stava mutando, ma Bava con questo buon colpo di coda riesce a dimostrare di poter stare al passo con i tempi, mostrando l’intelligenza di prendere spunto da chi in passato lo aveva preso da lui – vedi vaghi richiami a Dario Argento e Profondo Rosso, ma sempre rimarcando il proprio stile e la propria identità. Tra segni distintivi del suo credo stilistico, intuizioni visive e movimenti di macchina riconoscibilissimi.

Qualcuno definisce Schock un Bava ‘minore’, può anche darsi se rapportato ai capolavori del Maestro. Ma ad avercene di film ‘minori’ di questo tipo.

John Steiner in Shock (1977)Nella riuscita di Schock si rivela determinante il personaggio di Dora e l’interpretazione di Daria Nicolodi, che di Dario Argento era musa e compagna di vita. L’attrice è perfetta nei panni di una protagonista emotivamente fragile, che torna a vivere (col figlio ed un nuovo partner) nella casa in cui il primo marito (tossicodipendente) aveva perso la vita. E che nel tentativo di affrontare i suoi traumi finisce per esserne travolta.

Quando ansia e frustrazioni alimentano i passi di un lento precipitare nella follia. Il nostro John Steiner funge da co-protagonista nei panni di Bruno, il nuovo compagno della donna; apparentemente innocuo, si mostra animato da buonafede e nobili intenzioni con l’inglese che è bravissimo a lasciar trasparire un’ambiguità di fondo che spinge lo spettatore a non fidarsi delle apparenze. Particina per Ivan Rassimov nel ruolo dello psicanalista un po’ complice.

Schock viene distribuito dalla Titanus nei cinema italiani ad agosto del 1977. Il titolo originale viene scritto erroneamente come ‘Schock’, per un film che viene esportato anche all’estero, inclusi gli Stati Uniti dove arriva con l’ingannevole Beyond the Door II, spacciato come falso sequel di quel già menzionato Chi Sei? che negli States era diventato, appunto, Beyond the Door.

Il dvd Medusa risulta fuori catalogo e non reperibilissimo, io me lo tengo stretto in versione editoriale della collana I Maestri della Paura, in barba a quei puristi dell’home video che vietano la pubblicazione delle edizioni edicola sui loro gruppi elitari per paura di comprometterne il prestigio; questo potrebbe spingere la DeAgostini a conferirmi una medaglia al valore per l’acquisto, ma per onestà mi tocca confessare di aver comprato il dvd a 3 euro su una di quelle bancarelle gestite da tizi in combutta con la distribuzione editoriale.

Qualora voleste dargli un’occhiata senza sbattervi per recuperare il dvd, vi farà piacere sapere che al momento potete trovare Schock anche nella library di Prime Video.

Un commiato suggestivo quello di Mario Bava, un film per certi versi da riscoprire. Schock è un accattivante horror ad ambientazione contemporanea che attraverso la sua ambiguità gioca abilmente con i punti di riferimento dello spettatore. Bava costruisce atmosfera e tensione con consueta eleganza e consapevolezza del mestiere, per poi calare l’asso in un finale violento e rivelatore.

Di seguito trovate il trailer internazionale di Schock: