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Voto: 7.5/10 Titolo originale: Stand by Me , uscita: 08-08-1986. Budget: $8,000,000. Regista: Rob Reiner.

Dossier: Stand by me – Ricordo di un’estate di Rob Reiner, il bosco dove si diventa grandi

19/09/2020 recensione film di Marco Tedesco

Nel 1986 Jerry O'Connell, Corey Feldman, River Phoenix e Wil Wheaton erano i protagonisti dell'adattamento di un romanzo di Stephen King, un cammino iniziatico dalla fanciullezza all'età adulta

River Phoenix, Corey Feldman, Wil Wheaton e Jerry O'Connell in Stand by Me (1986)

Uscito nei cinema nel 1986, Stand by me – Ricordo di un’estate di Rob Reiner (This is spinal tap) sembra provenire da molto lontano. Non soltanto è un film inevitabilmente collegato a doppio filo all’antologia di Stephen King Stagioni diverse, pubblicata nel 1982, ma si colloca – forse soprattutto – nel solco della grande tradizione del ‘racocntodi formazione’ e con i quattro tredicenni protagonisti, Vem (Jerry O’Connell), Teddy (Corey Feldman), Chris (River Phoenix) e Gordon (Wil Wheaton), la voce narrante fa sempre chiaramente intendere di essere germogliato dalla medesima cultura in cui sono collocati Tom Sawyer e Huckleberry Finn, i due ragazzini descritti da Mark Twain in tanti suoi scritti.

StandbyMe-Ricordodiunestate.jpgTom e Huck, esattamente come i loro ‘discendenti’ di Stand by me – Ricordo di un’estate, sono in bilico tra la quiete accettata di un paesello della provincia americana e la voglia di essere ‘picari’, andando via per la grande strada delle incognite che porta verso il bosco di tutte le fiabe. Così, tanto il film quanto il racconto originale, si illuminano anche per merito della luce che cade su di loro dal memorabile libro di Arnold Van Gennep I riti di passaggio (1909) e l’adattamento di Rob Reiner acquista uno speciale rilievo perché si occupa di un tema (quello della mancata – o possibile – iniziazione dei ragazzi in una società che non conosce neppure bene i suoi ‘nuovi riti e nuovi miti’) troppo e pericolosamente trascurato.

L’estate, l’estate del mito, del rito, dell’iniziazione, del passaggio, è quella del 1960. “Avevamo una casa su un albero, un grande olmo che sovrastava un terreno vuoto a Castle Rock. Oggi in quel lotto c’è una società di traslochi e l’olmo è scomparso. Progresso”. Come per i ragazzi della via Pàl, anche per questi giovanotti di Castle Rock la fanciullezza si annoda a un territorio migliore e più adatto alla loro vita di quello che poi il ‘progresso’ offrirà a loro stessi cresciuti e ai loro figli.

Il viaggio dei quattro è motivato dalla ricerca di un cadavere. È il corpo di un povero ragazzo, Ray Brower (Kent Luttrell), ucciso da un treno superstite di una ferrovia in disarmo. Il corpo è lontano, oltre la foresta, accanto a un fiume. L’hanno scoperto Charlie (Gary Riley) e i suoi ragazzi (tra cui Kiefer Sutherland) più grandi, quasi delinquenti, che rubano macchine e portano le ragazze qua e là per i boschi per farsele in solitudine. La banda dei ‘grandi’ è spiata da quella dei piccoli. Il segreto è carpito. Chris, Gordon, Teddy e Vem partono così per andare a vedere il cadavere. Hanno dichiaratamente lo stesso proposito che anima Charlie e gli altri, vogliono apparire alla televisione nel corso di un servizio che verrà dedicato a quel fatto di cronaca nera.

È un autentico cammino iniziatico quello dei quattro protagonisti di Stand by me – Ricordo di un’estate e contiene anche momenti dotati di specifico rilievo pedagogico. Nel buio di un bosco in cui fanno la guardia possono parlare di cose che anche nella casa sull’olmo sono state sempre taciute. Sono cose da maschietti, cose da ragazzi a cui un’identità imposta e raggelante suggerisce il silenzio su certi desideri, su certe paure, su certi incubi. Teddy, ad esempio, ha un padre ‘pazzo’.

Si tratta di un tema ricorrente in Stephen King (si pensi al di poco precedente Shining). Un giorno, per castigarlo dopo la banale rottura di un piatto, il padre ha bruciato le orecchie a Teddy piegandogli il corpo su una stufa ardente. Ma Teddy ha in quello sventurato il suo eroe il suo riferimento essenziale, perché il genitore sbarcò in Normandia e fu un grande soldato.

Kiefer Sutherland in Stand by Me (1986)Parlano un linguaggio che i genitori non accetterebbero, pieno di riferimenti agli organi genitali, ma vorrebbero essere amati. Anche Gordon, che invece si definisce un “ragazzo invisibile”, perché i suoi genitori lo ignorano da quando suo fratello maggiore, quello prediletto, è morto in aprile, appena ventenne, in un incidente.

Proprio mentre scrutano gli ignoti pericoli del bosco nemico, i quattro possono dare sfogo alla loro censurata ‘voglia di tenerezza’ e perlomeno di quelle cose a cui ci si riferisce prima che nella vita entrino – a far parlare solo di se – le ragazze. “Ma che cavolo sarà Pippo?“, si chiedono. Ma parlano anche di scuola, la scuola saccente, vuota, inutilmente e vilmente selettiva, che presto li dividerà per sempre.

Gordon da una parte e gli altri tre da un’altra. “Tu sarai nei corsi di college, io e Teddy e Vem saremo nei corsi professionali a giocare a biglie con il resto dei ritardati … Vern potrebbe addirittura dover andare al corso di recupero. Tu incontrerai un sacco di compagni nuovi, gente in gamba. E’ così che va, Gordie. È così che l’ hanno organizzata.” Nel bosco delle fiabe di Stand by me – Ricordo di un’estate si parla del futuro della società, delle classi, del lavoro, dello studio, della disuguaglianza. Scopriranno il cadavere, metteranno in fuga Charlie e i suoi, accorsi il mattino dopo usando con nitida determinazione la pistola del padre di Chris. Ma non avviseranno la televisione, se non con l’uso di una telefonata anonima.

Di fronte al corpo esanime di un loro coetaneo hanno ora capito che le loro vita, il loro mondo, l’albero, la violenza, la notte, sono cose che non vanno sprecate nel video delle sciocchezze.

Di seguito una scena clou di Stand by me – Ricordo di un’estate: