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Voto: 5.5/10 Titolo originale: Dumbo , uscita: 27-03-2019. Budget: $170,000,000. Regista: Tim Burton.

Dumbo (2019): la recensione del film di Tim Burton, aka Fuga da Wonderland

27/03/2019 recensione film di Alessandro Gamma

Il regista si cimenta con la rivisitazione della celebre fiaba Disney sull'elefantino volante dalle grandi orecchie, inserendo tematiche lodevoli prima assenti, ma senza badare troppo alle caratterizzazioni o a lasciare una sua impronta

dumbo film tim burton 2019

Ricordate Dumbo – L’elefante volante, classico animato del 1941 (mai troppo ben visto dalla stessa Disney per via dei riferimenti agli psichedelici effetti dell’abuso di alcol) in cui un giovane elefantino dalle orecchie spaventosamente sproporzionate diventava controvoglia – e per il ludibrio di tutti – l’attrazione principale di un circo dopo essere stato separato dalla premurosa madre e che poi, con l’aiuto di un topolino e di alcuni corvi, riusciva a superare le sue paure fino a librarsi felice dell’aria ribaltando la situazione e compiendo finalmente il suo destino?

dumbo tim burton film posterNella versione live action / aggiornamento / espansione diretta ora da Tim Burton – reduce dal deludente Miss Peregrine – La casa dei ragazzi speciali del 2016 e da troppi anni ormai alla poco convinta ricerca dei fasti del passato – l’impalcatura generale imbastita dallo sceneggiatore Ehren Kruger (Transformers 3, 4 e 5) è di fondo la medesima di quella scritta da Helen Aberson e illustrata da Harold Pearl.

Salvo allungarla con oltre 50 minuti aggiuntivi pieni di attori in carne e ossa, sbarazzandosi della figura di Timoteo e dei corvi (rimpiazzati nel ruolo di custodi del ‘segreto della piuma’ dai fratelli Nico Parker e Finley Hobbins) e picchiando forte sul tema della diversità, sull’importanza della presenza – o assenza – della figura materna e sulla crudeltà di tenere gli animali selvaggi in cattività per il mero divertimento degli umani. Senza però riuscire a distillare quei momenti strappalacrime tanto riusciti nella controparte disegnata (forse a causa della CGI impersonale).

Artista circense diventato militare, Holt Farrier (Colin Farrell) torna dalla Prima Guerra Mondiale senza un braccio, scoprendo che sua moglie è morta di polmonite, che i suoi figli Milly (Parker) e Joe (Hobbins) lo riconoscono a malapena e che il proprietario del circo Max Medici (Danny DeVito) ha venduto i cavalli bianchi coi quali un tempo si esibiva, lasciandolo senza un numero.

Tuttavia, nella compagnia è da poco arrivata una grossa elefantessa, la signora Jumbo, che presto dà alla luce un piccolo con orecchie inspiegabilmente grandi e la supposta capacità di volare. Ribattezzato con disprezzo Dumbo (da ‘dumb’, in inglese ‘stupido’, ‘sciocco’) per la sua deformità dalla folla accorsa – l’insensibilità nel 1919 era all’ordine del giorno pare – l’elefantino attira però l’attenzione di V.A. Vandevere (Michael Keaton), il potenze proprietario di un mega parco di divertimenti a tema chiamato Dreamland, che offre a Medici di farlo socio e prendersi cura della sua ‘famiglia’ di artisti pur di avere la possibilità di rendere Dumbo la sua attrazione principale in uno spettacolo volante al fianco della sua trapezista e musa Colette Marchant (Eva Green).

devito e keaton film dumbo 2019Se l’elogio della diversità come segno di forza e non di debolezza è ampiamente rimarcato in più punti, rimane abbastanza inspiegabile perché si decida di focalizzarsi essenzialmente su Dumbo e molto meno sul cast umano, almeno in teoria ugualmente meritevole di attenzione in tal senso. Come da tradizione, il circo gestito da Danny DeVito è infatti essenzialmente composto dalla solita masnada di ‘fenomeni da baraccone’ cui la gente ‘normale’ si accosta con timore e curiosità.

Eppure nessuno, a parte vagamente l’incantatore Pramesh Singh di Roshan Seth che gode di qualche dialogo extra, viene tratteggiato in modo almeno bidimensionale o non stereotipato. Come pure ci sarebbe da valutare bene l’effettiva funzione del personaggio di Finley Hobbins, utile a conti fatti quanto il braccio di stoffa di Colin Farrell per le dinamiche del film, che preferisce invece mettere in luce esclusivamente i sogni e le scelte sagge dalla sorella, perfetta donnina emancipata di inizio ‘900 (o saputella 3.0, a voi la scelta).

Se qualcuno si stesse domandando se il ‘tocco magico’ di Tim Burton sia evidente in qualche aspetto della produzione di Dumbo, piuttosto vicina sulla carta alle sue ‘corde visive’ (e ci ricordiamo Big Fish vero?), meglio limitarsi a dire che l’elemento più lampante (l’unico?) è l’utilizzo dei soliti collaboratori fidati. Michael Keaton e Danny DeVito si ritrovano a quasi 30 anni da Batman – Il Ritorno, mentre Eva Green viene confermata dopo Dark Shadows e il già citato Miss Peregrine.

Curiosamente (o poco brillantemente), la caratterizzazione dei loro tre personaggi è praticamente identica: inizialmente vengono presentati come sgradevoli, salvo poi rivelare ben altro sotto la facciata antipatica (almeno due di loro …). Menzione ovviamente anche per Danny Elfman, all’ennesima collaborazione musicale col regista, e anche lui distante molti chilometri dalle nomination agli Oscar del passato (nella versione italiana c’è anche la canzone Bimbo mio / Baby Mine cantata da Elisa, che presta la voce anche a Miss Atlantis).

eva green dumbo filmPer quanto riguarda i momenti più timburtoneschi, che sempre i suoi fan si aspettano, sul lato più prettamente horror – essendo un film Disney (del presente, perché sappiamo bene come nel corso della storia non sia sempre stato così …) – c’è ben poco da segnalare, soltanto qualche breve istante all’interno di Nightmare Island, una sezione di Wonderland dedicata ai più intrepidi, ma in realtà solo metafora più o meno riuscita della bestialità di trasformare in pericolosi attrazioni poveri animali senza colpe.

Al lato più ingegnoso e fantastico del filmmaker 60enne si può ricondurre invece di diritto l’immaginifica ricostruzione della famosissima sequenza degli ‘elefanti rosa‘ – spoilerata parzialmente dai trailer – attraverso enormi bolle di sapone che improvvisamente si animano e cominciano a muoversi con vita propria, forse il momento che più rimarrà impresso a molti (e niente alcolici stavolta …). Occasione mancata invece per quanto riguarda gli automi, dal grosso potenziale ma relegati tristemente a mere comparse inanimate.

In molti, però, avranno aperto questa recensione spinti dalla curiosa parentesi presente nel titolo. Perché Fuga da Wonderland (o Leaving Wonderland)? Agganciandoci al recente e discussissimo documentario shock su Michael Jackson, intitolato Leaving Neverland, ci è sembrato un accostamento impertinente ma pertinente, perché la seconda metà di Dumbo è in pratica finalizzata appunto all’evasione da Wonderland, luccicante paese dei balocchi che inevitabilmente attira con le sue promesse di fama e ricchezza ma che poi si rivela – altrettanto prevedibilmente – una prigione dorata all’interno della quale i veri valori non possono esistere.

Prima di concludere la disamina di questa favola educativa, vogliamo però spingerci a dare una doppia interpretazione dell’infuocato finale. [SPOILER MODE: ON] Di primo impatto, il mega parco di divertimenti futuristico gestito da Michael Keaton potrebbe ricordare proprio i Disneyland e Disneyworld sparsi per il mondo, con tanto di peluche di Dumbo in vendita all’ingresso. La sua distruzione si potrebbe quindi leggere come un azzardo, una sorta di consapevole mea culpa inatteso da parte del colosso dell’intrattenimento. Qualcosa di poco chiaro vero?

Memori del recente Ralph Spacca Internet, dove veniva presentato un conglomerato – proiezione del prossimo futuro – che univa per la prima tutti i franchise della casa di Topolino sotto lo stesso tetto (Marvel, Star Wars e classici animati), la lettura si fa allora più semplice. Ciò che brucia fino alla fondamenta è l’idea sbagliata di intrattenimento e gioia (aka tutto quello che la Disney NON è), con Michael Keaton specchio dello speculatore senza scrupoli. Gloria invece al provinciale e genuino Denny DeVito, padre amorevole di una grande famiglia che accoglie e rispetta i diversi, gli animali e le donne coraggiose. [SPOILER MODE: OFF]

Insomma, Tim Burton porta a casa una rivisitazione che amplia la favola con tematiche sempre attuali e lodevoli prima anche parzialmente assenti, senza tuttavia badare troppo alle caratterizzazioni o a lasciare una sua impronta.

Ah, il pre finale ci prepara nemmeno troppo velatamente alla nuova versione de Il Re Leone, che uscirà in agosto. State in campana.

In attesa di vederlo nei nostri cinema dal 28 marzo, di seguito potete gustarvi il trailer nella versione italiana di Dumbo: