Esclusivo – Intervista a Neil Marshall: i ballerini mannari di Dog Soldiers, i conigli che esplodono di Doomsday, i camei da arciere, il Vallo di Adriano
29/10/2022 news di Alessandro Gamma
Al Festival di Sitges abbiamo parlato con il regista inglese, ripercorrendo la sua carriera nel cinema di genere
Tra gli ospiti d’onore al Festival di Sitges 2022, dove ha presentato in anteprima il suo nuovo film, l’horror-action The Lair (la recensione), abbiamo avuto di incontrare il regista inglese Neil Marshall e fare con lui una lunga chiacchierata sulla sua carriera, iniziata nel 2002.
Nel 2022 si celebrano gli anniversari di alcuni tuoi film. In particolare mi piacerebbe iniziare da Dog Soldiers, di cui cade il ventennale. L’hai rivisto di recente?
Sì, lo hanno proiettato di recente al Fright Fest, a Londra. Hanno fatto uno screening per festeggiare proprio questo anniversario. Siamo andati a vederlo in sala insieme al pubblico, cosa che non accadeva da tanto tempo. È stato divertente e una grande emozione per la crew. Si sono emozionati per il fatto che ha partecipato anche Sean Pertwee.
Con che occhi lo guardi dopo vent’anni?
Sono immensamente fiero del fatto che ne stiamo ancora parlando. Così tanti film vengono e vanno … in particolare i film di oggi sono mediamente ‘usa e getta’ data la possibilità di vederli in streaming, su un iPhone e cose simili. Le nuove generazioni di fan non fruiscono i film come facevamo noi, come io facevo nella mia adolescenza, quando era più complesso avere accesso a un certo titolo, quando non era così facile vederlo.
Quando arrivarono le VHS , fu una specie di miracolo. Non dovevamo aspettare che un film fosse proiettato nuovamente in un cinema per rivederlo. Non dovevamo aspettare che passasse in TV per guardarlo. Potevamo scegliere quando farlo. Questo cambiò ogni cosa. Poi sono arrivati i DVD, poi lo streaming e tutti gli altri procedimenti attraverso cui ora chiunque può tirare fuori un telefonino e guarda il film che vuole ovunque.
Perciò, l’idea che 20 anni dopo c’è ancora un pubblico là fuori per Dog Soldiers, che lo ama, mi emoziona. E nuove persone lo vedranno e lo ameranno anche loro!
Anche io l’ho adorato! Puoi dirmi qualcosa in più su come hai concepito l’aspetto di quei lupi mannari, sono molto diversi da quelli visti in altri film …
È tutto legato a quale sia il tuo mostro classico favorito e per me era da sempre il lupo mannaro. È l’idea di creatura ferina combinata all’intelligenza umana che la rende decisamente spaventosa. È questa sorta di animale che hai denti e artigli e tutto il resto, ma sa anche come aprire le porte e entrare dalle finestre, e può entrare nella tua camera da letto di notte.
Per me questo era l’aspetto che faceva più paura. Ho sempre voluto creare un mio lupo mannaro e sempre pensato che dovesse camminare su due zampe, che fosse bipede perché il lato umano della creatura lo fa camminare sulle due gambe e non a quattro zampe. Il mio lupo mannaro favorito era quello visto in L’ululato di Joe Dante, ma volevo fare qualcosa di diverso.
Un mio amico disegnò uno sketch di un lupo mannaro. Non avevo idea che lui fosse un artista. Era un fonico. Mi desse, “L’ho abbozzato” e fece un disegno molto bello di un lupo mannaro che era elegante, molto femminile, e sembrava reale. Così gli dissi “Wow, è straordinario!” e portai avanti quell’idea che dovesse essere aggraziato e ‘liscio’, senza la tipica peluria.
Poi quando passammo al processo di design vero e proprio continuammo su quella strada e quando infine arrivammo a realizzare in concreto le creature scelsi dei ballerini a cui far indossare i costumi invece che degli stuntmen. Questo perché pensai che i dei ballerini potessero muoversi e conferire grazia a quei personaggi, rendendoli differenti da ogni altro visto prima.
E ovviamente l’altra cosa importante per me era realizzare tutto attraverso effetti pratici. Era un po’ come prendere ispirazione da tutti i nostri film favoriti, Un lupo mannaro americano a Londra e L’ululato, che vantavano effetti pratici. Subito prima di girare Dog Soldiers fui spettatore di una rassegna in cui proiettava Un lupo mannaro americano a Parigi, un film pieno di CGI … Non devo spiegarti nulla … basta guardarlo. Paragonato a quello, il mio Dog Soldiers ha superato molto meglio la prova del tempo. E ne sono felice.
Parlando di un altro anniversario, sono circa 15 anni dall’uscita di Doomsday – Il giorno del giudizio. L’hai rivisto di recente? Pensi sia invecchiato bene?
Non penso di averlo visto di recente. Però sono, di nuovo, molto fiero che sia diventato un film apocalittico di culto in un secondo momento. È una cosa interessante. Subito dopo The Descent – Discesa nelle tenebre, la mia carriera era all’apice. Aveva ricevuto recensioni molto positive. Potevo scegliere qualsiasi progetto. Non mi era stato offerto niente ad alto budget da qualche grande studio di Hollywood, ma suppongo che, se avessi cercato con convinzione, avrei potuto trovare l’occasione.
Tuttavia, volevo essere sia sceneggiatore che regista del mio progetto successivo e così ebbi questa idea per Doomsday. Mi dissi: “Mi piacerebbe fare questa cosa”. Sorprendentemente, una certa Rogue Pictures acconsentì. C’erano molti più soldi di quanti ne avessimo avuti prima e ci divertimmo molto a girarlo. Sin da principio lo pensai come il mio omaggio ai film degli anni ’80, non ad uno in particolare, ma tutti quanti quelli che avevo adorato concentrati in uno solo. La roba post-atomica, i fantasy medioevali, i sword and sorcery, i sci-fi puri, tutto mischiato.
Doveva essere un’esperienza come quella di girovagare per un videonoleggio, una sorta di lettera d’amore a quel tipo di cinema. Avere la possibilità di fare un grosso film d’azione come quello nel Regno Unito, ambientandolo nel Regno Unito, era assolutamente improbabile all’epoca. La colsi e mi lanciai. Sfortunatamente, non trovò un pubblico. La critica lo detestò. Mi accusarono di aver copiato di qua e di là. Ma Doomsday non era stato pensato come un rip-off. Ricordo le parole di John Carpenter, che l’aveva adorato. La sua approvazione fu assai più importante delle critiche negative per me.
E in Doomsday c’è anche una protagonista eccezionale, Rhona Mitra …
Rhona (Mitra) fu fantastica e anche il resto del cast fu fenomenale. C’erano Bob Hoskins e Malcolm McDowell, un cast eccezionale che ho adorato. Credo che Rhona diventò un’icona dopo il film, fu davvero brava. Credo di aver imparato molto da quella esperienza, ma non cambierei nulla se tornassi indietro, perché mi divertii veramente a girarlo. Sono fiero di Doomsday ed è stato pazzesco che mi abbiano dato i soldi per realizzarlo!
È stato quindi il film che volevi girare? O hai dovuto tagliare qualcosa?
No, no. Riuscii a fare il film che avevo in mente. Andammo in Sudafrica per le riprese. Lo studio non fece storie. Non era un grande budget per un film, secondo i loro standard. Quindi ci lasciarono fare. Penso che il problema sia stato invece che, una volta che lo videro, non ebbero idea di come venderlo al pubblico. Non sapevano cosa fosse.
C’è un punto preciso di Doomsday in cui puoi capire come uscirà dalla sala lo spettatore, ed è quello in cui il coniglio viene spappolato da un colpo di mitragliatore. Se ride, allora lo hai conquistato, ha capito il tono. Se invece resta perplesso, allora probabilmente non gli piacerà il resto del film, perché da lì in poi diventa sempre più assurdo.
Visto che abbiamo nominato Rhona Mitra, lei è solo una delle tue molte eroine. Come mai preferisci protagoniste femminili? Segui la tradizione di classici come Alien e Terminator?
Sono stato profondamente influenzato da Ripley e Sarah Connor. Credo però di avere iniziato a inserirle perché nessuno lo faceva ai tempi del mio primo film. Quando girai The Descent con un cast tutto femminile venne vista come una cosa innovativa, nessuno lo aveva mai fatto, almeno non negli horror.
Con Doomsday scelsi un’eroina action. Oltre a Milla Jovovich non c’erano molte attrici sulla piazza per quei ruoli. Ora tutti cercano un’eroina cazzuta, quindi sembra meno speciale, ma al tempo fu piuttosto inusuale. E poi mi piacciono i personaggi femminili ‘cool’, ma anche quelli maschili, sia chiaro!
Indiana Jones è uno dei miei eroi favoriti di tutti i tempi. O James Bond. E altri. E da quando lavoro con Charlotte (Kirk) cerco di creare personaggi davvero tosti che lei possa interpretare. Ultimamente, in The Lair è successa più o meno la stessa cosa: questo personaggio femminile, Kate Sinclair, è una sorta di lontana cugina della Sinclair di Doomsday … In una qualche altra linea temporale, forse …
[ride] Sì, il Marshallverse, esatto. C’è come una specie di tessuto connettivo tra tutti questi personaggi.
Parlando invece della tua carriera di attore, hai fatto alcuni camei. Potresti raccontarmi qualcosa delle tue particine in Il Trono di Spade e altrove?
Ho cercato in ogni modo di evitare di mettermi davanti alla telecamera prima di Centurion. In Dog Soldiers la fotografia che si porta dietro Sean Pertwee è quella di mia sorella. In The Descent la bambina che interpreta la piccola che viene uccisa nell’incidente in macchina è la mia nipotina. Ho sempre coinvolto la mia famiglia nei miei film. Nessuno è comparso in Doomsday solo perché eravamo in Sudafrica.
In Centurion a un certo punto ci serviva un arciere sulla cima di queste mura che avrebbe dovuto mirare a uno dei personaggi, e così dissi: “Lo faccio io!”. E non è perché so recitare, ma perché so tirare con l’arco. Mi vestii da antico romano e scagliai una freccia verso uno dei protagonisti. Quindi è diventò una questione non di recitazione, ma di mero tiro con l’arco. In questo modo mi andava bene. Fu comunque un’esperienza surreale. Stavo su queste mura vestito da antico romano, dicendo alla crew cosa fare e di venire più vicino a me, perché dovevo scoccare la freccia in slow motion.
Per un episodio di Il Trono di Spade fu un’altra sequenza che implicava il tiro con l’arco sopra a delle mura. Quindi, di nuovo, mi proposi. Sarà questo il mio cameo d’ora in poi. Non richiede alcuna dote recitativa!
Per The Lair invece, io e Daniel, il produttore – che peraltro riveste anche altri ruoli nel film – a un certo punto ci siamo bardati da soldati per un giorno e abbiamo fatto le comparse così. In un film a basso budget non potevamo permetterci molte comparse, quindi abbiamo provveduto noi, è stato divertente.
Da italiano, vorrei sapere qualcosa in più sul tuo rapporto col cinema di genere del mio paese, specie coi rip-off degli anni ’80
I migliori film post-apocalittici e quelli sui barbari sono italiani. Li adoro tutti. C’è un progetto su cui sto lavorando al momento. È una sorta di thriller erotico e vorrei girarlo nello stile dei Gialli all’italiana. Devo rispolverare un po’ la mia cultura su quel genere …
Come li hai scoperti?
Li trovavo nelle videoteche. Allora, quando ero giovane, non distinguevo Fuga da New York, Mad Max o le ‘copie’ italiane. Erano tutti spettacolari e allo stesso livello per me. Nessuno era inferiore all’altro. Erano tutti film post-atomici spettacolari e li ho amati tutti.
È il tuo genere favorito allora
Non saprei, c’è qualcosa nel genere post-atomico che mi attrae in maniera particolare. Mi piacerebbe trovarmi in questi scenari alla I nuovi barbari. Meno gente in giro … sarebbe un bene! Riuscire a guidare delle belle macchine e viaggiare per le terre desolate [ride]
Qualche anno fa avevi accennato a una possibile trilogia di Dog Soldiers …
Si, è stato ai tempi del primo film. Era un piano molto vago … Non sono andato avanti col progetto. Avevo pensato anche a un sequel diretto di Dog Soldiers, ma non è mai successo. Chi deteneva i diritti di Dog Soldiers cercò di fare una propria versione, ma nemmeno quella venne realizzata. Ora siamo in trattative, forse c’è una possibilità di girare Dog Soldiers 2, ma non posso né negarlo né confermarlo. Tengo le dita incrociate. Ora potrebbe essere il momento giusto, perché sono passati vent’anni. Non so quanto sia il periodo più lungo intercorso tra l’originale e il suo sequel.
Sulla scorta di altri esempi recenti, si potrebbe fare qualcosa di ambientato davvero 20 anni, magari con lupi mannari più vecchi …
Beh, se partisse davvero il progetto, sarebbe ambientato sempre a quei tempi, non ai tempi nostri. Perché mai una storia dovrebbe riprendere vent’anni dopo?
Dato che stiamo ripercorrendo la tua filmografia, è giusto citare anche Centurion, uno dei tuoi film di cui per qualche ragione si è sempre parlato pochissimo. Qual è il motivo secondo te?
Penso che sia dovuto al fatto che trascorro gran parte del mio tempo in giro per Festival legati al cinema horror o dedicandomi al genere horror e Centurion non rientra esattamente in questo genere, anche se è uno dei film migliori che ho fatto. Non so bene come rispondere alla domanda … Se n’è parlato un pochino di più nel Regno Unito, dove passa spesso in TV. Molti genitori lo hanno apprezzato. Gli amanti della storia.
Parlando dell’estetica di Centurion, è piuttosto affascinante, e l’impero romano in Britannia non è certo qualcosa che si vede spesso al cinema
Si, non sono stati girati molti film sulla presenza deli romani in Inghilterra. Per l’esattezza, è una storia di avventura in mezzo alla natura selvaggia. Non ce ne sono molte ambientate in Inghilterra, perché non c’è molta natura selvaggia e devi andare in Scozia per trovare qualcosa di vagamente vicino al concetto. Fare questo tipo di film nel Regno Unito è molto, molto raro e unico. Quindi sono molto fiero, anche del risultato visivo, ci sono parecchie buone scene d’azione e gore.
Il personaggio di Olga Kurylenko con la faccia dipinta fa impressione ed è una villain notevole, anche se non dice una parola. Quindi ci sono un sacco di aspetti fighi nel film e se ne dovrebbe parlare di più. Inoltre, stiamo dalla parte degli invasori contro quelli che costituiscono, essenzialmente, la resistenza.
Chi sono i buoni? Ho voluto renderlo il più incerto possibile. Mi identifico con i Pitti e con ciò per cui combattono, e ci troviamo all’interno di questa narrazione attraverso le azioni di questi personaggi, così tutto diventa meno incentrato sui fatti storici e più sui punti di vista individuali, e non ciò che rappresenta. Mi piace giocare con questi elementi.
Mi sembra di notare qualche punto di contatto tra i guerrieri romani di Centurion e quelli post-apocalittici in Doomsday …
Assolutamente, ruotano intorno al Vallo di Adriano. Doomsday parla di come viene ricostruito nel futuro, mentre Centurion finisce con la sua costruzione originaria. Nel mio episodio di Il Trono di Spade intitolato Il coraggio di pochi, le mura sono sempre ‘quelle’ mura. Separano il Nord dal Sud. Il Vallo di Adriano ancora una volta.
Ho costruito un universo incentrato sulle mura senza nemmeno rendermene conto, perché sono cresciuto proprio all’ombra del Vallo di Adriano. Ero solito andarci in gita con la scuola. Questa incredibile struttura è stata parte della mia adolescenza e ha sicuramente influenzato, come minimo, due dei miei progetti.
Di seguito trovate la masterclass di Neil Marshall a Sitges 5, in cui risponde a molte altre domande:
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