Voto: 7/10 Titolo originale: Green Book , uscita: 16-11-2018. Budget: $23,000,000. Regista: Peter Farrelly.
Green Book: la recensione del film on the road da Oscar di Peter Farrelly
17/03/2021 recensione film Green Book di Sabrina Crivelli
Viggo Mortensen e Mahershala Ali sono al centro di un'opera che affronta con piglio ironico lo scottante tema del razzismo dell'America degli anni '60, ricostruendo una storia vera di amicizia e coraggio in un viaggio che li cambierà per sempre
A volte approcciare un argomento particolarmente spinoso con leggerezza è una scelta vincente, poiché la gravità di quanto descritto non viene sminuita, al contrario l’intelligente ironia smonta con maggiore forza certe insensate strutture sociali che hanno connotato il nostro passato – o meglio quello americano. È il caso di Green Book, diretto Peter Farrelly (Tutti pazzi per Mary) e da lui sceneggiato insieme a Brian Hayes Currie e Nick Vallelonga, il quale recita nel film nei panni di Augie e il cui padre, Tony Vallelonga, scomparso nel 2013, ha ispirato con le sue vicende l’intera narrazione.
Tony ‘Lip’ Vallelonga (Viggo Mortensen) incarna il prototipico italoamericano: ha una famiglia numerosa, una moglie che ama e due figli e cerca con mille lavoretti di portare il pane sulla tavola. È un uomo fondamentalmente buono e un po’ sempliciotto, ma sveglio e ogni tanto incline a qualche piccolo magheggio e a rapporti ravvicinati con piccoli mafiosi della zona; insomma si arrangia come può e non si fà sovrastare dai problemi della vita, a cui invece sorride sempre.
Il dottor Don Shirley (Mahershala Ali) è il suo esatto opposto: grande musicista e dottore di ricerca, possiede un intelletto raffinatissimo, un gran senso del decoro e un’idea di sé quasi opprimente, ma non immotivata.
Siamo infatti negli anni ’60, periodo in cui la parità dei diritti in molti stati dell’America Settentrionale erano un miraggio e Shirley è un pianista di musica classica di colore in un mondo dove le leggi razziali ancora discriminavano chi potesse cenare a un ristorante o entrare a bere in un bar in certe città. Di conseguenza lui deve farsi valere in un contesto incredibilmente ostile, e spesso le sue notevolissime doti non sono sufficienti, dove l’ingiustizia e il pregiudizio vigono.
Due personaggi complessi, antitetici, eppure complementari, sono dunque al centro di una sorta di road movie commovente e che insieme fa riflettere, ma che non cade mai in semplificazioni demagogiche. Il loro incontro sembra quasi voluto dal destino. La parlantina di Tony, alla disperata ricerca di un impiego, gli frutta un incontro con Shirley, che a sua volta sta cercando un autista che lo conduca in un tour nel Profondo Sud degli USA e, in caso di necessità, sia anche in grado di risolvere ‘i problemi’ che si potrebbero trovare ad affrontare. Il viaggio è lungo (sono otto settimane) e non privo di difficoltà, ma il coraggioso artista è deciso non solo a coltivare e diffondere il suo dono musicale, ma anche a cambiare la mentalità ottusa delle persone.
La triste tematica della discriminazioni razziali costituisce allora un nucleo narrativo fondamentale e dalle grandissima forza. Primo tra tutti, in una scena iniziale viene inquadrato il Green Book del titolo, vademecum dell’itinerario a venire dato in mano a Tony per la scelta degli alberghi e dei ristoranti, dacché molti locali pubblici negli anni ’60 non accettavano afroamericani come loro ospiti.
Poi c’è la polizia che li ferma perché un uomo di colore in certe zone non poteva circolare la sera; oppure, sebbene stesse per esibirsi, in una location Shirley non può usare lo stesso bagno destinato ai bianchi, in un’altra addirittura cenare nella sala principale. Alcune realtà, alcuni fatti rappresentati nel film risultano sconvolgenti per noi, ma è giusto ricordare come monito per il futuro che non è sempre stato così e che si sono consumate ingiustizie inaccettabili in passato.
Tuttavia, il messaggio forte contenuto in Green Book, seppure amplificato da questi vividi frammenti di racconto, non è da essi solo – o soprattutto – traghettato, ma ha tutto un altro fondamento, decisamente più empatico. Si tratta infatti di una bella storia di amicizia e di crescita personale che coinvolge in maniera scambievole i due protagonisti. Da un lato Tony (sebbene la caratterizzazione risenta un po’ dei cliché) grazie al suo nuovo datore di lavoro, chiamato da lui semplicemente Doc, scopre quanto possa essere iniqua e stupida la società in cui vive, e apprende la serietà, insieme a un po’ di grammatica (viene aiutato difatti a scrivere le lettere alla moglie dal compagno di viaggio).
Shirley, invece, riesce grazie all’italoamericano a lasciarsi un po’ andare, ad abbattere un po’ quella sovrastruttura che lo rende terribilmente solo. D’altra parte, è tutto in meccanismo di difesa, dato che, come lui stesso afferma, non si sente parte della sua comunità, quella afroamericana, né di quella dei bianchi, rimanendo così escluso da entrambe, incapace di definire quale sia la sua identità.
Così, un pranzo a base di pollo fritto di Kentucky Fried Chicken – che il pianista rifiuta per non sottostare a uno stereotipo razziale – diviene lo spunto per un discorso esistenzialista.
La soluzione, ingenua e cristallina di Tony è semplicemente quella di godersi ciò che si fa al 100%, senza badare al pensiero altrui, senza vergognarsi di ciò che si è. Ne discende un fine e ilare ritratto, concretizzato dall’ottima recitazione dei due interpreti Viggo Mortensen e Mahershala Ali, che riescono con naturalezza a rendere tangibile l’ampia varietà di sentimenti e sfumature che contraddistingue le personalità dei loro personaggi.
Forse il tono di Green Book non sarà solenne o costantemente drammatico come alcuni riterrebbero necessario per il soggetto trattato, ma con estrema delicatezza il regista Peter Farrelly riesce a emanciparsi dal registro più immediato delle sue precedenti commedie romantiche, come Tutti pazzi per Mary o Lo spaccacuori.
Allo stesso tempo, però, quel piglio ironico concorre a conferire freschezza e poesia a una sorta di viaggio di formazione basato sui buoni sentimenti, quali la fratellanza e l’emancipazione. Non tutto deve, d’altronde, avere l’acredine della ribellione per lasciare un segno in chi lo guarda.
Di seguito trovate il trailer italiano di Green Book:
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