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Voto: 5.5/10 Titolo originale: The Craft: Legacy , uscita: 28-10-2020. Budget: $18,000,000. Regista: Zoe Lister-Jones.

Il Rito delle Streghe | La recensione del film di Zoe Lister-Jones

26/11/2020 recensione film di Redazione Il Cineocchio

La regista dirige un blando sequel - che sembra più una rivisitazione aggiornata - del cult Giovani Streghe del 1996, spogliandolo delle componenti horror in favore dei buoni sentimenti

il rito delle streghe film 2020

Giovani Streghe (The Craft) del 1996 è uno di quei film moderatamente horror che si è guadagnato nel tempo un lungo seguito di affezionatissimi. Diede alla comunità delle streghe un’identità gotica cool e brillante. Avere fattucchiere adolescenti dall’aspetto goth all’interno di una scuola cattolica? Che altro possiamo chiedere?? Ha un tocco tipicamente 90s e una natura ribelle. Si può dire che sia l’apice di quel filone campy degli anni ’90 divertente da rivisitare di tanto in tanto per i fan del genere, specialmente in questo periodo dell’anno post Halloween. E adesso, dopo oltre due decadi, abbiamo un sequel, Il Rito delle Streghe (The Craft: Legacy) dell’attrice, sceneggiatrice e regista Zoe Lister-Jones. Perché? E perché no?!

Quello che Giovani Streghe aveva fatto per le ragazze goth negli anni ’90, Il Rito delle Streghe lo fa per l’attuale ‘generazione TikTok’. La regista deve essersi fatta una bella immersione profonda, facendo un’intensa ricerca investigativa sulla cultura della Gen-Z, trascorrendo ore su TikTok, Tumblr e il Twitter delle streghe per evocare questo seguito, perché lo stile, le battute, il tono e le atmosfere sono chiaramente progettate per far colpo sui giovani del 2020. Proprio come la mentalità di chi appartiene alla Gen-Z odierna, il film ha una sensibilità piuttosto sveglia, con Zoe Lister-Jones che fa un buon lavoro nel ricatturare l’essenza dell’era Gen-Z attraverso il suo script. Siamo davanti a un PG-13 che sa chiaramente come attirare il suo pubblico di destinazione.

il rito delle streghe film poster 2020Ciò che aiuta a distinguere Il Rito delle Streghe dal suo predecessore è il costante cameratismo tra le quattro ragazze protagoniste, qualcosa che Zoe Lister-Jones costruisce abilmente. Promuove un messaggio forte sull’amicizia femminile e persino sull’intersezionalità.

La narrazione si concentra esclusivamente su Lily (Cailee Spaeny) che fa amicizia con le streghe sognatrici di nome Frankie (Gideon Adlon), Tabby (Lovie Simone) e Lourdes (Zoey Luna). Mentre il finale del capostipite metteva i membri della congrega l’una contro l’altra, la regista sceglie di evitare quella strada eccessivamente drammatica, procedendo verso il sentiero più cordiale del “l’amicizia è magica“. Oggi, il loro principale avversario è il dover navigare la vita adolescenziale in un mondo dominato dagli uomini.

Il Rito delle Streghe beneficia della sua luce piuttosto unica e di un tono generale che non si prende mai troppo sul serio, permettendogli di mantenere un’energia di fondo allegra e spensierata. Zoe Lister-Jones si azzarda persino a toccare alcune tipologie di personaggi ben riconoscibili del primo film, rimodellandoli per adattarli al presente, con grande effetto. In particolare il personaggio di Timmy (Nicholas Galitzine), un bullo misogino che prende in giro Lily al suo primo giorno. Tuttavia, una volta che la congrega lancia un incantesimo su di lui, viene ‘trasformato’ da maschio dai modi tossici che sputa giudizi sessisti in un ragazzo effeminato e progressivamente consapevole.

E le quattro finiscono persino per accettarlo nella loro cricca! È un cambiamento sorprendente e positivo, specie considerando che in Giovani Streghe avevamo Skeet Ulrich nei panni di Chris, che passava da stronzo tossico a maniaco ossessionato. È quasi commovente testimoniare l’amicizia che si stabilisce tra Lily e le compagne di giochi magici, e guardarle scatenare il caos alla maniera di John Hughes non fa che aumentare il divertimento della visione.

Mentre Zoe Lister-Jones fa uno sforzo adeguato nell’impostare le atmosfere in modo che combacino con quelle preferite dal campione demografico target della Gen-Z, a Il Rito delle Streghe manca fortemente una voce – o qualsiasi osso originale nel suo scheletro – perché possa stare in piedi da solo in quanto sequel. I protagonisti potranno anche essere ragazzini della suddetta Gen-Z che recitano personaggi della loro età, ma non ci sono segni tangibili di tratti di personalità o caratteriali individuali in nessuno dei membri della congrega.

Lily è l’avatar del pubblico, Frankie è la fonte di sollievo ipercomico che parla in gergo moderno e che presto sarà sicuramente obsoleto, Lourdes è la più alta e Tabby è quella nera. Le attrici sono pure dignitose nei rispettivi ruoli e hanno una certa chimica, ma il materiale e i ‘tipi’ che interpretano sono fondamentalmente unidimensionali. L’unico personaggio che mostra effettivamente dimensione e personalità è Timmy, il tizio prepotente portato al ‘risveglio’. È l’unico personaggio davvero interessante di Il Rito delle Streghe, con un punto di ancoraggio emotivo piuttosto forte. Il film si sforza tantissimo per attirare le attenzioni degli spettatori della Gen-Z, ma sembra che sia stato scritto da un bot di Tumblr a causa della mancanza di personalità e di identità con cui porta sullo schermo i protagonisti. Il copione avrebbe avuto un disperato bisogno di un’altra ripassata – da parte magari di un altro sceneggiatore –  per ‘rimpolpare’ i caratteri delle ragazze abbastanza da farle risaltare.

il rito delle streghe film 2020 David Duchovny, Michelle Monaghan e Cailee SpaenyIl Rito delle Streghe è un po’ quello che Starw Wars – Il Risveglio della Forza è stato per Una nuova speranza. Non c’è bisogno di approfondire oltre questa descrizione. È una ricostruzione leggera del predecessore, pitturata con una mano di vernice modernizzata che tuttavia non si può godere appieno. Sebbene sia divertente, non riesce a catturare lo spirito trash e lo stile genuinamente camp che avevano reso Giovani Streghe così amato.

Scambiare la natura ribelle e il fascino oltraggioso di alcune streghette adolescenti dallo stile goth che si muovevano in una bacchettona scuola cattolica con un manipolo di ragazze stilose e attente alla moda che frequentano una scuola superiore pubblica americana standard è un lampante esempio di quanto sia blando questo ‘aggiornamento’. Ciò indubbiamente farà incazzare i fan dell’originale che – qualora non avessero visto alcune trailer – si avvicineranno in cerca della stessa estetica goth / punk che era la componente identitaria chiave del film del 1996.

Sebbene aggiornare quel preciso aspetto estetico serva a dare un look attuale, impedisce anche a Il Rito delle Streghe di possedere qualcosa che lo incaselli in un momento specifico nel tempo. E non aiuta nemmeno il fatto che sia un sequel, perché una volta che il film smette di rubare una tonnellata delle stesse esatte battute di Giovani Streghe, un forte eco sussurra nelle orecchie degli spettatori nella seconda metà, “Ehi, siamo un sequel. Lo collegheremo al film del 1996 alla maniera di Il Risveglio della Forza!”. Insomma, un collegamento forzato, imposto da meri motivi commerciali, che fa più che altro male a un’opera che – se presa singolarmente – avrebbe meritato maggiore benevolenza.

Nel terzo atto, infatti, la trama di Il Rito delle Streghe imbocca un cambiamento incredibilmente drastico e drammatico nel tentativo di riconnettersi con l’horror diretto da Andrew Fleming 24 anni fa e allo stesso tempo getta i semi per un ulteriore sequel, che difficilmente si farà. È così denso e obbligato che anche il colpo di scena principale stesso, quando viene rivelato, non ha quasi alcun senso.

il rito delle streghe film 2020 sequelIl Rito delle Streghe aveva il potenziale e alcune nuove idee proprie per distinguersi e far breccia in un pubblico completamente nuovo, ma la sua prima metà segue la fastidiosa tendenza dei sequel di Hollywood in cui vengono pedissequamente ricalcati i capostipiti, addirittura pescando sfacciatamente dai medesimi iconici dialoghi e sequenze solamente per il bene del fan service. E quando finalmente si decide a giocare la carta del twist interessante per affermare la propria identità, il pubblico starà già pensando al perché non abbia impiegato il suo tempo per riguardare il film originale.

Inoltre … non si percepisce mai un vero senso di orrore. Di soprannaturale, sì, ma non ci sono affatto vibrazioni spaventose, spettrali, horror o in qualche modo inquietanti. Si è preferito giocare sul sicurissimo, al punto che alla fine dei titoli di coda ci si ritrova a chiedersi perché mai dare a una nuova generazione la versione moderna di un piccolo cult del terrore quando si cancella dall’equazione l’orrore e si segue la stessa formula dell’originale?

Di seguito trovate il trailer in versione italiana di Il Rito delle Streghe: