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John Carpenter nel 1999: “La mia più grande paura? La disneyficazione della Terra” | Tra le pieghe del tempo

07/09/2020 news di Redazione Il Cineocchio

Ospite del Torino Film Festival, il regista parlava del concetto di terrore, non risparmiando bordate contro gli Stati Uniti

john carpenter set essi vivono

Ospite d’onore del Torino Film Festival del 1999, il regista John Carpenter, tra un omaggio al suo cinema e una retrospettiva sull’adorato Howard Hawks trovava – naturalmente – il tempo per parlare (male) degli Stati Uniti, un paese che lo considerava ancora un “pezzente” (“negli USA chi fa horror gode della stessa considerazione di chi gira film pornografici, non è roba per gente dabbene”), mentre in Europa veniva da anni chiamato “autore”.

Dopo aver presentato brevemente il suo prossimo film, Fantasmi da Marte, che sarebbe uscito nei cinema nel 2001 (“un western marziano con fantasmi”), al filmmaker veniva chiesto cosa fosse per lui la paura:

È l’emozione più antica della razza umana, l’unica che è uguale in tutte le culture. Tutti abbiamo paura della morte, della perdita d’identità, della perdita di chi si ama. Facendo film su queste paure, parlo degli esseri umani, li aiuto a esplorare il male. Che è dentro di noi, è una forza della natura e un agente della storia. Il male è qualcosa che tutti,ogni giorno, dobbiamo scegliere di non fare. È tutt’intorno a noi: io gli do una veste fantastica, ma nella vita è facilmente riconoscibile.

Parlando invece di cosa avremmo dovuto aver effettivamente paura, al di là dei film, John Carpenter rispondeva in modo schietto – e catastrofico:

Del fatto che al mondo siamo in troppi, e che le risorse naturali stanno per finire. Degli estremismi politici, di destra e di sinistra. Del capitalismo rampante e della perdita d’identità. Dei valori americani che stanno invadendo il mondo: McDonald’s è dovunque, la Disney possiede intere città, forse anche Torino, e questa “disneyficazione” del pianeta è una cosa che va contro ogni mio principio, mi spaventa come individuo e mi fa sentire in colpa come americano

Sarebbe curioso rifargli questa domanda oggi che la Disney è più potente che mai, forse oltre ogni sua più lugubre aspettativa.

Di seguito la scena finale di Il Seme della follia:

Fonte: L'Unità