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Voto: 4.5/10 Titolo originale: Jurassic World Rebirth , uscita: 01-07-2025. Budget: $180,000,000. Regista: Gareth Edwards.

Jurassic World – La Rinascita: recensione del film diretto da Gareth Edwards

30/06/2025 recensione film di William Maga

Scarlett Johansson e Mahershala Ali sono al centro di un reboot stanchissimo tra dinosauri mutanti, nostalgia e azione già vista

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Jurassic World – La Rinascita è il sintomo più recente di un franchise che ha perso non soltanto la meraviglia, ma anche la direzione. Dopo più di trent’anni, l’epica iniziata con Jurassic Park continua a sopravvivere non per impulso creativo, ma per inerzia commerciale. Ciò che si presenta come un reboot ambizioso — diretto da Gareth Edwards e scritto da David Koepp, lo stesso sceneggiatore dell’originale del 1993 — è in realtà una formula stanca, un collage postmoderno che tenta di risuscitare dinosauri cinematografici ormai scheletrici, attraverso una sceneggiatura ridondante, personaggi stereotipati e azione dispersiva. Non è un salto evolutivo: è il ciclo vitale della saga che si ripete senza mutazioni significative.

Il film parte da un presupposto cinicamente meta: i dinosauri non interessano più a nessuno. La disaffezione del pubblico nella finzione verso le creature preistoriche è lo specchio della stanchezza creativa degli autori stessi. Le premesse narrative sono le stesse di sempre: una spedizione su un’isola vietata, esperimenti genetici sfuggiti di mano, un manipolo di mercenari in missione, una famiglia capitata lì per caso. Il pretesto “scientifico” — prelevare DNA da dinosauri viventi per curare le malattie cardiache — è tanto assurdo quanto secondario. È solo il trigger per giustificare l’ennesimo giro su un tracciato ben noto.

Zora Bennett (Scarlett Johansson), Duncan Kincaid (Mahershala Ali), Henry Loomis (Jonathan Bailey) e Martin Krebs (Rupert Friend) sono figure archetipiche travestite da personaggi: la mercenaria dal passato traumatico, il capitano saggio e segnato dal lutto, il paleontologo nerd con l’anima sensibile, il villain farmaceutico avido e untuoso. Le loro motivazioni vengono enunciate didascalicamente, raramente vissute. La sceneggiatura introduce drammi personali — morti passate, carriere fallite, figli perduti — ma non li integra mai nel tessuto narrativo. Tutto rimane in superficie, come un DNA cinematografico incapace di replicarsi in qualcosa di vivo.

JURASSIC WORLD La Rinascita film 2025Il gruppo viene presto affiancato dalla famiglia Delgado — Reuben, le figlie Teresa e Isabella, e il fidanzato scemo Xavier — naufragati in acque infestate da dinosauri per ragioni che sfidano ogni logica narrativa. La loro presenza serve solo a rispettare la tradizione dei bambini in pericolo, ma l’intreccio si sfilaccia nel momento in cui i due nuclei protagonisti vengono separati. L’alternanza tra i loro percorsi interrompe costantemente il ritmo, privando il film di qualsiasi progressione coerente. La dinamica padre-figlio, l’adozione di un cucciolo di triceratopo chiamato Dolores, e i tentativi comici del boyfriend scansafatiche trasformano l’horror preistorico in sitcom tropicale.

Le creature, per quanto ben animate, non incarnano mai la meraviglia originaria. Il Distortus Rex, una sorta di T. rex con sei arti e cranio alieno, è più grottesco che terrificante. Gli altri mostri — Quetzalcoatlus, Mosasaurus, Titanosaurus — fungono da checkpoint per una trama-gioco alla “missione con tre final boss”, in cui i protagonisti devono raccogliere campioni da terra, mare e cielo. L’azione, sebbene orchestrata con mestiere da Edwards e impreziosita dalle musiche di Alexandre Desplat, non basta a compensare la sterilità emotiva del racconto. Le sequenze spettacolari, come la zattera contro il T-Rex o il nido sul precipizio, sono tecnicamente brillanti ma carenti di pathos. È tutto forma senza anima.

Il vero fallimento del film è nel non saper rispondere alla domanda centrale: perché raccontare ancora questa storia? La Rinascita non offre uno sguardo nuovo né sui dinosauri né sull’umanità che li evoca. Le tematiche ambientali, come l’estinzione accelerata dovuta ai cambiamenti climatici, vengono solo accennate. Le implicazioni etiche dell’uso biotecnologico del DNA animale vengono banalizzate in un confronto tra capitalismo farmaceutico e idealismo scientifico, che si risolve con la morale da discount di “aprire i dati a tutti”. È un cinema che dice tutto e non esplora nulla, vittima del fan service e della paura di osare.

Le citazioni si sprecano: dalla musica iconica usata tre volte troppo, ai riferimenti visivi in stile Lo Squalo, Alien, Indiana Jones e Jurassic Park. Ma sono solo skin nostalgiche su uno scheletro vuoto. Le scene che omaggiano il passato — il negozio abbandonato come remake della cucina coi raptor, il Titanosaurus come nuovo Brachiosauro — non aggiungono nulla. Anzi, fanno rimpiangere l’originale. A ogni scena si percepisce il fantasma di Spielberg, non come ispirazione ma come confronto inesorabile.

Jurassic World - La rinascita (2025) filmAnche l’estetica diventa strumentale e impersonale: Edwards sa gestire effetti speciali e scale epiche, ma la sua regia qui sembra al servizio di un prodotto più che di una visione. Le scene sembrano assemblate come in una produzione Marvel, con second unit e storyboard prefabbricati. È cinema prefabbricato, che vive di fotocopie sbiadite.

Il titolo stesso, La Rinascita, suona come uno scherzo involontario. Più che rinascere, il franchise si è clonato male. E come ogni clone imperfetto, manifesta mutazioni instabili: un po’ horror, un po’ action, un po’ family, ma senza mai fondersi in un organismo completo. È un’operazione che parla della stanchezza della macchina industriale di Hollywood, della difficoltà a lasciar morire le IP, della tendenza a resuscitare successi passati con l’unico scopo di generare altri incassi, non nuove idee.

Il risultato finale è un prodotto che, nonostante momenti di intrattenimento e un cast che cerca di fare del proprio meglio, si perde in un’isola di occasioni mancate. La saga dei dinosauri non aveva bisogno di una nuova minaccia ibrida, ma di una nuova identità. Finché continueremo a inseguire l’emozione della prima volta senza chiederci come cambiarla, resteremo fermi nella giungla, a correre in tondo inseguiti da mostri che abbiamo già visto mille volte.

Insomma, Jurassic World – La Rinascita è un’opera che maschera la stanchezza con la grandeur, la ripetizione con la nostalgia, e la mancanza d’idee con il rumore. È una zampa enorme che imprime la sua impronta nel fango di un genere che ha bisogno di evolversi, non di resuscitare. Se davvero i dinosauri sono stanchi di noi, forse è ora che anche noi ci stanchiamo di loro.

Di seguito trovate il secondo trailer doppiato in italiano di Jurassic World – La Rinascita, nei nostri cinema dal 2 luglio