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Voto: 6.5/10 Titolo originale: The Last House on the Left , uscita: 13-03-2009. Budget: $15,000,000. Regista: Dennis Iliadis.

L’ultima casa a sinistra | La recensione del film di Dennis Illiadis (2009)

06/02/2020 recensione film di William Maga

Nel 2009, Sara Paxton era la protagonista di un duro rape & revenge destinato a un pubblico consapevole, che aggiornava l'omonima storia raccontata da Wes Craven oltre 30 anni prima

l'ultima casa a sinistra 2009 sara paxton

Per chi avesse la memoria corta, nel 2009 abbiamo avuto l’esempio lampante di come Hollywood avesse già allora cominciato a raschiare il fondo delle idee, cominciando a realizzare remake di remake. L’ultima casa a sinistra (The Last House on the Left) del 1972, il primo film diretto da Wes Craven, era infatti una rielaborazione del controverso film di Ingmar Bergman del 1960, La fontana della Vergine, che si aggiudicò l’Oscar come Miglior film straniero l’anno successivo. La terza versione della scabrosa storia, che – fin dal titolo – guarda più strettamente a quella con David Hess, vede dietro alla mdp il regista greco semi-esordiente Dennis Illiadis (Hardcore). Si può dire che L’ultima casa a sinistra del 2009 sia un’opera più ‘riuscita’ rispetto all’omonima precedente, comunque estrema: la tecnica è più raffinata, la sceneggiatura di Adam Alleca e Carl Ellsworth è più fluida e il tono è meno irregolare. C’è un cedimento verso la fine ma, fino a quel punto, Illiadis fa un ottimo lavoro nel generare – e mantenere – un’intensa atmosfera di terrore.

L'ultima casa a sinistra film poster 2009Questo è un film senza compromessi. È apologeticamente violento, al punto che coloro che sono solitamente sconvolti dalle brutalità cinematografiche avranno difficoltà serie ad affrontarlo. Presenta una delle scene di stupro più sconvolgenti mai viste su grande schermo (dietro solo a Irreversible e Zona di Guerra) e la decisione dell’MPAA di assegnare l’R-Rated a L’ultima casa a sinistra fa capire bene quanto fosse (sia?) ‘difettoso’ il sistema di sorveglianza negli Stati Uniti. Se qualcosa avrebbe meritato un NC-17 per contenuti destinati esclusivamente agli adulti, è infatti questa. La brutalità contenuta nel film non è da cartone animato o in alcun modo edulcorata; è cupa e sconvolgente. Nulla viene risparmiato allo spettatore. Considerate, ad esempio, una scena che coinvolge una mano e un tritarifiuti da lavandino. Non è affatto necessario usare l’immaginazione per quanto riguarda ciò che accade: viene mostrato tutto con dovizia di sanguinosi dettagli.

L’ultima casa a sinistra inizia con la famiglia Collingwood che arriva nella casa estiva sul lago per una vacanza. Un tempo erano in quattro, ma il figlio maschio è morto da un anno. Ora, ci sono solo John (Tony Goldwyn), Emma (Monica Potter) e la loro figlia di 17 anni, Mari (Sara Paxton). La prima notte lì, la ragazza decide di uscire per una serata di bagordi in città con la sua amica Paige (Martha MacIsaac). Le due incontrano un ragazzo timido e scarmigliato di nome Justin (Spencer Treat Clark), che le invita a seguirlo nella sua stanza di motel a fumare dell’erba. Mentre sono lì, arrivano però i compagni di bisbocce di Justin: suo padre, Krug (Garret Dillahunt); suo zio, Frank (Aaron Paul); e la fidanzata di suo padre, Sadie (Riki Lindome). Rapiscono Mari e Paige, uccidendo quest’ultima e violentando e ferendo gravemente la prima. Poi la abbandonano, pensando che sia morta. A seguito di un incidente d’auto e con l’avvicinarsi di una violenta tempesta, i quattro assassini cercano rifugio nell’unica casa nei paraggi che, a loro insaputa, è proprio occupata dai genitori di Mari.

La prima mezz’ora di L’ultima casa a sinistra è a volte difficile da guardare, mentre il momento clou è di una stupidità abietta e disseminata di cliché (con una scena finale tanto ridicola quanto gratuita), ma la parte centrale del film è curata magistralmente, con un accumulo di tensione degno di Alfred Hitchcock. Noi, il pubblico onnisciente, sappiamo chi sono tutti i personaggi e di cosa sono capaci i quattro ospiti ​​(anche se sembrano perfettamente civili al loro ingresso in casa). Gli assassini però non si rendono conto che stanno godendo dell’ospitalità dei genitori della loro vittima, mentre John ed Emma non sanno che la loro figlia è a un passo dalla morte e che i carnefici sono proprio a pochi passi da loro.

In definitiva, L’ultima casa a sinistra è un thriller rape & revenge, non un film horror e, come molti film del sottogenere (prendiamo anche L’ultimo treno della notte di Aldo Lado), solleva interrogativi sulla moralità di come il regista manipoli il pubblico per portarlo a ‘fare il tifo’ per la morte dei ‘cattivi’. Questa strada scivolosa era stata già messa in discussione in Funny Games di Michael Haneke nel 1997, che mostrava tutto il disprezzo per questo tipo di opere come mero intrattenimento di massa. E Dennis Illiadis si dimostra un maestro in questo. Quando i ‘buoni’ iniziano a reagire, gli spettatori iniziano a esultare, bramosi di sangue. Sebbene non dissimile per le reazioni suscitate da Wes Craven nel 1972, è molto diverso dalle emozioni che scaturivano dalla vendetta in La fontana della Vergine. La visione di Ingmar Bergman sulla violenza era più oscura e più cupa, neppure lontanamente vicina all’esperienza entusiasmante fornita qui.

L'ultima casa a sinistra film aaron paul 2009Insomma, L’ultima casa a sinistra è un film da raccomandare? Difficile dirlo con certezza. Come detto, c’è molto da ammirare a livello produttivo (è costato 15 milioni di dollari) e riesce a tenere alta l’attenzione per tutti i sui 110 minuti. Visto da una prospettiva distaccata, è ben fatto. Il lavoro della telecamere è di prim’ordine e il montaggio non ricorre mai a quegli stacchi rapidi che sono purtroppo diventati la rovina di troppi thriller. Gli attori coinvolti svolgono un lavoro solido. Procede teso e sconvolgente. Ci sono seri problemi di credibilità con la conclusione. Nel suo zelo di dover dare ‘troppo’ agli spettatori, Dennis Illiadis finisce per essere esagerato. I personaggi fanno cose stupide per nessun valido motivo se non quello di esser spinti a farlo dalla sceneggiatura. E, come quasi sempre accade negli horror, gli esseri umani diventano facilmente sovrumani. Riescono a sopravvivere nonostante vengano colpiti in testa con estintori e ferri da camino e continuano a combattere come nulla fosse.

Alcuni, tuttavia, vedranno L’ultima casa a sinistra come qualcosa di moralmente riprovevole, su cui è impensabile voler fare botteghino. E si può capire anche questo punto di vista. Allo stesso modo, i fan dell’horror hardcore, che possono guardare un torture porn medio senza batter ciglio o considerare le sue possibili implicazioni etiche, si crogioleranno in ciò che Dennis Illiadis ha realizzato. Si consiglia a tutti gli altri di starne alla larga. Questo film è destinato soltanto a coloro che iniziano la visione ben consapevoli di quello a cui stanno per assistere. L’ultima casa a sinistra è una visione difficile, ma poi è difficile da dimenticare.

Di seguito il trailer internazionale di L’ultima casa a sinistra: