Voto: 7/10 Titolo originale: Mandibules , uscita: 19-05-2021. Budget: $4,900,000. Regista: Quentin Dupieux.
Mandibules – Due uomini e una mosca: la recensione del film di Quentin Dupieux
10/10/2020 recensione film Mandibules - Due uomini e una mosca di William Maga
Gregoire Ludig, David Marsais e Adèle Exarchopoulos sono gli stralunati protagonisti di una commedia on the road che vede al centro di tutto un insetto gigante
Non di un minuto troppo corto o troppo lungo, Mandibules – Due uomini e una mosca (Mandibles) è un’appetitosa riflessione di 77 minuti sull’amicizia diretta da Quentin Dupieux, che prosegue qui per la strada imboccata lo scorso anno con Doppia Pelle (la nostra recensione). Forse, il film potrebbe forse spiazzare i fan di vecchia data, ma certo dimostra come il talentuoso musicista e regista francese sia capace di mettere da parte il suo lato più ostinatamente bizzarro, fatto di surrealismo criptico, metacinema e rotture della quarta parete dei primi lavori e maturare in qualcosa di sempre poco ortodosso, ma in grado di appagare (e divertire) un pubblico più vasto.
Come saprete se vi è capitato sotto gli occhi il trailer, però, coloro che si approcceranno al nuovo film di Quentin Dupieux in cerca di una cospicua dose di stranezza non saranno comunque delusi. Uno dei tre personaggi principali di Mandibules, infatti, è una mosca gigante.
Gli altri due, un paio di sfortunati e ‘geniali’ fannulloni interpretati dai popolari comici televisivi francesi Gregoire Ludig e David Marsais, alias i “Palmashow”. Il duo è, in poche parole, lo Scemo & più scemo della Costa Azzurra. Ma Mandibules è tutt’altro che derivativo, e Quentin Dupieux si spinge oltre i consueti cliché da buddy movie americano per trarre qualcosa di genuino, finanche commovente, dall’amicizia tra questa coppia di idioti.
Un aspetto senz’altro nuovo per il regista, che aiuterà probabilmente questa stravagante fanta-commedia presentata con un certo successo prima alla Mostra del Cinema di Venezia e poi al Festival di Sitges a raggiungere una audience ancora più ampia rispetto al film con Jean Dujardin dello scorso anno (arrivato purtroppo malamente anche nei cinema italiani mentre la pandemia di Covid-19 era ormai in corso).
Una delle gioie di Mandibules è la sua visione distorta di una parte della Francia più comunemente associata al glamour, una visione rafforzata dalla tavolozza di colori sbiaditi e sbiancati dal sole del film. La spiaggia vicino a St. Tropez dove incontriamo per la prima volta Manu (Ludig) potrebbe essere piena di corpi abbronzati e perfetti durante l’estate, ma in questo periodo è invece vuota, e lui ci sta dormendo avvolto in un piumone.
Un losco conoscente lo sveglia e lo assolda per una strana missione ben pagata, che prevede il trasporto di una valigetta. Così, Manu ruba una Mercedes malconcia (probabilmente già reduce da un furto precedente) e si ferma per raccogliere il suo amico Jean-Gab (Marsais) alla stazione di servizio dove lavora. Sentendo uno strano rumore nel bagagliaio, i due spiantati si fermano in una piazzola desolata per indagare – e scoprono una mosca di dimensioni abnormi incastrata all’interno, resa con una grezza ed efficace CGI (le sue ali vengono fissate con del nastro adesivo per la maggior parte del film) con enormi occhi arancioni e mandibole mobili.
In qualche modo, l’idea di addestrare a fatica questo repellente mega-insetto perché rapini delle banche per loro conto sembra più sensata a Manu e Jean-Gab che mettersi in tasca 500 euro facili per aver portato la valigetta dal punto A al punto B. In parte road movie, in parte commedia Western, Mandibules è alimentato dalla peculiare visione da parte dei suoi eroi di cosa sia una ‘buona idea’, e dalle dinamiche che intercorrono tra il magro pensatore – e addestratore di mosche in erba – Jean-Gab e il suo amico dall’aspetto simile a ‘Drugo’ Lebowski, la cui reazione dopo aver dato alle fiamme per sbaglio alla roulotte che avevano eletto a loro nuova dimora è una semplice alzata di spalle rassegnata.
I due condividono anche una particolare stretta di mano – condita dall’esclamazione ‘Toro!‘ all’unisono ogni volta che la usano – che diventa presto un simpatico tormentone nelle sue svariate declinazioni e modulazioni e che diventa genuinamente, tremendamente divertente durante una scena che coinvolge un cagnolino ambientata nella villa con piscina immersa tra le colline ricoperte di pini e macchia mediterranea dove i due vengono invitati a rimanere dalla vivace e svampita Cecile (India Hair).
In questa location troviamo anche il suo slanciato fratello (il rapper belga Romeo Elvis) e un paio di amiche, tra le quali spicca presto Agnés, una ragazza affetta da gravi problemi cerebrali interpretata con insospettabile verve comica da Adele Exarchopolous (La vita di Adele), in un irriverente e irresistibile ruolo che spinge ai limiti la concezione di politically correct.
Per chi se lo chiedesse, infine, la musica per l’artista un tempo noto come Mr. Oizo riveste sempre un ruolo di rilievo, anche se in Mandibules Quentin Dupieux opta per un approccio ‘less is more’, usando un pezzo del gruppo elettronico britannico Metronomy solo nel buffo prologo e sull’esilarante conclusione. Sembra il tipo di brano che avrebbe potuto accompagnare un programma televisivo pomeridiano per bambini negli anni ’80. E, in quanto tale, è proprio la cornice perfetta per un’opera che nasconde una certa nostalgia per un mondo più semplice e genuino, in cui due scemotti infantili come Manu e Jean-Gab potrebbero avere una possibilità di farcela.
In attesa di capire quando verrà distribuito dalle nostre parti, di seguito trovate il trailer internazionale di Mandibules – Due uomini e una mosca:
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