Voto: 5/10 Titolo originale: Napoleon , uscita: 22-11-2023. Budget: $165,000,000. Regista: Ridley Scott.
Napoleon: la recensione del film storico-satirico diretto da Ridley Scott
23/11/2023 recensione film Napoleon di William Maga
Joaquin Phoenix e Vanessa Kirby sono al centro di un lungo biopic all'americana sorprendentemente indeciso sul tono da usare
L’ultima epopea para-storica firmata da Ridley Scott, Napoleon, inizia con una delle esecuzioni capitali più note della storia francese, quella della regina Maria Antonietta. Mentre la donna cammina tra la folla di astanti euforici e orgogliosi, un giovane Napoleone Bonaparte (Joaquin Phoenix) la osserva.
Il regista ultraottantenne presenta il futuro condottiero come un uomo che “cerca una promozione” all’alba della Rivoluzione francese. Il linguaggio di Ridley Scott è azzeccato in questo caso, poiché non solo ci fa conoscere l’ambizione di Napoleone, ma lo riduce anche a un ‘uomo medio’ che il pubblico conosce fin troppo bene.
La sua arroganza è più forte della sua inettitudine, un tratto prevalente negli uomini famosi e in quelli comuni, assetati di potere. È un peccato, quindi, che Napoleon non approfondisca l’idea di mitizzare i grandi uomini della storia e si disinteressi completamente di dire qualcosa di degno di nota sulla controversa figura storica.
Il film attraversa a passo spedito ben ventisei anni incredibilmente violenti e influenti, a partire dalla Rivoluzione francese del 1789 fino all’esilio di Bonaparte a Sant’Elena nel 1815. Nonostante i suoi 157 minuti di durata, Napoleon cerca di coprire un terreno davvero troppo vasto, rendendo difficile un’immedesimazione negli eventi storici presentati.
Non appena trova il ritmo di una particolare scena o di un momento di dialogo tra i personaggi, la storia si sposta bruscamente alla successiva data chiave della vita di Napoleone, troncando alcune delle scene più avvincenti. Il suo raggio d’azione sembra troppo ampio e al tempo stesso si trascina in un territorio ingombrante.
Mentre Napoleone naviga nell’intenso e mutevole panorama politico della Francia del XVIII secolo nella prima parte del film, è difficile capire perché e come abbia ottenuto il potere di essere promosso a brigadiere generale, di sconfiggere un’insurrezione realista o di conquistare l’Egitto.
C’è un racconto molto più ricco che esplora la storia oscura e complicata della Rivoluzione francese e il posto di Bonaparte in essa, ma l’aspetto politico di questo film è – consapevolmente – superficiale e vagamente informativo, e trascura di scavare più a fondo. Ben altra cosa rispetto al progetto al ungo sognato da Stanley Kubrick (il nostro approfondimento).
La sceneggiatura, scritta da David Scarpa (Tutti i soldi del mondo), non riesce a decidere con chiarezza se è un dramma, una commedia o una farsa. I momenti più diretti e seri di Napoleon, che catturano la crudeltà del protagonista e fungono da sottile allegoria della sempreverde tossicità maschile, sono stati ad esempio affrontati molto più abilmente nell’ultima epopea para-storica di Ridley Scott, il recente The Last Duel (la recensione).
La serietà combinata con i dialoghi comici a volte fa sì che il film si avventuri in territori camp, che lo avvicinano clamorosamente a quanto fatto col dittico Loro da Paolo Sorrentino con la figura di Silvio Berlusconi. Tuttavia, i momenti comici del film che fanno ridere a crepapelle sono spettacolari. Se solo potessimo veramente sapere se il vero Napoleone ha mai detto: “Il destino mi ha portato questa costoletta d’agnello!” o “Pensate di essere così grandi perché avete delle barche!!”. Queste esilaranti battute sono portate in vita dal fin’ora poco apprezzato talento comico di Joaquin Phoenix.
L’attore 49enne non è infatti nuovo all’interpretazione di uomini ‘cornuti e mazziati’ (The Master, Beau ha paura), quindi padroneggia la situazione con impeccabili tempi comici. Nelle sue mani, Napoleone non è la pagina di Wikipedia US che la struttura del film potrebbe far credere allo spettatore medio. Sceglie invece di interpretare questa figura iconica come uno delle più macchiettistiche e ‘sfigate’ della storia.
Il Bonaparte di Joaquin Phoenix è infatti annoiato al punto da essere un convincente narcolettico e non sembra voler guidare le sue truppe in battaglia per nessun motivo se non quello di dire che è ha ottenuto una vittoria. Si copre persino le orecchie ogni volta che sente uno sparo o un colpo di cannone. Ha guidato alcune delle più grandi battaglie della storia, ma era davvero bravo nel suo lavoro? L’attore si interroga sul significato di questa affermazione in modo coerente, dando vita a una rappresentazione unica e specifica di un personaggio di grande spessore.
Dopo l’esecuzione del leader giacobino Robespierre nel 1794, ci viene presentata Giuseppina (Vanessa Kirby), una dei 41.500 prigionieri liberati alla fine del Regno del Terrore e futura moglie di Napoleone. Giuseppina incontra Bonaparte mentre gioca a carte a lume di candela al grande ‘ballo dei sopravvissuti’, simile a quello di Barry Lyndon.
Il loro incontro non è assolutamente romantico: Giuseppina gli chiede se la stava fissando. Senza alcun giochino, Napoleone risponde limpido: “Ti stavo fissando. Il tuo viso”. È uno dei momenti comici e pomposi del film, che aggiunge umorismo ma non ha molto senso per i personaggi, viste le loro azioni successive.
Giuseppina è una donna bella e intelligente che perplessamente arriva ad amare Napoleone, anche se lui la tratta male e la ridicolizza spesso per la sua mancanza di potere, le sue relazioni extraconiugali e l’incapacità di generare un erede.
La donna ha comunque un certo potere su di lui, che continua a tornare da lei anche dopo il divorzio. Questo ‘potere’ non è però convincente, anche se Ridley Scott e David Scarpa cercano di incorporare un leggero cambiamento nel personaggio di Giuseppina in una scena iniziale, lasciando intravedere un’eventuale imperatrice ispirata a Lady Macbeth. Giuseppina lo ama per il suo potere? Perché la sua influenza su di lui è così profonda?
Non è chiaro, e non sembra avere importanza nemmeno nel mondo del film. Spesso le lettere di Napoleone a Giuseppina non dimostrano il suo amore per lei, ma servono a fornire spiegazioni per orientarci sui suoi ultimi viaggi e successi in guerra.
Man mano che Napoleon procede, ci si trova a voler passare più tempo con Giuseppina, non solo perché le sue scene sono sempre – inspiegabilmente – musicate con lo splendido brano di Dario Marianelli, “Dawn”, tratto da Orgoglio e pregiudizio. È un personaggio che rientra direttamente nelle corde di Vanessa Kirby (Pieces of a Woman) come interprete, quindi è un peccato che il film non permetta ai barlumi della sua caratterizzazione più profonda di brillare di più.
Anche la sua morte per difterite è menzionata solo di sfuggita e sembra inserita semplicemente per far reagire Napoleone al suo ritorno dall’esilio. I momenti critici del film possono suggerire che Giuseppina fosse la persona più importante nella vita di Bonaparte, ma questo non viene mai illustrato in modo approfondito (oltre che non ha grandi fondamenti storici).
Ma Napoleone è forse ricordato soprattutto come un conquistatore astuto e distruttivo, e le sequenze di battaglia del film sono coreografate con maestria. Ridley Scott è un maestro nel progettare mondi (Blade Runner), nel costruire e allentare la tensione (Alien) e nel realizzare emozionanti battaglie (Il gladiatore); le ricostruzioni di alcune delle conquiste più brutali di Bonaparte sono il punto di forza del film (che ha potuto contare su un budget di quasi 200 milioni di dollari, che non guasta).
Dall’Assedio di Tolone del 1793 alla Battaglia di Austerlitz, il regista gioca in climi diversi, utilizzando nuove tattiche di guerra per mostrare i mutevoli stili di guerra del XVIII e XIX secolo. La Battaglia di Austerlitz vede ad esempio Napoleone e le truppe francesi sparare palle di cannone sul ghiaccio in una trappola sanguinosa per gli eserciti russo e austriaco.
Questa battaglia, che si svolge a circa due ore dall’inizio, è anche la prima volta in cui la fotografia grigia del direttore della fotografia Darius Wolski contribuisce al tono e all’atmosfera, in quanto si adatta bene alle temperature gelide e alla disperazione del tempo di guerra.
Il set della Battaglia di Waterloo si distingue invece come uno dei più ambiziosi della carriera di Ridley Scott, con una ripresa dinamica che cattura uno degli scontri più letali della storia, che pose fine alle guerre napoleoniche. Sebbene queste sequenze siano implacabilmente violente, e questo è senza dubbio il mestiere del filmmaker 85enne, la mancanza di cura per i personaggi, purtroppo, fa impallidire queste scene d’azione rispetto a quelle di alcuni sui lavori precedenti.
Migliaia di soldati vengono uccisi e numerose guerre vengono combattute, ma non viene presentata alcuna nuova informazione sul personaggio principale. Il Napoleone Bonaparte alla fine del film è di fatto lo stesso uomo presentato all’inizio.
Al momento dell’incoronazione a Imperatore, gli vengono presentate due corone: una d’alloro dorata che simboleggia l’Impero Romano e una più tradizionale indossata dai precedenti re francesi.
Napoleone insiste nel voler indossare l’alloro e nel sollevare lui stesso la seconda corona sopra la testa, sfidando la tradizione. Anche se il film è in qualche modo comico, momenti come questo evidenziano la vanità e l’ambizione presuntuosa degli uomini ai più alti livelli di potere e di quelli che cercano soltanto una promozione.
Purtroppo, Ridley Scott non riesce a decidere quale versione della storia di Napoleone vuole raccontare: un classico biopic ricco di momenti chiave, un ritratto grottesco di un uomo schiacciato dai suoi stessi desideri o un’allegoria del patriottismo ‘da performance’ nel nostro attuale clima politico.
Il ritorno di Napoleone in Francia e il raduno dei suoi sostenitori dopo l’esilio all’Elba fa venire in mente un altro leader crudele e distruttivo che, allo stesso modo, diceva “Stiamo vincendo!” quando la sconfitta era chiaramente imminente. Questo è un nocciolo di riflessione che il film sembra solo leggermente interessato ad affrontare. E non è affatto chiaro il perché.
Come le sue precedenti epopee storicamente romanzate (in particolare, Le Crociate), forse la prevista director’s cut di quattro ore fornirà le risposte su cui la versione uscita nei cinema purtroppo sorvola.
Di seguito – sulle note di War Pigs dei Black Sabbath – trovate il trailer italiano di Napoleon, nei nostri cinema dal 23 novembre (prima di essere trasmesso in streaming su Apple TV+):
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